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Autore: elyxyz    21/05/2008    32 recensioni
Un’interpretazione alternativa al finale dell’episodio n°13, ‘Fuoco contro Acciaio’.
“Cos’è?! Oggi piovono cani e gatti?” ipotizzò, tra il polemico e il divertito. “E’ la Giornata del Randagio e nessuno me l’ha detto?!”
(Roy x Ed)
Storia partecipante al Contest 100 Prompts! indetto da Fanfiction Contest ~ {Collection of Starlight since 01.06.08}
Dopo quasi 5 mesi d’attesa, ecco postato il nuovo capitolo. Avviso comunque i lettori che i futuri aggiornamenti saranno più frequenti ma ancora irregolari.
Genere: Romantico, Malinconico, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Edward Elric, Roy Mustang
Note: What if? (E se ...), Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Il seguente scritto contiene lievi riferimenti yaoi

Il seguente scritto contiene lievi riferimenti yaoi.

 

Per ulteriori spiegazioni, vi rimando alla conclusione della fic, dopo la lettura.

 

 

Dedicato a chi ha recensito i precedenti capitoli della raccolta.

E a quanti commenteranno.

Ai vecchi e ai nuovi lettori.

Grazie.

 

 

Dog, Cat & Blue Moon

 

by elyxyz

 

 

 

 

 

Blue moon, you saw me standing alone
Without a dream in my heart, without a love of my own.
Blue moon, you knew just what I was there for
You heard me saying a prayer for
Someone I really could care for.
Blue, Blue, without a love of my own.
Blue moon, you saw me standing alone
Without a dream in my heart, without a love of my own.
Blue, Whaaaaa, without a love of my own.
Blue moon, Blue, Whaa Whaa Whaa Whaa Whaa

without a love of my own.



Triste luna, mi vedi qui da solo
Senza un sogno nel mio cuore, senza un amore tutto mio.
Triste luna, tu sapevi per quale motivo ero qui
Mi hai sentito dire una preghiera per
Qualcuno a cui tengo veramente.
Triste, triste, senza un amore tutto mio.
Triste luna, mi hai visto stare solo
Senza un sogno nel mio cuore, senza un amore tutto mio...

 

 

(Blue Moon, Lorenz Hart / Richard Rogers)

 

 

 

 

 

Mustang giocherellò con la bolla di sapone che era rimasta appiccicata al vetro del bicchiere. La scoppiò e poi bevve un altro generoso sorso di liquore. Il ghiaccio tintinnò, coprendo per un istante lo sciabordio dell’acqua.

Si perse a contemplare la luna piena fuori dalla finestra semiaperta, una bluemoon, come veniva chiamata in gergo dagli astronomi. Ma a lui interessava ben poco, se in quel mese le lune piene erano state due o trenta. Si dissetò nuovamente, svuotando il contenuto in un’unica sorsata. E quello cos’era? Il terzo? Il quinto? Il decimo bicchiere?

Non gliene fregava un cazzo. A dirla tutta.

Nessun Edward Elric sarebbe venuto a tirarlo fuori da lì, stavolta. E lui ne era ben consapevole.

 

Si riempì il recipiente di nuovo, fino all’orlo. E tracannò tutto d’un fiato.

Non si sarebbe ubriacato come quella volta, in cui aveva provato ribrezzo e disgusto di se stesso, si era detto. Però era arrabbiato, e frustrato, e spazientito. E sperava che farsi un goccio e un bagno caldo l’avrebbe aiutato a rilassarsi un po’.

E invece tutto quel silenzio e quel calduccio confortevole gli avevano dato modo di fare bilanci – decisamente cupi - e di lasciarsi a macerare nella sua misera situazione, peggiorando considerevolmente il suo umore.

 

Fuori, in strada, un gruppo di ragazzini faceva baccano. Sentiva il loro chiacchiericcio fin da lì. Stavano andando ad un party, da quel che aveva capito.

 

E chissà lui dov’era? Chissà che stava facendo?

 

 

“Se per lei va bene, vorrei prendermi qualche giorno di ferie. Gli aveva detto, deferente ma irremovibile, entrando nel suo ufficio.

 

“Potrei sapere come mai, di grazia?” si era interessato, celando la curiosità dietro ad un’espressione sorniona. “Sei appena tornato da una missione di ricerca della Pietra… ed è stato un flop, no? Vuoi ripartire?”

 

“Io e Al torniamo a Resembool, per il compleanno di Winry. Gli aveva spiegato, spiccio.

 

“Abbiamo molto da fare, in questo periodo. Obiettò, ragionevolmente. E meschinamente. “E’ gradita la tua presenza.” Si oppose.

 

“L’Esercito può sopravvivere anche senza di me, per qualche dì. Lo contestò.

 

“Acciaio! Io sono un tuo superiore e se dico che-”

 

“Partiamo domani mattina.” Lo aveva interrotto il biondo, e se ne era uscito dalla stanza, in un rosso svolazzare.

 

Mustang imprecò sottovoce. Dannato, cocciuto, indisponente Fagiolo!

 

“Il compleanno di quella strega della meccanica…” masticò, sputando le parole con astio e gelosia. “Maledizione, Ed! Ma quand’è che ti sveglierai?!” sbraitò, sbattendo un pugno contro il pelo dell’acqua che tracimò.

 

Fu in quel mentre che il micio di casa fece il suo ingresso in bagno, saltando agilmente sul lavabo e poi sulla lavatrice, dove si accoccolò, guardandolo attentamente.

 

“Di solito, tu odi questa stanza.” Gli appuntò Roy, supponente, prendendo dallo sgabello la bottiglia e dal secchiello un paio di cubetti di ghiaccio. Sorseggiò un po’ di scotch. “Ti ho già dato da mangiare, se cerchi coccole… gira al largo. Non è serata.

 

Tora si leccò i baffi, sferzando l’aria con la coda, insofferente. Tuttavia non si mosse di lì.

 

“Quindi… manca così tanto anche a te, a tal punto da ricercare la mia compagnia?” insinuò il moro, ingollando l’ennesimo assaggio. Sentire la testa leggera gli impediva di crogiolarsi ulteriormente nei suoi meschini autocompatimenti.

 

Tora, vattene. Mi dai fastidio, se mi fissi.” Lo avvertì, seccato, giocando con la schiuma.

 

“Ma guardati! Sei pietoso!” lo ammonì il gatto, con cattiveria sarcastica e sprezzante.

 

Mustang si girò di scatto, convinto di avere le allucinazioni.

Sì, certamente aveva preso un abbaglio. Quel sacco di pulci non poteva aver parlato.

Rise sguaiatamente di se stesso e di tutta quella situazione surreale.

 

“Io non ci vedo proprio nulla di divertente. Precisò il micio, stiracchiando le zampe anteriori e risedendosi.

 

Tora, questa conversazione non sta avvenendo! Perché… altrimenti sarei impazzito, e io non sono pazzo!” chiarì, trafelato. Il bicchiere cadde a terra, sul morbido tappetino che ne attutì la caduta.

 

Meowww…”

 

“Ecco, sì. Appunto. Forse ho bevuto un po’ troppo. Prima mi era parso di…”

 

“Preferisci che ti parli così? Meooww…” ironizzò la bestia tigrata. “Ma tu di solito non capisci, se comunico con te in questo modo. Il Felinese, non lo sai.” Lo prese in giro, grattandosi dietro l’orecchio destro.

 

“Questa conversazione non sta avvenendo!” ripeté, esasperato.

 

“Vuoi piuttosto un monologo?, mi sta bene.” Concesse l’animale, fingendosi magnanimo.

 

“TORA!!” urlò Mustang, alterandosi di brutto.

 

“FFFRRR… potresti smettere di gridare? Le mie orecchie feline sono sensibili, ci sentono benissimo!” protestò, muovendo la testa come fosse un pendolo.

 

Que-questo è un sogno, un incubo, un…”

 

“Una chiacchierata tra animale e padrone? Ti secca?”

 

“Certo che mi secca! Ti sembra normale?!

 

“Perché? Tu non sei normale?” insinuò la bestiola tigrata, leccandosi poi i baffi. “Sai qual è il tuo problema?”

 

“IO NON HO PROBLEMI!”

 

“Tu hai un mare di problemi.” Lo contraddisse. “Ci navighi dentro da così tanto tempo che mi stupisce se resti ancora a galla. Malignò, acre.

 

“Le tue considerazioni non mi sfiorano neppure, dannato sacco di pulci!”

 

“Secondo me, hai bisogno di uno bravo. Tipo qualche veterinario che-”

 

“Che mi rimetta a piombo, magari! No, grazie.” Lo derise. “Se vado in giro a dire che parlo col mio gatto, mi mettono una camicia di forza, mi chiudono dentro un istituto e buttano via la chiave. Addio Comandante Supremo.”

 

“Sei stato molto maleducato ad interrompermi. Lo rimproverò, leccandosi il pelo. “Il mio voleva essere un altro tipo di suggerimento…” concluse, sibillino.

 

“Ti do tempo tre secondi.”

 

“Fatti passare la gelosia per l’amichetta meccanica; è un consiglio spassionato. Edo vuole me. Vuole più bene a me che a te. Calcò bene, con una piccola pausa ad effetto. Ottenne di farlo infuriare ancor di più.

 

“Zitto, tu!” ululò, incazzandosi come una bestia. “Vattene!, ORA!!” latrò, cercando la prima cosa a tiro. Gli lanciò contro la saponetta, ma il micio si abbassò appena in tempo, schivandola e ghignando divertito.

 

“E’ di questo che dovresti preoccuparti.” Rincarò. “Parola d’amico.”

 

Roy ritentò con lo shampoo, sbagliandolo clamorosamente. Tora, da sopra la lavatrice, non si scompose assolutamente.

 

Brucia, eh?!” infierì. “Nell’orgoglio, intendo.” Precisò, zampettando in basso, e riaccoccolandosi sul tappetino davanti al lavabo. Sistemò con una zampata una piega della piccola stuoia, lisciandola con cura. Lo ignorò volutamente, poi si decise a puntare gli occhi felini su di lui, che ribolliva nella vasca.

 

“Finché ci sarò io, tu-non-hai-speranze. Maoowww.”

 

“Figlio di una buona gatta! Aspetta che ti acchiappi!!” gli strepitò addosso il moro, sollevandosi in piedi e schizzando acqua ovunque. Si aggrappò di fretta alla manopola rossa e allungò un piede malfermo sul pavimento scivoloso. Barcollò, cercando un equilibrio – per quanto precario - che gli permettesse di far uscire anche la seconda gamba. Il secchiello del ghiaccio cadde a terra, sparpagliando cubetti dappertutto, mentre Roy imprecava contro di sé, contro Tora e contro ogni cosa esistente al mondo.

 

Ma, seppur nel trambusto, la bestiaccia non si spostò di un millimetro. Sferzava l’aria con la coda, più divertito che infastidito dal caos che si era venuto a creare. Sembrava quasi che stesse lì fermo di proposito, in comoda attesa del suo arrivo, per nulla intimorito dalle minacce e dalle sue urla.

 

“Ora vedrai!” preannunciò l’uomo, arrancando con passo vacillante. E non vide la saponetta – la medesima saponetta che aveva lanciato egli stesso, poco prima – e ci finì sopra.

Non ebbe modo di stringersi a qualcosa, ad un appiglio - non ebbe neppure anche solo il tempo di pensare di farlo - e rovinò a terra con tutto il corpo, di peso, in un tonfo sordo.

… e il mondo si fece nero attorno a lui.

 

 

Fine



Disclaimers: I personaggi e la strofa della canzone citati in questo racconto non sono miei; appartengono agli aventi diritto e, nel fruire di essi, non vi è alcuna forma di lucro, da parte mia.

 

Note varie: avevo già preannunciato possibili ritardi d’aggiornamento, quindi non starò qui a scusarmi. Ho cercato di finirlo appena mi è stato possibile.

Quello che mi rattrista non poco è vedere che – nell’ultimo mese abbondante (4 postaggi) – le recensioni sono scese da 30 a 28, a 26 a 22.

Intendo dire che 8 recensioni di meno non sono bruscolini.

Posso capire che la gente possa avere anche i propri motivi, o magari poco tempo, ma il numero di letture parla chiaro: ogni cap supera ampiamente le 300 aperture in pochi giorni.

Detto ciò, siete vivamente pregati di utilizzare quella cosetta carina che si chiama  freccia ß (capitolo precedente) e di lasciare un commento, un’impressione o un suggerimento.

Abbiamo tutti degli impegni, non sto qua a sindacare; ma sono settimane che mi faccio ‘il mazzo’ e salti mortali (rinunciando a molte cose) perché possiate leggere regolarmente la fic.

Per favore, evitate di chiedere scusa. Mi rimetto al vostro buonsenso.

 

E ora passo alla fic.

Il titolo non credo necessiti di spiegazioni.

In molti lettori, via mail, mi hanno chiesto - nel tempo - se avrei mai fatto parlare Tora.

All’inizio avevo detto di no. Ma poi… chi lo sa? Non tutto è come sembra.

Con il termine ‘Blue Moon’, come ha già accennato Roy nella fic, viene chiamata la seconda luna piena in uno stesso mese.

E con questo capitolo comprendiamo che il degrado di Mustang (morale e fisico) può non avere fine…

Shatzy mi ha mosso un dubbio lecito: esistevano le lavatrici a quel tempo?

Perché effettivamente Trisha lavava a mano i panni.

D’altra parte, anche le nostre nonne, nelle zone rurali, lavavano e (alcune ancora oggi) i panni a mano, nella fontana della contrada.

Nel nostro mondo, la risposta è questa: La prima “macchina per lavare” nacque nel 1767 da un’idea di Jacob Christian Schäffern, teologo di Ratisbona.

L’invenzione non fu particolarmente ispirata, se non fosse per la presenza di una prima rudimentale centrifuga da azionare a mano. Ma è solo nel 1906 che Alva Fischer costruì il primo prototipo di lavatrice elettrica. L’elettrodomestico concepito dalla Fischer però aveva il grande difetto di avere il motore posizionato molto vicino al cestello, e quindi il rischio di cortocircuiti e di scosse elettriche era alto.

Bisogna aspettare fino agli anni Trenta perché venga pensato l’isolamento del motore.

Al giorno d’oggi, la lavatrice è molto cambiata dai primi anni della sua esistenza e grazie all’avvento della domotica, le lavatrici sono diventate automatizzate […]

Quindi sì, immagino che ci fosse anche ad Amestris.

 

Non commento questo capitolo. Mi riservo di farlo nel prossimo. Ora sono curiosa di vedere cosa ne pensate tutti voi.

 

Precisazioni al capitolo precedente: Mi è stato chiesto se il comportamento della gatta incinta è plausibile.

La signora dell’ENPA con cui ho parlato, e che mantiene circa 30 gatti abbandonati, è convinta che molte gatte diventino molto più coccolone e cerchino molto più affetto da gravide. Diventano nervose e diffidenti, sfuggenti, in prossimità del parto. Momento in cui possono chiaramente far capire al padrone se vogliono accanto a sé la sua presenza oppure vogliono essere lasciate sole.

 

Nel corso del tempo, Roy non ricercherà solo amichette colte. Forse non l’avevo ben chiarito, ma già nel primo cap di It’s si è accennato al fatto che Roy sente qualcosa di scomodo crescergli dentro, qualcosa con cui teme di dover fare i conti. Già nel lontano 3° cap, c’era stato un altro incontro con una sgualdrinella. Anche lei bionda, con occhi castano chiaro. Ovviamente i richiami sono voluti, sin da allora.

Non chiedetemi da quando Roy ama Ed. Di preciso non lo so. E’ un sentimento a lungo negato, sublimato. Ammirazione e stima che si è trasformata in qualcos’altro.

Ma cercate di capire che per Roy NON è stato mai semplice, né accettarlo né cambiare orientamento sessuale. Il fatto che ricerchi la compagnia di donne, benché infastidisca pure me, è quasi legittimo. Del resto… noi sapevamo come sarebbe finita, lui no! ^^

Il fatto che non si ricordi il nome delle signorine ha una spiegazione di matrice psicanalitica.

Indica inconsciamente la volontà di non essere coinvolto, di creare parentesi ben definite oltre cui non si deve oltrepassare mai. Il nome dà identificazione. Il resto è illusione. Fuga.

 

Bene. Al prossimo aggiornamento. Per festeggiare un anno di It’s.

 

 

 

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Dona l’8‰ del tuo tempo alla causa pro recensioni.

Farai felice milioni di scrittori.

(Chiunque voglia aderire al messaggio, può copia-incollarlo dove meglio crede)


Come sempre, sono graditi commenti, consigli e critiche.


Grazie (_ _)

elyxyz

 

   
 
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