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Autore: crossfingers    12/01/2014    0 recensioni
Sono una ragazza normale,ho la madre italiana e il papà inglese, mi sono trasferita a Londra nel 2005 quando mio padre se ne è andato con un'altra, non l'ho mai perdonato per questo.
A pochi giorni del mio diciottesimo compleanno ho ricevuto una notizia che mi ha cambiato.
Grazie ad una fondazione ho conosciuto il mio vero amore, almeno speravo lo fosse, era la mia ultima possibilità di amare prima che tutti i capelli mi lasciassero e così la mia vita.
Non ho molto altro da dire, sono Hope.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Threesome
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Oggi sono quattro mesi che sto male, sono debole, bianca in viso, non sembro nemmeno più io.
Mi fermo nel bagno delle ragazze, a quest'ora sono già tutti a casa, non rimane nessuno a scuola, con un unica eccezione io.
Guardo la ragazza che c'è allo specchio, ma non la conosco, quei capelli rossi sono deboli non stanno composti, quegli occhi verdi, sono spenti, non hanno più la luce che avevano una volta, le labbra sono tutte screpolate, che sta succedendo? 
Una ragazza di quasi diciotto anni dovrebbe essere piena di energia, non così.
Alle cinque m'incammino per tornare a casa, devo fare degli esami per capire questa mia debolezza.
Apro la porta di casa e ci trovo mia mamma, così bella, non ha un segno della vecchiaia su di lei, ha sempre i suoi capelli biondi che le cadono dalle spalle, gli occhi marroni che emanano amore.
Mi saluta abbracciandomi, e baciandomi la fronte, mi chiede se sono pronta, annuisco, anche se non lo sono.
Arrivate all'ospedale, mi fanno esami del sangue, qualche radiografia, ci dicono che gli esiti arriveranno tra qualche giorno, non mi rimane che aspettare con un po' di musica di sottofondo.
Questi cinque ragazzi mi aiutano a non sprofondare dal dolore, quelle voci mi riaccendono un po' di vita, a volte mi viene voglia di ballare, li adoro.
Quando mi sono trasferita qui a Londra ero piccola, ma non l'ho mai visitata come si deve, ma ora non ne ho le forze.

Mi corico sul letto, quando mi chiama mia cugina dall'Italia, Laura.
-"Hope, come stai? mi ha detto tua mamma che non ti è ancora passata.." 
-"Ehi.. già non sono ancora in forma.."
-"Tranquilla, vedrai che sarà solo un'influenza" chicchieriamo di cose varie, mi racconta del suo ragazzo Matteo, dice che stanno bene insieme.
Chiudo la telefonata e dormo.
Incubi tutta la notte, mi alzo dolorante.
Sento la mamma che parla al telefono, non sembra tranquilla, ma non capisco il motivo.
-"Mamma che succede?" le chiedo abbracciandola.
-"Niente, la nonna mi raccontava della zia che ha litigato di nuovo con lo zio, sembra che questa volta sia un po' grave" 
La lascio parlare al telefono, quando sono pronta ha finito e sembra di nuovo felice, probabilemente la nonna l'ha tranquillizzata.
-"Cosa pensi che ci diranno degli esami?" le chiedo senza cercare di far capire la mia preoccupazione
-"Sarà solo un'influenza, stai tranquilla" mi bacia sulla fronte e torna al piano superiore.
Mi dirigo a scuola dove ci sono Jemi ed Amanda, le mie migliori amiche,  mi stanno vicino in ogni momento, pure ora.
Nell'ora di ginnastica vorrei giustificarmi, ma il prof sembra non capire, quindi mi sforzo di fare le flessioni ed in seguito gli addominali.
Ma al momento di saltare la corda vedo tutto appannato, cado a terra come un sasso, immobile.
Quando mi risveglio, tutto è bianco, non sono in paradiso, perchè non penso che lì ci siano dei posti letto separati dalle tendine.
-"Hope tutto bene?" è mia mamma.
-"Si, ma perchè sono qui?" non riesco a capire, mi fa male la testa ed il mio braccio è ammaccato.
-"Sei svenuta a scuola e ti hanno portato qui, ora stiamo aspettando il dottore"
Mi racconta un po' di quello che ha fatto, vedo l'ora sono quasi le tre, ma quanto ho dormito?
La mamma si fa seria, è arrivata la dottoressa, anche quest'ultima non era proprio di ottimo umore.
-"Lei è la mamma di Hope Write? Sono la dottoressa Julienne Sparks" si stringono la mano.
-"Potrei parlarle in privato? Magari nel mio studio?"  si dirigono verso la porta, lasciandomi sola, senza capire.
  
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