Serie TV > Il Trono di Spade/Game of Thrones
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Autore: _Joanna_    27/12/2013    1 recensioni
Che cosa manca alla storia perché sia davvero completa? Dall’altra parte del mare Stretto c’è la coraggiosa principessa Targaryen, la quale non può contare su alcun aiuto nel continente occidentale... C'è bisogno in fretta un forte, inaspettato, alleato del drago, e perché non proprio la figlia dell’uomo la cui mano ha posto fine all’ultimo re Targaryen?
Genere: Angst, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Incest, Non-con, Spoiler!
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Questa fan fiction è ispirata alla serie TV “Game of Thrones” della HBO. La storia e i personaggi descritti prendono spunto dai fatti presenti nella serie televisiva, e appartengono unicamente a George R. R. Martin e alla HBO. Nella fan fiction sono stati inseriti anche personaggi di mia invenzione.



 
Ah è la mia prima fan fiction, vi prego siate indulgenti







 
 
The little Princess Lioness
 
 



Naerenys


 
La neve cadeva lenta e sottile. Era la neve dell’estate, quella che si scioglieva non appena toccava terra, quella che quando si posava sui rami degli alberi, li adornava di lievi ricami, che al sole si districavano e rapidi fluivano sui tronchi come tiepide lacrime. Era la neve della vita e della speranza, quella che permetteva ai contadini di coltivare la terra nel freddo Nord, quella che concedeva loro, ormai da dieci anni, un ultimo raccolto. Ma soprattutto era la neve che segnalava ufficialmente l’ingresso nel Nord. Si diceva che dal momento in cui ci s’imbatteva in essa, trascorrevano esattamente dodici giorni. Da quel momento, di giorni, ne erano passati venti.
 
     Ogni mattina Naerenys si svegliava nell’enorme casa su ruote di sua madre, e ogni mattina malediceva sua madre per quella casa su ruote. Era la principale causa del loro incedere incredibilmente lento. Quella specie di carrozza mastodontica era fatta per i viaggi su strade rette e pianeggianti, e non per il trascurato tratto settentrionale della Strada del Re, e meno che mai per i tortuosi solchi fangosi che zigzagavano per la palude dell’Incollatura. Non riuscivano a percorrere neppure un miglio, che una delle ruote della carrozza reale s’impantanava nella fanghiglia, o rimaneva incastrata tra le rocce. Per lo meno in quei giorni a Naerenys era permesso cavalcare. Non che potesse andare dove le pareva, ma se non altro era all’aria aperta, e non rinchiusa in quella soffocante trappola dorata. Ora invece era costretta a rimanerci giorno e notte, tra scossoni e cigolii, insieme a sua madre, la regina Cersei, e ai suoi fratelli più piccoli.
     “Sei la principessa dei Sette Regni, Naerenys, e come tale devi comportarti. Non ti permetterò di varcare la soglia di Grande Inverno vestita di cuoio e sporca di polvere e fango”. Così aveva sentenziato la regina, quattro giorni prima, e così era stato. Ma non arrivavano mai, e per quanto volesse bene ai suoi fratellini, cominciava davvero a non sopportarli più.
 
     Quella giornata era iniziata come tutte le altre: la famiglia reale si era svegliata all’alba, poi tutti si erano vestiti e preparati, mentre i servi e gli scudieri smontavano le tende, spegnevano i residui dei fuochi da campo e caricavano carri e carriaggi per una nuova giornata di marcia. Il che significava che il sole era già molto alto quando finalmente erano in grado di proseguire. Suo padre, il grande re Robert si svegliava quando la casa su ruote cominciava il suo quotidiano e penoso avanzare, e barcollante ordinava che gli fosse portata una caraffa di vino rosso dorniano, e che qualcuno gli sellasse il cavallo, e che magari lo aiutasse anche con i lacci delle brache.
 
     Naerenys odiava suo padre: odiava il modo vergognoso e irrispettoso in cui si comportava, odiava i suoi eccessi, ma soprattutto odiava doverlo chiamare padre. Sì, perché era ormai ovvio ai suoi occhi che quella balena ubriacona ambulante non poteva essere suo padre. No, non era il padre di nessuno dei suoi fratelli, non era possibile. Nessuno di loro aveva mai provato affetto per Robert, a differenza dei suoi figli bastardi, né lui li aveva mai in qualche modo incoraggiati a farlo. E poi non gli somigliavano nemmeno: Robert infatti, aveva capelli e barba folti e neri come l’inchiostro, tipici della sua famiglia, i Baratheon, e che tutti i suoi numerosi bastardi avevano ereditato; loro quattro, invece, avevano morbidi riccioli biondo-dorato, come la regina, e i suoi fratelli, e tutti gli altri membri della sua nobile Casa, i Lannister. Naerenys intuiva quale potesse essere l’identità del suo vero padre: a mano a mano che il sospetto cresceva, Naerenys si sarebbe aspettata di provare un sentimento montante di sconcerto e disgusto, invece non era stato così, e questo, stranamente, non la turbava.
 
     «Non manca molto Myrcella, arriveremo prima del tramonto». La voce di sua madre distolse Naerenys dai suoi pericolosi pensieri.
«L’hai detto anche ieri, e anche il giorno prima, e quello prima ancora.» insistette la sua sorellina.
     «Se ci fossimo accontentati di un semplice padiglione…» si inserì Naerenys.
«Ora basta! Tutte e due, smettetela! Arriveremo quando arriveremo.» urlò la regina.
     «Ma io sono stanca!» continuò Myrcella.
«Sì madre siamo stanchi, e io mi annoio… Posso cavalcare anch’io come fa Joffy?» chiese Tommen, l’altro suo fratello, il più piccolo.
«No, non puoi. Joffrey è il principe ereditario, e quindi deve cavalcare con il re. Noi possiamo, e dobbiamo, restare qui, al caldo e al riparo dal sudiciume di questo maledetto Nord.»
 
     Sua madre aveva odiato fin dal principio il Nord. Quando il lord suo marito le aveva comunicato senza mezzi termini di iniziare i preparativi per il viaggio verso Grande Inverno, il capoluogo del regno più settentrionale dei sette, la regina era andata su tutte le furie. Aveva rimproverato Robert per non aver chiesto il suo parere nel merito, poi gli aveva urlato in faccia che mai e poi mai sarebbe partita per andare a fare visita a quel ghiacciolo di Stark, “se proprio ci tieni tanto, va pure ma scordati che i ragazzi ed io veniamo con te”; quando poi Robert le aveva rivelato la vera ragione del viaggio, Cercei non ci aveva visto più: avevano passato il resto della serata e gran parte della notte a discutere, o meglio sua madre discuteva mentre il re beveva. Ma alla fine di tutto quello strepitare, il mattino dopo la regina si era apprestata a dare le disposizioni necessarie per la partenza.
 
     La carrozza si arrestò bruscamente. “Sarebbe stato troppo bello”. Era tutto il giorno che la casa su ruote avanzava costante e senza intoppi. «Che cosa succede?» chiese sua madre, scostando il lembo di una delle tendine. Uno dei soldati di scorta alla carrozza reale si avvicinò «Il re ha ordinato di fermarsi, vostra grazia». Naerenys riusciva a scorgere il cielo alle spalle del soldato. “Un’ora al tramonto” valutò “Forse anche di più. Perché mai il nostro grasso sovrano vuole fermarsi? Non fa altro che berciare tutto il giorno delle mille avventure passate con Ned, e gli luccicano gli occhi al solo pensiero di rievocarle presto con lui”. La regina doveva aver avuto lo stesso pensiero perché disse «Và a vedere che cosa ha spinto il mio amato consorte a dare l’ordine  di fermare la colonna». Il giovane armigero si precipitò ad eseguire l’ordine al galoppo, o almeno è quello che intendeva fare, prima di imbattersi in ser Meryn che arrivava in quel momento. Per poco il soldato non venne disarcionato. «Mia regina» esordì «siamo a meno di mezza giornata da Grande Inverno. Il re ha dato ordine di fermarci qui e riprendere la marcia domani all’alba» “Vorrai dire il re è stato costretto a dare l’ordine, ser”. Naerenys conosceva Robert quanto bastava per sapere che se meno di mezza giornata a cavallo lo divideva dalla sua meta, lui avrebbe lanciato il cavallo al galoppo, lasciando amici e nemici nella polvere. Nel frattempo era arrivato anche suo fratello, affiancato da ser Jaime, il gemello della regina. «Aiutami a scendere ser» la regina accetta il braccio del suo dorato fratello, che l’aiutò a scendere i pochi, insidiosi, gradini della casa su ruote, in un concerto di frusciare di sottane e tintinnare di gioielli. Naerenys scese a sua volta. “Che meraviglia”. Era piacevole sgranchirsi le gambe dopo una giornata passata là sopra. L’aria era piacevolmente fredda. I leggeri fiocchi di neve si posarono mollemente sui suoi capelli, si sciolsero al contatto del viso e delle mani. Naerenys camminò tra soldati e servitori, in mezzo a tende e fuochi che andavano moltiplicandosi. Chiuse gli occhi, ascoltando i suoni, cogliendo gli odori, assaporando il gusto della neve. “L’ultimo giorno di libertà, sempre che alla fine non la spunti mia madre”.
 
     La visita agli Stark aveva due scopi. Il primo e principale era conferire a lord Eddard Stark, signore di Grande Inverno e protettore del Nord, la nomina di Primo Cavaliere del re, titolo infame volendo stare a pensarci, doppiamente se poi si dava un’occhiata alla storia: da quando lord Tywin Lannister, il padre di sua madre, aveva rassegnato le dimissioni di Primo Cavaliere del precedente re, tutti quelli che gli erano succeduti avevano inesorabilmente incontrato una fine infausta; alcuni erano stati esiliati, altri erano caduti in disgrazia, altri ancora erano stati uccisi. Quando re Robert aveva preso il potere, aveva nominato quale suo Primo Cavaliere Jon Arryn, una sorta di padre putativo per lui e per il suo grande amico Ned e benché ufficialmente lord Jon era morto di malattia, non erano in pochi a sollevare dubbi sulla sua dipartita. Per questo Naerenys non poteva fare a meno di compatire il povero Stark.
 
     Il secondo motivo invece era una proposta di matrimonio. Naerenys conosceva la triste storia di Lyanna Stark, sorella minore di lord Eddard, promessa sposa di lord Robert, rapita dal principe Rhaegar Targaryen, erede del Trono di Spade. Questo fatto aveva dato origine alla ribellione di Robert, che si era conclusa con la morte di Rhaegar, di suo padre, di sua moglie, dei suoi figli e di Lyanna. Se fosse vissuta Robert l’avrebbe sposata e ne avrebbe fatto la propria regina, e lui e Ned sarebbero stati fratelli. Evidentemente quest’ultimo desiderio non si era mai sopito, tant’è che il re aveva deciso di unire le casate dei Baratheon e degli Stark con un diverso matrimonio: Naerenys avrebbe sposato il primogenito di lord Eddard, Robb Stark, e sarebbe così diventata la lady di Grande Inverno. Sua madre però non aveva accettato di vedersi portar via la figlia, perché venisse reclusa in un freddo e grigio castello dalle mura di ghiaccio. Aveva pertanto suggerito una diversa soluzione: Joffrey sarebbe stato promesso alla seconda nata di casa Stark, Sansa. Questo significava che sarebbe stata la bella fanciulla del Nord a trasferirsi nel palazzo del suo promesso sposo, il che non era poi tanto male visto che il palazzo in questione era la Fortezza Rossa, e che il titolo che avrebbe ricevuto era quello di Regina. Ma il re non si era lasciato convincere, non perché non gli facesse piacere elevare la preziosa figlioletta del suo caro amico, ma perché temeva in un rifiuto: lord Eddard sarebbe stato di certo restio a lasciare la sicurezza del suo gelido scranno, e lady Catelyn, sua moglie, non avrebbe di certo aiutato, visto che si sarebbe vista portare via in un colpo non solo il marito, ma anche una figlia. Inoltre la dolce lupacchiotta doveva essere poco più che una bambina, molto più piccola quindi del suo eventuale futuro sposo. “Dèi fate che ci ripensi” pregò Naerenys silenziosamente. “Fate che nel momento in cui vedrà le tetre mura di Grande Inverno decida di risparmiare un simile destino a sua figlia”. Naerenys era una figlia del Sud. Era figlia del sole, del mare e del caldo. Era figlia delle corti vivaci, animate da cantastorie e giocolieri. Era figlia della capitale, delle mille e mille persone che la popolavano, provenienti da ogni angolo dei Sette Regni e dai territorio al di là del Mare Stretto. Non sarebbe mai appartenuta al freddo Nord, a Grande Inverno, con le sue mura grigie, e la sua corte ancora più fredda e grigia, né al parco degli dèi, il luogo sacro dove gli Stark veneravano ancora gli antichi dèi. “No non oserà, sa che se non accontenterà mia madre almeno questa volta, per lui sarà la fine, come quando…”.
 
     Splutch. Una morsa di gelo le artigliò il viso. Naerenys aprì di scatto gli occhi, che vennero inondati da una cascata di acqua gelata. Davanti a lei c’era suo fratello Joffrey, che quasi piangeva dal ridere. «Non è divertente Joff» ringhiò Naerenys, che subito dopo raccolse a piene mani un mucchietto di neve, lo appallottolò comprimendolo bene, e lo lanciò contro suo fratello. Lo centrò in pieno volto. E questa volta fu lei a piegarsi in due dalle risate. Richiamati dalle risa dei due giovani principi accorsero anche i due fratellini più piccoli, subito seguiti da Garth Greenfield, scudiero e cugino di ser Preston, cavaliere della Guardia reale, da Lea Waters, amica d’infanzia di Naerenys, e da altri giovani scudieri e allegre cortigiane. Andarono avanti a colpirsi, stringendo effimere alleanze, e organizzando crudeli imboscate, finché non ci fu più neve da lanciare, accorgendosi solo in quell’istante di avere tutti le guance rosse e gli abiti fradici. Il sole stava ormai tramontando. Naerenys tornò alla casa su ruote insieme ai fratelli, ridendo e punzecchiandosi a vicenda, e per la prima volta da tanto tempo sembrarono solo quattro ragazzini comuni, che tornano a casa dopo una giornata passata lungo il fiume a giocare.
 
  
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