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Autore: The_winter_honey    28/12/2013    1 recensioni
"-Sssssh...così rovinerai tutto!- il suo viso tornò normale e bellissimo -Non ti farò male, ma devo nutrirmi. Ho sete e tu sei un essere umano.-"
Genere: Generale, Mistero, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Prima di iniziare voglio chiarire un punto fondamentale: NON SONO PAZZA.
La mia sanità mentale è pienamente confermata da tutti quelli che conosco. Almeno fino a due giorni fa, quando è accaduto.
Ho ventidue anni, frequento l’Università a Milano; ogni giorno mi alzo alle sei per prendere il treno delle sette e trenta, che
arriva sempre tardi. Cerco di destreggiarmi come meglio posso in quella città caotica, dove tutti camminano con gli auricolari
nelle orecchie o il telefono in mano e nessuno ha tempo per salutare e fermarsi a fare due chiacchiere.
Sono una ragazza come tante. Capelli castani, occhi scuri, alta 1.65 per 41 chili, occhiali e zaino nero sulle spalle.
Sono normale e psicologicamente a posto. Almeno credo…
Prima non avevo alcun segno particolare…ora ne ho due, ma iniziamo con ordine.
Due giorni fa, mentre cercavo di farmi largo sulla metropolitana, stanca dopo una giornata intensa e piena di smog, mi ritrovai
pigiata contro un ragazzo molto alto, aveva la pelle pallida e i capelli neri scuri e lisci. Era tardi e appena lo scompartimento si
svuotò un poco (quanto bastava per trovare un posto libero) mi lasciai sedere su una poltroncina libera, scusandomi con lo
sconosciuto. Guardandolo in volto rimasi un attimo stupita.
Il viso pallido era incorniciato dai capelli scuri e aveva due occhi leggermente allungati di un azzurro ghiaccio straordinario.
Sotto un naso dritto ed elegante le labbra carnose r di un rosa pallido si erano piegate in un sorriso bianchissimo a mostrare
denti così chiari da sembrare perle, il mento presentava un po’ di barbetta che dava più importanza alla forma perfetta di quel
viso e di quelle labbra da baci.
E da morsi.
Un brivido mi percorse tutta la schiena, mentre i miei occhi si immergevano ancora in quei due laghi ghiacciati.
Chissà perché il mio istinto mi diceva di scappare di fronte a un uomo così attraente…
-Non si scusi, con la folla che c’era non poteva evitarlo- mi disse, sedendosi di fronte a me e un sorriso strano gli comparve sul
volto –E poi di certo a me non è dispiaciuto-
Sentii le guance infiammarsi e dovetti distogliere lo sguardo. Avevo una strana sensazione. Non era abituata a ricevere
complimenti e mi sentii lusingata.
A tutte le donne piace essere lodate e così abbassano troppo la guardia, come me.
-Dov’è diretta?- mi chiese.
Io stavo leggendo un libro della biblioteca e sussultai.
Non mi aspettavo un dialogo più lungo di un ringraziamento.
-Io vengo dal Lago Maggiore. Devo andare in stazione. Lei?
-Che coincidenza! Per lavoro il mio ufficio mi ha assegnato un incarico proprio ad Arona.- mi rispose –Le dispiace se prendiamo il treno assieme?
-No, certo.-  risposi un po’ confusa, sembrava che mi stesse mangiando con gli occhi.
La metropolitana si svuotò rapidamente e noi arrivammo alla stazione centrale. Il passaggio era stretto e buio, deserto.
Pensai di essere fortunata a non aggirarmi sola in quel posto, ma ora so che era un pensiero stupido…
-Lei come si chiama?- mi chiese, mentre ci sedevamo sul treno.
-Jessica Saporiti e lei?
Sorrise: -Io sono Damon Salvatore.
-Mi fa piacere conoscerla.
-Il piacere è tutto mio – annuì, voltando la testa verso il finestrino –Posso darle del tu?
-Certo – scrollai le spalle e sorrisi –Infondo siamo tra ragazzi! No?-
-Quanti anni hai?
-Ventidue, tu?
Alla mia domanda uno strano sorriso alleggiò sul suoi volto:-Sei più grande di me.
Lo guardai e spalancai gli occhi, stupita. Non mi sembrava possibile, credevo che avesse su per giù la mia età.
Non potevo credere che fosse uno di quei ragazzini che sembravano più grandi. Tuttavia non poteva essere minorenne. Lavorava.
-Non di tanto.- si affrettò a dire –Sembri più grande per l’età che hai, è questo che volevo dire. Sembri più grande di me.-
-Quanti anni hai?- chiesi di nuovo, corrugando la fronte.
-Se te lo dicessi non ci crederesti…
-Non sei minorenne, vero?
Lui mi guardò e sorrise, scuotendo la testa:-Tranquilla! Ho l’età per bere alcolici e ho superato da un pezzo quella del coprifuoco!-
Lo studiai, ancora.
Era alto, molto alto, aveva un fisico asciutto e muscoloso nascosto sotto una giacca di pelle nera e una camicia scura con i primi
bottoni sbottonati a far intravedere una pelle pallida e liscia. Indossava jeans neri attillati e alla mano destra portava un anello
d’argento, che pareva parecchio antico, con una grossa pietra azzurrina-viola incastonata. I miei occhi rimasero incantati dal
riflesso della luce su quella pietra brillante.
-è un lapislazzulo- mi informò la voce suadente di Damon. Alzai lo sguardo su di lui e vidi che mi guardava attentamente:
-Sei fidanzata, Jessica?
Annuii senza riuscire a staccare gli occhi dai suoi.
Lo osservai alzarsi e sedermi di fianco. Sentii la sua mano portare dietro un orecchio una ciocca dei miei capelli.
Volevo muovermi, tirarmi indietro e chiedergli cosa voleva fare, ma ero imbambolata a fissarlo.
-Ho visto che hai un anello. Tu non sei fidanzata. Tu sei sposata.- corrugò la fronte, piegando la testa di lato e accarezzandomi
una guancia –Hai ventidue anni e sei già sposata. Peccato. Devi essere una di quelle ragazze con la testa sulle spalle, che vuole
una famigli, dei figli, una casa… è davvero un peccato.-
Non riuscivo a muovermi. DOVEVO rimanere lì a SENTIRLO. Non potevo fare niente. Cosa mi stava succedendo?
Continuò a fissarmi con quegli occhi freddi: -Ti alzi presto, lavori e studi. Non esci mai la sera e quando esci non fai mai tardi.
Passi il tuo tempo libero a leggere e scrivere, a incontrare vecchie amiche o, per lo più, a stare in casa con tuo marito.
Vuoi un figlio. Sei sicura di volere un figlio?-
-Sì…- le mie labbra si mossero come se qualcuno mi stesse estorcendo da solo la verità.
-E rovinare il tuo corpo?- lo sguardo di Damon scivolò sulla mia mano, mentre mi sfilava la fede.
 Rimasi in silenzio. Lui sorrise e si rigirò fra le dita l’anello.
-Sei una strana donna. Saresti dovuta nascere ai miei tempi per vivere felice. Adesso, qui, vedo solo una vita misera. I tuoi figli
cresceranno e ti lasceranno, tuo marito invecchierà e diventerà un vecchio scorbutico, o ti lascerà per un’altra. E il tuo viso…- mi
accarezzò una guancia con le mani ghiacciate – Il tuo viso si raggrinzirà come carta velina finché le tue ossa non diventeranno
polvere e la tua anima non ti abbandonerà. Sai…è tutta colpa dell’anima. Se non ce l’avessi, non moriresti.-
Le sue mani mi cinsero il volto:-Il problema è che poi diventeresti come me. Tanti mi dicono che sono una creatura orribile.
Io credo di essere una creatura potente.-
Non capivo cosa stava dicendo, di cosa parlasse.
Volevo solo alzarmi e scappare via, ma non potevo.
Ero bloccata lì e ogni mio sforzo era inutile.
-Tu vuoi morire?
Quella domanda suonò così vivida e reale, mi sembrò così vicina la parola morte. Come se la mia vita dipendesse dalla
risposta che mi sarebbe uscita dalle labbra da sola. Sentii una sua mano scivolare dalla mia guancia la mio collo e sentii
uno strappo. Aveva rotto la sciarpa che tenevo stretta per riscaldarmi dall’invero.
“Ho freddo” pensai.
“Presto non sentirai più freddo” mi rispose la voce dell’uomo, senza che lui aprisse bocca.
Avevo paura.
-No, non voglio morire.- mormorai, cercando di muovermi e scappare, senza riuscirci.
Lo vidi sorridere e socchiudere gli occhi:
-Vuoi vivere, eh? Ma vuoi vivere per davvero?
Annuii e una lacrima mi scivolò lungo una guancia. Lui l’asciugò con attenzione e mi accarezzò il viso, poi prese la mia fere
e la piegò senza fatica per poi nasconderla alla mia vista. Tornò a guardarmi divertito, mi prese il viso tra le mani e mi baciò.
Era freddo, era come baciare un pezzo di ghiaccio, ma allo stesso tempo era morbido e aveva un profumo antico e dolce, che
mi lasciò senza fiato.
Avrei voluto tirarmi indietro, ma non potevo.
Allontanò il suo viso dal mio e io sentii le labbra bruciarmi.
La sua bocca era macchiata di un rosso più vivido e cremise.
Il rosso del mio sangue.
Vidi il contorno dei suoi occhi arrossarsi, sul suo volto comparirono come delle crepe che frammentavano la sua pelle così
perfetta- La cornea divenne rossa e dalle sue labbra spuntarono aguzzi due canini. Per un attimo ripresi coscienza di me stessa
e cercai di allontanarmi, ma le sue mani mi bloccarono con forza sul pavimento:
-Tranquilla. Voglio solo farti vivere per davvero. Se ti agiti così mi verrà voglia solo di berti e niente più. Diventerai come me.
Sarai immortale e potrai essere potente-
-Non voglio diventare come te!- stavo piangendo e scuotevo forte la testa –Voglio vivere e invecchiare. Voglio continuare la mia vita-
-Sssssh...così rovinerai tutto!- il suo viso tornò normale e bellissimo -Non ti farò male, ma devo nutrirmi. Ho sete e tu sei un essere umano.-
 Spalancai gli occhi mentre i suoi denti affondavano nella mia carne. Si tirò su e mi guardò, una strana luce brillava nei suoi
occhi:-E per favore non gridare, questa sarà una nottataccia per te, Jess…-
Volevo gridare per il dolore, ma le mie labbra erano come sigillata.
E lentamente scivolai nell’incoscienza.
 
 


Quando mi svegliai era mattina e avevo freddo.
La sciarpa era sparita, come quel ragazzo e come la mia fede. Mi alzai e mi guardai intorno, sentivo il suo odore e
quello del sangue. Avvicinai una mano al collo, ma non c’era alcuna ferita ancora sanguinante, nessuno squarcio.
Corrugai la fronte e presi il mio zaino da cui scivolò fuori un fagotto fatto con un pezzo della mia sciarpa.
Avevo freddo.
Scesi dal treno e andai verso i bagni dove una donna stava pulendo. Era una signora anziana dai capelli grigi e il volto
pieno di rughe, che appena mi vide si preoccupò:
-Figliuola! Com’è pallida! È sicura di stare bene?-
-Ho solo un po’ di freddo…- mormorai, specchiandomi.
Avevo la pelle pallidissima e leggere occhiaie. Solo in quel momento mi accorsi di non avere gli occhiali. Corrugai la
fronte e mi sbrigai ad aprire il fagotto. Dentro c’erano i miei occhiali e la fede o almeno ciò che ne restava.
La mia fede aveva assunto la forma di un otto.
La guardai attentamente e la misi orizzontalmente.
Non era un 8, era il simbolo dell’infinito.
Corrugai la fronte e sentii un gemito, prima che me ne rendessi conto.
La signora si era tagliata con un pezzo di vetro e lanciò un urlo, guardandomi. La guardai corrugando la fronte e lei scappò via.
Mi voltai e vidi allo specchio una sconosciuta, ma non ebbi paura.
Aveva gli occhi rossi, la pelle attraversata da crepe come un vaso di porcellana che qualcuno aveva provato  ad
aggiustare con la colla e denti acuminati.





 


-Questo è successo due giorni fa?
Ho appena finito di raccontare tutto alla psicologa e annuisco.
Lei mi guarda e sorride:-Forse tutta questa storia è solo frutto dello stress…stava cercando di avere un secondo figlio, affrontando degli esami importanti e lei e suo marito vi vedevate poco…-
-Io le sembro frutto dello stress?- sorride Damon, comparendo dal nascondiglio dove gli avevo suggerito di restare...
-No, non credo...- lo assecondo, mentre ci nutriamo.
Ho sete, così tanta sete...
Damon mi osserva con i suoi occhi di ghiaccio e sorride, avvicinandosi una volta che ho finito. 
Mi sento un gusto amaro in bocca mentre osservo la donna senza vita ai nostri piedi, ho gli occhi che bruciano per l'orrore.
Non sono ancora abituata a tutto questo, a cosa sono diventata.
-Jess vieni...- mi accarezza una spalla e poi col pollice mi pulisce gli angoli della bocca sporchi del sangue della mia
vittima innocente.
-Quando potrò tornare a casa?- mormoro, ma so già la risposta.
-Sono io la tua nuova casa- ribatte infatti Damon catturando il mio viso tra le sue dita, che ormai non mi sembrano
per niente fredde e appoggia le sue labbra alle mie, baciandomi con passione.
Lui è la mia nuova casa, almeno fino a quando non avrò imparato come si vive nella mia nuova vita.
O come si può vivere dopo la morte...







 Salve a tutti!
Questa è la prima One-shot che scrivo e anche la prima cosa che scrivo in generale riguardo TVD...
Spero di non aver fatto un pasticcio e che possa piacere. Sono stata ispirata da una mia amica che 
è una fan sfegattata delll'affascinante Damon...e poi anch'io ho un debole per questo vampiro!
Solo ho cercato di renderlo in maniera diversa e riconosco che il Damon di cui ho scritto e ben lontano 
dal solito, ma...in questa situazione particolare è uscito fuori così.
Spero che sia stata una lettura piacevole! 
Perdono per quelli a cui non piacerà e grazie per aver letto fino a qui!
Ciao ciao J


 
  
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