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Autore: renachan    27/05/2008    2 recensioni
Era una storia di sesso e come tutte le storie di sesso era iniziata per caso.
Probabilmente era iniziata quel giorno, per caso, perché ormai i pensieri di Izuru erano così rumorosi ed evidenti che Ichimaru non poteva non approfittarsi di quel tenero agnellino che lo aspettava, belando contento, davanti la tana del lupo.
Kira fu accecato per un po’ di tempo dai cupi occhi del suo capitano e questo lo portò a non vedere le tenebre dietro alla luminosa ipocrisia del suo sorriso.
[IchimaruGin/IzuruKira]
Genere: Triste, Malinconico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Altri, Gin Ichimaru
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dovrei finire la drabble su Death Note, ma è stato un brutto periodo e l’ispirazione è letteralmente scappata nascondendosi da qualche parte…ieri, ciondolando su internet tra le varie ff invece di studiare, sono andata a dare un’occhiata nella sezione di Bleach perché l’avevo abbandonata da un po’ e ringrazio Stateira perché le sue storie mi hanno fatto tornare almeno un minimo di entusiasmo. In effetti questo sito va un po’ ripopolato di yaoi su Bleach! Siamo un po’ scarsini in quanto materiale…comunque, non è proprio il massimo sta roba ma spero vi piaccia. Non fate caso ad eventuali errori o cambi di narratore perché so che è un po’ confusionaria, ma non ho voglia di metterla a posto, quindi leggete con calma.

I protagonisti sono Kira Izuru e Gin Ichimaru, non c’è sesso troppo esplicito, ma è comunque citato. Io adoro quel cattivone di Gin per come usa la gente!…e allo stesso tempo ho un rapporto un po’ conflittuale con Kira perché, anche essendo evidentemente abbastanza debole d’animo, non si può colpevolizzare o insultare per tutto quello che ha fatto, perché aveva le sue ragioni e in fondo non voleva fare del male a nessuno.

La disposizione del testo dovrebbe avere una qualche logica…ma in effetti penso sarà solo nella mia testa. Le frasi alla fine in corsivo sono riprese dalla canzone Only Hope di Mandy Moore.

Grazie a chiunque avrà voglia di andare fino in fondo, già solo il pensiero che qualcuno possa apprezzarla mi risolleva un po’ il morale.

^___^ Buona Lettura




Era una storia di sesso e come tutte le storie di sesso era iniziata per caso.

Magari dire che fu totalmente inaspettato sarebbe un po’ eccessivo, in fondo Kira di pensieri ce ne aveva fatti fin troppi, ma un conto era addormentarsi pensando al proprio capitano che sorrideva in quella maniera così tetra e ambigua da farlo tremare, un conto era svegliarsi e avercelo vicino, quel sorriso appena citato.

Probabilmente era iniziata quel giorno, per caso, perché ormai i pensieri di Izuru erano così rumorosi ed evidenti che Ichimaru non poteva non approfittarsi di quel tenero agnellino che lo aspettava, belando contento, davanti la tana del lupo.

Kira Izuru non era un debole, era solo che non gli piaceva uccidere né attaccare la gente senza una ragione. Lui non amava né venerava il comandante Ichimaru, era solo che quel suo modo di fare gli creava strane emozioni e una insopportabile dipendenza.

Il suo comandante era potente, era veramente forte e sapeva come manipolare le persole. Questo lo spaventava. In poco tempo aveva subito capito che sarebbe potuto diventare una bambola nelle sue mani, ma non riuscì ad evitarlo.

Possiamo dire che per un lungo periodo di tempo Izuru non riuscì a vedere oltre quel velo di fumo che gli copriva gli occhi e questo gli fece fare degli errori, errori pesanti di cui possiamo essere certi si sia pentito.

Kira fu accecato per un po’ di tempo dai cupi occhi del suo capitano e questo lo portò a non vedere le tenebre dietro alla luminosa ipocrisia del suo sorriso.

Gin in tutto quello che accadde non ebbe colpa, lui si limitò a marchiare la sua bambola, non tentennando nell’usare come meglio gli aggradava quel ragazzino che gli si era praticamente buttato tra le braccia. L’unica cosa di cui forse aveva un po’ colpa, era di aver sedotto un minimo quel uomo ancora troppo ingenuo per capire la differenza tra sentimenti e divertimento.


Una proposta inaspettata di allenamento in un posto un po’ fuori mano non doveva per forza essere vista in modo ambiguo, si disse. Bè, si sbagliava.

Un’ovvia sconfitta, sangue dalla bocca e da un braccio, vestiti a brandelli sul lato destro dalla vita in su e un pezzo della gamba sinistra. Paura anche.

Lui si avvicina lentamente, come suo solito, si accuccia e lo guarda, o almeno Izuru pensa lo stia guardando perché non è che veda così bene con quei capelli davanti al viso e la vista appannata, e poi sente qualcosa di strano e poi, o kami o no o no non può essere, qualcosa che lo tocca. Non solo lo tocca, sente anche qualcosa di umido e caldo che gli porta via quel rivolo di sangue che usciva dal lato della bocca e poi la lingua, perché di una lingua si tratta ora l’ha capito, della sua lingua dannazione!, passa sulle sue labbra leccandole in modo così estremamente lascivo ma allo stesso tempo naturale che ha una vertigine.

Kira –tu stupido deficiente ma come hai fatto ad acconsentire così velocemente come un cagnolino in calore? – mentre sente qualcosa intrufolarsi tra i suoi vestiti e toccargli il corpo, non capisce bene cos’è ma sicuramente capisce da dove proviene, si sporge e appoggia la sua fronte sulla spalla del capitano avvicinandosi spontaneamente al lupo, all’assassino, al cattivo, all’uomo nero che non vede l’ora di rivoltarti e sbatterti in questo boschetto. E infatti mentre Kira, titubante ma già in estasi, gli appoggia le mani sul petto e con la lingua gli bagna il collo, Gin non perde tempo e decisamente in modo poco gentile lo volta.

Da lì c’è poco da poter descrivere: Izuru a pancia in giù sulla terra e l’erba umida, appoggiato sui gomiti, sente solo uno strusciare di vestiti, un leggero venticello dove non dovrebbe esserci, una voce tagliente che sussurra Kira e –Oh Kami No Non Può Star Succedendo Veramente –.


Ogni tanto ad Izuru capita di ripensare al passato e in quei momenti tutti si accorgono di chi e di quando sta ricordando perché il suo viso diventa cupo, triste e colpevole. Ha la faccia di una persona che pensa palesemente di essere debole, fragile e anche un po’ stupido per essersi fatto abbindolare così, e allora tutte le consolazioni del mondo da parte degli amici – ma no Kira, tu sei un carissimo ragazzo, è solo che sei troppo buono ed ingenuo! Non hai fatto nulla di male, non è colpa tua, lui era un diavolo, tu sei buono, tu non hai colpe – non servono a nulla perché l’unica cosa che veramente gli rimane dentro l’anima è il ricordo di un tocco tanto bollente quanto fasullo che gli fa raggelare il corpo.

Quante notti si sveglia di soprassalto sentendo la presenza tenebrosa del capitano? Quante notti si rigira nel letto sudando e provando un terrore viscerale per quegli occhi sempre chiusi?

Ci sono ricordi veramente difficili da scrostare dentro la mente e tante sensazioni da strappare via dal corpo, troppe.

A volte Kira si chiede se riuscirà mai a dimenticare, anche solo per un giorno, tutto il piacere –e il dolore, ricorda sempre che il dolore è stato più forte e durerà più a lungo – che Ichimaru gli ha fatto provare.

Ci sono volte in cui riesce a passare un’intera giornata senza pensare neanche un attimo al suo ex-capitano, una di quelle giornate dal tempo bellissimo e piene di impegni e buon umore, ma poi quando torna a casa e, solo, si stende sul futon, allora tutti i pensieri riaffiorano e la paura e la nostalgia e il dolore e l’ignoto tornano dentro al suo corpo, dritti dritti a colpire lo stomaco.


C’erano delle volte, la maggior parte delle volte, in cui Gin si avvicinava e qualunque cosa Kira stesse facendo lo interrompeva con battutine o gesti troppo anormali per poter continuare quello che stava facendo prima, allora cercava di sgridarlo e come Ichimaru si avvicinava lui si ritraeva, ma era un gioco che durava poco. Era sempre dubbioso quelle volte.

C’erano delle volte in cui il suo capitano anche se lo guardava –lo vedeva? – con quel sorriso inquietante, in realtà era serio e magari anche arrabbiato o nervoso e si capiva che dietro a quello che diceva non c’erano scherzi. Allora cercava di non parlare, di non dargli fastidio, di concedere tutto quello che poteva offrirgli e quelle erano le volte più dolorose, perché Gin era sempre così crudele e lo sentiva veramente lontano.

In fine c’erano delle volte in cui, magari soli nella stanza da letto di Izuru, Kira decideva di prendersi quello che voleva, allora diventava intraprendente e dolce, più del solito almeno, e magari lo abbracciava o gli saliva a cavalcioni sopra le cosce e lo stringeva. Lo stringeva per sentirlo più vicino, per sentire la temperatura del suo organismo, per avere la conferma che il corpo emanasse anche calore a volte, magari involontariamente.

Sorrideva quando percepiva la pelle tiepida delle sue mani carezzargli il corpo, chiudeva gli occhi beato quando sentiva il suo fiato decisamente tiepido e piacevole sul collo, era felice perché sembrava così umano in quei momenti –chissà cosa pensava Gin in quei momenti? –.


Gli mancava il fiato ogni volta che pensava a quel cuore, quell’anima, quei sentimenti che Ichimaru aveva conquistato e forse anche apprezzato, ma sicuramente torturato ed infine calpestato. Non sapeva mai cosa pensare quando ricordava giorno per giorno tutto quelle ore passate insieme fino al tradimento del suo capitano nei confronti della Soul Society, di tutti i suoi sottoposti, di tutti gli altri comandanti, nei suoi confronti –sveglia Kira, quando mai ti ha tradito, Gin? Non puoi incolpare il lupo per aver mangiato la pecora dispersa e poi essere scappato, perché è nella sua natura. Sei tu che sei stato così stupido da cadere nella sua tana! –

A volte Izuru sentiva la testa scoppiargli per i troppi pensieri e le troppe supposizioni e i se e i perché e i come.


E se fossi andato con lui? Staranno veramente facendo qualcosa di così malvagio? In fondo possono anche avere ragione, l’obbiettivo è lo stesso solo che loro hanno scelto una strada più violenta e…e forse se avessi capito prima cosa aveva in mente avrei potuto fare qualcosa, avrei potuto…e se non avessi lottato con…come avranno pensato a fare tutto quello?...perché l’avranno fatto?...come sarà riuscito a…chissà se sono ancora…come posso pensare che quello che hanno fatto non sia sbagliato?…mi penserà ancora, ogni tanto?


A volte sentiva la testa troppo piena di lui.


‘Comandante Ichimaru si svegli’ ‘mmh…cosa vuoi Kira? È presto…’ ‘comandante sono le undici! Dobbiamo recarci in ufficio, ci sono moltissime pratiche da compilare e poi oggi arrivano delle nuove reclute e c’è anche l’incontro con il comandante Byakuya e…no si fermi la prego dobbiamo andare! No lasci stare la mia divisa e si metta in fretta la sua che è tardi!’ ‘se continuerai a rifiutarmi così mi offenderò un giorno’ ‘ca-capitano…ma la riunione e i modul…’ ‘stai zitto, Kira, da adesso fino alla prossima ora hai il solo permesso di chiamare il mio nome’ ‘…Gin…’

Quei segni rossi che mi lasciavi alla base del collo erano un po’ come un premio per ogni volta che compilavo i moduli al posto suo.


A volte Kira si odiava per quello che aveva fatto, per come si era comportato nei confronti del suo comandante e per tutto quello che aveva pensato di voler fare.


‘Kira...’

Il suo tocco era come un veleno, che lentamente mi intorpidiva i sensi e la mente e mi rendeva così vulnerabile da fare schifo. La sua voce era capace di convincermi di qualunque cosa. Non ero mai stato così privo di inibizioni.

‘Kira sai che se vuoi qualcosa te la devi guadagnare…’

Ero così deciso nella mia confusione, ero così lucido nella mia pazzia.

‘Bravo luogotenente...’

Ero capace di tutto quando mi sentivo incapace di tutto –quando ero con te –.

‘…avanti Izuru’

Come mi hai fatto diventare, Ichimaru?


Spesso Kira si chiedeva quando sarebbe finita, quella dolce tortura che continuava ad avvelenarlo ogni notte e distruggerlo ogni mattina.


‘Cosa devo fare?’


Ogni giorno il luogotenente della 3° compagnia del Gotei 13 pensava sicuramente ad una cosa. Ad una persona. Ad un tradimento. Ad un’ammirazione. A qualcosa che ancora non riusciva a spiegarsi ma che avrebbe voluto dimenticare.


‘Gin’


‘Vorrei che mi cantassi dei progetti che hai per me ancora e ancora’


§ Ti ho dato il mio destino
ti sto dando tutto di me
Voglio la tua sinfonia
Cantando tutto quello che sono
Dalla cima ai miei polmoni
Lo sto ridando §




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