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Autore: juliez jewel    07/01/2014    0 recensioni
'E' cosi dolce camminare da sola in una notte d'autunno, in un infinito spazio di solitudine oltre il quale la morte è certa di attenderti, mentre in realtà la morte sei tu. e solo allora ti accorgi di tutta l'illusione e la desolazione delle persone fermamente convinte della loro possibilità di ucciderti, quando sarai ti a porgli la morte. Senza illusione, senza desolazione, ma soltanto con un momentaneo e futile piacere. In quella fredda notte d'autunno nulla ti scalfirà, nulla potrà farti del male, ma tentandovi tu stessa stringerai ancora una volta, un'altra volta, il tuo cuore in una ferrea morsa domandandoti: Forse qualcuno lo aveva amato.''
Johanne De la Chantelle è un antica vampira. Immune ai sentimenti umani, ha segnato il suo passaggio attraverso i secoli con sangue e immoralità. Tuttavia, l'immortalità l'ha privata di molte cose, alla maggior parte delle quali Johanne si è arresa. Un desiderio continua a tormentare il suo animo, quello di essere madre. Un desiderio che le si rivolgerà contro portandola ad innamorarsi della sua discendenza umana, rendendo evanescente ogni sua certezza.
Genere: Erotico, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: Lemon | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate, Violenza
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Methos           

     La calda luce degli ultimi raggi brillava in modo iridescente sui tetti gettando ombre bizzarre  sui larghi viali parigini La mente di Johanne era totalmente sgombra, faceva le cose in modo automatico, si metteva il rossetto senza doversi vedere allo specchio, si vestiva senza curarsi di quello che indossava, solo un lontano rimando della delicatezza dello chiffon le arrivava ai limiti della coscienza. Spegneva spesso la sua mente, si incantava, come se non appartenesse piu a questo mondo e più spesso le capitava più era consapevole del fatto che un giorno sarebbe diventata come una di loro. Vampiri talmente  antichi da aver perso completamente ogni pecezione di realta, in cui il ricordo di umanità era svanito da tempi immemori. Indistrubili, insensibili, indifferenti e immobili sui loro troni di pietra  senza bisogno di sangue, senza bisogno di fuggire la luce. Invincibili e persi per sempre in una realta parallela. La sveglia che per precauzione  Joe mise nel non si fosse svegliata rimbombo' tra le ampie mura della stanza quasi sgombra riportandola  subitaneamente al presente. Johanne si guardo allo specchio ritrovandosi persa nell iride verde dei suoi occhi. La ferocia che emanavano, il dolore, la solitudine. Sembrava un animale ferito, per chi ovviamente lo avrebbe saputo cogliere.
  Xavier indossava un paio di jeans leggeri e una giacca gessata nera, capelli neri che andavano diradandosi e uno sguardo preoccupato sul quadrante dell orologio. Il vestito di chiffon smeraldo di Joe sottolineava il suo morbido seno e il pallore etereo della sua pelle, era puntuale, inquanto odiava  aspettare e non faceva apettare nessuno per coerenza. -'Bonsoir messeur' proferi la ragazza facendolo sussultare
-' Aa, bonsoir Chloe! La stava aspettando..posso darle del tu?"
-'Faccia pure Xavier'
-" E ovviamente puoi fare altrettanto..' Le bacio' la mano accompagnando gli occhi di Joe con uno sguardo persuasivo
- Hahahaha, d' accordo'Disse Joe sorrdendo flebilmente Ordinò la prima cosa che lesse sul menu ascoltando pazientemente le futili chiacchiere di Xavier, avrebbe aspettato fino alle dieci e mezza, non oltre. Si era dimostrata molto paziente sino ad ora, ma persa nei meandri della sua mente il tempo scorreva in una dimensione a se stante. Si limitava solo a rispondere sovrappensiero  a qualche domanda di circostanza, in ogni caso rara,  preso com' era a cercare di affascinarla.  

La loro conversazione fu intransingentemente interrotta dal cameriere, ma ciò nonostante non fu abbastanza per interrompere anche i fili dei loro pensieri che brulicavano alla velocità della luce. Quando l'uomo si senti chiedere se avesse voglia di mangiare un dolce, non gli verrò certo in mente la crème brulè, ma ciò era talmente scontato che Joe non se ne meraviglio affatto. Tutto di quel uomo dal suo abbigliamento al suo falso interesse e l infinita sfacciataggine la infastidiva. Non che finora le avesse detto o fatto qualcosa, ma i suoi pensieri sono stati fin troppo chiari. Non era questo il motivo delle sue preoccupazioni tuttavia,ormai ci aveva fatto abitudine, anzi non ne aveva proprio di problemi, la scocciava solo che l'uomo mentisse cosi indiscretamente senza battere ciglio. Non era affatto interessante, e non c'era niente dunque che la divertisse, o che la facesse provare qualche emozione. Aveva fame.
-"Chloe, desideri qualcosa altro da mangiare? non  hai sfiorato cibo.' butto' l'occhio Xavier sulla cena intatta. Come può una persona normale domandarle questo con tanta afflizione mentre in realtá non gli interessava affatto?  -"No, grazie, temo di non sentirmi particolarmente bene, niente di grave, ho solo perso l' appetito." Lo assicuro Johanne per evitare ulteriori domande. Si era stancata di questo gioco.
 -"Ti dispiace se usciamo?, mi sento poco bene qui dentro."
-"Ma certo, lasciami solo pagare il conto." Xavier chiamò con il suo gran vocione basso il cameriere e gli chiese quant'era, dunque mentre stava affondando la mano in cerca del portafoglio un gemello gli si apri. Sulla bianca pelle violacea si vedevano visibilmente due distinti punti paralleli:morsi. Joe entrò in panico e mille idee esplosero nelle sue immaginazione.  Chi era costui? Non era forse causale il loro incontro??! Stavano per uscire e il vento raggelò la frenesia dei suoi pensieri.......era sicura che non fosse un vampiro. La sua mente avrebbe posto delle barriere per contrastare la sua curiosità e dunque ciò era impossibile. Quello che più la spaventava è che fosse un neovampiro non ancora entrato in possesso delle proprie capacità psicofisiche e dunque se lo avesse distrutto... il suo padrone non sarebbe stato molto felice,ma d'altronde Joe negò anche quest'ipotesi. Non era abbastanza bello per divenire uno di loro e la cosa piu probabile è che fosse un amante o un servo umano.
-"Xavier scusami, ti dispiacerebbe se andassimo a casa mia?, mi sento cosi affaticata...."
-"Beh, non c'è nessun problema, anzi."Il suo stupido sorriso beffeggiatore continuò a contraddistinguere il suo volto fino alla meta, che egli  mai raggiunse. In un millesimo di secondo Joe afferrò la sua mano e strinse il corpo dell'uomo contro il suo, evadendo nell'oscurità, le antiche,nobili pietre della città erano cosi raggelanti in confronto al morbido e burroso corpo che era in suo dominio. L'uomo non ebbe neanche il tempo di sussultare e soltanto un pensiero balenò nella mente di Johanne. "Spero solo che chiunque fosse il suo supremo riuscirà a trovarmi" e immergendo la mente nella scarlatta linfa dell'uomo con essa bevve tutti i suoi pensieri, memorie e conoscenze, rivedendo quello che le sembrava impossibile a tal punto da lasciare la presa. Era in preda ad una delirante follia, talmente potente da riemergere dall'oblio, costretta dalla sua memoria. Aveva visto solo un uomo nei ricordi di quella creatura, ma non poteva trattarsi della verità,.....non poteva trattarsi della verità.......  era tutta una sporca menzogna, un brutto scherzo ideato dalla sua mente. Stava forse diventando pazza, irragionevole ? Stop. Si arrese al flusso di ricordi che la colpiva. Era tardo autunno e le torri di Londra rallegravano il loro mezzogiorno. Era a fianco di Iole, immersa nella sua immortalità. E nonostante erano fianco a fianco ormai da più di quattro secoli, stavolta, forse stavolta era solo una finta. Ma lei lo amava, lo amava a tal punto da riuscire a sembrare umana. Quando le sue labbra la ricoprivano, era cio che più si avvicinava alla felicità nella sua delirante vita. E chissà per quale dannata ragione neanche il sangue non la appagava più tanto, perchè ormai Iolenheimer Von De Tia Al Lancarre era diventato qualcosa  di irrinunciabile nella sua vita, qualcosa di vitale, o in questo caso mortale. Non era forte come lei, non aveva accumulato abbastanza potere e dunque il loro amore si ricongiungeva allo scattare del crepuscolo, mentre all'alba ricominciava il countdown per rivederlo. Cosa se ne faceva Joe di dieci ore di solitudine? Una parola con cui lei si accomunava le era diventata estranea. Ma le bastavano per riuscire a controllarsi, le lunghe nottate di follia la affaticavano  a tal  punto che rifugiandosi all'amplesso della luce anch'ella si nascondeva, nelle sue condizioni di forza anche un raggio della maledetta stella l'avrebbe portata a morire definitivamente. Ma non era questo il motivo per cui tanto odiava la luce naturale, inquanto lo teneva lontano da Iole, e dunque godeva del suo massimo disprezzo."Adoravo quando uscivamo  a cacciare insieme,il suo inesauribile desiderio di sangue  non si appagava mai e allora le sue guance arrossivano facendolo desiderare ancora di piu. Adorava in particolare il sangue dei bambini, era cosi dolce e inebriante. ma mai quanto il mio. Poteva bere il mio sangue fino all'ultima goccia, lasciandomi morire mentre bevevo il suo......,ma Iole è morto. L'avevo ucciso io stessa, e una cosa del genere non era possibile. Non mi ero mai affezionata tanto a nessuno ed ero cosi cieca da non vedere che mi stava usando per accumulare potere. Piu lo scambio delle nostre linfe avveniva, piu lui diveniva forte, piu persone uccideva, piu diventava potente. Ma non era ancora divenuto della mia stessa potenza, Io,Johanne De La Chantelle ero un vampiro di oltre otto millenni , non poteva competere con me. Avevo addirittura acquisito l'immunità temporanea al Sole, esponendomi nei secoli ai suoi raggi mortali, ed è cosi che dev'essere morta quella malvagia creatura delle notte con cui mi ero unita. Per la prima volte ci incontrammo all'alba dei nostri giorni, ed era il potere che ci accomunava, ma poi fui costretta a fuggire, rincontrandolo a Parigi nel 1300,non era cambiato di una virgola e aveva le stesse smanie ed aspirazioni che con me nel tempo si sono placati depositandosi in fondo al mio cuore e facendolo diventare ancora più pesante. Nonostante settembre erasempre le piu calde della stagione, quella notte un vento gelido percuoteva la città, non era affatto un buon segno e il cuore di Johanne batteva violentemente, o anzi ,avrebbe battuto, ora invece era fermo, senza vita e senza utilità,come tante altre cose che la componevano.. All'improvviso sentì un odore, quello della pioggia, che tra un paio di minuti si era messa a rimbombare sui vetri della macchine mescolandosi al profondo profumo dalla scia di sangue che andava fino alla sua recente dimora. Qualcuno era venuto a disturbare la sua quiete. Con uno scricchiolio le porte del palazzo ottocentesco si aprirono fondando la luce  sulla ripida scalinata portante ai piani piu alti. La creatura si trovava nella camera da letto di Johanne, era in preda alla sfrenata allegria, ma non potè percepire nient'altro, non voleva infatti intrufolarsi nei pensieri di quella creatura, sarebbe stata notata e poi era cosi evidente l'identità di quella creatura e poi era cosi evidente l'identità di quella persona;Era sicuramente un vampiro. Sali le scale lentamente, con passo ansimante e la mente indifferente, non era turbata da quella presenza, in ogni modo non avrebbe potuto nuocerle, la sua, invece era la sorpresa. Appoggiò le lunghe dita affusolate sul legno della porta della camera da letto e si sorprese ancora di piu quando la creatura fece lo stesso a specchio. Ormai aveva capito chi fosse la creatura oltre quella soglia; Era Methos.
   
 
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