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Autore: Caffelatte    31/12/2013    2 recensioni
Anna sembra proprio una di quei protagonisti di film horror, una di quelli ingenui, che se sentono un rumore provenire da qualcosa che potrebbe essere potenzialmente pericoloso pensano— « Andiamo a controllare! » [...] e poi, uh, quella cosa era davvero potenzialmente pericolosa e, come dire, il protagonista schiatta. Ops.
Genere: Comico, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Titolo: volevo dirti che la teoria del big bang è errata
Sottotitolo: poi mi sono accorta di essere ubriaca e mi sono morsa la lingua.
Note: di fatto certe cose sarebbe meglio lasciarle in quel cassetto del cervello etichettato come “slxkjhgfj omg qui ci sono solo cazzate non aprire non aprire potrebbero cadere unicorni dal cielo”, ma avevo voglia di unicorni (dafuq) quindi eccomi qui.
 
Disclaimers: Ciò che scrivo non è scopo di lucro, quindi non guadagno nemmeno un quarto di dollaro da tutto ciò.
Se la storia non dovesse piacervi non siete obbligati a leggere ♥
Warning: chiunque plagerà e/o prederà indebitamente ispirazione da questa storia verrà fulminato all’istante da una qualche entità sovrannaturale. O più semplicemente verrà bannato.
 
La lettura di questa fic potrebbe procurare *voce da avvertenze mediche* mal di testa, dolori intestinali, nausea e vomito, voglia di cavalcare unicorni, saltare dai grattacieli e gettarsi nelle fontane gridando “Eurekaaaa”.
Vietata la somministrazione ai minori di 3 anni. In caso di complicazioni consultare l’omino Michelin.
 


 

 


 
volevo dirti che la teoria del big bang è errata
/Poi mi sono accorta di essere ubriaca e mi sono morsa la lingua/
 
 


Capitolo 1
/che è accompagnato da rumori molesti/.

 
Sapete quella vocina che di notte quando senti un rumore sinistro ti dice “non andare a controllare, non andare!”?
Ecco, i protagonisti dei film horror non ce l’hanno.
E per quanto la gente continui a ripetere davanti alla televisione “idiota, non fare l’eroe, barricati in bagno!” i produttori cinematografici sembrano non afferrare il concetto.
Ma la cosa peggiore è che nemmeno le persone in carne ed ossa, quelle nella realtà, sembrano capirlo, al che ti chiedi se quello accanto a te è scemo o cosa.
« Cosa? »
Sto cazz— « Ho detto: sarà stato il vento ».
Anna mi guarda come se fossi un alieno che divinizza i biscotti Mulino Bianco « Ma potrebbe essere anche un ladro! » grida lei allarmata.
Anna sembra proprio una di quei protagonisti di film horror, una di quelli ingenui, che se sentono un rumore provenire da qualcosa che potrebbe essere potenzialmente pericoloso pensano— « Andiamo a controllare! » ripete lei afferrandomi un braccio con la palese intenzione di staccarmelo e portarselo a spasso come fa con il suo chihuahua spelacchiato.
Dicevo.
Pensano quello che la mia amica ha appena espresso a parole e poi, uh, quella cosa era davvero potenzialmente pericolosa e, come dire, il protagonista schiatta. Ops.
« Se fosse un ladro, non servirebbe a molto andargli incontro. Che potremmo fare? Ballare la macarena in pigiama tentando di distrarlo mentre aspettiamo che qualcuno ci senta e chiami la polizia? » domando, ironica.
« Potremmo! » esclama Anna rivolgendomi un sorriso nervoso, prima di inciampare da ferma e cadere rovinosamente sul parquet.
Se ci fosse un ladro in casa, potrei sempre usare Anna come scudo e aspettare che cada addosso all’intruso, dopo potrei barricarmi in cucina a bere cioccolata calda.
Non sarebbe male come piano, perché nessun personaggio di lungometraggi horror ci pensa mai a farsi una cioccolata calda mentre il killer è nella stanza accanto?
Vedo Anna che si rialza e si sistema le pantofole rosa shocking a forma di gatto prima di scendere le scale brandendo una piastra per capelli –aspetta, aspetta: e quella da dove l’ha tirata fuori? Le tasche del suo pigiama sono la borsa formato mini di Mary Poppins per caso?
Sento di nuovo il rumore sinistro di pochi minuti prima: proviene dal balcone, che di fatto si trova al di fuori della casa, quindi non c’è di che preoccuparsi signori e signore, possiamo tornare a sognare zucchero filato e gatti parlant—
« Dovremmo aprire la porta finestra e vedere che cos’è questo rumore. » propone Anna, mentre agita in aria la piastra. Io la fermo prima che demolisca qualche soprammobile « Finirai per cavare un occhio a me o ad una delle persone ritratte nei quadri. » borbotto, ma lei mi liquida con uno « Scusa, Hermione Granger. » e va verso la portafinestra.
Quale idiota andrebbe mai a controllare un rumore molesto sul balcone di casa in pigiama, armato di piastra per capelli e con l’inverno più rigido degli ultimi dieci anni come ciliegina sulla torta?
Ma ovviamente noi due.
Anna gira la maniglia con una lentezza esasperante: ci manca solo la musichetta sinistra a creare la giusta suspence e siamo a posto.
La porta si apre e Anna lancia un urlo, al che io faccio un balzo e inciampo, picchiando un’epica culata sulle piastrelle fredde del balcone. Poi Anna si volta e mi guarda tutta sorridente « Falso allarme carissima, era solo il tuo gatto ».
Se le avessi, le mie palle sarebbero già cadute da un pezzo.
Anna si volta e mi scavalca come se fossi uno di quelle fastidiose vecchie piastrelle di porfido che sbucano fuori dalla pavimentazione della piazza: mi viene voglia di prenderla per la sua coda di cavallo bionda e appenderla insieme ai vasi di gerani, ma mi trattengo, perché difetti a parte è pur sempre mia amica.
Quel barbone del mio gatto maculato intanto mi fissa come a dire “Pensavi che fossi morto eh? E invece no: domani voglio il latte caldo a colazione, mi raccomando”.
Ah, appenderò anche il gatto prima o poi.
Volto lo sguardo, giusto in tempo per vedere qualcuno che mi osserva dal balcone di fronte.
« Ehi. » mi saluta Andrew con un cenno del capo: si sta chiaramente trattenendo dal ridere. Mi alzo « Tu non hai visto niente. » gli dico, e la mia sembra quasi una preghiera.
Andrew ride e si mette sull’attenti « Agli ordini Skipper. » mormora, e torna in casa.
Torno al chiuso anche io; Anna mi aspetta appoggiata al bracciolo della poltrona.
Io la guardo, lei mi guarda.
Mi piacciono questi momenti, quando i nostri occhi si incontrano e lei capisce che sono incazzata come una vipera, ma non se ne cura troppo, perché sa che di fatto non me la sento di farle del male –non fisicamente, per lo meno.
« Sai » inizio, lei si mette comoda sul bracciolo « volevo dirti che sei una persona normale che non fa cose stupide. » sento William fuori sul balcone che miagola come se fosse in punto di morte « Poi mi sono accorta che è una cazzata e ho cancellato il pensiero dalla lista delle cose da confessare alle tre di mattina ».
E Anna ride.







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