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Autore: Phantom13    30/12/2013    4 recensioni
Quattro fic in una: Wind Waker, Skyward Sword, Twilight Princess e Ocarina of Time.
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C'è chi naviga, c'è chi vola e c'è chi cavalca. Tutti, però, con lo stesso, unico sentimento nel cuore.
Una sensazione che attraversa il tempo.
Quattro ère diverse, una sola anima.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Link
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Non so, questa fic m'è venuta così.
Vediamo che ne pensate!
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Mare, Cielo, Terra
 
 
 


-Sta’ pronto, Drakar!- gridò Link, armeggiando freneticamente con le scotte della vela della piccola imbarcazione.
La barca sbuffò, voltando la testa di polena verso il ragazzino dall’aria giusto un pochetto forsennata.
-Cosa stai …- cominciò, ma il giovane hylian lo zittì.
-Eccola che arriva!- stillò, dando al contempo un secco colpo di timone, rivoltando di qualche grado la prua.
Il drakar digrignò i denti. Quel moccioso! Aveva passato quasi un’ora ad armeggiare con il preziosissimo manufatto che era la Bacchetta dei Venti, agitandola come se fosse una paletta acchiappa-mosche, comportamento per altro imperdonabile, fosse pur egli il leggendario Eroe.
La vela si spiegò di botto, rimanendo però afflosciata. Non v’era difatti un filo di vento. Gli occhi di Link mandavano scintille dall’emozione, mentre quelli di Drakar riflettevano soltanto esasperazione, profonda, nera esasperazione.
Fece giusto per aprir bocca con l’intento di richiamare all’ordine quel ragazzino, quando tutto avvenne.
Un’unica, fortissima, violentissima folata di vento investì da poppa la barca, gonfiando all’inverosimile la vela che, con un gemito strozzato, si tese al massimo.
La barca scattò in avanti, beccheggiando vistosamente. La prua, affondò in avanti, scontrandosi subito dopo con un’onda che sollevò l’intera chiglia, fin quasi a far decollare l’imbarcazione.
Il vento soffiava e soffiava, sfoggiando un’energia al limite dell’assurdo, concentrando tutte le sue forze su quell’unica barchetta, seguendo il volere di quel marmocchio sconsiderato che deteneva l potere di comandarlo, il vento. Gli occhi di Drakar erano spalancati, al limite del rotolamento al di fuori delle orbite, mentre un brivido sordo gli percorreva l’intero corpo. Diciannove nodi! Diciannove! Una velocità mai raggiunta prima e che, lui scommise, nessuna nave o barca aveva mai neanche sfiorato. Sentì il proprio albero piegarsi, alla pressione imposta alla vela, mentre il simbolo rosso fiammante del vento imprimeva con la sua magia un’andatura già di suo più rapida di una classica vela.
Se Drakar stava già pregando le Dee di risparmiarlo dall’affondamento, il suo giovane capitano era di tutt’altro avviso. Link cacciò un urlo di pura gioia, lasciandosi scompigliare i capelli da quella folle brezza.
Si alzò in piedi, il pazzoide, attraversò l’intero ponte, soggetto ora ad un’assurda inclinazione in vanti, e osò addirittura arrampicarsi sul muso della polena, tappando involontariamente gli occhi di Drakar.
Link spalancò le bracca, voltando il viso verso il cielo. Gridò di nuovo di gioia, mentre le onde e il mare scorrevano sotto di lui come mai prima d’ora avevano fatto.
Link mosse su e giù le braccia, con radiosissimo sorriso stampato sul volto.
-Siamo volando, Drakar!- urlò. –Voliamo!-
-No! Affondiamo!- gemette la povera polena a forma di drago.
-È magnifico!- ribattè invece l’Eroe, chiudendo di nuovo gli occhi e assaporando con tutto sé stesso quella magnifica sensazione. –Siamo solcando i mari come un uccello solca i cieli. Siamo falchi, Drakar! Stiamo volando! Oppure, siamo un cavallo che corre su una prateria fatta di onde! Oh vento, facci galoppare! Facci volare!-
 

*
 

Link afferrò più saldamente le redini del solcanubi. Prese un paio di profondi respiri, che però non riuscirono nell’intento di calmarlo. L’adrenalina gli correva in corpo in quantità troppo ingenti per poter esser placata.
Sotto di loro c’era il vuoto. Erano a quasi millequattrocento metri sopra Oltrenuvola, che a sua volta si trova a circa milleduecento metri al di sopra delle nuvole. Duemilaseicento metri di vuoto, più gli altri duemila che separavano la coltre di nubi e il suolo. Quattromilaseicento metri.
Controllò di nuovo per scurezza di aver le gambe effettivamente ancorate alla sella, come tutti i cavalieri di solcanubi. Appoggiando l’intero peso sulle staffe, che gli serravano le caviglie con lacci di cuoio, si staccò un poco dalla sella, pronto al salto.
-Quando vuoi, fratellino.- disse, con gli occhi già scintillanti.
Il solcanubi carminio scosse la grossa testa, gracchiando felice. Sbattè ancora un paio di volte le ali, fluttuando su quella delicata brezza che li teneva sollevati a quell’altezza proibitiva. Poi, dopo un ultimo battito, si spinse un poco più su per poi richiudere le lunghe ali rosso fiamma e lasciarsi così cadere.
Così iniziò quella folle discesa.
Solcanubi e cavaliere gridarono all’unisono, mentre le loro budella di stringevano nella morsa del vuoto senza nome che si era creato in loro. L’aria faceva schioccare la tunica del Prescelto come se fosse stata una vela, allo stesso modo, frullava le penne e le piume del solcanubi, tutto scosso dall’attrito dell’aria e dallo sforzo di mantenere rotta e posizione. Tagliavano il cielo, un puntolino rosso e verde correva con la gravità.
Una ragazza dai capelli biondi, insieme ad un solcanubi color del mare, osservare la scena con le mani premute sulla bocca, combattuta tra il distogliere gli occhi o continuare a guardare. –Idiota uno, idiota l’altro.- Borbottò Bado, alle spalle di Zelda, muovendo qualche passo in avanti. –Scemo il cavaliere, scemo il solcanubi che gli da retta.-
-Tu però non lo sapesti fare.- lo pungolò la ragazza, seguendo con gli occhi il suo migliore amico, ormai giunto al di sotto dell’isola sospesa nei cieli, Oltreuvola. Bado schioccò la lingua, risentito.
Link giurò di avere lo stomaco ora al posto dei polmoni. Stavano sfiorando i trecento all’ora e, se voleva evitare di ferire accidentalmente il suo compagno pennuto, era meglio agire subito, vista la prossimità del manto di nubi che ancora separava la Terra dal Cielo. Tenendo sempre d’occhio il varco verde che conduceva alla Foresta, diede il segnale al solcanubi carminio con un lieve colpetto di tacco ai fianchi.
Il pennuto, ad una decina di metri ancora dalla superficie delle nuvole, spalancò di botto la coda a ventaglio e le ali che, con i loro cinque metri abbondanti, cominciarono la frenata.
L’aria parve appiccicarsi alle penne del solcanubi, che lanciò uno dei suoi fischi, nello sforzo di tenerle aperte nonostante l’indicibile pressione, che rischiò di oscurare quasi la vista di Link, spingendogli verso il basso tutto il sangue che aveva in corpo. Svincolarono, deviando la velocità e la pressione di quei duemilaseicento metri di caduta libera in potenza orizzontale. Sfrecciarono, in accelerazione rapida, ad un nulla dalle nuvole vaporose che, intrecciate dalla loro scia, seguirono inesorabilmente lo stravolgimento d’aria, arruffandosi tra loro e sollevandosi in mille volute, alle spalle di solcanubi e cavaliere.
Link, sempre aggrappato alle redini e sempre separato dalla sella per evitare dolorose botte in posizioni scomode, diede uno strattone indietro al solcanubi che, afferrato il messaggio, inclinò la coda timonando la loro rotta, spostò il peso indietro e si slanciò così in una folle risalita, garantita dalla velocità accumulata fino a quel punto. Risalirono per un buon seicento metri circa, trovandosi ora a testa in giù, al culmine del giro della morte, praticamente sopra l’apertura che portava alla Foresta. Ad un segnale di Link, il solcanubi richiuse le ali, lasciandosi di nuovo cadere.
Centrarono perfettamente la stretta apertura per poi continuare la discesa, sempre gridando di gioia (o di terrore), sia il solcanubi che il cavaliere. Da bianco-azzurrognolo, il loro mondo si tinse di colpo di verde, gli alberi si srotolavano per miglia e miglia.
Un millecinquecento metri più sotto, ripeterono la manovra di rallentamento, piazzandosi da verticale a orizzontale, continuando però a volare ad una velocità che aveva dell’incredibile sopra le chiome degli alberi. Rallentavano, però, inesorabilmente perdevano la loro spinta.
Link, a quel punto, staccò le mani dalla sella, aprendole, in parallelo alle ali del solcanubi. Gridò al cielo la propria gioia, il pennuto di fiamma si unì a lui.
Sotto la superficie di un lago, un drago aprì un occhio.
 

*
 

-Corri, Epona! Corri!- gridava Midna, come una forsennata, sventolando le briglie della cavalla bruna lanciata al galoppo, stando in piedi, in equilibrio, sulla sella. –Corri, cavallo! Vinciamo noi!-
Le orecchie della buona Epona erano voltate indietro, intente ad ascoltare quegli ordini impartiti da una voce sconosciuta, da quel presupposto fantino appollaiato sulla sua groppa ma che, però, non aveva consistenza né peso. Non era la voce di Link, non c’era il peso di Link sulla sella. La perplessità della fida cavalla fu l’elemento chiave.
Il lupo recuperò, macinando la distanza a grandi falcate, poco più di una scheggia nera raso terra. Coda leggermente sollevata, orecchie voltate indietro, lingua a penzoloni. Doveva mettere in gioco tutto sé stesso, se voleva tener il passo con un cavallo in corsa.
Epona drizzò il collo, sorpresa, e anche un poco punta sull’onore. Midna si sporse verso la testa dell’animale. –Dacci dentro, mia cara. E dopo ti darò tutte le carote che vuoi.-
Epona nitrì, sollevando anche lei la coda per lasciar libere le zampe posteriori, drizzò il collo e partì al galoppo sul serio, mettendoci anima e corpo. Le sue zampe duplicarono gli sforzi, la terra rombava sotto i suoi zoccoli, le narici dilatate pompavano aria ai polmoni.
Il lupo non ebbe storia contro di lei. Epona schizzò in testa senza nemmeno essersi stancata. Il lupo digrignò i denti in una replica di sorriso, rallentando pian piano l’andatura, stremato dallo sforzo. La cavalla voltò indietro la testa, continuando a muoversi in avanti.
Il suo Link era là dietro, ansante, che avanzava comunque. Uno strano pensiero attraversò la sua mente equina. Era più bello correre con Link, anziché contro Link. Così, a dispetto del demonietto furioso sulla sua schiena, Epona tornò indietro, adattando il suo passo a quello del lupo che, sorpreso, alzò il muso verso di lei.
Epona sbuffò dal naso, voltando in avanti le orecchie verso di lui. Il lupo scosse la testa e, giocosamente, fece finta di morderla. Stando allo scherzo, Epona si impennò cacciando un finto grido di paura, per poi cominciare a scappare, trottando ora qui ora là, talvolta galoppando, talvolta saltando, con il lupo sempre dietro ad inseguirla ringhiando, e quel piccolo fantino d’ombra sulla schiena che rideva e gridava, felice più che mai.
 

*
 

Link decise che era giunto il momento di scoprire una cosa.
-Navi?- chiese, voltandosi indietro verso la fatina.
-Sì?- rispose lei, svolazzando più avanti, parallela a Link, tenendo il passo di Epona, sulla quale lui viaggiava.
-Quale velocità riescono a raggiungere le fate, in volo?-
Navi non rispose subito, rimase, a dir il vero, un po’ perplessa. –Non saprei …- confessò a mezza voce.
Gli occhi di Link si accesero di perfida sfida. –Allora prova a starmi dietro!- gridò, affondando i talloni nei fianchi di Epona che partì al galoppo, slaciandosi in avanti, nella pianura.
La fatina rimase con un palmo di naso. Si riscosse e partì anche lei, frullando le ali più veloce che poteva.
Epona correva velocemente? Navi era una freccia.
La cavalla aveva già dimostrato a più riprese la propria forza e la propria velocità ma, scoprì amaramente Link, contro le fate non c’era molto da fare.
Le ali da libellula di Navi battevano l’aria tanto in fretta che nemmeno più si vedevano. La scia di luce lasciata alle spalle della piccola Navi fece ben due giri attorno a cavallo e cavaliere prima che l’hylian si arrendesse e rallentasse l’andatura.
-Cavolo!- ringhiò. –E pensare che sembri così fragile, da vedere!-
Navi oscillò su e giù, a mezz’aria. –Che vuoi farci? Gli uccelli sfrecciano nei cieli, i pesci corrono nell’acqua, i cavalli regnano incontrastati sulla terra, e le fate li battono tutti quanti!-
-Modesta, se non altro.-
Navi rise. –Magia, Link, magia. Io sono magia. E contro di me non puoi vincere!-
-Questo è ancora da vedere!-
 
 

 
  
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