Era
sdraiata sul suo letto con la faccia affondata nel libro di matematica,
stava facendo finta di studiare.
Non che equazioni algebriche di secondo grado fossero un problema per
la geniale Bulma Brief, figlia dell’illustre presidente della
capsule corporation : bella, viziata, intelligente...
In realtà aveva già finito i compiti da un pezzo,
solo che fingere di essere ancora presa dalla matematica era una buona
scusa per non essere disturbata.
La quindicenne riemerse dal libro un pochino spettinata,
sbuffò e la ciocca di capelli che ricadeva sulla faccia
venne scostata.
Si sdraiò a pancia in su ad osservare il soffitto; quando
non aveva niente da fare si ritrova stranamente a guardare verso
l’alto, studiando la parete del muro in tutti i suoi minimi
particolari, ma poi si sentiva inevitabilmente annoiata e la sua
attenzione veniva spostata dall’intonaco bianco al cielo
azzurro che richiamava il colore dei suoi occhi.
Si stiracchiò e decise che era arrivato il momento di
alzarsi per uscire fuori dal balconcino della sua stanza ed osservare
il sole tramontare e il cielo passare da un colore blu intenso alle
sfumature arancione delle otto in una giornata calda di settembre.
-Caro…- esordì la signora Brief sfornando dei
muffins dal forno tentando di distoglierlo dalla lettura di un
"interessantissimo" giornale di scienze e attualità.
-Si cara?-
-La nostra piccola Bulma sta ancora studiando?- la chiamava ancora
piccola Bulma non riuscendo a far fissare nella sua testa coperta da
riccioli biondi che la loro “bambina” era ormai
quindicenne, e non più una ragazzina come ancora tendeva a
definirla lei
-Si credo- fece il prof Brief poco interessato –
starà ancora studiando matematica-
-Oh è così intelligente la nostra piccola Bulma-
la lodò la madre, era sempre incline a sperticarsi lodi
esagerate che avevano come soggetto la figlia.
Il prof Brief sospirò e riprese la lettura del suo giornale.
Un leggero bussare alla porta avvisò Bulma che non ostante
lei stesse studiando, per così dire, qualcuno la stava
disturbando.
La porta si aprì senza che la persona che aveva bussato
ricevesse il permesso di aprirla e ne sbucò
l’allegra faccia della signora Brief.
-Oh ciao mamma- fece Bulma girandosi e rivolgendole uno sguardo
scocciato.
La madre la raggiunse fuori dal balcone.
-Ciao piccola-
-Mamma non sono piccola, ho quindici anni-
- Ok, va bene, Bulma, credi che scenderai di sotto per cena?-
La ragazza tornò a rivolgere le sue attenzioni al cielo.
-No mamma, non ho fame-
La madre le accarezzo i capelli.
-Comunque se te ne viene la cena è nel microonde- disse e si
avviò verso l’uscita richiudendo la porta alle sue
spalle.
Lontano…
Vegeta
se ne stava appoggiato al muro nella sua tipica posa, con le braccia
incrociate al petto e l’aria di superiorità.
Gli occhi socchiusi davano l’idea che si fosse
momentaneamente appisolato, ma non era così, era rimasto
sveglio e vigile.
Appoggiato alla navicella stava ascoltando i discorsi dei suoi compagni.
-Incredibile che dopo tutto quello che abbiamo fatto per lui Freezer
non abbia voluto pagarci- si lamentò Nappa che stava seduto
su una pietra a guardare il cielo rossastro e poi Radish.
-Cosa puoi aspettarti da un verme come lui?-
Vegeta, che fino ad allora non aveva mostrato il minimo interesse per
la conversazione dei due, sorrise sarcasticamente.
-Si è un verme, ma ha conquistato il potere-
I due si rivolsero a Vegeta guardandolo con aria smarrita, un
po’ confusi .
Vegeta si staccò dalla navicella e si mise tra i due sempre
con gli occhi socchiusi puntati verso il basso.
-Voi perché credete che siamo ancora qui a farci trattare
così da quel miserabile?-
I due si guardarono; non ostante la giovane età Vegeta
sembrava, anzi era, molto più sveglio di loro.
-Beh, ve lo dico io perché - disse vedendo che i compagni
non ci arrivavano.
-Ad ogni combattimento i Sayan diventano più forti e guarda
caso Freezer ha bisogno di guerrieri superiori che combattano per lui,
per conquistare- fece una pausa guardando anch’egli il cielo.
-Una volta che saremo diventati abbastanza forti da poter combattere
con lui io mi impossesserò del suo potere e allora non
dovremo più sottometterci a nessuno, perché un
uomo che ha in mano il potere controlla il suo destino-
Fece una pausa per guardarli assicurandosi che avessero capito e
sembrava che i due avessero messo in azione le loro cellule celebrali,
finalmente.
-E i Sayan torneranno la gloriosa razza che erano un tempo, non dei
semplici soldati al servizio di un arrogante come Freezer-
-Giusto ben detto-
Vegeta si sedette su una pietra li vicino.
-Dobbiamo solo avere un po’ di pazienza e vedrete che
batterò quel Freezer, so che ora non avrei nessunissima
speranza- ammettere la sua inferiorità gli costò
un duro colpo nell’orgoglio
–ma vedrete che un giorno io lo batterò, vedrete-
ridacchiò tra se e se, compiaciuto dei suoi grandi
obbiettivi.
“si, un giorno il tuo regno, l’universo,
sarà mio”
Bulma
stava ancora fissando il cielo con le iridi azzurre perdute nel
nero
della
notte, erano le nove, era li da ben un ora.
“Sarebbe ora di rientrare Bulma, non vorrai che le occhiaie
sfigurino la tua faccia domani?”
Bulma rientrò, effettivamente aveva un certo freddo, si
cambiò in fretta mettendosi la sua camicia da notte rosa,
lunga e informe, si legò i capelli in una coda e si
sdraiò nel letto provando a prendere sonno.
Inutile, niente da fare, era da un po’ che non riusciva a
dormire c’era sempre un pensiero che si faceva strada nella
sua mente mettendo in secondo piano tutti gli altri.
Da quando sua madre le aveva raccontato di come lei e suo padre si
erano conosciuti, ovvero circa cinque anni fa, aveva sempre un
desiderio fisso che le continuava a martellare in testa tutti i giorni.
“Già...trovare il ragazzo perfetto per
me” pensò lei tornando a rivolgere le sue
attenzioni al soffitto.
Non che a scuola non fosse corteggiata, anzi, ma ogni ragazzo che le
rivolgeva la parola aveva un difetto per lei, dopo di che lo schedava
nella sua formidabile memoria come non adatto al ruolo.
Sbuffò seccata da ogni misero fallimento.
Fino a che non avesse compiuto l’impresa non avrebbe potuto
dire di essere veramente felice, eppure non le mancava niente: era
ricca, era bella, era intelligente, ma sembrava non bastare.
-Uffa, cos’ho che non va?- si lamentò lei ad alta
voce verso il cielo, come aspettandosi che qualche voce provvidenziale
le rispondesse.
-Tesoro hai detto qualcosa?- chiese la madre da dietro la porta.
-No, niente mamma- si affrettò a rispondere in extremis per
salvare la sua privacy in futuro.
Bulma sbuffò ancora ed ancora, infine affondò la
faccia nel cuscino per soffocare un gridolino disperato.
La sua era una vera e propria ossessione psicotica, perfino le poche
amiche che aveva si rifiutavano di ascoltarla quando ne parlava.
“Almeno sapere se esiste” pensò lei
“solo sapere se da qualche parte
c’è”
Conoscere cosa ci riserva il futuro: una delle ansie di quando si
è a metà strada dal diventare adulti.
Si rivolse di nuovo al cielo come per avere un segno, qualcosa,
qualunque cosa che potesse fare chiarezza.
Sembrò che le preghiere della ragazza fossero state esaudite.
Due fasci di luce bianca attraversarono il cielo, gli occhi della
ragazza si illuminarono d’improvviso.
“Siiii! Allora c’è qualcuno che mi vuole
bene lassù” esultò lei saltando
giù dal letto e correndo fuori dal balcone.
“Io desidero…sapere se…”
Era
orami notte anche su quel pianeta e i Sayan erano ancora li, si erano
procurati del cibo, avevano mangiato e ora volevano solo dormire.
-Però devo dire che su questo pianeta erano un branco di
incapaci, non abbiamo neppure dovuto trasformarci- disse Radish mentre
mandava giù la carne di qualcosa.
-Già, non mi sono divertito gran che- proseguì
Nappa mangiando anche lui qualcosa che però sparì
subito, tutti conoscno la voracità dei Sayan.
Vegeta non partecipava alla conversazione; non era tagliato per queste
cose, per lo più non era un tipo loquace, e non si poteva
nemmeno capire ciò che pensasse; il suo sguardo perennemente
truce non lasciava intuire niente di ciò che avrebbe voluto
dire.
Osservava il cielo che da rossastro si era fatto nero, gli piaceva
l’oscurità, in questa aveva la certezza che
nessuno sarebbe venuto a disturbarlo mentre pensava, già
pensava molto, molto più di quanto dicesse.
“se solo potessi sapere se
Socchiuse nuovamente gli occhi.
“ma certo che lo diventerò, io sono il principe
dei Sayan, il migliore”
Un bagliore attirò la sua attenzione.
Vide con la coda dell’occhio due stelle cadenti che
percorrevano il cielo.
-Ehi Radish, guarda la hai mai visto due stelle cadenti nello stesso
istante?-
-No, e non me ne importa una...-
-Beh non so te ma io esprimerei un…-
-Tnsk-
La voce di Vegeta attirò la loro attenzione, di nuovo.
-Che stupidi che siete, vi lasciate impressionare da due puntini
bianchi, vi facevo più svegli-
Nappa e Radish si ammutolirono e rimasero in silenzio per alcuni
secondi.
-Sarebbe ora di andarcene da questo mucchio di sassi- rispose Vegeta al
loro silenzio, alludendo al fatto che dovevano tornare alla base.
-Freezer ci aspetta su un pianeta poco distante: ha installato li la
sua nuova postazione.- proseguì lui afferrando il
telecomando della sua navicella e premendo un pulsante.
Lentamente la porta della navicella si aprì e lui ci si
adagiò dentro socchiudendo gli occhi.
Era implicito che Nappa e Radish erano “cortesemente
invitati” a fare lo stesso e così anche loro si
infilarono nelle loro navicelle pronti a partire per lo spazio.
Vegeta gettò ancora uno sguardo al cielo guardando una
stella che in realtà era il pianeta che dovevano
raggiungere, senza sapere che, inconsciamente, aveva espresso un
desiderio.
“Io desidero… sapere se...”
Nel
palazzo di re Yhamer, intanto, la vecchia indovina Baba stava accanto
alla scrivania del capo a osservarlo annoiata timbrare documenti con la
meccanicità di chi ripete molte volte lo stesso gesto
quando…
-Ohoh altri due desideri in arrivo!- disse una vocina roca appartenente
ad un vecchio che se ne stava seduto sul tetto tutto il tempo a
osservare il cielo.
Baba sospirò.
-Scusa ti dispiacerebbe andare a dire al maestro Soso di smettere di
strillare ogni volta che passa una stella?- fece re Yhamer mentre
timbrava l’ennesimo documento con più forza del
solito.
-Va bene –fece Baba decisamente scocciata
dall’ingrato compito.
La vocetta stridula del vecchio faceva eco per tutto
l’aldilà e a Baba il vecchio mago non andava
particolarmente a genio.
-Uno che si mette ad esaudire i desideri della gente a destra e a manca
per l’universo senza sapere chi li esprime, diamine! Un
po’ di giudizio dovrebbe avere quell’uomo- diceva
sempre lei.
Arrivò sul tetto dove un vecchio dai lunghi baffi bianchi
lunghi quanto la sua altezza stava esibendo le sue capacità
di ballerino per la gioia.
-Maestro Soso- lo richiamò lei -le dispiace smettere di
agitarsi in quel modo? Re Yhamer è molto occupato- disse lei
senza fare alcuno sforzo per nascondere la sua antipatia.
-Oh, Baba. Che piacere vederla- fece lui che al contrario nascose alla
perfezione i suoi pensieri dietro un largo sorriso da orecchia ad
orecchia.
-Che motivo avrete mai di urlare così ai quattro venti?
Ormai tutto il palazzo vi ha sentito. Per piacere contenetevi-
continuò lei sempre più seccata dal finto garbo
che il vecchio le rivolgeva.
-Mi scusi, ma ho appena ricevuto due desideri davvero interessanti,
espressi contemporaneamente e a due stelle in tutti e due i casi per
giunta e ho tutta l’intenzione di esaudirli-
Baba inarcò il sopraciglio: la stava incuriosendo, anche
perché di solito quel uomo, con i desideri, combinava un
sacco di guai esaudendo quelli che avrebbe dovuto lasciar perdere e
scartando le richieste più ragionevoli.
-E chi li ha espressi, si può sapere?-
-Oh due persone dalla parte opposta della galassia Bulma Brief e Vegeta
il principe dei Sayan- disse sfogliando un registro che teneva sempre
apportata di mano.
Baba sempre più confusa scese dalla sua sfera volante e
guardò al suo interno con molta attenzione mentre sulla sua
superficie si delineavano di due giovani: il primo seduto nella
navicella monoposto e la seconda fuori dal balcone di casa propria a
guardare il cielo con le dita intrecciate in una preghiera infantile.
-E che cosa avrebbero chiesto?-
Il maestro Soso sorrise –Previsioni del futuro. Una richiesta
interessante non trova?-
Baba sgranò gli occhi.
-Che cosa! E lei è così sciocco da volerli
esaudire?-
Il vecchietto stava cominciando a dare segni di cedimento, non riusciva
più a nascondesi dietro il credibile sorriso gentile.
-Certo che si! In quanto sono stati espressi mentre passavano ben due
stelle cadenti e io ho intenzione di raccogliere la loro richiesta.
Baba si portò le mani ai fianchi.
-Lo so benissimo che le stelle cadenti e i desideri sono di sua
competenza, ma la rivelazione del futuro è compito mio e io
le dico che se ora lei rivela gli eventi futuri a quei ragazzi
scatenerà delle conseguenze disastrose-
Il vecchio scosse il capo -Cosa mai potrà succedere? Sono
solo dei ragazzi, il loro destino non potrà essere di
così fondamentale importanz…Ahia!-
Baba gli aveva già tirato la sfera sulla faccia rischiando
così di spaccarli i grossi occhiali dalla montatura
circolare che teneva sul naso.
-Guardi bene che cosa succederà a loro nel futuro- gli
puntò addosso l'indice -e rifletta bene prima di
rivelarglielo- urlò Baba.
Il vecchio si grattò la pelata luccicante guardando nella
sfera di cristallo il corso degli eventi.
-Beh... effettivamente, il loro destino è davvero molto
importante per l’intero universo, ma io seguendo il codice
stellare devo comunque esaudire il desiderio, gliel’ho
già spiegato. Due stelle rendono assolutamente certo
l’avverarsi della richiesta-
Baba lo guardò indignata –se lei vuole sconvolgere
il corso degli eventi si accomodi, ma io non me ne prenderò
al responsabilità- e detto questo fece per allontanarsi.
-Ehi no, aspetti Baba ho avuto un idea...-
La vecchia si voltò a fissare l’ometto che le
stava sorridendo compiaciuto di se stesso.
-...e se trovassimo un compromesso?- Baba si avvicinò a lui,
aveva definitivamente catturato la sua attenzione.
-La ascolto-
Bulma
stava ancora in attesa sul balcone, forse sperava di ricevere una
visione con il volto del suo futuro marito, ma ciò con
accadde e lei si riavviò più sconsolata che mai
al suo letto coprendosi la testa con le coperte.
-Uffa non lo troverò mai- si lamentò sussurrando
per non svegliare i suoi genitori.
Chiuse gli occhi tentando di non pensare a niente e di rilassarsi
cadendo in un torpore che poi divenne un sonno pesante.
Vegeta
osservava il cielo con gli occhi socchiusi, le braccia incrociate, lo
sguardo indefinibile e un sorrisetto stampato in faccia.
“Un giorno tutte le stelle mi apparterranno”
“solo questione di tempo”
E si appisolò scivolando lentamente in un sonno profondo.
***
Vegeta
si svegliò di soprassalto aveva la fronte imperlata di
sudore e il cuore gli batteva forte.
Forse aveva fatto un brutto sogno, ma per quanto si sforzasse non
riuscì e ricordarsi cosa avesse sognato, eppure gli sembrava
di essersi addormentato solo pochi minuti prima.
Si mise la testa tra le mani per scacciare quel dolore che gliela stava
trapanando quando, si accorse che il pianeta verde su cui Freezer gli
aspettava non era più solo una stella, ma era davanti a loro.
Si preparò a inviare i dati della loro missione dal computer
di bordo a quello della base e una volta fatto si preparò
all’atterraggio.
-Signore, le navicelle dei Sayan stanno per atterrare nel porto
aerospaziale- fece un alieno con due occhi decisamente sproporzionati
al resto del corpo a un altro dalla corporatura simile a quella
terrestre con la pelle verde e gli occhi viola.
-Benissimo, hanno fatto in fretta, Freezer sarà contento,
prepara la pista per l’atterraggio-
-Si signore- fece l’alieno facendo il segno con la mano che
convenzionalmente si faceva ai superiori.
Vennero predisposti i cuscini appositi per frenare
l’atterraggio delle navicelle e una volta atterrate da queste
uscirono i Sayan.
Tutti i soldati che erano venuti ad accoglierli fecero il segno
militare e gli arrivati risposero con lo stesso cenno, tutti tranne
Vegeta.
Attraversarono i corridoi diretti nelle sale dove Freezer riceveva gli
ospiti per fare rapporto e ricevere la loro ricompensa.
Mentre percorrevano le stanze che gli avrebbe portati dal loro
“capo” la loro strada venne intralciata da una
figura femminile distesa per terra.
Pareva stesse dormendo, forse era un schiava stremata dalle fatiche
delle sue mansioni o che un guerriero aveva appena abbandonato al suo
destino dopo averla usata e poi picchiata, eppure il suo volto non era
segnato dalle fatiche dei lavori.
Era giovane, avrà avuto ad occhio e croce quindici anni.
I capelli turchini le incorniciavano il viso angelico dormiente ed
indossava una camicia da notte rosa informe.
I tre guerrieri si fermarono per un secondo ponendosi tutti la stessa
medesima domanda.
Poi però decisero di aggirarla e di lasciarla li fino a che
non si fosse svegliata; se era una serva ci avrebbero pensato gli altri
soldati di classe inferiore a lei.
Ma l’attenzione di tutti e tre venne attirata da qualcosa che
si muoveva sotto la sua veste che pochi secondi dopo si
rivelò essere una striscia di pelo azzurro o più
comunemente definita come coda.