Questa
è la mia prima fanfiction su questo libro o meglio sulla
saga e probabilmente anche l'ultima XD Scritta per la III°
Edizione della Disfida di Criticoni, "Brainstorming" e
classificatasi settima.
Questa fanfic si colloca nel secondo libro della serie, New
Moon
e prende come punto di riferimento i mesi di dolore che Bella passa
dopo l'abbandono da parte di Edward e prima dell'incontro di Jacob.
In fondo alla pagina potete leggere l'elenco dei prompt usati e in che
modo.
In bocca al lupo a tutti.
Nocturne
Ma vie cesse quand tu pars
Je n'ai plus de vie et même mon lit
Se transforme en quai de gare
Quand tu t'en vas
Appoggiata
allo schienale del mio letto, avvicino le ginocchia al petto lasciando
che le mie braccia le circondino, e dopo aver appoggiato il mento su di
esse comincio a dondolarmi lentamente, in un movimento quasi ossessivo.
Volto la testa verso la finestra, osservando il panorama che si stanzia
al di fuori.
Le tenebre sono calate lente e silenziose lasciando che gli ultimi
istanti di questa giornata tramontino, per lasciar spazio ad un'altra
di quelle notti; quasi non me ne ero accorta, così come non
mi ero
accorta della leggera pioggerella che lenta sta cadendo sulla
città.
La
finestra è aperta e la pioggia mossa dal vento la
oltrepassa,
infrangendosi sul pavimento della mia camera. Avrei dovuto chiuderla,
presto si formerà un laghetto; eppure non mi muovo, me ne
sto ferma
nella mia posizione, sul mio letto, osservando lo scenario.
Posso considerare la pioggia come le lacrime che faticano ad uscire dai
miei occhi?
Questa è la domanda che mi pongo ogni volta che mi fermo ad
osservarla,
ma non riesco mai a rispondermi. Non so nemmeno io perché.
Ma c'è una cosa che continuo imperterrita a fare:
Aspetto...
Io sono rimasta sola, vuota ed inerme, incredula, nella vana speranza che si penta di quello che ha fatto, che stia scherzando, che torni indietro, che mi stringa a sé di nuovo con quelle braccia di marmo, che mi guardi ancora con quel suo solito sorriso sghembo che tanto mi faceva andare in iperventilazione.
Non è vero, non può esserlo. Deve essere uno di quegli incubi che spesso bussano alla porta dei miei sogni, accomodandosi come ospiti indesiderati, muovendo i fili indisturbati, causandomi sofferenza.
Eppure c'è qualcosa di strano: non riesco a svegliarmi, non riesco ad emergere, non apro gli occhi, nulla cambia. Il dolore che provo è così intenso, così forte, che è scolpito dentro di me come un tatuaggio indelebile sulla pelle: lui se n'è andato veramente.
Ed è da quando non c'è più che vivo un incubo che si ripercuote nella realtà di una vita che non sento più. Voglio solo sparire.
Non sono più niente, non spero più in nulla, non desidero altro che farla finita per sempre.
E se prima vivevo desiderando l'eternità, ora vivo aspettando la morte.
Oh, ma non farò nulla di irresponsabile, l'ho promesso. E non sarò io la causa della mia caduta, lo devo a Charlie e Renée, le uniche persone che hanno davvero mostrato affetto e comprensione verso di me.
-Charlie...- Se ripenso a quanta sofferenza gli sto causando... mi sento un verme e mi dispiace. Spero che un giorno io possa trovare il coraggio di scusarmi. Vorrei con tutto il cuore che non fosse il testimone di questo calvario, vorrei tanto risparmiarglielo, mi sento veramente una miserabile al solo pensiero di vedere nei suoi occhi riflesso il senso di inquietudine, di impotenza, perché per quanti sforzi lui possa fare, non riuscirà a guarire la sua bambina.
Ma io non posso, non voglio andare dalla mamma, voglio rimanere qui. E' questo il mio posto.
Io sono stata brava. Sono rimasta, avrei lottato con i denti pur di rimanere qui. Forks è la mia casa, io appartengo a questi luoghi, e niente e nessuno mi impedirà di restare. Catene invisibili mi tengono legata. Non me ne andrò, non quando potrebbe tornare...
Tremo quando il suono di quella voce invade il silenzio della mia camera.
Io ci credevo, ci credo ancora, fermamente, nelle sue parole, nei suoi gesti, nei suoi baci, in lui. Ci credevo quando mi diceva “non finirà mai”, che mi avrebbe aspettata per l'eternità.
Che fine ha fatto la sicurezza del nostro amore? Possibile che sia tutto finito?Perché io so, sono fermamente sicura di quello che provo, ed il tempo non scalfirà questa convinzione, il tempo non renderà giustizia al dolore che sento dentro.
-No, non basterà vederti sparire dalla mia vista per cancellare quello che tu hai covato dentro di me. Tornerai sempre.-Non mi sono mai fidata così ciecamente di un ragazzo a tal punto, mai. Avevo preso in considerazione la possibilità di cambiare, di perdere l'anima se questo equivaleva ad una vita con lui per l'eternità. Non avevo paura delle conseguenze, non avevo paura di perdere tutto quello che la mia vita umana mi avrebbe offerto, non mi importava del futuro, non me ne frega nulla: io volevo solo lui.Ma lui no. Doveva per forza agire senza prendere in considerazione i miei sentimenti, senza tener conto di quello che io voglio e desidero; come sempre.
Come se togliermi dalla vista tutto quello che c'è di materiale può in qualche modo ripristinare la mia vita. Evidentemente per lui quello che provo non è abbastanza, forse lo considera poco in confronto a quello che sente lui; pensare che eliminare regali o foto basti a farmi dimenticare il periodo più magico e bello della mia vita... illuso.Sospiro.Passo una mano sul mio volto stanco. Non riesco a dormire.
Com'è possibile che io sia diventata così? Perché devo essere così? Che senso ha vivere come uno zombie rimuginando sul passato aspettando che la mia favola prenda ancora una volta il volo.
Perché devo ancora crederci?Mi avvicino alla finestra non prestando attenzione a quelle gocce che pian piano si posano su di me bagnandomi. Scivolano lente, seguono la stessa linea che una lacrima traccia durante il suo percorso. Ma non sono salate, non hanno lo stesso gusto quando sfiorano le mie labbra, non sono le mie lacrime, sono solo l'illusione di esse. Sorrido amaramente. Credo ancora nelle favole.-Ingenua!- Sputo con voce accusatoria. -Che stupida.-Anche questo è merito suo. Anche di questo devo incolparlo.Lui è stato l'artefice del mio cambiamento: mi ha permesso di credere in qualcosa che per me era futile, irraggiungibile, lontano dal mio essere.Nella mia piovosa Forks, io sono stata testimone di un miracolo, mai avrei pensato che un giorno avrei potuto imparare ad amare questa inutile città senza rimpiangere la solare Phoenix.Qui sono stata la protagonista di una favola, ho conosciuto l'amore, me ne sono innamorata, ho incontrato il mio principe azzurro, ho atteso che lui si rivelasse, accettandolo senza rimpianti o paure. Ma proprio quando sono stata pronta per lui, salire su quella carrozza che mi avrebbe portata nel suo mondo, così diverso dal mio -dove il buio e le tenebre sarebbero stati solo una lieta presenza-, ho assistito alla rottura della scarpetta di cristallo che il mio piede era pronto a calzare; si è infranta in mille pezzi sul pavimento, sotto il mio sguardo immobile e confuso, ed è stata colpa sua. E' stato lui l'artefice.E' stato tutto inutile cercare di raccogliere i pezzi, di assemblarli, di rimediare al danno, perché quando una cosa si rompe difficilmente si ricompone, soprattutto quando colui che ne ha causato la rottura ha fatto in modo che quei piccoli pezzi venissero sbriciolati fino a divenire solo polvere: perché non mi desiderava più, non mi voleva più. Non mi ama più. -Io che sono la vita tua... vieni a riprendermi... - Sussurro malinconica stringendo le braccia al petto.
Lo voglio, lo desidero. Ogni singola parte del mio essere arde dalla voglia di sentirlo vicino. Il solo pensiero di sentirlo qui con me, perfetto e onirico nella sua immagine, con gli occhi sognanti, belli, con la sua voce dolce e profonda, i capelli setosi e bronzei, risveglia in me sensazioni inimmaginabili, intraducibili a parole, ma percepibili dal mio corpo che freme al ricordo. Eppure mi spaventano. Sì, quelle emozioni mi fanno paura, perché mi rendo conto di quando succube di lui io sia. -Torna da me.- Soffio mentre allungo una mano oltre la finestra.Vorrei che afferrasse la mia mano, che mi stringesse al suo petto, che mi sussurrasse che è qui con me, che mi ama.
Tu m'as privé de tous mes chants
Tu m'as vidé de tous mes mots
Voglio te. Ne ho bisogno: adesso, domani, sempre; ogni singolo minuto della mia vita. Completamente malata. Ma la mia è una malattia che non potrà mai guarire. Al solo pensiero sento come una morsa che stringe la bocca dello stomaco, che mi toglie il respiro.Ed ho paura, tremo.La malattia mi porterà a spegnermi pian piano, dall'interno, ossessionandomi, consumandomi lentamente, cibandosi di ricordi, di frase dette, di gesti che mi faranno affondare sempre di più, giorno dopo giorno, attimo dopo attivo, verso questo barato dal quale non riemergerò mai più, ed io diventerò il fantasma di me stessa, lo spettro di un amore finito.Ho bisogno di te, perché non vuoi capirlo? Perché è tanto difficile da capire? Perché...
-Io ti amo!- Sussurro dopo aver appoggiato le mie dita tremanti sulle labbra, poi le lascio andare via, rivolgendole alla finestra, come se così le mie parole potessero raggiungerti ovunque tu sia, amore mio.
Ti amo più della mia vita. Dovrei odiarti eppure non ci riesco, quello che provo è talmente forte da sopperire alla rabbia e alla delusione che albergano dentro di me.Tu sei tutto per me.Non esistono parole per spiegare tutto l'amore che io provo dentro.Sei la mia vita, la mia ragione d'esistere. Se ogni mattina trovavo il coraggio di alzarmi, se ero pronta, nonostante tutto, ad affrontare le difficoltà, è perché avevo la certezza di poterti vedere, perché tu rendevi tutto più bello, più magico, persino la noia e la monotonia di questa città diventavano gaudio con te accanto.
Ho cominciato ad apprezzarmi, a vedermi sotto una luce diversa, perché me l'hai insegnato tu, perché con te non avevo bisogno di fingere o di essere diversa.Tu mi hai accettato per quella che sono, con tutti i difetti tipici che mi differiscono da una normale ragazza. Non sono bella, non sono agile, né appariscente, sono goffa e distratta, imbranata, eppure... eppure tu mi hai fatto sentire l'essere più bello ed importante di tutto l'universo.Nella mia normalità, mi sono sentita speciale. Tra le tue braccia mi sentivo come la cosa più preziosa, io mi sentivo come un cristallo, fragile ma brillante e bello, sicuro e protetto tra le tue mani. Alzo gli occhi al cielo. Non posso credere che tu non mi ami più. Non può essere finito tutto solo perché Jasper ha commesso un errore. Io non odio tuo fratello, perché non vuoi capirlo?
E non lo temo... non potrei mai temere mio fratello, perché voi siete la mia famiglia -e mai la odierei-, così come non disprezzo la vostra natura. Dovresti averlo capito. Non mi importa se stavo per morire, se ho rischiato la mia vita, anzi... in cuor mio speravo che questo potesse darti il coraggio per rendermi come te. Avrei perso l'anima? No... non è così, ovunque essa sarebbe finita, io non avrei mai avuto paura di lasciarla volare via, perché tu avresti assunto la sua forma e mi avresti completata, così come io completavo già te. Chiudo gli occhi mentre una folata di vento mi investe leggera portando con sé, quasi schiaffeggiandomi, il volto di colui che, scolpito nella mia mente così come nel mio cuore, mi strugge.
-Maledizione...- Scuoto la testa violentemente come a cacciare quella visione, non resisterò a lungo se continuo in questo modo. Ma non ci riesco... è troppo forte per me.Ogni giorno vivo la stessa cosa. Ogni sera sono tormentata da questo incubo.
E mi sento persa, di nuovo -ancora-, come la prima volta.
-Perché?- Domando, con voce spezzata. Voglio sapere perché. In cosa ho sbagliato, possibile che davvero non ci sia per noi una speranza, anche debole?
Ma lui non si muove, continua a fissarmi immobile, con gli occhi neri, le palpebre cerchiate di viola, il volto rigido e sorride... eppure, un momento, c'è qualcosa di strano.
Quelle labbra distese sono diverse da quelle che mi ha mostrato un tempo, così belle e piene, fredde al tocco ma capaci di infiammarmi se accostate alle mie, di accendere un fuoco che si propaga lento dentro di me. E se non fossi stata sorretta da quelle braccia avrei rischiando di venire sciolta come la neve fa con il sole.Un brivido sale lentamente dalla base della schiena, percorrendo tutta la colonna vertebrale, facendo gelare il mio respiro. Io vedo il dolore riflesso in quel sorriso.Per la prima volta in vita mia tremo come una stupida, terrorizzata da lui e da quel dolore. Comincio a trascinarmi lenta, come un verme, il più lontano possibile mentre sento i suoi passi echeggiare nel silenzio della mia camera, avvicinandosi a me.
Le sue labbra non si sono mosse, eppure io ho sentito quella voce scivolare come un fardello pesante su di me. Sgrano gli occhi rendendomi conto che quella che sento è la sua voce dentro la mia testa. Porto le mani alle orecchie quasi a non voler sentire ma non si ferma, calda e dura, tuona dentro di me come una cantilena, una litania.
Perché mi fa questo? Che senso ha? Perché giurare di sparire e di farmi vivere come se non fosse esistito per poi tormentarmi in questo modo?
Perché dirmi quelle parole, orribili e cattive, per poi fissarmi in quel modo? Che cosa vuoi dirmi?
Your sorrow shows
Yes it shows
Perché provare dolore per me quando sei tu che mi hai lasciata?
Ancora quello sguardo.
Non voglio. Io non voglio vederlo così. Nonostante mi abbia abbandonata, nonostante tutto, io non voglio vederlo triste. Non sarei mai stata in grado di togliergli il peso del dolore, nemmeno se mi fossi appesa al suo viso e l'avessi graffiato, gli avrei strappato con la forza la tristezza. Quello che provo per lui è talmente forte, scolpito dentro di me, che il solo vederlo così, quasi implorante, mi fa male.Quasi senza accorgermene, allungo una mano verso la figura che mi sta di fronte. Voglio solo sfiorargli il viso, lentamente, assaporare la sua pelle gelata, sussurrargli che va tutto bene...
Mi blocco al tono della sua voce. Questa volta le sue labbra si sono mosse. Credo. E quando chiude gli occhi, allungando una mano verso la mia direzione, nel momento esatto in cui lo sento sfiorare il mio mento, rabbrividisco. Ma non è freddo quello che sento, no. Non avrei mai gelato con lui.
Sfiora il mio naso e comincia ad allontanarsi.
Scompare.
Rimango molto tempo immobile a fissare il punto esatto dov'è sparito il mio unico amore, nella vana speranza di vederlo tornare sui suoi passi.
Sgrano gli occhi quando riesco a respirare normalmente, a muovermi, a parlare.E come ogni giorno, la comprensione si fa lentamente spazio nella mia mente, spazzando via, come una nuvola di fumo, la confusione.
Rido istericamente.Quello che ogni sera viene a trovarmi, a portarmi quelle parole, con sguardo triste... quello non è... non è lui, è solo una proiezione della mia stessa mente. Sono io che mi sto facendo del male da sola. Perché non voglio lasciarlo, non voglio dimenticarlo, non lo farò mai.Lui ha scelto di rendermi libera. Rido più forte ripensando alla sua promessa.Se da un lato egli mi ha liberato dalle catene del suo amore, dall'altro mi ha condannata ad un'esistenza priva di vita, vuota che mi fa vivere i fantasmi di un passato, ferendomi, squarciandomi, infliggendomi una pena che non avrà mai fine. Avrei continuato a vivere, finché morte non ci avrebbe separati definitivamente, in quel modo orribile, a vederlo, a sentirlo nella mia testa, ad illudermi che fosse con me. Più lui si fosse allontanato, più io lo avrei inseguito tramite le mie illusioni, tormenti, proiezioni.Aveva promesso qualcosa che fin dall'inizio io gli avevo fatto infrangere.Ancora un'altra folata di vento, e questa volta il suono che porta alle mie orecchie è la musica della mia ninna nanna, scritta per me da colui che amo e amerò in eterno.
Crollo sfinita sul letto.
Fine
Note autore:
Ringrazio di cuore sia Kit05 che Rowina per avermi betata :)
Se il nome di Edward Cullen durante il corso della fanfiction non compare è voluto proprio perché il semplice pronunciarlo le fa male, chi ha letto il libro lo avrà notato mentre chi non ha letto ma ci è passato diciamo che mi capisce appieno.
Credits:
-I
personaggi di Twilight non mi
appartengono, ma sono di proprietà esclusiva della sua
creatrice, Stephanie Meyer. La fanfiction
è stata scritta senza alcuno scopo di lucro ma solo per il
piacere di farlo.
-Le frasi: "Sarà come se non fossi mai esistito", "Tu
non sei la persona adatta per me, Bella" e "Non
sono la persona giusta per te". non sono mie ma di
Stephanie Meyer e provengono dal secondo libro della sua saga, alias
New Moon.
- Je suis malade non mi appartiene ma
è di proprietà di Lara Fabian.
-Without You non mi
appartiene ma è di proprità di Mariah
Carey.
-C'è molta speranza, ma nessuna per noi. Non mi appartiene
ma è di proprietà di Franz Kafka.
Prompt utilizzati:
- Je
Suis Malade - Lara Fabian ->
Perché quello che prova Bella nei confronti di Edward
è talmente
sentito, talmente coinvolgente da essere diverso da un amore normale,
di quelli che si vivono quotidianamente. Quello che sente lei
è
talmente forte, da viverlo come se le semplici sensazioni potessero in
qualche modo essere sentite al cubo ed è per questo che al
momento
dell'abbandono da parte di Edward lei prova non semplice dolore, non
c'è un "passerà" che tenga, il tempo non la
guarirà anzi la
distruggerà, ma la morte nel cuore, in fondo è
come se avesse persona
la cosa più importante -perché di lui viveva, di
lui splendeva-, come
se lui fosse morto. Ho sempre visto il loro amore come immortale, che
non si sarebbe mai estinto, e quando dico mai è mai, nemmeno
dopo la
morte.
Ecco, in questa fic ho usato questa canzone per enfatizzare
il dolore della perdita. L'amore a questo punto diventa come una
malattia che la rende ossessionata da vederlo ovunque, da vivere
ancorata in una dimensione che le riporta alla mente parole, gesti,
tutto di Edward.
L'amore come una malattia, l'ossessione verso una
perdita, perdita compensata dal suo modo assurdo di aggrapparsi alle
visioni per sentirlo e averlo accanto.
-Immagine
064 (carrozza di cenerentola e scarpetta qui)->
Qui ho voluto sottolineare come quello che lei ha vissuto sia stato
talmente bello e incredibile da essere visto come una favola.
Perché
non si sarebbe mai aspettata che la noiosa Forks potesse regalarle
l'amore. La particolarità (almeno quello che io ho voluto
sottolineare
come particolaritàXD) sta nel fatto che ho usato la carrozza
come il
mezzo che potesse lanciare il loro amore, come il mezzo che servisse al
trapasso, alla "trasformazione", al passaggio da una vita umana a
quella immortale, quindi la favola trasformarsi in un "vissero per
sempre felici e contenti"; e la scarpetta che, nonostante sia il mezzo
che avrebbe "ufficializzato" l'unione, perché Edward avrebbe
accettato
di averla per sempre con sé ma come vampira, invece diventa
il mezzo
che ha impedito l'unione. Infatti l'immagine della scarpetta
è più
forte rispetto a quella della carrozza che invece è sfogata.
Ed è lo
stesso Edward che la rifiuta, che impedisce a questa favola di
realizzarsi, è lui che la rompe, che la abbandona ad una
vita vissuta
tra la realtà di una vita che quotidianamente la rende
partecipe dello
scorrere del tempo e l'irrealtà di ciò che la sua
mente le fa vedere
pur di aggrapparsi a lui.
In definitiva: vive "la favola" ma la
vede infrangere dalla persona che ama. Lui le ha promesso qualcosa che
sin dall'inizio... insomma sono solo parole al vento.
-Without You - Mariah Carey -> Beh, oltre al fatto che il testo si può ricollegare a "Je suis malade" proprio per questo aspetto di questo amore così forte da renderla malata inguaribile, e schiava di lui da non poter più vivere senza, ho voluto sottolineare la mia attenzione verso il pezzo in cui lei lo "vede" -sempre come frutto dell'ossessione di una perdita compensata dall'aggrapparsi disperatamente alle visioni- perché la presenza di lui è forte da vederlo sempre, sentirlo sempre, ma con l'aggiunta di vederlo triste nonostante il sorriso. Allora si chiede il perché? Perché se l'ha abbandonata è triste? Che ci sia una speranza ancora? Perché non vuole credere che lui l'abbia usata o si sia accorto che prova qualcosa di reale. In fondo quel sorriso potrebbe essere l'illusione per sperare in qualcosa, ma il dolore che si cela dietro, l'infinita tristezza, il sapere che non potrebbe fare nulla per aiutarlo, le fa vedere sempre l'altro lato della medaglia. In definitiva si aggrappa a questa visione, perché non può vivere senza, così spera che lui non l'abbia dimenticata ne abbandonata, spera ancora in un suo ritorno, e nell'attesa si strugge, autoimponendosi di sentirlo e vederlo. Il sorriso è la speranza e il dolore quello che elimina la speranza.
-C'è
molta speranza, ma nessuna per noi. (Franz
Kafka) ->
Qui ho voluto sottolineare tutto il mio modo di vedere l'amore e la
perdita come l'aggrapparsi a qualcosa di non reale, come le visioni
(quanto sono ripetitiva XD), in modo da rendere ancora più
forte il
dolore che lei prova ma che nonostante tutto non può fare a
meno di
vivere proprio perché ogni giorno, pur di vederlo, lo fa
vivere nelle
sue illusioni.
Quindi se da un lato lei crede che ci sia ancora una
speranza, parole che fa usare a Edward stesso attraverso i gesti
intimi, i movimenti, le carezze, perché lei vive
costantemente pensando
al dare ancora una volta l'avvio alla favole, dall'altro lato invece si
vede infrangere questa illusione perché essendo
così diversi, sono
costretti a vivere separati, senza che il loro amore venga consacrato e
vissuto come invece lei vorrebbe. Perché è Edward
che si è sempre
rifiutato di cambiarla per non macchiarla e farle perdere l'anima.
Possiamo dire una sorta di rimando all'immagine 064, l'illusione che
tutto possa realizzarsi e il vedersi infrangere il sogno dallo stesso
Edward che le ricorda ogni giorno chi è e perché
non possono vivere
inseme. C'è tanta speranza in questo mondo ma nessuna
è per loro
possibile.
Solarial.