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Autore: Patta97    04/01/2014    4 recensioni
- Come sono, questi compagni di classe? Se non vanno d’accordo con le persone intelligenti, allora sono stupidi. E se sono stupidi a me loro non piacciono.
- Oh, non corri il pericolo di sembrare così intelligente, fratellino caro. In fondo in una testa così piccola quanto cervello vuoi che ci sia?

Un piccolo ricordo dell'infanzia dei fratelli Holmes.
SPOILER The Empty Hearse!
Genere: Fluff, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mycroft Holmes, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
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RIPETO CHE QUESTA STORIA CONTIENE DIALOGHI TRATTI DA "THE EMPTY HEARSE", QUINDI SPOILER!

Bene, mi sono liberata da ogni possibile responsabilità, ergo non voglio tirata alcuna scarpa se leggerete la storia pur non avendo visto la puntata. Per chi invece lo ha fatto... siete tutti vivi? Io forse no, non proprio. Voglio solo dire che quella puntata aveva tutto ciò che avrei voluto e, dopo due anni, mi ha ridato un 'bentornata a casa'.
E proprio il personaggio di Mycroft mi ha colpito parecchio (oltre Mary, che già amo in una maniera spudorata), quindi mi sono affrettata a scrivere qualcosa su di lui. Come già detto, ci sono dei pezzi di dialogo tratti dalla puntata stessa, mentre il resto della storia (con teen!Myc e child!lock) è roba uscita dalla mia matta testa.
Spero vi piaccia,
Chiara










- Non fare il saputello.
 
- ‘Non fare il saputello’… mi fa tornare bambino. ‘Non fare il saputello, Sherlock. Sono io quello intelligente!’.
 
- Io sono quello intelligente.
 
- Pensavo che io fossi un idiota.
 
- Lo pensavamo entrambi, Sherlock. Non avevamo altro da fare prima di aver incontrato altri bambini.
 

- Tocca a te! – esclamò il bambino, dopo aver depositato tutto soddisfatto una mela al posto del fegato del malcapitato paziente.
 
- Lo so, fammi pensare! – replicò il dodicenne. – Prima di fare una mossa devo calcolare…
 
- …La velocità e il tempo a cui cadrà il pezzo, tenendo conto del suo peso. Lo so – completò il fratellino, sbuffando annoiato e facendo dondolare le gambette oltre il bordo della sedia.
 
Mycroft prese fra le due estremità della pinzetta il piccolo cuore spezzato in plastica e si apprestò ad inserirlo nel petto dell’allarmato paziente. Un lieve tremore alla mano, tuttavia, e un fastidioso bep risuonò fra le pareti della cameretta silenziosa.
Sherlock rise sotto i baffi e il fratello maggiore gli rivolse un’occhiata battagliera: dopotutto, forse ‘L’allegro chirurgo’ non era una buona idea per trascorrere il tempo.
 
- Giochiamo a ‘Risiko!’? – propose Sherlock, entusiasta.
 
- Mamma ti aveva proibito di giocarci: dice che è troppo violento per un bambino di cinque anni.
 
- Cinque e mezzo – lo corresse il bambino, piccato.
 
- Come vuoi. Comunque sia, si gioca minimo in tre a Risiko e io qui dentro vedo solamente una forma intelligente… e mezza.
 
Sherlock, per il momento, lasciò perdere.
- Facciamo come faccio quando sono solo: usiamo i miei peluche!
 
- Sherlock, stupido bambino, come possono dei giocattoli di pezza… - lo sguardo ferito del fratellino fece frenare la lingua di Mycroft, addolcendogli appena lo sguardo. – E va bene.
 
Sherlock sorrise.


- Sono stato via per due anni.

- Quindi?

- Oh, non saprei. Pensavo ti fossi trovato un "pesce rosso".

 
La partita si svolse fra loro due e un - inaspettatamente fortunato ai dadi - riccio di peluche.
Come sempre, Sherlock non poté evitare di parlare eccitato mentre giocavano. Quel giorno aveva scelto la sua nuova passione: i pirati. E Mycroft aveva le orecchie piene della voce acuta e svelta del fratellino.
- I pirati non avevano i carri armati, però avevano cannoni pure loro! Più piccoli, sottocoperta e su, sul ponte. Sai che li caricavano i mozzi? Quelli non sono veri pirati, secondo me. Il capitano sì! Comanda su tutto e tutti e nessuno ha il coraggio di dirgli qualcosa di brutto perché sennò bang!, lui gli buca una mano. O forse non una mano… si farebbero male. Magari un cappello e se il cappello non ce l’hanno allora li minaccia solamente… Quanto vorrei essere un pirata, Mycroft, lo sai?!
 
- Davvero? Non l’avevo capito.
 
- Pensi che anche a scuola porterò i libri sui pirati? Non voglio studiare cose stupide e le storie sui pirati non sono stupide. Vale come materia scolastica?
 
- Non credo, Sherlock, no.
 
- Oh… - il viso del bambino fu attraversato da una piccola ombra. – Cosa posso fare?
 
A Mycroft, nonostante tutto, non piaceva vedere il fratellino triste. – Leggili tutti adesso. In fondo andrai a scuola tra qualche mese: hai un sacco di tempo.


- E' segretamente contento di vederti, in fondo.

- Scusi, signora Hudson, chi di noi due?

- Entrambi.



- Giusto! Saprò così tante cose che sembrerò intelligente a tutti i miei compagni di classe!
 
- Ai compagni di classe non piacciono quelli intelligenti – rivelò Mycroft, con un sapore amaro in bocca.
 
- Ah. Io non so se voglio piacergli… come sono, questi compagni? Se non vanno d’accordo con le persone intelligenti, allora sono stupidi. E se sono stupidi a me loro non piacciono.
 
- Oh, non corri il pericolo di sembrare così intelligente, fratellino caro. In fondo in una testa così piccola quanto cervello vuoi che ci sia?
 
- La tua non è così grossa, ci pensa la tua pancia a compensare, però. È ovvio come il tuo enorme naso.
 
- Ascolta bene, tu, piccolo…!
 
- Mycroft, guarda! Credo che Mr. Pungolo abbia vinto!
 
Il ragazzo osservò la lancia da gioco con sopra la mappa colorata del globo e dovette dar ragione a Sherlock, lanciando un’occhiata vagamente sospettosa al muso sorridente del riccio di pezza.


- Forse non gli importa essere diverso. Non deve per forza essere isolato.

 
- Esatto. È diverso, e allora? Perché dovrebbe dispiacergli? Perché a chiunque dovrebbe dispiacere?


 - Sherlock?
 
- Sì?
 
- Anche se fra te e me sono io quello…
 
- …intelligente, lo so. Continua.
 
- A scuola sarai tu il sapientone, fratellino. Usa il cervello e non farti ingannare. Là fuori non è come ci racconta mamma: le persone sono cattive e se tu sei diverso, questo ti rende automaticamente isolato e bersaglio di prese in giro. Non credo avremo mai degli amici, tu e io.
 
- Non posso… provare?
 
- Puoi, ovviamente. Ma qualsiasi cosa accada, fratellino caro, ricorda: soffrire…
 
- …Non è un vantaggio. Lo so – Sherlock rimuginò corrucciato su quelle parole misteriose ancora per un po’, poi alzò la testa di scatto, facendo rimbalzare i riccioli scuri sulla fronte, con una luce nuova negli occhi azzurri. – Mycroft! Ti va di giocare a Monopoly?

 
- Io non sono solo, Sherlock.
 
- Come lo sai…? 

Ma entrambi sapevano, alla fine, che ognuno avrebbe sempre avuto l'altro.
  
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