Fanfic su artisti musicali > Emblem3
Ricorda la storia  |      
Autore: thedgeofbreakingdown    05/01/2014    5 recensioni
"Quando?" domandò, la voce salda, i pugni stretti lungo i fianchi cercando di metabolizzare ciò che la sua Kate gli aveva appena detto.
"Fra due giorni" rispose lei, gli occhi azzurri colmi di pianto, la mano che stringeva quasi convulsamente la cinghia della borsa mentre il suo corpo rimaneva inesorabilmente bloccato al centro del salotto di casa Stromberg, un salotto che dopo due anni le era familiare tanto quanto la sua casetta in periferia.
Wes si tolse il cappellino grigio con la visiera larga e nera, lo stesso che gli aveva regalato Kate un paio di mesi prima per il suo compleanno, per passarsi una mano tra i capelli castano chiaro che gli ricadevano disordinatamente sulla fronte. Respirò forte e inchiodò gli occhi di un colore che era ancora da definire, in quelli azzurri della sua ragazza.
Si guardarono per un po', quasi incapaci di non farlo e, "sono quasi tremila miglia" sospirò Wes, la voragine che aveva nel petto che si stava allargando sempre di più.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Wesley Stromberg
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


"Cosa vuol dire che te ne devi andare?" aveva ripetuto Wesley, quasi sperando che ciò che gli aveva appena detto la sua ragazza fosse un'invenzione delle sue orecchio, quasi sperando che tutto quello fosse un sogno.
Kate si passò una mano tra i capelli castano scuro e lunghi fino alla vita, chiedendosi perché fosse tutto così terribilmnte complicato, chiedendosi perché il padre avesse deciso proprio in quel momento di trasferirsi nel Maine, così schifosamente diverso dalla sua bellissima e caotica Los Angeles, "Vuol dire che mio padre ha avuto una buona opportunità di lavoro laggiù e trasferisce tutta la famiglia"
"Quando?" domandò, la voce salda, i pugni stretti lungo i fianchi cercando di metabolizzare ciò che la sua Kate gli aveva appena detto.
"Fra due giorni" rispose lei, gli occhi azzurri colmi di pianto, la mano che stringeva quasi convulsamente la cinghia della borsa mentre il suo corpo rimaneva inesorabilmente bloccato al centro del salotto di casa Stromberg, un salotto che dopo due anni le era familiare tanto quanto la sua casetta in periferia.
Wes si tolse il cappellino grigio con la visiera larga e nera, lo stesso che gli aveva regalato Kate un paio di mesi prima per il suo compleanno, per passarmi una mano tra i capelli castno chiaro che gli ricadevano disordinatamente sulla fronte. Respirò forte e inchiodò gli occhi di un colore che era ancora da definie, in quelli azzurri della sua ragazza.
Si guardarono per un po', quasi incapaci di non farlo e, "sono quasi tremila miglia" sospirò Wes, la voragine che aveva nel petto che si stava allargando sempre di più.
Kate si morsicò il labbro inferiore e pieno nel tentativo di trattenere le lacrime, nonostante una riuscì a rigarle la guancia prima che lei potesse impedirlo. Wes gliela asciugò con il pollice, sporgandosi un po' verso di lei, com'era solito a fare quando vedeva la sua ragazza piangere.
Kate era andata lì con l'intento di passare un bel pomeriggio con Wesley, e solo a fine serata, dargli quella notizia che era certa, gli avrebbe spezzato il cuore esattamente come aveva fatto col suo. Non che Kate non ci fosse abituata, per il lavoro di imprenditote del padre era logico trasferirsi, quello a Los Angeles era almeno l'ottavo in diciassette anni di vita ed aveva imparato a non affezionarsi alle persone perché, si sa, più sono coloro che ami e più hai da perdere, ma poi, tra i corridoi della sua scuola, aveva incrociato gli occhi castani vicino alla pupilla e poi verdi di Wesley, aveva notato il suo sorriso perché, il sorriso e gli occhi erano la prima cosa che Kate notava in un ragazzo, ed era stava rapita prima che se ne potesse rendere davvero conto.
Dopo un mese di conoscenza nell'aula di biologia e matematica, erano iniziate le prime uscite, Drew e Keaton annessi.
Iniziarono le prime cene tutte assieme dove lei si sentiva un po' la sorellina piccola di turno, ma essendo figlia unica, tutte quelle attenzioni non le erano mai dispiaciute.
Iniziarono i pomeriggi passati a casa a bere cioccolata calda e guardare "Le pagine delle nostra vita" e "Noi Siamo Infinito" solo perché erano i suoi film preferiti.
Iniziarono le uscite tra lei e Wes, una volta perché Keat aveva la febbre e la seconda perché Drew era impegnato con quella ragazza carina che faceva inglese con lui.
Iniziarono i primi baci rubati che portarono dopo due settimane a un fidanzamento vero e proprio tra due ragazzi sui quali nessuno avrebbe mai scommesso nulla.
Kate e Wes iniziarono a piacersi sempre e inesorabilmente di più.
Kate iniziò a diventare parte di quella speciale famiglia che Wesley, Drew e Keaton formavano tutti assieme.
Kate inziò ad affezionarsi troppo a Keat il suo abbraccio-boy, Drew il suo migliore amico in pochissimo tempo e Wes, il suo ragazzo, che le era entrato anche fin troppo sotto la pelle.
Kate lo sapeva che si sarebbe fatta male, Kate lo sapeva che quella fantasia che stava vivendo era fin troppo bella e perfetta perché potesse durare a lungo, ma non ci aveva pensato per molto. Dopo un anno, non si erano ancora trasferiti e lei stava iniziando a sperare che Los Angeles sarebbe divenuta la sua vera casa per tutta la vita perchè, alla fine, Kate non aveva mai avuto davvero una casa.
Sembrava che nella vita di Kate e Wes ci fosse finalmente il ciel sereno quando il primo fulmine aveva rotto quella perfezione, fin troppo precaria seppur meravigliosa per entrambi.
"Ci trasferiamo" le aveva detto il padre a cena, una settimana prima che lei andasse a parlare con Wes. Anche a lui faceva male, alla fine, era impossibile non innamorarsi di Los Angeles e anche lui, come la mamma, sperava di mettere radici ma, "è stato il mio capo. Vuole che andiamo nel Maine a tempo indeterminato.. mi dispiace piccola" e al fulmine si era aggiunta la pioggia e un accenno di terremoto. Kate aveva evitato Drew e Keat, Wes in particolare, quasi nella speranza che non avrebbe mai dovuto dare quella notizia, in un modo o nell'altro, ma alla fine, a due giorni dalla partenza, aveva deciso che era l'unica cosa logica da fare.
Le lacrime di Kate aumentarono e le mani attaccarono a tremare convulsamente, facendole cadere anche la borsa dalla spalla.
"No no no, piccola, no" mormorò Wesley stringedola tra le braccia, stringendo il piccolo corpo della sua ragazza quasi cercando di darle quel po' di forza che gli era rimasta, dopo che la notizia del suo trasferimento gliela aveva prosciugata, "Va..va tutto.. va tutto bene" le baciò il capo innemurevoli volte mentre lei continuava a piangere, "Abbiamo superato tanto, riusciremo a superare anche questa.. non saranno tremila miglia a dividerci, giusto?" fece, più a sè stesso che a Kate che continuava ancora a piangere, anche se un po' meno rispetto a prima.
Kate scosse la testa, le lacrime che tornarono ancora più numerose di prima mentre si scostava con forza dal rifiugio caldo che erano le braccia di Wes, "no, non è vero che va tutto bene! Va tutto male, cazzo! Va tutto di merda!" gridò, gli occhi azzurri rossi per il pianto, la voce furiosa e triste assieme. "Sono stanca, Wesley, sono stanca di trasferirmi ogni volta, non ne posso davvero più! E' troppo per me! Ho bisogno di un posto da chiamare casa, ho bisogno di un posto fisso!" gesticolò forte mentre le lacrime tornavano a rigarle copiose le guance, "Sono stanca di cambiare più case di chiunque altro, sono stanca di tutta questa merda! Sono stanca perché non ce la posso fare senza te, Drew e Keat, non ce la posso fare e non posso fare nulla per impedire tutta questa merda! NIENTE!" gridò, mentre Wes la guardava inerme, senza sapere cosa fare, ma alla fine, cosa avrebbe potuto fare davanti a una dura verità come quella?
Si guardarono un'altra volta negli occhi prima che il telefono di Kate iniziasse a squillare. Lei si affrettò a prenderlo dalla stanza posteriore dei jeans chiari che indossava e tirò su col naso sperando che la sua voce non uscisse rotta dal pianto, "Pronto?" rispose, il tono saldo seppur le mani stessero tremando. Annuì, "d'accordo, sono da Wesley, un quarto d'ora e arrivo" e senza neanche salutare, chiuse la conversazione e si rimise il telefono in tasca. "Era mia madre" disse, rispondendo alla muta domanda del suo ragazzo, "vuole che vada a casa a fare gli ultimi bagagli. Dopo domani parto, spero di riuscire a salutarti" cercò di essere il più distaccata possibile e Wes chinò il capo osservando il cappellino che era finito a terra quando aveva abbracciato Kate, "Ci vediamo" e quando fece per uscire, Wes la tirò per il braccio, premendo dolcemente le labbra sulle sue.

Kate lasciò casa Stromberg e quando Wes fu certo che fosse abbastanza lontana, liberò l'urlo che tratteneva nel petto da quando aveva ricevuto quella schifosa notizia e perse totalmente il controllo di sè. Si voltò per dare un calcio al divano che aveva alle spalle e poi diede un pugno al muro, abbastanza forte perché potesse aprirsi le nocche e non sentire il dolore. Gridò ancora dando un calcio a quel vaso che lui e Keat odiavano ma che la loro madre amava con tutta sè stessa. Il calcio fu abbastanza forte perché potesse gettarlo a terra, rompendolo con un gran fragore. Si voltò per dare una ginocchiata al mobile in legno antico che aveva vicino e neanche quella volta si preoccupò del dolore, mentre la rabbia era più forte di quanto si sarebbe mai aspettato.
Andò in cucina dando un altro pugno al muro e prese il primo piatto in porcellana che trovò sul tavolo, scagliandolo a terra e rompendolo senza ripensamenti, mentre afferrava il vaso trasparente con i fiori e lo lanciava vicino al piatto, vittima della sua rabbia.
Strappò la tovaglia via dal tavolo, buttandola a terra con un urlo più di disperazione che di rabbia, talmente forte che non sentì neanche la risata di suo fratello mentre leggeva un messaggio divertente che gli era appena arrivato sul telefono.
Scagliò una cornice che ritraeva la madre e il padre il giorno del matrimonio con un ringhio, contro al muro, rompendo il vetro in mille pezzi mentre Keat grugniva, cercando di capire che diavolo stesse succedendo. Lasciò il telefono e le chiavi di casa sul mobile che, a sua insaputa, il fratello aveva preso a ginocchiate e andò verso la cucina, mettendosi le mani tra i capelli ricci.
"Ma che diavolo stai facendo?" urlò al fratello e correndo verso di lui per togliergli il bicchiere di vetro che aveva nella mano destra e che era già pronto a lanciare.
"Lasciami stare!" gridò Wes cercando di prendere qualcos'altro da rompere mentre di dimenava tra le braccia di Keat che grugniva nel tentativo di tenerlo più fermo.
"cazzo, Wes fermo!" urlò il minore, "perché stai facendo così?"
E fu a quel punto che la rabbia si trasformoò in tristezza, tristezza allo stato puro, talmente tanta che Wes non fu più abbastanza forte da poter trattenere le lacrime e crollò a terra sostenuto dal fratello, "Kate va nel Maine" pianse, "Kate si trasferisce nel Maine".
Keat si prese un paio di secondi per elaborare la notizia e poi scacciò il pianto, consapevole di dover essere quello forte tra i due. Strinse il fratello, forte come mai aveva fatto in sedici anni di vita e "merda" mormorò mentre Wes si aggrappava alla sua maglietta bagnandogliela di lacrime.
***
Kate era da sola a casa. I genitori erano andati a una cena organizzata da quegli amici che si erano fatti in due anni, ma lei si era rifiutata. Avevano insistito parecchio, ma non ne aveva voluto sapere, assolutamente. Non era in vena di fingere sorrisi, non ne aveva assolutamente voglia e, ne era certa, non ne valeva più la pena.
Per un attimo, aveva anche pensato che sarebbe potuta rimanere a Los Angeles per l'università, ma come aveva proposto quell'idea ai genitori, loro l'avevano velocemente smontata, affermando che l'avevano già iscritta in una locale del Maine.
Bella merda, aveva pensato e così, anche l'ultima possibilità di stare con Wes era svanita nel nulla.
Si sedette sul letto e osservò le pareti verde chiaro e vuote di quella che era, per l'ultima notte la sua camera. Le lacrime le rigarono le guance alla vista di quelle pareti spoglie, ricche soltando il giorno prima di foto e poster, alla vista della scrivania piena zeppa di libri, diari e dediche di Wes, adesso vuota e anonima, com'era quando l'aveva comprata.
Si sdraiò sul letto matrimoniale, sognando un posto da chiamare casa, un posto dove ci sarebbe stata per sempre, un posto dove avrebbe potuto affezionarsi alle persone senza correre il rischio di ferirsi e di avere cicatrici. Fissò il soffitto bianco sistemandosi la lunga treccia castana sulla spalla sinistra e sorrise al ricordo di quando Drew si era offerto di fargliela una notte, assicurandole che la faceva sempre alla sorella.
Avevano dormito sulla spiaggia quella notte, lei in tenda con Wes, ovvio e la mattina dopo si erano svegliati facendo il bagno nell'oceano pacifico e Kate aveva potuto giurare a sé stessa di non aver mai passato notte così bella. Anzi, la sua prima volta con Wes era stata senza dubbio la notte perfetta, in cima alla lista delle notti perfette, e anche se poi si era ripetuto svariate volte, i ricordi dei primi sospiri legati assieme, delle dita intrecciate e dei corpi che diventano una cosa sola, erano vividi nella sua mente, anche a distanza di molti, moltissimi mesi. 
Le lacrime le bagnarono le orecchie e lei si affrettò ad asciugarle pensando alle chiamate di Wes che aveva rifiuto e ai messaggi di Drew e Keaton che non aveva letto. Per lei era meglio così, non era mai stata brava negli addii, e vederli l'avrebbe fatta soffrire ancora di più. Kate stava già abbastanza male di suo, guardare quegli occhi e quei sorrisi così familiari l'avrebbe fatta definitivamente cadere in quella voragine che era la depressione e non ce l'avrebbe fatta a superarla da sola, assolutamente no.
Ovvio, si sentiva terribilmente in colpa, e non solo per aver evitato chiamate e messaggi, ma per aver persino evitato i suoi sentimenti nei confronti di Wes, quel 'ti amo' seppellito infondo al petto di entrambi che non sarebbe mai saltato fuori perché era fin troppo tardi, ormai.
Il campanello suonò una volta, portandola violentemente alla realtà e diede le spalle alla porta, decisa a non aprire e di crigiolarsi nel dolore fino alla mattina dopo. Per un attimo quell'aggeggio infernale non la disturbò, ma poi riprese più insistentemente di prima e Kate buttò le gambe giù dal letto sbuffando infastidita.
Si sistemò la maglietta grigia che portava e gettò un'occhiata al temporale fuori dalla sua finestra, sperando che chiunque fosse venuto a rompere, fosse almeno venuto con una macchina. "Arrivo!" gridò all'ennesimo suono del campanello e corse fino alla porta, aprendola velocemente. Ciò che si ritrovò davanti le mozzò il fiato, di netto.
Wes era davanti alla sua porta, la felpa larga e che lei aveva indossato tremila volte, completamente bagnata, così come il cappellino e i pantaloni calati sui fianchi.
" Wes ma che.. " provò a formulare, ma lui la precedette, entrando in casa senza molti complimenti e chiudendosi la porta alla spalle furioso.
"Wes ma che" scimmiottò lui levandosi felpa e cappellino lasciandoli a terra e passandosi una mano tra i capelli bagnati, "La cosa giusta da dire, Kate, sarebbe:'Wes, mi dispiace per aver evitato le tue chiamate e i tuoi messaggi tutto il giorno'" alzò la voce appena lei tentò di interromperlo e fece un passo verso la ragazza che indietreggiò lievemente intimorita, non l'aveva mai visto così furioso, " 'Wes, mi dispiace per averti fatto stare in pensiero', 'Wes, mi dispiace non aver pensato neanche un minimo a come potresti stare tu', 'Wes, mi dispiace non essermi fatta sentire dopo che sono stata una settimana evitando chiunque" urlò gesticolando e avvicinandosi ancora di più a Kate, gli occhi colmi di lacrime che già minacciavano di cadere e rigarle le guance, " 'Wes, mi dispiace per esser stata un'emerita idiota, mi dispiace davvero tanto' " e quando stava per continuare, la voce alta e rotta dal pianto di Kate lo interruppe.
"Fanculo, Wes! Tu non hai neanche idea di come sto io, neanche un'idea di quanto sto male e di quanto vorrei che tutta questa merda non la stessi vivendo! Qui ho tutta la mia vita, hai idea di quanto sia difficile per me?!" gridò, le lacrime inarrestabili e gli occhi rossi.
Wesley si impose di non cedere, di dar retta alla rabbia, ancora per un po', " e tu hai solo idea di come sto io, eh Kate? Ne hai la più pallida idea, per caso? Ci hai pensato a me, almeno per un secondo quando hai deciso di ignorare tutte le chiamate e i messaggi? Ci hai pensato, razza di stupida?"
"Non mi chiamare stupida!"
"Ti chiamo come mi pare! Anche stronza e testa di cazzo se è necessario! Kate io sto cadendo a pezzi ma tu non ci hai pensato neanche per un millesimo di secondo, non è così?" tuonò facendola nuovamente indietreggiare e piangere un po' di più, "Hai idea di come sto io, Kate? Hai idea di quanto sei importante per me? Hai idea che tu sei tutta la mia vita? Che ho lottato per averti e adesso, un fottuto contratto di merda ti sta portando via da me? Io sto morendo, Kate, sto morendo perché senza di te non riesco a vivere, non adesso che ho capito quanto sei importante!" Wes diede un pugno al muro, aprendosi quelle ferite che si era procurato il giorno prima e facendo indietreggiare Kate verso il muro, intimorita da quello che era diventato il suo ragazzo, "Io ti amo, razza di idiota! Ti amo e non hai idea di quanto anche per me sia difficile tutta questa situazione, non hai idea di come sarà anche la mia vita senza te al mio fianco!"
L'aveva detto.
Quelle tre paroline magiche erano state pronunciate e Kate sbarrò gli occhi azzurri tirando su col naso e cercando di metabolizzare il milione di sensazioni che quelle tre paroline le avevano procurato.
Wes buttò la testa all'indietro con un sospiro e poi inchiodò lo sguardo in quello della sua ragazza, avvicinandosi a lei e prendendole il viso bagnato di lacrime tra le mani.
"Io ti amo, Kate Miller. Ti amo più della mia stessa vita e non ce la posso fare senza di te, non ci riesco" mormorò a pochi centimentri dal viso della sua ragazza che aveva ripreso a piangere, stavolta non più per paura, "Mi hai detto che volevi un posto da chiamare casa.."
Ma Kate lo interruppe scuotendo la testa, "Tu sei la mia casa" sussurrò, "lo sei sempre stato, solo che non l'avevo ancora capito" e poi si sporse verso di lui, premendo le sue labbra piene su quelle del suo ragazzo, aggrapandosi alla sua maglietta bagnata, quasi fosse un appiglio a tutte le emozioni che quel bacio, seppur casto, le stava facendo vivere.
Wes la attaccò al muro indietreggiando lentamente e chiese il permesso alla sua bocca gentilmente, passandole la lingua nel suo labbro inferiore. Chiese un permesso che non gli venne negato poiché Kate aprì la bocca lasciando che le loro lingue potessero lentamente giocare e accarezzarsi assieme com'erano sempre abituate a fare.
Le mani di Wes andarono ai fianchi magri della ragazza accarezzandoli cauti e provocandole un trilione di brividi, troppo forti perché lei non potesse gemere sulle sue labbra, accarezzadogli il petto e poi intrecciandogli le dita dietro al collo.
La casa era silenziosa se non fosse stato per gli schiocchi dolci dei ripetuti baci e per il temporale fuori dalla finestra, ma a nessuno dei due ragazzi importava davvero. Wes le morsicò dolcemente il labbro inferiore e Kate sorrise mentre le mani del ragazzo andavano a sollevarle la maglietta aderente che portava e interrompendo quei baci infuocati solo per sfilargliela e lasciandola in reggiseno blu scuro.
Wes le attaccò gentilmente il collo mentre Kate chiudeva gli occhi e lo inarcava verso destra per lasciargli più spazio mentre i brividi sul suo corpo aumentavano, mentre la lingua, i denti e i baci di Wes lasciavano segni su quel punto sensibile appena sotto la mascella che la faceva inevitabilmente gemere ogni volta.
Kate affondò le mani tra i suoi capelli mentre soffocava gemiti a bocca chiusa e faceva sorridere il ragazzo, che continuò, passandole una mano sulla bassa schiena, abbastanza vicina al sedere perché le potesse toccare l'orlo dei pantaloni grigi di tuta che portava. A quel punto, le mani di Wes le andarono sul sedere mentre la bocca continuava la tortura più dolce del mondo su quella della sua ragazza e senza che neanche loro potessero accorgersene davvero, talmente impegnati a baciarsi com'erano, le gambe di Kate andarono ad allacciare i fianchi stretti di Wes e si ritrovarono sul letto della ragazza, lui tra le gambe di lei, puntellato sui gomiti per non pesarle troppo.
Le mani piccole di Kate andarono alla maglietta larga del ragazzo e gliela sfilarono lentamente senza che il contatto visivo, facilitato dalla luce dei lampi nonostante la sua stanza fosse avvolta nella penombra, potesse essere interrotto. Wesley le baciò il collo scendendo poi ai piccoli seni imbottigliati nel reggiseno scuro e arrivando poi alla vita, sfilandole piano e lentamente, facendola quasi morire, i pantaloni di tuta dalle cosce, baciando ogni porzione di pelle che veniva lentamente scoperta.
Kate si ritrovò a gemere piano e ad inarcare la schiena per far sì che il reggiseno venisse sganciato, e Wes arrivò lentamente al rigonfiamento del gangetto, aprendolo facilmente e tornando a baciare le labbra un po' arrossate della ragazza. La liberò di quell'indumento assolutamente superfluo dalle braccia e lei gli sorrise, affondandogli una mano nella nuca e sporgendosi verso di lui per dargli un leggero bacio a stampo.
Wesley si tolse facilmente di pantaloni e boxer e quando levò le mutande anche a Kate, la osservò con un mezzo sorriso mentre lei ridacchiava, "Wes.." chiamò prima che lui potesse entrare delicatamente in lei com'era solito a fare, "Io ti amo" e il sorriso del ragazzo si allargò ancora di più prima che si potessero baciare ancora e prima che lui potesse entrare in lei, divenendo una cosa sola.
Le mani di Kate strinsero forte le coperte mentre le spinte si facevano più veloci, mantenendo comunque la dolcezze tipica di Wes e mentre i sospiri diventavano la colonna sonora di quella camera che i ragazzi si erano preoccupati di chiudere a chiave.
Si unirono diventando una cosa sola, si unirono lasciando che il temporale potesse fare da sottofondo a quello che era un giovane amore ricco di speranze e promesse del futuro che non si sarebbero mai infrante del tutto, neanche dopo un trasferimento a quasi tremila miglia di distanza. 
Nessuno dei due ragazzi ci pensò sul serio, i pensieri li lasciarono altrove, fuori da quella che era diventata la stanza simbolo del loro amore del, forse della loro ultima volta insieme, forse dell'ultima volta che si sarebbero potuti toccare, baciare, respirare e amare.
Erano entrambi convinti che il loro amore avrebbe potuto superare qualsiasi cosa, persino quella distanza bastarda che si era decisa, che si era imposta tra loro due rovinando progetti per il fututo su una casa assieme e la piscina. Rovinando quei progetti per il futuro e quelle promesse mentre si univano sotto le lenzuola leggere della stanza di Wes, magari.
Vennero assieme, soffocando il respiro più forte con un bacio infuocato e poi Wes le crollò affianco, prendendo il corpo leggero di Kate che si accoccolò dolcemente al suo petto.
"Ti amo" le confessò ancora lui mentre lei sporgeva per baciarlo sulle labbra arrossate e un po' stanche.
"Ho sempre sognato un posto da chiamare casa, tu sei la mia casa Wesley Stromberg, lo sarai sempre"
E poi si baciarono ancora.
***
I saluti all'aeroporto erano stati traumatici per tutti.
Kate non aveva fatto altre che piangere mentre prima Drew e poi Keaton la accoglievano tra le loro braccia, sussurrandole che tutto sarebbe andato bene, che il legame che stringeva tutti e quattro era più forte di tutte quelle miglia di distanza, ma andiamo, come poteva crederci sul serio quando il suo mondo stava crollando inesorabilmente a pezzi.
L'abbraccio con Wes era stato il più lungo, il più caldo e il migliore che avesse mai dato e ricevuto. Si sentì a casa per l'ennesima volta e lasciarlo andare, guardarlo attraverso le porte trasparenti dell'imbarco, fu più difficile di quanto avrebbe mai pensato, mentre la voragine che aveva nel petto si allargava sempre di più, divorandola.
Erano due mesi che Kate si era trasferita nel Maine assieme ai genitori. Si era rifiutata di conoscere persone nuove, persino di veder ela città. Il suo cuore rimaneva bloccato a Los Angeles assieme tra ragazzi che riuscivano a farla sorridere più che mai, anche attraverso la connessione un po' scadente di skype.
Kate ad andare avanti non ce la faceva e anche se così, forse era peggio, non aveva mai interrotto la sua relazione con Wes. Anche volendo, non ce l'avrebbe mai potuta fare.
Wes era stato il suo primo appuntamento, il suo primo bacio, la sua prima volta e il suo primo vero amore, non sarebbe mai riuscita a lasciarselo alle spalle, anche volendo.
Doveva ammetterlo però, nel Maine non si stava così male, la casa era enorme, su quattro piani e la sua camera era in soffita, dove aveva la vista di tutta la città e poteva persino salire sul tetto e vedere le stelle. Ci andava ogni sera, si abbracciava le ginocchia e parlava al telefono con Wes per ore, mentre il fusorario non disturbava nessuno dei due ragazzi.
Si erano promessi di vedersi per natale e Kate era già un po' nervosa perché quel giorno sarebbero iniziati i suoi corsi all'università e lei non era decisamente pronta per affrontare tutto quel casino da sola.

Non era molto lontano da casa, forse solo una ventina di minuti a piedi e a lei andava benissimo così, era decisamente meglio così. Le piaceva camminare, soprattutto la mattina presto, quando l'aria fresca le accarezzava la pelle e le mani che stringevano i libri al petto.
Varcò la soglia dell'edificio senza guardarlo davvero e si diresse in segreteria, gli auricolari infilati nell'orecchio, lo sguardo basso per non vedere tutti quegli amici che si stavano ritrovando, quegli abbracci di cui le aveva tanto bisogno ma che non avrebbe mai potuto dare. Sbuffò appena vide la fila di tre studenti davanti al bancone dove dietro sedeva una signora abbastanza corpulenta per fare due di lei e si tolse il telefono della tasca appena vibro. Guardò il messaggio sullo schermo e sorrise:

"Non fare il broncio, piccola, sorridi, è il tuo primo giorno. Wes xx"

Sorrise, chiedendosi come facesse lui a sapere ch non stava sorridendo, ma probabilmente la conosceva abbastanza bene da sapere che stava facendo.
Si infilò il telefono nella tasca posteriore dei jeans e batté con una gamba a terra aspettando che arrivasse a lei mentre Selena Gomez ci dava dentro nei suoi auricolari.
Se li sfilò solo quando si accorse che mancava una persona prima di lei e tornò a stringersi i libri al petto, un'ansia crescente che partiva dallo stomaco e che saliva fino a bloccarle di tanto in tanto il respiro.
Stava riniziando tutto daccapo e non ne poteva seriamente più.
Sbuffò di nuovo quando qualcuno le posò una mano sulla spalla, "Mi sai dire dov'è la segreteria?" domandò una voce talmente familiare da farla bloccare lì sul posto mentre il fiato si mozzava del tutto e lei si irrigidiva totalmente. Quella voce, quella mano che l'aveva accarezzata e consolata innumerevoli volte.. no, non era possibile. Wes non poteva essere davvero lì e sicuramente quello era un ragazzo con la voce simile, si disse. Sospirò preparandosi a rispondere prima che il ragazzo potesse parlare ancora, "Allora piccola, è davvero maleducazione non rispondere quando qualcuno ti fa una domanda, sai?" scherzò il ragazzo e in quel momento, Kate si pietrificò totalmente mentre i libri le cadevano a terra per la sorpresa. Si voltò di scatto incrociando gli occhi vispi di Wes e sbarrò i suoi azzurri indecisa se iniziare a piangere, o piangere solo dopo che lo avesse abbracciato. Lui allargò le braccia, il sorriso che gli abbelliva il volto, "Piacere" gli porse la mano, "sono Wesley Stromberg, mi sono trasferito qui per la mia ragazza che non si è ancora decisa a salutarmi come si deve, ti sembra costretto?" domandò divertito mentre gli occhi di Kate si riempivano di lacrime.
Le parole le si bloccarono in gola e a quel punto, saltò al collo di Wes, le guance bagnate dal pianto mentre lui la faceva girare tra le sue braccia. Le farfalle nel suo stomaco erano scatenate tanto quanto a un concerto rock. 
"Anche tu sei la mia casa, Kate Miller" le sussurrò stringendola a sé, certo che non ci fosse niente di più vero.

Angolo Autrice:
Ehiila<3
Come va? Ok, la smetto HAHAH comunque, ho scritto questa shot ascoltando per la milionesima volta "3000 miles" e oggi mi è venuta l'ispirazione, abbastanza perché la scrivessi direttamente su efp invece che prima su Word.
L'ho scritta di getto, così come mi è venuta, la pubblico senza correggerla dagli eventuali errori, e spero sul serio che vi piaccia, ci tengo molto a questa storia, forse perché è la prima che pubblico su questo fandom:*
Lasciatemi una recensione se vi va e chissà che non ci rivedremo HAHAH
Ciao ciao<3<3
  
Leggi le 5 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > Emblem3 / Vai alla pagina dell'autore: thedgeofbreakingdown