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Autore: Jacob Black    20/05/2008    9 recensioni
Un'espressione di sconcertata euforia illuminava il volto di Jacob Black, un ombra di confusione oscurava quello di Edward Cullen, un solo scambio di sguardi e tutto fu chiaro. "Non pensavo che l'imprinting fosse tanto potente..." "...Nemmeno io."
Genere: Romantico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Edward Cullen, Jacob Black
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La notte fonda, le nubi scure, che come un manto di fumo ricoprivano la volta celeste, erano il riflesso perfetto della tensione che, palapabile come una densa nebbia, aleggiava nelle strade di Forks, attorno ad una casetta che si affacciava sulla via, unica, principale della cittadina e dava le spalle al folto della foresta.
Li Bella Swan, graziata dalla caritatevole mano di Morpheo, dormiva sonni tranquilli, o per lo meno era l'unico momento della sua vita in cui uno strano senso di oppressione non la schiaciava al suolo, attenagliandola e offuscandone i pensieri. I problemi con Jacob, l'arrivo di Victoria, la proposta. Troppo per lei, ma non poteva che tacere ed appoggiarsi alla sua colonna portante, il suo scudo contro un destino avverso.

Ma non è di lei che parleremo, non ora, e forse nemmeno in futuro, raggiungiamo invece il suo scudo, e che la buona sorte lo accompagni.

La pallida luna baciava i lineamenti marmorei di una figura che non aveva nulla di invidiarle, la carnagione nivea, senza una sola imperfezione, gli occhi, come ambra fusa, attenti e sfuggenti, il volto angelico incorniciato dai disordinati capelli color rame, le labbra carnose piegate in un espressione nervosa, la fronte agrottata e i muscoli tesi.
Edward Cullen, in tutta la sua perfezione.
Anche se in guardia la figura semi-divina non perdeva una delle qualità che lo rendevano quello che era: perfetto, inimitabile, nemmeno era possibile immaginare una creatura del genere, era la prova tangibile che l'idea aristotelica dell'Empireo fosse solo un'illusione, perchè non poteva esserci un modello perfetto da cui Edward Cullen prendesse spunto, semplicemente lui era.
Si muoveva nell'erba, aggraziato e silente, come un'alito di vento, troppo silenzioso per essere udito, e qual'ora avvartito, abbastanza rapido da scomparire come un ombra primadi poter batter ciglio.
Si arrese alla paziente attesa sedendosi al suolo, sull'erba già umida, alzando lo sguardo al cielo, o almeno quello che se ne intravedeva.
Una sfera perfetta di luce argentea si sporgeva sporadicamente dalle rare aperture nella coperta nuvolosa.
Il plenilunio.
Distese le labbra in un leggero ed amaro sorriso, segnando nella sua memoria indelebile, ancora un nuovo plenilunio, l'ultimo di una lista che superava abbondantemente le migliaia, testimone della sua età quasi centenaria.
Un fruscio dalla foresta lo fece scattare guardingo.
"Sono io"
Una voce profonda lo rassicurò ancor prima di poter vedere di chi si trattasse, rilassò i muscoli e si riportò a terra.
"Lo immaginavo"
Rispose semplicemente, la voce leggermente soffusa, come un sospiro troppo forte.
"Sembri scocciato"
Rispose la figura con ben altro tono avvicinandosi.
Quando la una potè baciare i lineamenti del nuovo arrivato, illuminò un profilo a petto nudo, la carnagione bronzea, scura e rossicia, ma lucente al contempo, le spalle larghe e il corpo tonico e muscoloso che davano all'imponente ragazzo un aspetto ben più minaccioso di quanto non volesse essere. Si scosse i lunghi capelli scuri lasciandosi andare in un sonoro sbadiglio.
Jacob Black era appena emerso dalla selva alle spalle della casa.
"Fa piano"
Lo ammonì prontamente il vampiro senza nemmeno degnarlo di uno sguardo.
"Nervosetto eh? Dormito poco?"
Chiese pungente per poi sostenere lo sbuffo e il silenzio scocciato del rosso, sogghignando fra se e se.
"Perchè sei qua?"
Domanda scomoda, ma la risposta non necessitava di esser data.
"Lo sai perchè sono qua"
Furono le semplici parole del licantropo squdrandolo con aria supponente, mentre si avvicinava a grandi e pesante falcate.
"Si lo so"
Asserì Edward senza scostare lo sguardo dal lato della casa.
"E allora che bisogno c'era di chiederlo?"
Jacob, in piedi, di fronte a lui, si ergeva in tutta la sua grandezza, incombendo imponente sulla figura, snella, ma più minuta del vampiro, adombrandolo completamente, in volto un'aria scocciata.
"Mi piacerebbe che tu me lo dicessi in faccia, invece di dovertelo sempre leggere nella testa"
Rispose alzandosi, dovendo comunque sollevare il capo per poterlo guardare negli occhi.
Lo scambio di sguardi truci si prolungò nella notte, sembrava durasse un eternità, la pece si mescolava all'oro e si riversava nelle una e nelle altre iridi, scambiandosi silenziose parole che non necessitavano d'esser dette.
Il più giovane dei due fu il primo ad abbassare lo sguardo, allontanandolo dal volto marmoreo, prima verso terra, poi lontano, ad un orizzonte sconosciuto.
"Perchè non smetti di girare attorno a Bella"
Non era una domanda, e nemmeno un ordine, sembrava più un consiglio, o una richiesta, ma la risposta di Jacob non cambiò molto da quella precedente.
"Sai anche questo"
E ancora una volta il vampiro rispose con un sommesso si, scostando anche lui le iridi caramellate al suolo.
"Perchè non lo fai tu?"
Propose ironico il moro, con l'aria di chi tenta di sollvare per l'ennesima volta una questione spinosa.
"Sai che non posso farlo."
"Ma..."
La protesta si perse nel nulla, assieme alla voce che non trovava più modo di uscire.
Edward tornò ad occupare il suo posto, ai piedi dell'albero, seduto compostamente, le gambe raccolte al petto elo sguardo fisso nel vuoto, in attesa di una ripresa.
Ripresa che non tardò ad arrivare, i pensieri del licantropo gli trafissero il cervello con la stessa intensità di una lama.
Lo squadrò come a biasimarlo, e di tutta risposta il ragazzo si accomodò al suo fianco.
Un imbarazzante e troppo duraturo silenzio calò fra i due, i quali, tutt'altro che intenzionati a romperlo, cercavano rifugio nei loro pensieri, peccato che quelli di Jacob non fossero più sicuri che se sbandierati in un pubblico rapporto, e il volto espresivo non poteva certo celare la sua amara tristezza.
Il vampiro sospirò, socchiudendo le labbra in un sorriso comprensivo ed appoggiò il capo sulla spalla dell'altro, che di risposta fu colto da un leggero brivido, forse per il contatto con la gelida guancia, o forse per l'inattesa sorpresa.
"Sai che non posso farlo Jake..."
Un timido sorriso si fece strada sul volto del licantropo, che arrossì lievemente, era raro che lo chiamasse per nome, e aveva un modo così perfetto di intonare la sua voce, che se voleva sapeva davvero fargli battere il cuore. Appoggiò il suo capo a quello del rosso, lasciando che quest'ultimo si accoccolasse sulla sua spalla, senza badare alla lieve sensazione di freddo, compensata dalla sua temperatura pressochè bollente.
"Sei così caldo..."
Il tono di Edward era talmente sognante che sembrava sul punto di cadere addormentato, mostrando un lato quasi da bambino che Jacob non s sarebbe mai aspettato. Nonostante il fatto che lo riempì di un senso di tenerezza e una lieve agitazione.
"Quando vuoi, sono qua..."
"Vorrei sempre..."
"Ma non puoi"
Concluse lievemente accigliato il ragazzo lupo sapendo dove sarebbe andato a parare: la 'relazione proibita', 'Bella ne soffrirebbe troppo', 'sarebbe già strano tra umani, immaginiamoci tra licantropi e vampiri', 'le nostre famiglie non approverebbero'.
Un'espressione triste dipinse il volto, solitamente impassibile, del freddo, che per l'ennesima volta quella notte distolse lo sguardo verso il nulla, verso un punto qualsiasi lontano dal suo senso di colpa.
Alchè, ancora una volta, il cuore del licntropo fu scosso da un fremito.
Avvicinò lentamente le labbra ai capelli bronzei e stampò un leggero e dolce bacio, stringendolo leggermente a se, aggiungendo dopo qualche secondo di romantico sentimentalismo un commento alla Jacob.
"Puzzi"
Constatò sorridendo ironicamente.
"Disse il cane bagnato"
La risposta acida stava per essere controbattuta da un commento ben poco educato che non trovò voce perchè già recepito dalle percezioni del vampiro.
"Qualcuno lo sta già facendo"
Lo interruppe altrettanto ironico come il licantropo, poggiando lievemente le labbra sulla pelle rovente del ragazzo per restare li, fermo, silente, gli occhi chiusi, nella sua idea di sogno.
E non era certo Jacob la persona che avrebbe potuto lamentarsi di quella situazione, anzi, rimase li, un braccio sulla spalla del vampiro, stringendolo a se anche lui in pace con i suoi sogni.
"Non pensavo che l'imprinting fosse così forte..."
"Nemmeno io..."



  
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