Era l’ultima notte. Poi tutto sarebbe cambiato, poco ma sicuro. Dopo aver dato un’occhiata alla culla del piccolo Trunks, socchiuse la porta e si incamminò verso la sua stanza. Stava camminando lenta e cercando di essere il più silenziosa possibile, quando vide un’ombra scura sulla terrazza. Uscì dalla portafinestra, scoprendo la figura del saiyan appoggiata alla balaustra, lo sguardo assorto nel guardare il panorama davanti a lui. L’aria fredda la colpì in pieno volto. Incrociò le braccia attorno a sé come a proteggersi e si avvicinò cauta.

“Ciao” disse piano, la voce appena udibile.

“Ciao.” Tempo fa non l’avrebbe degnata di una risposta, ora invece… Anche se era solo un saluto secco, senza enfasi.

“Che ci fai qui?” Chiese, accostandosi accanto a lui e poggiando i gomiti sul balcone.

“Niente di che…” Rimasero in silenzio per un po’. I loro respiri a fare da contorno, mentre la città sotto di loro dormiva, per la prima volta ben conscia di ciò che avveniva sul loro amato pianeta. Decise di interrompere quella quiete apparentemente calma, ma per lei tagliente come una lama. Si sporse verso l’uomo accanto a sé e parlò.

“Non abbiamo parlato molto da quando sei… Tornato.” Il suo sguardo era fisso sui lineamenti dell’uomo affianco a lei. Lui si strinse nelle spalle.

“Mi stai evitando o è solo una coincidenza?” Sapeva di essere sfacciata ma era l’unica possibilità che le rimaneva.

“Entrambi. Credo.” Ad occhio esterno poteva sembrare freddo, ma non per lei. Lei capiva il suo atteggiamento.

“Per domani sarà tutto finito. Nel bene e nel male.”

“Già…” La voce era meno forte e decisa.

“Sembri tranquillo” disse mentre si avvicinava un po’ di più.

“Anche tu.” Finalmente si volse a guardarla. Non poté non pensare a quanto fosse ancora più bella, di quando l’aveva lasciata. Stupidi sentimenti umani.

“Beh, sarà comunque tutto finito, no?” Annuì, mentre i suoi occhi tornavano a guardare di fronte a sé.

“Non hai paura di morire? O di perdere i tuoi amici?” La domanda uscì prepotente dalle sue labbra, prima di poterselo impedire.

“Sì, certo. Ma che potrei fare? Attendere impaurita?” Lui mosse la testa in segno di diniego mentre un sorriso beffardo si fece strada sul suo volto. Non era proprio da lei. In fondo, era questo suo atteggiamento combattivo ad averlo attirato, fin dall’inizio. “E tu?” Chiese poi lei con un sorriso rilassato.

“Ti sembro il tipo che ha paura?” Si volse un’altra volta. Non era stato scontroso o arrogante nella richiesta. Solo incuriosito. Davvero pensava che avrebbe avuto paura come un insulso essere umano?

“No… Ma avrei voluto saperlo e non intuirlo” I loro occhi si incatenarono.
Non seppero quanto tempo rimasero così. Forse ore. Forse minuti. O magari solo pochi secondi. Il primo a ridestarsi dal momento fu lui. Si girò verso l’interno dell’abitazione e iniziò a incamminarsi. Arrivato davanti alla portafinestra, si fermò, le spalle ferme, senza voltarsi.

“Non ne vale la pena.” Disse semplicemente, riprendendo poi la sua strada, lasciandola sola.

“Forse non per te, ma per me sì.” Era solo un sussurro il suo, che volò oltre quel balcone, con una semplice folata di vento.