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Autore: R e d_V a m p i r e     10/01/2014    2 recensioni
[Spamano - Accenni GerIta, FrUk, PruCan]
Sobbalzo appena nel sentire la voce allegra dal forte accento spagnolo che proviene alle mie spalle e mi sento colto in fallo. Come se quell'idiota dagli incredibili occhi verdi potesse davvero leggermi in testa e scoprire che fino a questo momento mi sono perso in un monologo mentale solo per evitare di finire di riempire la valigia aperta sul letto matrimoniale da quasi un'ora. Ovvero il tempo che lui ha impiegato per fare una doccia, sistemare le sue cose ed il resto della casa onde evitare che una fuga di gas la faccia saltare in aria o un improbabile grandinata rovini il nostro amato orticello. Maledizione a lui e la sua capacità di organizzazione.
Genere: Comico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nord Italia/Feliciano Vargas, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Autore: R e d_ V a m p i r e
Titolo: Vacanze Romane
Personaggi: Lovino Vargas/Italia del Sud, Antonio Fernandez Carriedo/Spagna, Feliciano Vargas/Italia del Nord
Coppie: Spamano [Accenni GerIta - FrUk - PruCan]
Generi: Introspettivo, Sentimentale, Comico, Slice of Life
Avvertimenti: AU, Shonen- ai
Rating: Verde
Credits: Titolo preso in prestito da... andiamo, c'è davvero bisogno di dirvelo? I personaggi e bla bla bla non mi appartengono, ma sono di Hidekaz Himaruya-san e io non ci guadagno niente con questa cosetta qui.
Note: Come al solito, le parti in spagnolo sono frutto del traduttore (quella con l'asterisco "Casa è dove sta il tuo cuore" è quella che mi convince di meno) quindi se c'è qualcosa di sbagliato e qualcuno lo nota e sarebbe così gentile da sottolinearmelo... y.y così come per tutto il resto, eh. Mi sono divertita un mondo ad usare il Pov di Lovino, che dire amo quel ragazzo <3 Per il resto vengono citati famigliari di entrambi i fanciulli, che qui ricordo non sono Nazioni ma esseri umani in tutto e per tutto (e per questo non ho messo l'avviso OOC), e che forse faranno la loro comparsa... forse. Perchè anche se è nata come shottina, chissà... magari potreste avere le avventure delle Vacanze Romane di questi due. Fufufufu (?) Ok, basta, vi lascio alla lettura. See ya!







«Ve~ fratellone, ma sei proprio sicuro?»
«Hn, sì.»
«Ma sicuro, sicuro, sicu-»
«E che cazzo, Feli! Se ti ho detto di sì e sì»

Un attimo di pausa e posso sentire solo il respiro tranquillo di mio fratello che quasi mi fa sperare che abbia capito e, finalmente, soprattutto ceduto.

«... ve~»

Negli anni ho imparato ad intuire lo stato d'animo di quel moccioso dal modo in cui pronuncia quel suo particolare intercalare - fastidioso, più che altro, per essere onesti. E quindi so già cosa aspettarmi di conseguenza.

«-succederà un casino lo sai, vero?»

Stavolta tocca a me rimanere in silenzio per qualche istante, stringendo spasmodicamente il mio smartphone nuovo nuovo fra le dita.
Appoggiato al balconcino della camera da letto, il mio sguardo saetta per il piccolo orto sottostante cogliendo distrattamente uno scorcio della falda di un buffo cappello di paglia fra le piante cariche di frutti rossi e maturi.

«Gliel'ho promesso a quel bastardo»

Borbotto, costringendo Feliciano all'altro capo a premere il cellulare contro l'orecchio e tapparsi l'altro per sentire meglio. Ma essendo abituato a come il fratello si rivolge al suo compagno, non si stupisce troppo e non se ne fa un cruccio. E' amore anche quello... almeno riferito a quei due, ecco.

«E va bene allora, potete usare il mio appartamento. Ma non posso venirvi a prendere all'aereoporto, mi dispiace.»




~Vacanze Romane~





Quella di una vacanza nella mia terra d'origine è stata una pessima idea. Davvero orribile. La più insensata, folle - pessima appunto - che potesse venire a quella testa vuota; persino peggiore di quella volta in cui mi ha costretto a salire su uno di quei cosi che ridevano prendendomi per il culo («Ragliano, querido, dubito che degli asini possano prenderti in giro») per la famosa scalata dell'isola greca. Ecco. Pensavo che lì avesse toccato il fondo, ma evidentemente quella geniale mente ispanica è in grado di partorire idee ancor più geniali. Da quando mi sono trasferito definitivamente in Spagna non sono tornato in Italia nemmeno per le feste e, sebbene un poco di nostalgia rimanga sempre, non ho neanche mai manifestato il bisogno di farlo. Del resto nessuno mi ha cercato... o meglio, la mia famiglia ha sempre ignorato che non sia solo invitando unicamente me e non l'idiota con cui divido casa. Oh, e la vita.
Da circa tre anni, ufficialmente. Ufficiosamente da molto più tempo, per mia sfortuna. Ma diciamo pure che alla fine ho accettato di sposare lo spagnolo per esasperazione, non certo per altro eh. Sfido io chiunque a resistere alla vergogna pubblica data da un idiota che intona una sereneta alle tre di notte di una Madrid ancora addormentata. Ho detto di sì unicamente per non finire a fare compagnia a qualche povero diavolo della Guardia Civil ed essere l'indomani sulla bocca di tutto il quartiere. Il vicinato sa essere peggio di un manipolo di comari di paese, quando vuole.
Ad ogni modo la nostra unione non è stata ben vista dai Vargas, che già mal tolleravano il fatto che stessimo insieme. Non hanno mai accettato Antonio, tranne mio fratello. Non che la cosa mi dispiaccia. Che te ne fai di qualcuno che mette gli sciocchi ed antiquati pregiudizi prima della tua felicità? Non sono venuti nemmeno al matrimonio. E Feliciano ha dovuto fingere di essere impegnato in un viaggio di lavoro per presenziare insieme a quell'essere tutto muscoli e senza cervello di Ludwing. Sono stati i miei testimoni, mentre il francese pervertito con il suo compagno fissato con gli scones, il tea delle cinque e ''God Save the Queen'' (che suppongo abbia anche come suoneria del cellulare e sveglia) quelli di mio marito. L'altro membro del Bad Moron Trio invece non ha potuto esserci, con mio sommo dispiacere - notasi il sarcasmo. Si è connesso su Skype per il discorso durante il piccolo rinfresco, però, e quasi non ho fatto caso agli auguri mormorati dal suo ragazzo canadese tra tutti quei ''magnifico me!'' e cazzate varie. Fortuna che doveva celebrare gli sposi e non se stesso. Almeno posso dire che la famiglia Carriedo ci ha accettati con enstusiasmo ed a braccia aperte, trattandomi come un vero e proprio figlio al punto da diventare persino un filino molesti. Antonio giustifica tutto con il sangue caliente, io insisto a pensare che la loro sia una impicciosaggine (o impiccioneria?) ereditaria. Almeno sono simpatici.
«... querido, non hai ancora finito?»
Sobbalzo appena nel sentire la voce allegra dal forte accento spagnolo che proviene alle mie spalle e mi sento colto in fallo. Come se quell'idiota dagli incredibili occhi verdi potesse davvero leggermi in testa e scoprire che fino a questo momento mi sono perso in un monologo mentale solo per evitare di finire di riempire la valigia aperta sul letto matrimoniale da quasi un'ora. Ovvero il tempo che lui ha impiegato per fare una doccia, sistemare le sue cose ed il resto della casa onde evitare che una fuga di gas la faccia saltare in aria o un improbabile grandinata rovini il nostro amato orticello. Maledizione a lui e la sua capacità di organizzazione.
«Sì che ho finito»
Gli basta sporgersi oltre la mia spalla e gettare un'occhiata al mucchio di vestiti sparpagliati senza un ordine al suo interno per capire che sto mentendo.
Lo vedo afferrare qualcosa dal marasma che straborda dalla valigia e farmi ondeggiare davanti al viso un maglioncino di lana con un sopracciglio inarcato.
«...siamo a Luglio, Lovino»
Sento l'imbarazzo assalirmi feroce e so già di avere le guance rosse. Con un gesto stizzito gli strappo l'indumento dalle mani, appallottolandolo furiosamente fra le mie come se mi avesse fatto qualche sgarbo personale.
«A Roma fa freddo anche a Luglio»
Cerco di difendermi, ben consapevole di aver detto un'altra cretinata.
Il sopracciglio di mio marito sembra quasi aver raggiunto l'attaccatura dei capelli ricci.
«Stiamo andando in Italia, non a trovare quello psicopatico di Braginski»
Mi fa notare con la sua proverbiale tranquillità che personalmente riesce solo ad innervosirmi di più. Come fa ad essere sempre così tanto calmo? Ed idiota, persino!
«Lo so che stiamo andando in Italia!»
Mi ritrovo a strillare, sobbalzando per la tonalità acuta e stridula che ha raggiunto la mia voce e che mi porta ad avvampare ancora di più, il petto che si abbassa freneticamente per incamerare l'aria che ho sprecato nel mio sfogo da donnicciola in piena sindrome premestruale.
Qualcosa passa negli occhi verdi dello spagnolo che sembrano farsi insolitamente seri e pregni di comprensione. Lo guardo sospirare e sedersi vicino alla valigia sfatta, ricacciando al suo interno un calzino fuggiasco mentre sembra cercare le parole giuste.
«Lovino... Lovinito, mi amor. Il problema non è il clima. Il problema es el destino. Solo... non dovrebbe esserlo. Esa es tu casa. E quella è la tua famiglia è vero, e rimarrà sempre tale. Ma non può certo impedirti di tornare a casa tua.»
«E' questa la mia casa.»
E' un mormorio, ma sono sicuro che mio marito l'abbia sentito perchè mi sorride in quel modo particolare che sembra fare solo con me, e mi strattona per una mano facendomi crollare seduto sulle sue gambe. Non posso impedirmi di arrossire ancora di più e cercare di nascondere l'imbarazzo contro il suo petto, appoggiando la fronte sulla sua spalla. Lo sento accarezzarmi il braccio sinistro e scendere a prendermi con delicatezza la mano, portandosi la fede d'oro bianco alle labbra con reverenza. L'ha baciata allo stesso modo il giorno del nostro matrimonio. E' uno di quei ricordi che mi fanno tremare il cuore.
«Casa es donde está tu corazón
Lo so . E il mio cuore è diviso fra l'impero dove non tramontava mai il sole e la città eterna. La Spagna che mi ha accolto come un figlio e l'Italia, la mia bella Italia che mi ha cacciato come il peggiore dei reietti. Eppure l'amo ancora. E così amo la mia vecchia famiglia, e la nuova. Non sono cose che posso tenere separate. Antonio ha ragione, fanno entrambe parte del mio cuore.
Dannazione... detesto quando quel bastardo ha ragione.



«Mi amor devi ancora finire di fare la valigia e l'aereo è fra tre ore!»
«...''mi amor'' 'sto cazzo. Muori, stronzo!»
Finire fra una marea di calzini e camicie, mezzo infilato nella valigia e con un paio di boxer di traverso in testa non è proprio il modo migliore di preparsi ad un viaggio, lo so bene.
Però Antonio sorride lo stesso, mandandomi un bacio, mentre mi richiudo con un tonfo sordo la porta alle spalle.
E anche senza vederlo so, che dall'altro lato della porta, mio marito continua a sorridere e si prodiga a sistemare la mia roba fischiettando qualche motivetto sentito per strada.
Ecco... sono in momenti come questo che ricordo perchè ho accettato di sposarlo, invece di buttagli una secchiata d'acqua in testa, quel giorno.



   
 
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