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Autore: LawrenceTwosomeTime    28/05/2008    0 recensioni
Una raccolta di poesie in bilico tra il nonsense, il romantico, il cinico e l'allegoria onirica. Date loro un occhio: potreste divertirvi.
Genere: Demenziale, Poesia, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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PRESAGIO

Salsa di Rimini
vimini sanscriti
crimini sciolti
tramiti folti
mari da asporto
rondini morte
nell'Estate del torto


ISTINTO

Sottoveste bisestile
doppio fondo bisteccoso
sonda fresca
fantasia
poetar di bramosia


SGUARDI

Ritorna nei tuoi occhi
l'incessante rutilare
le pupille come pale
mentre dormi ti rivesti
cangiante baccanale
D'Inverno sei la musa
litorale di mattanze
corpo tratto
dea delusa


CENTRI

Mezzanotte negli incavi succosi del bocciolo
semi di ragno scivolano piano
verso il molo dei sogni
melodico bagno monofonico
rastremate le cicale gattonano
al tuo covo


RESPIRO

Il cuore, come un sesso che risale
affiora tra le carni, scoppia - scarto cutaneo
la pelle vomita il suo pianto
macerandolo ben bene
l'impagabile canto


VITA FAST-FORWARD

Prurigine lanugine fruire farfugliare
supino tra i pruni bevo la mia luce
lesto abbasso il capo
e coperto da un drappo il cranio mi mozzo


ORGASMO

Esercito d'oro di sudore smerigliato
compagini scompatte rapiscono il tatto
solo untuositą a bramire tra le pieghe
l'intonso testamento spiega le sue vele


DISILLUSIONE

Druido ingrugnato
incenerisci il grano, spegni le fiammelle
saltabecchi le stelle
scegli il peggio, dietro agli occhi un raggio
nero


CONTRADDIZIONE

Scissione egostatica
chiropratica furente
rifulge una cascata
di canizie trasparente


FRAMMENTI

Bruciano gli incensi
un piede un orsacchiotto
specchiarsi di finestre curve
sul muto pavimento
balugina l'amore


VISIONE

E un lucido fulmine spazzerą gli sciami
si sentirą frusciar di foglie
qualcuno piangerą lacrime vere
mentre cadranno le maschere di metallo
Chissą se
Chissą dopo quanto
Chissą se solo nebbia e lamine d'amianto



VERSI VARI

Un coro di mosche inneggia la coscienza
incalza la demenza
futile presenza la reminiscenza stanca
scienza ritrovata
d'umano recalcitrare

Un mare lontanto
sciaguatta mordace
pungendomi l'orecchio
bagnando il carapace
l'onda sporca, senza pace
ritorna in eterno al mio specchio febbrile

Lastra d'amianto
ciglio di luce
livellata ma rozza
č la mia anima opaca

Come merda post-bellica
i marasmi del rimpianto
rancoreggiano
nei rimorsi
ritorcono viluppi
di scarto coriaceo
l'odore cozzante
che attorciglia l'aria
ripete le parole
in tonalitą varia

Dietro un invito
leggo la tristezza del caso
bisogno si associazione contatto
convenzione formalitą pura
invenzione personale
e il desiderio messo a freno di squarciare
puttane

Doriamo la nostra visione
come le triglie si dorano al sole

Fomentato nel firmamento
l'occhio del Ciclope
un dito da lontano
si schiaccia e
si fa miope

Rantolando come
affogato d'aria
albergo restio
nel pulviscolo del "dove"
- intavolo commenti
sbozzo risoluzioni
non intaglio magiche invenzioni
intessuto di federe
umide sporcizia
dell'anima - animale
candido in equilibrio su un oceano di sgorbi
rimpiattino col Destino
creatura dell'uomo
la corsa finale
sul Duomo del suicidio

La relazione del Dottore
rindonda il suo verdetto:
per sempre giacerei
in questo verde letto
Il Giudice redige un
insolito verbale:
voglio fare del mio
Verbo
un nerbo animale
L'Avvocato abbrancato
nell'afflato inconfessabile
piange sulla festa
che non sarą mai tale

Rombiforme sigillo
mi rigiri nel feretro
tra due prigioni oscillo
mi sveglio nel vetro

Rallentare ripiegare
gusto la serena consapevolezza
che non frutta certezze
idee rifulgenti senza
figli a rovinarle
fiati sollevati in un
cabaret di polvere
Tuoni affilati tra
le lingue saettanti
un profeta con bastone
schiaccia serpenti
Niente missioni
qualche mansione
nessun piacere nell'obliare
L'incanto dell'insolutezza
permane senza
un bagno di ragione



L'ANGOLO DELLA COSCIENZA

CHRISTMAS

Alle fragili campane
l'avvento multiforme, zoccoli scalpitano tra i tronchi, ruvidi
fiocchi di polvere d'ossa
rubini suggon le radici
corna scolpite
nel legno spezzan lo spazio
dei saggi secolari
Gocce di luce tramontano sul Natale di Dio


LA STRAGE

Teste bucate a morte
Getti convulsi
di festosa gaiezza
la vita spruzza
eiacula fuori
morbo debellato

Rintanarsi di ferri nel calore dei crani
lucore crepato
Orbite linde nella pece via dal tempo
cesellano dogmi
che onde saranno per il mare senza spiagge

Li vedo oltre le acide sacche di carne
i morti che sono da sempre

Un dente
una vagina
laidi scarti di vita, materie apuerpere
vomiti di terra


DISSERTAZIONE

Una goccia di miele
calava da da un covo cavo
cola
clemente celeritą
Nutrendo reami
ai quali un tetto di foglie
regala magie crepuscolari


TEMPESTA D'INEDIA

Cittadelle vuote volano, veloci
coi visceri avvelenati
vituperati
sparpagliando frattaglie
sull'immota campagna


MACCHINA STANCA

Il pesante sferragliare
di sospensioni usurate
cigolare, attritare, corde screpolate
crepitare nel magma puzzolente
Urlo di vecchio


IL RULLO S'Č INCEPPATO

Il rullo s'č inceppato
il fattibile č fatto
la Storia, pił ferma di prima
non si guarda capitolare infine
Vecchie colle
paste guaste
immangiabili
a memoria dell'eterno rigirarsi


LO SPAZIO NASCOSTO

Purezza speziata
di sassi e alghe
schiume cangianti
assalgono il tumulo in un suicidio perenne
una creatura umana
getta lo sguardo a precipizio nel lago
assiste all'abbandono dell'acqua
cristalli di vita
in quell'occhio senza fondo
verdore primorde
vasca di volere violento
rimbalzi di gocce che
frammentano universi


CASA

Sono a casa chiuso
cosa chiedo steso nel feto morto
cosģ vicino all'inizio
ma i corridoi fuori, labirinti di pensieri
sbirciando mi perdo
vagolo
ritorno
cartapeste oltre la finestra
o illusioni restie a fermarsi
rifrazione ruffiana
pungola la filigrana
titilla la pupilla
Č un conglomerato di criteri
metalli incorruttibili
il primo passo si morde il calcagno
e non c'č scampo
in questo corpo di ragno


RIVOLTA?

Sangue coagulato a saldare le piastrelle
nel bagno si rinchiudono ombre di stelle
  
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