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Autore: Bell_Black    04/01/2014    8 recensioni
Zayn si mise al mio fianco aumentando la luce della bacchetta mentre cercavo di leggere ciò che racchiudeva quello strano libro, non riuscivo a concentrarmi l'ansia era tanta e come sempre la presenza del moro mi metteva un po' a disagio.
" giungeranno a noi senza definite spoglie i tre prescelti che combatteranno nella battaglia... Ma il bene coesiste col male con ciò due dei tre cavalieri avranno cuore puro e pieno di nobili azioni, il terzo sarà accecato dalla sete di potere cuore impuro e maledetto porta con se e un popolo in distruzione condurrà se a uno dei doni accederà "
Alzai la testa di scatto mentre stringevo senza accorgermene la mano di Zayn, vidi il ragazzo aprire la bocca per dire qualcosa ma dalla porta entrò il professor Martin che teneva per il colletto Louis... Eravamo stati scoperti.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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1.
l’ombra di Lenden 


Quando mi svegliai mi trovai immersa nel buio, dalla finestra del sottotetto non entrava neanche uno spiffero di luce, guardai l’orologio appeso al muro e segnava già le sei del mattino, eravamo solo a settembre e riuscivo a vedere le nuvole nere coprire il cielo.
Mi sollevai su un gomito, dalla porta proveniva un piccolo spiffero di luce e il calore avvolgeva la stanza, la signora Morange doveva aver acceso il camino fin dalle prime ore del mattino, così da ritrovare la casa tiepida al suo ritorno.
Di questi mesi usciva sempre alle quattro del mattino per poter aiutare alcuni addetti all’ordine pubblico, il clima era impazzito da fine agosto, l’autunno e l’inverno sembravano essere stati anticipati e la neve mischiata alla pioggia rendevano i vari locali e strade impraticabili.
Tornai sdraiata nel letto, tirai la coperta fin sopra la testa ed aspettai che il sonno venisse a portarmi di nuovo con se, sfortunatamente un ramo si era accanito contro il vetro della finestra e continuava a battere infastidendomi, tirai via la coperta e mi alzai dal letto ancora assonnata, un brivido di freddo mi colse alla sprovvista.
Misi la giacca di lana che tenevo sempre vicino al letto, per poi infilare le ciabatte che mi aveva regalato la signora Morange qualche anno prima, non accesi la luce ma mi misi comunque davanti allo specchio, a malapena riuscivo a vedere la mia sagoma ma potevo intuire che avessi i capelli molto arruffati.
Passai una mano tra la chioma e come al solito si formò una treccia che teneva apposto ogni singolo capello, sbadigliai alzando gli occhi alla finestra, sembrava stesse piovendo veramente molto, speravo che la signora Morange non facesse tardi o le succedesse qualcosa lungo la strada, era una delle ultime persone che mi rimanevano dopo suo marito e i suoi figli.
Ero stata accettata in casa senza esitazioni, nonostante il numero elevato di figli che già possedevano, mi avevano trovato davanti alle porte di un istituto al nord della Francia e la signora Morange non aveva esitato a portarmi via dopo aver letto una lettera che era stata consegnata ad una delle educatrici del posto.
Sgattaiolai fuori dalla stanza e mi ritrovai a fissare Maxence che era uscito in contemporanea con me dalla stanza, era il terzo più grande in casa insieme a me, per quanto ne sapevo io ero nata solo un mese dopo di lui ma eravamo dello stesso anno. Lo salutai con un cenno della mano e iniziai a scendere le interminabili scale che portavano al piano terra.
Dentro casa eravamo in tutto in nove, sette figli contando me e i due coniugi, non tutti riuscivano ad avere la propria stanza, i più piccoli dormivano insieme mentre noi più grandi eravamo riusciti ad accaparrarci le camere ma a me e Max era toccato il solaio, adoravo avere un posto tutto per me ma quando eri stanco le scale da fare non erano tue amiche. 
Era martedì, perciò prossima settimana sarebbe iniziata la scuola, non era una notizia confortante, specialmente con tutto questo fermento nel paese, stava succedendo qualcosa di strano ma ovviamente a noi ragazzi non dicevano mai nulla. Chinai il capo e continuai a scendere lentamente le scale mentre venivo seguita da Max che era assonnato quanto me, non era da noi svegliarsi così presto, di solito eravamo gli ultimi ad uscire dalle nostre camere.
Il pendolo suonò di colpo quando posai il piede sul parquet, mossi di scatto la testa e vidi le lancette fare un giro completo per poi sputare fuori un piccolo omino in legno colorato che mi diede il buongiorno come ogni mattina, era la prima volta che diceva per primo il mio nome, Max inciampò alle mie spalle e quasi mi cadde addosso, il piccolo omino augurò il buongiorno anche a lui e subito dopo rientrò nel pendolo che aveva ripreso il suo lavoro da normale orologio.
Sentì le mani di Max prendermi le spalle per poi spingermi via, come sempre la signora Morange aveva lasciato la colazione e lui doveva essere il primo ad abbuffarsi, mangiava quasi per quattro persone e la cosa più schifosa era che non ingrassava e non si saziava.
Gli feci la linguaccia e subito dopo lo raggiunsi al tavolo, nel camino il fuoco crepitava costantemente mentre nel lavandino le pentole venivano lavate da un piccolo incantesimo, sul tavolo oltre alla colazione notai delle lettere, ognuna di esse portava il nome di ogni componente della famiglia, presi la mia lettera e mi misi seduta dando le spalle al fuoco.
Presi un biscotto e mossi una mano per fare in modo che il bicchiere di fronte a me venisse riempito con del succo d’arancia fresco, come al solito la scuola ricordava il giorno dell’inizio delle lezioni, i libri da acquistare nel nuovo anno e i vari accorgimenti della scuola.
« quest’anno sarà dura » disse Max a bocca piena mentre anche lui apriva la sua lettera, ogni anno diceva sempre la stessa cosa e alla fine usciva con il massimo dei voti.
Diedi uno sguardo alla finestra, il cielo sembrava essere più chiaro ma il tempo non sembrava voler migliorare, gli alberi si muovevano freneticamente e potevo vedere alla fine del viale qualche persone correre per potersi riparare, c’erano troppe persone in giro per non essere ancora le sette, lasciai la lettera sul tavolo e prendendo un altro biscotto.
Un lampo di luce squarciò il cielo e mi alzai in piedi per poter mettere a fuoco la situazione esterna, spostai la frangetta da davanti agli occhi e notai ben cinque persone quasi accovacciate a terra che facevano di tutto per non essere scaraventati indietro dal vento, notai subito il mantello nero e logoro della signora Morange e mollai il biscotto che avevo in mano.
« Max tua madre ha bisogno d’aiuto, corriamo » subito il ragazzo si drizzo in piedi lasciando cadere dello sciroppo d’acero nel piatto, lo presi per mano e lo trascinai fuori dalla porta. Il vento era molto più forte di quello che pensavo e quasi sentivo i piedi staccarsi da terra, Max mi prese saldamente la mano e corse con me fino a sua madre, la presi per un braccio e la trascinammo fin dentro casa lottando contro le forze della natura, sembrava quasi che ci fosse un tornado.
« siete una mano santa ragazzi, oggi sono volate via ben tre persone, non sapete che fatica riportarle a terra – posò il sacchetto in terra per poi guardarci perplessa – cosa ci fate voi due in piedi ? non è da voi » ci rammentò appoggiandosi alla porta, io e Max ci guardammo qualche secondo, per poi fare spalluccia inconsapevoli della motivazione.
La signora Morange tolse il mantello e lo appese insieme a tutti gli altri, i lunghi capelli neri erano raccolti in una coda che si era riempita di foglie secche e aghi di pino, mi avvicinai a lei e con molta lentezza le tolsi ogni singola foglia incastrata nella coda.
« questo tempaccio è orribile, abbiamo dovuto rinforzare i tetti, credo di aver usato più magia oggi che in tutta la mia carriera da strega, spero che le cose tornino presto com’erano il re è molto preoccupato, anzi preoccupato e un eufemismo – prese una delle teiere piene d’acqua e le mise sul fuoco mentre ci raccontava la sua giornata – mentre ero davanti casa dei Chabert l’ho visto aiutarci mentre il tetto se ne stava volando via, spero che vostro padre riesca ad arrivare indenne... maledetto tempaccio, madre natura deve avere qualche problema » concluse la donna togliendo gli stivali marroni molto consumati, mi stupiva che il re fosse uscito dal proprio castello con un tempo del genere, era buono e gentile ma non pensavo arrivasse fin al punto di mettere a rischio la propria vita per il popolo, la cosa gli faceva molto onore.
Tornai seduta al tavolo la signora Morange non aveva tutti i torti, madre natura aveva qualcosa di insolito, questo tempo era iniziato a cambiare da agosto ma già a giugno capitavano cose strane per tutta Lenden, fiori invernali che fiorivano in estate, foglie che ingiallivano a primavera e anche la protezione magica al confine tra il nostro mondo e quello umano aveva avuto dei problemi.
Max mi posò accanto una cioccolata calda per poi darmi una pacca sulla spalla, anche lui aveva tra i capelli neri come la pece dei residui della lotta contro il vento ma non dissi nulla, mi piaceva fargli qualche dispetto, in fondo ero sicura che anche io non ero messa meglio di lui, eppure non mi aveva detto nulla.
« grazie Max, Carole sono arrivate le lettere dalla scuola, come faremo se continua così, non mi sembra saggio uscire con questo vento » la signora sembrò svegliarsi appena nominai la scuola, subito si girò verso me e il figlio e diede uno sguardo al tavolo, la scuola mandava anche ai genitori delle lettere, non sapevo bene cosa c’era scritto ma più o meno riassumeva ciò che racchiudevano le nostre, direi che sembrava solo uno spreco di carta da parte loro.
Presi un sorso di cioccolata calda e per poco non mi andò di traverso quando guardai fuori dalla finestra, il vento era cessato di colpo, il cielo era schiarito e invece della pioggia stava scendendo la neve. Grossi fiocchi bianchi e candidi che si posavano sul davanzale senza intralci.
« per tutte le bacchette questo non è normale » esclamò il ragazzo accanto a me poggiando una mano sul vetro, vivevo nel mondo magico da quando avevo pochi mesi ma mai in quasi diciassette anni avevo assistito a tal cosa, neanche per noi streghe era una buona situazione.
« guardiamo il lato positivo, non ci dovremo preoccupare di mettere sassi in tasca per recarci a Mapo » feci notare sorridendo, Mapo era il centro di Lenden dove tutti gli studenti facevano i loro acquisti annuali e non solo, c’erano negozi di ogni tipo per esaudire ogni richiesta magica o normale. Carole scoppiò in una fragorosa risata mentre Max non mi stava proprio considerando, aveva lo sguardo fisso all’esterno della casa. Il pendolo scatto prendendomi alla sprovvista, erano già le sette e noi eravamo gli unici in piedi, forse c’era da preoccuparsi, di solito le pesti erano in piedi pronti a rompere le scatole a tutti.
Cacciai via quel pensiero e puntai curiosa lo sguardo verso l’esterno, qualcuno si era appena introdotto nel nostro vialetto, il mantello lo copriva quasi del tutto, riuscivo a vedere solo il naso rosso per colpa del freddo e una mano che stringeva il giornale, poteva essere solo una persona.
Mi alzai di scatto ed aprì la porta per far entrare il ragazzo.
« buongiorno Harry spero tu sia appena uscito » mi precedette la signora Morange accogliendo l’ospite, Harry alzò il viso per mostrare i sui meravigliosi occhi verdi luccicanti.
« si signora, c’era troppo vento, quando aprivo la porta venivo spinto in casa, così ho deciso di aspettare che tutto si calmasse prima di venire » posò il giornale sul tavolo e tolse con un solo gesto il mantello nero che lo ricopriva, i ricci scuri gli ricadevano sul viso leggermente umidi, mentre delle piccole fossette gli si formarono ai lati del viso quando mi sorrise.
« comunque buongiorno Harry, hai già fatto colazione ? » chiesi abbracciandolo forte, non lo vedevo da quasi una settimana ormai.
« buongiorno Ale e anche a te Max – disse rompendo l’abbracci e facendo un cenno con la testa al ragazzo che aveva ripreso a rimpinzarsi di cibo – sinceramente mi sono svegliato da poco e sono venuto subito qui, una settimana nel mondo umano non passano in fretta » esordì poggiando il gomito sulla mia spalla, lo faceva ogni volta che ci incontravamo, solo per far notare quanto lui fosse alto ed io no.
Harry Styles era forse uno dei pochi magni che faceva regolarmente viaggi tra il mondo magico e quello umano, la sua famiglia lo trascinava sempre con se, aveva viaggiato per tutta la Francia e in altri paesi di cui non conoscevo l’esistenza, non ero mai uscita dalla protezione magica, anche se molto spesso ne ero tentata, non credevo possibile ignorare un mondo tanto affascinante come quello dei Naturali, per questo mi facevo sempre raccontare tutto da Harry.
« prima che Alexis ti stenda di domande sul tuo viaggio nel mondo dei Naturali vorrei farti una semplice ed unica domanda, così poi potrete parlare liberamente... tua madre ha trovato Armen fuori dalle protezioni ? » chiese svelta Carole rubando un biscotto al cioccolato dal tavolo, quella settimana i genitori di Harry erano andati nel mondo Naturale per poter trovare un certo Armen, non sapevo molto su di lui, solo che tutti lo stavano cercando per poter capire cosa stesse succedendo al mondo magico.
« no signora l’abbiamo cercato in tutta la Francia, mio padre s’è spinto anche oltre ma niente, sembra introvabile quell’uomo, credo dovremo arrangiarci per questo strano tempo che minaccia l’intero mondo magico, non solo noi di Lenden » Carole mosse il capo in segno di assenso, non sapevo che anche le altre due fazioni magiche stessero patendo le nostre pene, quindi non eravamo gli unici, non sapevo se era una bene o un male. Non approfondì il discorso, ero troppo curiosa di sapere dove fosse stato Harry in una settimana al di fuori di Lenden.
« allora devi dirmi assolutamente cosa hai visto per primo, mi avevi detto che mi avresti scritto ma non l’hai fatto » lo rimproverai mentre versavo ad entrambi della cioccolata appena riscaldata, lui mosse i ricci divertito e mi lanciò uno sguardo sereno e compiaciuto.
« scusa e che ci spostavamo ogni giorno e non ho avuto molto tempo, comunque sono stato a Parigi e mentre i miei genitori facevano delle ricerche io mi sono appartato sulla cima della torre Eiffel uno dei monumenti più importanti di tutta la Francia, non puoi immaginare, la vista è perfetta da la su » gli si illuminarono gli occhi mentre ne parlava, doveva essere stata un’esperienza fantastica la sua che sarebbe piaciuta anche a me, peccato che non potessi.
Il ragazzo continuò a raccontare la sua esperienza mentre la signora Morange preparava altro cibo, il pendolo suonò e diede il buongiorno a Philippe il più piccolo di casa, aveva i ricci neri che gli coprivano il viso e il pigiama troppo grande per la sua statura da pigmeo.
Sfregò i pugni coperti dal cotone azzurro contro gli occhi per metterci bene a fuoco, aveva le guance rosse e gli occhi marroni semi chiusi per colpa del sonno e dei capelli, Max gli diede il buongiorno e la signora Morange gli mise sul tavolo il latte appena riscaldato.
Phil si arrampicò sulla sedia, per poi mettersi in ginocchio su di essa, era talmente basso da non arrivare neanche al tavolo, poggiò la testa nella mano destra mentre con quella libera prese il cucchiaio per bere, teneva gli occhi chiusi mentre le prime due cucchiaiate le diede fuori dalla tazza e allora si decise ad aprirli del tutto.
« adesso è meglio che vada, ci vediamo lunedì a scuola... colazione stupenda signora Morange a presto, ciao piccolo Phil e buona giornata » Harry si alzò in piedi e mi diede un abbraccio, fuori la neve stava continuando a scendere e forse prima di sera avrebbe ricoperto tutta Lenden, aprì la porta e lasciai che il ragazzo uscisse mentre alzava il cappuccio sui ricci.
Il pendolo suonò quattro volte, dicendo i quattro rispettivi nomi dei ragazzi mancanti all’appello, adesso eravamo tutti svegli, presero tutti posto a tavola mentre ognuno di loro teneva gli occhi puntati sui piatti e le bocche serrate.
Ogni Morange aveva i capelli neri come il carbone e ricci, la più grande delle figlie Danielle portava i capelli fino alle spalle e sembrava non li pettinasse mai per quanto fossero arruffati, aveva gli occhi azzurro ghiaccio come Phil e sua madre, si era messa a lavorare da qualche anno dopo aver finito la scuola ma da ormai un mese c’erano stati dei problemi ed era disoccupata, questo non era un bene per il bilancio finanziario della famiglia ma si tirava avanti come si poteva.
Pascal il secondo più grande dopo Danielle aveva finito la scuola solo due anni prima e per fortuna a fine settembre avrebbe preso servizio alla corte del re come addetto alla sicurezza del castello... una specie di tutto fare.
Io e Maxence non potevamo contribuire molto, in estate avevamo aiutato Carole ma niente di più, più che altro avevamo badato ai più piccoli di casa Chantal, Dominique e Philippe, erano delle vere pesti, avevano dato fuoco a tre sedie in un solo mese, per fortuna Chantal la più grande dei tre era una bambina molto cresciuta per avere solo tredici anni, ci aiutava molto spesso e si comportava da vera adulta.
Ovviamente non era la miglior cosa per una tredicenne comportarsi da adulta ma alcune volte serviva con delle pesti come Dominique e Philippe, alcune volte Max invidiava il nostro vicino Harry nonché migliore amico per essere figlio unico, io invece ero solo grata di avere una famiglia che mi sopportasse giorno dopo giorno senza detestarmi.
Il solito brusio che costeggiava il tavolo non era neanche cominciato quando il fuoco scoppiettò, il caminetto aveva attratto la nostra attenzione, le luci in casa erano calate e Max aveva tirato le tende della finestra, quando il caminetto scoppiettava tre volte di fila era il segnale che stavano per arrivare notizie per la famiglia da parte di qualche consigliere del re, molto di rado ne faceva il sovrano, era continuamente impegnato ed era normale non riuscisse a fare degli annunci anche se importanti. 
Nel fuoco si formo un piccolo varco da cui comparve un piccolo rotolo di pergamena che venne srotolato da delle mani che si erano formate con le fiamme. 
« Alla famiglia Morange con affiliazione della signorina Alexis Marie Le Querrec.
Sottoscritto consigliere Pierre Rachin vi informo che sono convocati a palazzo i figli dai sedici ai diciotto anni di ogni famiglia il giorno mercoledì cinque settembre alle ore otto e trenta del mattino, costei dovranno eseguire determinati ordini che verranno impartiti dal re in persona. 
Si prega di essere puntuali e di vestirsi in maniera adeguata ad un palazzo reale... Distinti saluti Pierre Rachin » le luci tornarono normali e la pergamena bruciò nel fuoco quando distogliemmo lo sguardo, la signora Morange stava guardando me e Max con aria seria e pensante mentre tutti riprendevano a mangiare.
Il re non ci aveva mai convocato a palazzo, specialmente noi giovani, in casa tra i sedici e i diciotto anni eravamo solo in due, Danielle aveva ventitre anni e Pascal venti, mentre i tre piccoli non arrivavano neanche a i quindici anni, io e Max ne avevamo sedici, quasi diciassette, quindi rientravamo nelle esigenze richieste.
« bene ragazzi, se il re vi vuole a palazzo ci sarà un motivo, domani e il cinque quindi dovremo in un giorno trovarvi tutto ciò che vi occorrerà per arrivare a palazzo, dovremo rispolverare i vecchi vestiti da ballo, Danielle mi darai una mano.
Alexis, Maxence voi dopo il pranzo verrete con me a Mapo e faremo il possibile per comprare i primi volumi scolastici e poi ci occuperemo di domani, Pascal tu ti occuperai dei più piccoli, io cercherò di capire cosa sta succedendo al palazzo » nessuno parlò, la situazione era così tesa che nessuno fiatava, neanche il piccolo Phil che aveva tre anni e non capiva molto della situazione, continuammo tutti quanti a consumare la nostra colazione mentre il fuoco continuava a riscaldare la stanza.
« io e Ale andiamo in camera, dobbiamo parlare » disse Max senza avvertirmi, alzai gli occhi dal piatto e guardai il ragazzo interrogativa, non era da lui lasciare prima del dovuto la tavola, specialmente dicendo una fandonia.
Pulì la bocca col tovagliolo per poi essere rapita dal ragazzo senza che potessi protestare, recuperai un biscotto mentre venivo tirata per un braccio, non capivo cosa volesse di tanto importante da rapirmi, salimmo le scale due a due senza aprire bocca.
L’ultima volta che mi aveva trascinato via così da tavole era stato due anni prima, quando sua madre aveva invitato a cena Josette Chabert e la sua famiglia, aveva una cotta per Josette da quando l’aveva vista a Mapo fuori dall’atelier di Madama Golder e quando l’ha vista sull’uscio della nostra porta era quasi svenuto.
« Max vuoi spiegarmi che ti prende ? » chiesi mentre chiudeva la porta della mia camera alle sue spalle, non avrebbe parlato finché non sarebbe stato sicuro che nessuno ci potesse sentire, prese una delle sedie messe sotto la mia scrivania, con un colpo di bacchetta liberò la finestra sul tetto dalla neve per poi aprirla.
Si mise seduto sul bordo appoggiandosi al vetro con una mano e porgermi l’altra per aiutarmi a salire, fuori i tetti erano già pieni di neve ed il paesaggio era un bel vedere con i fiocchi di neve che rendevano tutto bianco e candido, peccato che non fosse di buon auspicio la neve a settembre.
« non voglio andare al castello, mai il re aveva convocato dei ragazzini qui ce sotto qualcosa, diciamocela non siamo dei geni con la magia e i figli del re hanno molta più esperienza di noi, come i consiglieri » chiusi la finestra così da non far entrare la neve e mi misi seduta su un ramo che sporgeva fino al tetto.
« nessuno conosce i figli del re, forse sono delle frane e i consiglieri non sono un granché anche se hanno anni di esperienza, poi non sappiamo cosa voglia, se non ci presentiamo verranno le guardie a prenderci, quindi è inutile cercare scuse » dissi coprendomi per bene con la giacca di lana, faceva veramente freddo e i vestiti che avevo addosso non bastavano per tenermi al caldo.
« io non mi fido »
« non ti devi fidare, devi solo eseguire gli ordini, non sarai solo, qualsiasi cosa capiti puoi contare su di me per la fuga, promesso » alzò lo sguardo verso di me e mi sorriso un po’ preoccupato, i suoi occhi guizzarono in alto, era l’unico in casa ad avere un iride blu scuro e l’altro verde ed era questo che lo caratterizzava in mezzo a quell’ammasso di ricci neri che rasava sempre ai lati.
Alzai anche io lo sguardo al cielo e vidi qualcosa di strano, tra le nuvole volteggiava qualcosa di scuro, sembrava quasi un’ombra, mi alzai in piedi e feci piccoli passi sul tetto, mentre seguivo con lo sguardo la sagoma senza dettagli, non vedevo capelli scompigliati ne dettagli dei vestiti che indossava... ero sicura fosse una specie di ombra.
Feci ancora qualche passo per seguire meglio i suoi movimenti ma il piede mi andò a vuoto, Max urlò il mio nome e cercò di afferrarmi, ma era troppo lontano e non arrivò in tempo, strinsi gli occhi aspettando di schiantarmi al suolo ma rimasi sospesa a mezz’aria, lentamente aprì un occhio alla volta, Maxence mi stava guardando dalla sporgenza del tetto, la sua pelle rosea era diventata bianca e la sua bocca sottile era spalancata.
Non aveva la bacchetta in mano ne la mano sporta per fare qualche incantesimo, quindi non era stato lui a salvarmi, abbassai lo sguardo e vidi un ragazzo coperto da un mantello nero e la testa scoperta, non era Harry, aveva i capelli spettinati, corti e lisci, teneva la bacchetta in aria mentre si trovava nel mezzo della strada.
Alzai di nuovo lo sguardo Max era svanito, forse si stava precipitando nel giardino, anzi sicuramente lo stava facendo, intanto il ragazzo che mi aveva salvata si stava introducendo nel giardino, non riuscivo a vederlo bene ma ciò che mi importava era che non mi ero schiantata a terra.
Il ragazzo misterioso era ormai sotto di me e senza preavviso dissolse l’incantesimo e mi lasciò cadere, buttai un urlo stridulo pensando il peggio ma le sue braccia mi presero saldamente facendomi venire un colpo al cuore.
« grazie » dissi con il respiro affannato, Max stava arrivando da dentro casa urlando il mio nome, il ragazzo mi mise giù e non alzò mai lo sguardo verso di me, non mi sembrava di averlo mai visto a Lenden ne a Mapo.
« Alexis stai bene ? mi hai fatto prendere un colpo » Max mi si gettò praticamente addosso, abbracciandomi talmente forte da stritolarmi.
« si sto bene, a proposito com... – mi girai per ringraziare il ragazzo ma era sparito, non c’è n’era più traccia – che fine a fatto ? » chiesi quasi in modo retorico guardandomi intorno, in terra non c’erano impronte di scarpe, la neve era intatta, Max mi guardò per poi alzare le spalle, forse aveva fretta, guardai di nuovo il cielo, l’ombra era scomparsa o forse ero troppo lontana per vederla.
Sentì i piedi congelarsi, le ciabatte si erano inzuppate nella neve che si era accumulata a terra e la signora Morange da dentro ci stava facendo cenno di rientrare.


Tolsi le ciabatte fradice e chiusi la finestra della camera, non sarei più salita sul tetto per un bel pezzo, specialmente da sola, sciolsi la treccia e lasciai che tutte le foglie cadessero a terra, accesi la luce e mi misi ancora davanti allo specchio, i capelli viola mi arrivavano a metà schiena e la treccia gli aveva resi leggermente mossi.
La signora Morange ci aveva dato dieci minuti per cambiarci e raggiungerla fuori casa, non avevo molta voglia di uscire ma dovevamo aiutarla con i libri scolastici e non potevo tirarmi indietro, misi un paio di pantaloni neri a vita alta e una camicia bianca.
Chiusi la zip degli stivali ed infilai la bacchetta in uno di essi, legai il mantello nero e spostai i capelli su una spalla, non credevo di aver dimenticato nulla, massimo ne avrei fatto a meno, con una mossa della mano rifeci il letto e rimisi in ordine la camera, mentre le ultime cose venivano riposte uscì fuori, Philippe stava urlando al piano inferiore mentre Pascal lo pregava di fermarsi.
Chantal e Dominique stavano salendo le scale mentre in mano tenevano saldamente un quaderno vecchio e logoro, quando avevo chiesto cos’era avevano semplicemente risposto che era un diario personale, appuntavano ogni cosa che per loro fosse importante o speciale.
Carole stava già urlando i nostri nomi mentre io stavo scendendo gli ultimi tre gradini, il tavolo era già sgombro mentre nel soggiorno Pascal stava  lottando col piccolo Phil per tenerlo con i piedi per terra, era una vera peste, non perdeva tempo a levitare per tutta casa.
Alzai il cappuccio sulla testa e precedetti madre e figlio nell’uscire di casa, la neve ancora scendeva lenta e candida su Lenden mentre i bambini iniziavano a incappucciarsi per poter giocare con essa, la signora Styles era uscita i casa con in mano un grosso cestino, sembrava pieno i bottiglie i vetro e il suo sguardo furtivo mi fece intuire che era meglio se non mi intromettevo nei suoi affari.
I figli più piccoli della signora Barratier mi salutarono con un cenno della mano ed io ricambiai, non uscivano quasi mai in strada, ed ero stupita sua madre gli avesse permesso di giocare con la neve vista la salute cagionevole che si ritrovavano, preoccupata controllai casa, la signora Morange non era ancora uscita, questo significava che avevo ancora una decina di minuti o poco di meno.
Passai la strada di corsa guardando i due bambini che facevano un pupazzo di neve, la porta era stata lasciata leggermente aperta e da dentro non arrivavano spifferi di luce ne rumori che di solito si possono sentire in una casa abitata.
Estrassi dallo stivale la bacchetta ed abbassai il cappuccio per vedere meglio, la casa era avvolta nelle tenebre, le tende erano tutte chiuse, il fuoco spento e persino le candele non erano state accese, entrai nella casa, cercando di fare meno rumore possibile, nella sala non c’era nessuno, quindi mi spostai verso la cucina, ero un po’ in ansia, non mi era mai capitata una situazione del genere, appoggiai una mano sullo stipite della porta e sporsi il viso verso l’interno della cucina.
Un odore poco rassicurante di sangue e sudore mi investì quando inspirai l’aria, un’ombra era ripiegata sul pavimento, potevo vedere il viso della sua vittima... la signora Barratier.
Aveva gli occhi spalancati e bianchi mentre riuscivo a intravedere nell’oscurità la gola sanguinante, indietreggiai inorridita e il legno scricchiolo sotto il mio peso, l’ombra si drizzò in piedi e si voltò verso di me, rimasi ancora più allibita vedendo che non era colpa del buio se la persona mi sembrava un’ombra, quella cosa era un’ombra senza un padrone.
Iniziai a indietreggiare velocemente mentre le cosa non esitò a seguirmi, avevo la mente vuota, ero completamente nel panico ma in fondo con la luce un’ombra scompare. Impugnai saldamente la bacchetta e la puntai verso la strana ombra, inciampai in uno dei giochi dei bambini ma non persi la concentrazione e quando l’ombra fu abbastanza vicina feci illuminare la bacchetta.
Nello stesso momento i figli della signora Barratier spalancarono la porta facendo in modo che più luce invadesse la stanza, l’ombra sparì di colpo dissolvendosi nel nulla mentre la signora Morange mi stava aiutando a rialzarmi.
« Alexis cosa è successo ? » chiese sconcertata la donna, non le risposi, ero ancora sotto choc, i bambini stavano per andare nella cucina ma con un urlo li fermai.
« andiamo fuori, Carole controlla la cucina, voi due venite con me, vi offro dei biscotti » presi i due gemelli per la mano e li trascinai fuori mentre riuscì ad intravedere il viso della signora Morange sbiancare, non era mai capitata una cosa del genere ed io non avrei mai voluto assistervi.
La signora Barratier era morta in circostanze misteriose, lasciando due bambini ed un figlio grande orfani, io ero l’unica testimone ed ero sicura che quello era solo l’inizio dei miei futuri guai.

 


Buon pomeriggio
Ecco la nuova Fan Fiction che vi avevo anticipato sulla pagina di facebook di cui trovate il link QUI, allora siamo solo al primo capitolo ma spero vi interessi abbastanza da seguirla, come avete potuto notare sarà una storia Fantasy, non fatevi ingannare dalle apparenze, non sarà nulla di infantile, qui potete trovare il TRAILER, è il primo che faccio, quindi spero vi incuriosica un po'.
Non so che altro dire, spero vi piaccia, che la recensiate e che vi appassioni fino alla fine, io ci metterò tutto il mio impegno per renderla perfetta, detto questo vi lascio alla visione del Trailer o alla lettura se ancora dovete leggere.
Vorrei anche aggiungere che dedico questo capitolo a chi mi segue fin dall'inizio e chi mi sostiene sempre, siete tutte fantastiche, vi lascio con il link del gruppo adesso o veramente finito... un bacio e graie per aver sprecato dei minuti preziosi del vostro tempo per leggere al prossimo capitolo.
  
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