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Autore: slytherin ele    14/01/2014    0 recensioni
Robert Drake sogna da quando a memoria di fare un viaggio in Egitto… un’escursione un po’ particolare, lo metterà nei guai… fortuna, che c’è John… ehm, quale fortuna?
Slash John Allerdyce\Robert Drake
AU
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bobby Drake/Uomo Ghiaccio, John Allerdyce/Pyro
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nick: slytherin ele
Titolo:  Desert-Mates
Fandom: X-Men
Rating: Arancione
Generi: Commedia, Romantico
Avvertimenti: AU
Introduzione: Robert Drake sogna da quando a memoria di fare un viaggio in Egitto… un’escursione un po’ particolare, lo metterà nei guai… fortuna, che c’è John… ehm, quale fortuna?
NdA (facoltative):
 I personaggi, soprattutto Drake potrebbe risultare OOC. Si tratta di una Robert DrakeJohn Allerdyce

(Credo che farò un seguito, almeno per me stessa! XD)

 

La sfegatata, super fissata dell’Egitto sono io, i vari nomi di divinità nel testo sono “veri” dei egizi… faccio una breve legenda per far capire che non li ho nominati a caso, sono pochi.

Sobek: dio coccodrillo, protettore del Nilo e più in generale di tutte le fonti d’acqua

Seth: dio distruttore, protettore del deserto, degli stranieri e dei confini

Min: dio itifallico, dio della fecondità e della fertilità (capirete perché proprio lui)

Atum: dio creatore (se vi interessa sposò la sua ombra e ha una miriade di altri nomi che non sto ad elencare)

 

Questa storia partecipa al contest, indetto da HigurashiShinko, “Seme vs Uke - Lotta per la verginità”.

Disclaimer: tutti i personaggi nominati sono proprietà dei rispettivi creatori, questo storia non è stta scritta a scopo di lucro.

 

Desert-Mates

Ammetteva di non comprendere come fosse potuto accadere, insomma quale essere umano dotato anche e soltanto di un’intelligenza minima riusciva a perdersi nel bel mezzo del Deserto del Sahara, perché voleva vederne la cosiddetta “volpe”, il cui vero nome è Fennec.

Una persona normale direbbe: “Prendo il cellulare e chiamo i soccorsi!” Ecco, Robert Drake non è una persona normale, no! È l’unica in grado di intraprendere un’escursione nel bel mezzo della distesa di sabbia più grande del globo con il telefonino, miserabilmente, scarico.

Volete la verità, eccola. Robert Drake desiderava visitare l’Egitto dalla tenera età di otto anni, quando suo nonno, quell’arzillo vecchietto che in questo momento vorrebbe uccidere, lo portò a vedere il piccolo museo della sua città natale, non era un granché per inteso ma Drake s’innamorò perdutamente dei papiri che vi erano esposti, cominciando a fare miriadi di domande su di essi, senza per altro ricevere risposta. Da qui, iniziò la sua grande passione per tutto ciò che sfiorasse, anche solo per coincidenza, l’antico Egitto, le dinastie faraoniche, le divinità e i riti sacri.

 

Dopo ben diciassette anni, il conseguimento di una laurea in Storia e civiltà, con tesi sugli egizi, e l’accumulo di un bel gruzzoletto, Robert tentò di convincere Marie D’Ancanto, la sua ragazza, a fare un viaggio con lui nella terra dei Faraoni. La risposta della giovane fu un secco “no”, perché aveva già organizzato le sue vacanze alle Isole Canarie e, secondo lei, lui avrebbe dovuto rinunciare perché l’Egitto era noioso, non ci si divertiva, c’erano solo escursioni e pietre di cui non gliene fregava nulla a nessuno. La discussione che venne fuori provocò la rottura inevitabile di un rapporto di cui, considerò dopo appena due ore, gliene importava veramente poco. Ci aveva perso quasi sei anni della sua vita con quella: che cretino!

Fatto sta che prese l’aereo il giorno 2 del mese di Agosto, intenzionato a vedere il museo del Cairo, le Piramidi, la Valle dei Re e perché no? Anche una bella oasi nel bel mezzo del Sahara. I primi tre giorni furono una vera pacchia, per i turisti che con pacchia intendono scarrozzarsi di propria volontà in qua e in là per vedere milioni di oggetti e visitare migliaia di luoghi.

Il quarto giorno la guida, dopo averli svegliati alle quattro della mattina e averli fatti accomodare nella saletta “hobby” del Fairmont Nile City Hotel, aveva annunciato che avrebbero fatto un’escursione nel deserto per l’intera giornata, avrebbero visto e visitato le Piramidi, attraversato chilometri di sabbia e sarebbero giunti all’oasi più vicina per rinfrescarsi, in tarda nottata sarebbero giunti nuovamente all’albergo stanchi ma soddisfatti.

È solamente possibile immaginare il giubilo che colse Robert alla notizia, si sentì rinvigorito e pronto a mettersi in marcia come mai, guadagnandosi delle occhiate maligne e altre più perplesse dai suoi compagni di viaggio.

La gioia anche per Drake durò per mezza giornata scarsa, inutile dire che dopo aver visto le piramidi, gli altri turisti si erano stufati di cavalcare quei maledetti cammelli per ore e ore.

A tutti sembrava che l’oasi fosse troppo lontana, c’era chi aveva cominciato a dire che non esistesse neppure e che la guida avesse deciso di far loro uno scherzo di cattivo gusto. Robert non si preoccupava di questo dettaglio insignificante, avrebbero raggiunto l’oasi e lo avrebbero fatto nel tempo necessario: ne era certo.

Fu alla sesta ora di viaggio che persino l’impavido e volenteroso Robert- voglio vedere tutto dell’Egitto- Drake ebbe un crollo e cominciò a guardarsi intorno alla ricerca di una distrazione qualunque da quello che gli pareva voler essere il Sole assassino. Faceva troppo caldo e, nonostante la sua inenarrabile resistenza al calore, non ce la faceva più. Fu così che tra la sabbia che lo circondava, vide qualcosa muoversi. Inizialmente, si avvicinò con il cammello all’animaletto che correva intorno alla propria coda, poi si rese conto che si trattava di un Fennec e gli venne quasi da esclamare per la felicità. Una volpe del Deserto: poteva spuntare un altro elemento della lista “Cose estremamente fondamentali da fare in Egitto”.

Si allungò verso l’animale, non rendendosi conto che non avrebbe potuto toccarlo senza scendere dal cammello e… bam! Come si dice: te guarda, la forza di gravità… piacere, sono Robert- il re degli idioti- Drake. Fortunatamente, non si fece nulla di che, anzi si entusiasmò, vedendo l’animaletto avvicinarsi a lui e annusargli le dita. Lo prese tra le mani e se lo mise in grembo, accarezzando il suo pelo.

“Che carino che sei, piccolino!” Non avrebbe saputo per quanto tempo avesse giocato con quel cucciolo di Fennec, ma a un certo punto aveva sentito un brivido lungo la schiena, un brivido di freddo: la notte era calata. Ora poteva affermare che non fosse una diceria: nel deserto, di notte la temperatura scendeva terribilmente, tremò, stringendo a sé il cucciolo che aveva preso ad agitarsi. Si voltò: solo la sabbia a circondarlo. Si mise a correre, gridando aiuto.

Prese lo zaino che aveva con sé, ringraziando di aver portato la tenda e il sacco a pelo e imprecando di non aver caricato la batteria al cellulare.

Provò, in vano, ad aprire la tenda; non era mai stato un asso del campeggio. Non sapeva che fare, era solo, beh non proprio c’era Fenny… ma che poteva fare una piccola volpe per lui.

 

Era no orami passate quasi due ore e Robert si stava arrendendo alla sua miserabile fine, quando…

“Drake!” sentì una voce familiare chiamarlo e si girò verso la fonte di essa. Per circa venti secondi rimase a bocca aperta non credendo che fosse possibile, doveva trattarsi di un miraggio. Scosse la testa, doveva essere messo proprio male: perché non appariva un’oasi, una jeep che lo portava in salvo o una bella ragazza come allucinazione? Perché la sua mente doveva fargli vedere il suo ex compagno delle superiori John Allerdyce, con la sua solita camminata spavalda e il suo ghigno arrogante?

Cominciò a camminare verso l’altro ragazzo, pensando che se ci fosse passato in mezzo la sua psiche avrebbe ritrovato un minimo di controllo.

“Drake! Che cazzo fai?!” Oh per la miseria, era vero! Non si trattava di un miraggio, ci aveva appena sbattuto contro. Oddio, avrebbe potuto spostarsi… ma era in carne ed ossa… e arroganza, c’era da dirlo.

“Scusa, Allerdyce…” sussurrò, spostandosi. “Ero convinto fossi un miraggio…” Quando vide un ghigno malizioso formarsi sulle labbra dell’altro, rettificò immediatamente, balbettando e arrossendo. “U-n o-rrib-ile mi-r-ag-gio… ovviamente! Che vai a pensare!”

L’altro sorrise ancora di più, portandogli una mano fra i capelli e accarezzandoli.

Robert rimase un attimo interdetto, godendosi il contatto umano, dopo aver temuto di morire sommerso da una quantità enorme di sabbia. Sentì il respiro dell’altro, dritto nell’orecchio e rabbrividì. Un brivido che non gli piacque per nulla. Si staccò velocemente, riprendendo la piccola volpe tra le mani e rispondendo all’occhiata perplessa di John. “Non lascerò qui questo piccolo cucciolo… deve essersi perso e ha molto freddo…”

John sorrise affiancandolo. “Ci sto! Tu ti occupi del Fennec e mi occupo di te, ok?” chiese, stringendogli un fianco. Robert sobbalzò, rendendo irrequieto l’animale che alzò la testolina guardandosi intorno.

“Grazie, ma non ho bisogno del tuo aiuto, Allerdyce!” disse, tentando di essere maligno. La sua voce interiore gli diede dello stupido, tanto per cambiare: certo che ne aveva bisogno! Si trovava in mezzo a una landa desolata di sabbia.

John lo guardò con i suoi occhi verdi, inchiodandolo sul posto. Fortunatamente non sembrava intenzionato a lasciarlo lì. Interiormente sospirò di sollievo, ma cercò di mantenere la sua maschera di totale indifferenza al di fuori. Il problema era che, in tutta la sua vita, non aveva mai sviluppato questa grande capacità di mentire agli altri, dai suoi occhi azzurri trapelava ogni tipo di emozione. Capì che John riusciva a leggerlo, quando prese la tenda dalla sabbia, o meglio quell’ammasso di stoffa che avrebbe dovuto fargli da riparo, e s’incamminò dicendo: “Seguimi, Drake. Dietro quella duna c’è un oasi… aspetteremo lì che i soccorsi arrivino… li ho chiamati un’ora fa… ma non gli sarà facile individuarci…”

“Cosa?!” urlò Drake fuori di sé. “ Sei qui da un’ora e ti sei presentato solo adesso?! Ma che razza di stronzo sei!” Gli puntò un dito sul petto, facendo indietreggiare l’altro, che per risposta prese la sua mano.

“Ehi, principessa del Deserto, datti una calmata!” Robert sbuffò inquieto, fissandolo ancora arrabbiato. “Non mi sono divertito a farti spaventare…” ammise girandogli il volto. “Mi sono addormentato nell’oasi… tutto qui… però è incredibile che nessuno si sia accorto della nostra assenza… che idioti!” Robert tremò, appoggiandosi a lui.

“Scusa…” sussurrò.

“Ehi, va tutto bene… ora, raggiungiamo l’oasi… monto la tenda e mangiamo le mie provviste… tranquillo…” La sua voce era calma, dolce. Lo cullava, si sentiva bene con lui. L’atmosfera scemò, quando sentì la mano destra di Allerdyce sulla sua natica sinistra. Lo spinse via, urlando svariati insulti. In risposta John rise.

Si mise a camminare velocemente verso la duna di sabbia, cercando di ignorare le parole di John, che più che delle scuse sembravano promettere che sarebbe riuscito a raggiungere il suo obiettivo.

Fantastico! Pensò. La sua stava per diventare una vera e propria lotta per tener a bada quel pervertito e non sapeva neanche quando sarebbero giunti i soccorsi.

 

In poco più di venti minuti raggiunsero l’oasi e a Robert sembrò di essere in un vero e proprio paradiso; non aveva mai visto nulla di più bello. Alberi, cespugli di ogni misure e specie lo circondavano.

John sorrise, guardando la sua espressione ebete. “Mai vista la foto di un’oasi?” ironizzò, mentre s’inoltrava tra alcuni cespugli, sparendo alla vista dell’altro.

“Ehi!” esclamò Drake, colto nel vivo. Era un tipetto permaloso lui. Forse troppo, ne era consapevole, ma farsi prendere in giro in quel modo gli dava sui nervi.

“Guarda che non è la stessa cosa, ignorante!” ribatté, raggiungendolo al di là della folta siepe. Gli puntò un dito contro, pronto a farsi le sue ragioni, ma poi rimase sbalordito. Un lago, una grande distesa di acqua dolce faceva bella mostra di sé.

“Grazie Sobek…” disse, provocando un sorriso sarcastico nell’altro ragazzo.

“Io ringrazierei anche Seth per non averti scagliato addosso una bella tempesta di sabbia, che dici? Visto il suo temperamento avrebbe potuto.” disse, lanciandogli un’occhiata ironica. Poteva andare bene tutto, che Robert fosse un egittologo provetto lo avevano capito anche i Marziani, ma mettersi a pregare gli dei egizi gli sembrava eccessivo. Non che lui si sentisse turbato in qualche modo: era un agnostico menefreghista, se c’era qualcuno… lo avrebbe visto quando sarebbe morto.

Spiò Drake con la coda dell’occhio, mentre disponeva tutte le sue cose sul prato d’erba su cui si trovavano. Li allineava da bravo perfettino. Sorrise, chiedendosi quante stranezze potesse avere una persona sola. Scosse la testa, incominciando a piantare la tenda.

Se non fosse così… non ne saresti attratto, John… lo sai! È l’insieme letale delle sue stranezze, dei suoi pregi difetti che fanno di lui quello che è… Robert- il tuo personalissimo frutto proibito- Drake! Ghignò tra sé, chiedendosi perché la voce della sua coscienza assomigliasse tanto a quella della sua amica Liz. Trovava la cosa irritante, soprattutto perché lei lo sapeva e gli aveva sempre rinfacciato di non aver detto la verità, durante gli anni di liceo.

 

“Scaramanzia…” disse John, riportandolo alla realtà. “Non ci credo davvero… li trovo affascinanti, tanto! Ma io sono ateo, sono stato anche cristiano ortodosso, come i miei… ma non vi trovo nulla di rassicurante in una persona che ci guarda da lassù e non muove un dito per aiutare i più deboli…” John capì che il discorso rendeva molto triste Robert, quando lo vide accarezzare piano la volpe, senza convinzione, la mente lontana, probabilmente a un litigio con uno dei genitori per via dell’argomento delicato.

“Fame?” disse, prendendo un panino dal suo borsone e avvicinandosi a lui.

“Grazie…” rispose Drake sincero, senza guardarlo, dando un bel morso al pane imbottito. John si sedette con lui sulla sponda del lago e sospirò, cercando di darsi la carica da solo per far cambiare l’atmosfera. La tristezza era palpabile e non andava bene. Voleva scoparci con Drake non farlo deprimere.

“Allora…” disse. “Ti ha soddisfatto l’Egitto? Te lo aspettavi così o meglio?” Se c’era un argomento che spronava Robert era il paese in cui si trovavano, non poteva dimenticare le infinite discussioni con i suoi compagni che non ne potevano più di sentir parlare di mummie, deserto, piramidi e quant’altro.

“Beh, diciamo che finire in un’oasi con un mio vecchio compagno di scuola, senza sapere se mai ci ritroveranno… non era nei miei programmi…” rispose l’altro, grattandosi il collo, un po’ a disagio.   “Però mi piace, è molto più di quello che mi ero immaginato… sai, a volte la troppa aspettativa rovina... quello in cui aveva sperato, insomma… hai presente? Non è stato così! C'è tutto quello che attendevo, tutto quello che desideravo vedere…” concluse, facendogli un sorriso.

“Piuttosto, Allerdyce… che ci fai qui?” chiese poi, guardandolo sospetto. “Mi pedini?” aggiunse ironico, mettendosi a ridere.

John lo seguì a ruota con una risata finta, perché la risposta era “Certo che sì!”. Era da cinque anni che aspettava solo il moment migliore, senza i loro stupidi amici a fare da contorno al tutto. Doveva esserci solo lui. Appena Marie aveva detto a Liz che lei e Robert si erano lasciati a causa di quel viaggio, la biondina si era precipitata da John e con un “Io te l’avevo detto che non sarebbe durata… mai visto un tipo meno sicuro di essere etero, beh a parte te… s’intende… che aspetti? Con le finanze che ti ritrovi un biglietto per Il Cairo è una passeggiata anche al penultimo minuto!”, lo aveva convinto a partire. In effetti, era fortunato ad avere alle spalle una famiglia tanto ricca.

“Ehi, John… sei partito per la tangente… mi rispondi o no?” Per la seconda volta si era perso nei suoi pensieri, quando tornò sulla Terra, si ritrovò il volto di Drake a due centimetri dal suo, che gli schioccava le dita davanti agli occhi. Aveva un cipiglio preoccupato, come se lo avesse perso per un lasso di tempo enorme.

“Sono dieci minuti che fissi il vuoto, John! Così mi spaventi…”

Allerdyce rise a disagio. “Scusami…” disse solo, ricevendo uno sguardo comprensivo dall’altro ragazzo. Evidentemente pensava fosse stato a causa del troppo caldo, a volte succedeva… c’era chi sveniva… e chi si metteva a fantasticare sugli ex compagni di scuola… certo, come no! Eccola là, la vocina interiore era tornata a farlo sentire un completo cretino… non che avesse tutti i torti.

Scosse il capo, mentre Robert si allontanava. Prima che potesse risedersi del tutto, però, John gli prese il mento fra le dita e, immergendo il suo occhi verdi nelle iridi azzurre e confuse dell’altro e lo baciò. Fu un semplice toccarsi di labbra, senza nessun altro tipo di fine. Semplicemente, era stato un istinto; non aveva pensato, ma agito e basta.

Vide Robert sedersi stupito, ma senza riempirlo di epiteti poco gentili, era immobile come una statua di sale, non dava segno di vita.

“Volevo fare una vacanza… e l’Egitto piace anche a me.” disse John tossicchiando, poi si alzò e andò verso la tenda. Finora si erano visti solo grazie alla luce del suo cellulare, ma se andava avanti a tener accesa la funzione “lanterna” non avrebbero potuto contare neanche più sul suo.

“Senti, mi spiace… non lo faccio più, sul serio… la tenda è una sola… so che è tua, però…” cercò di spiegare nervosamente, a metà strada tra il ragazzo e il rifugio.

“Oh, no certo…” disse Robert, mettendosi in piedi e prendendo Fenny in braccio, ormai addormentata. “L’hai montata tu, però…” sembrò esitare, indietreggiando. “Solo, non lo fare più, ok?”

John annuì, entrando nel loro riparo spartano e mettendosi sotto la sua coperta. Chiuse gli occhi, cercando di dormire, quando sentì Robert entrare e sospirare.

“Non hai neppure un sacco a pelo… si può sapere che razza di turista sei?” chiese spazientito.

John sorrise girandosi, contento che il disagio fosse scemato. “Beh, sarò anche poco previdente… ma almeno io non giro con il cellulare morto.” Lo punzecchiò. Ridendo, quando assunse il color di un pomodoro.

Robert sbuffò, guardandosi un attimo intorno.

“Fa freddo…” esalò poi, ricevendo un’occhiata alla capitan ovvio dall’altro. “ Facciamo così… io ho un sacco a pelo e tu una coperta… se ce lo dividiamo e quella la mettiamo sopra?” John sorrise, avvicinandosi e tirando su un lembo, mentre Robert si appiattiva il più possibile.

Provò ad appoggiargli una mano sul fianco, ma lo sentì ringhiare e dire: “Allerdyce, quella mano te la taglio!”

John ghignò, chiudendo gli occhi: avrebbe aspettato soltanto il momento più opportuno.

 

 

Quando Robert si risvegliò, era solo e aveva un caldo tremendo: i raggi del Sole sembravano attraversare il tessuto della tenda per poi bruciargli la pelle. Scansò con stizza il sacco a pelo e la coperta, chiedendosi come fosse possibile che certa gente vivesse tutta la propria vita nel bel mezzo del deserto. Persino nell’oasi si moriva a causa della temperatura. Voleva suicidarsi.

Scostò il lato apribile del rifugio e uscì. Vide Fenny rotolare tranquilla nell’erba e sorrise poi si pietrificò all’istante: il suo compagno di sventure era intento a buttarsi nel lago con addosso solamente dei boxer neri. Doveva essersi già tuffato in precedenza, perché era completamente bagnato.

È davvero stupendo… pensò, senza rendersene conto. Sensuale, eccitante, bellissimo…

Si irrigidì, scuotendo la testa. Ma che cavolo dico! Si rimproverò, ma il suo corpo aveva già risposto: la sua gola si era chiusa all’istante, la bocca era diventata secca e i bermuda si erano stretti all’altezza del cavallo.

Se mi vede sono fottuto, letteralmente… Un brivido a metà tra l’eccitazione e il terrore lo attraversò.

Fece dietro front, intenzionato a non uscire mai più dall’accampamento e a cominciare a scavarsi la fossa, ma la voce di John lo fermò.

“Ehi, appena in tempo, Robert! L’acqua è fantastica…” esclamò felice.

Drake sentì dei passi avvicinarsi a lui pericolosamente, ma rimase immobile. Era convinto che qualunque sua mossa avrebbe destato nell’altro dei sospetti, forse se faceva l’indifferente…

“Sei ancora arrabbiato con me?” chiese Allerdyce, sfiorandogli una spalla. “Ti giuro che non voglio far nulla contro la tua volontà.” La sua voce suonò preoccupata, ma anche dolce e questo non fu un bene per la situazione già precaria di del ragazzo.

“Tranquillo, lasciami da solo… per un attimo, ok? Non c’è niente che non va.” disse titubante, diventando ancora più rigido.

“Almeno guardami!” urlò John, girandolo con un movimento brusco.

Forse non la nota… implorò Robert.

“Oh, sacro Min!” Allerdyce rimase a bocca aperta, fissando a intermittenza prima il problema e poi Drake. Dire che si sentiva preda del desiderio  sarebbe stato eufemistico oltre che superfluo.

E ti pareva… tu sia maledetto Atum! Esclamò fra sé il mal capitato, decidendo di prendersela direttamente con il dio-creatore.

“Senti… posso spiegare…” provò a schermirsi.

John rise. “Tranquillo, so come funziona.” Lo inchiodò con lo sguardo, facendo azzerare di nuovo la poca saliva che aveva recuperato. “Non dico che ti devo piacere per forza, cioè tu mi piaci da cinque… ehm… forse sei anni… almeno prova… se qualcosa non va, mi fermo… prometto!”

Per quanto John sembrasse sincero e si fosse appena dichiarato, Robert scosse la testa.

“Non mi sento pronto… proprio no e… ahhhh!” lanciò un urlo, impossibilitato a terminare la frase. John lo aveva issato su una spalla e poi lo aveva buttato in acqua senza problemi.

“Cazzo fai?! I miei vestiti, stronzo!” strillò Robert, infuriato.

La sua rabbia scemò, quando sentì John emergere dall’acqua alle sue spalle e mettere una delle sue mani, proprio lì, dove desiderava sentirla. Gemette, completamente dimentico delle proteste e della sua voglia di rimanere vergine. Allerdyce sembrò capire il suo momento di totale irrazionalità e tirò giù i pantaloni con un gesto secco. Robert seppe di potersi dichiarare incapace di intendere e di volere quando l’altro infilò la mano nei suoi boxer.

Forse, di lì a poco se ne sarebbe pentito e lo avrebbe cacciato dopo essere stato appagato, forse ne avrebbe voluto di più e sarebbe stato alla sua mercé... non lo sapeva. Sperava soltanto che i soccorsi non avessero il tempismo sbagliato di giungere proprio in quell’istante; trattandosi di Robert Drake tutto era possibile.

   
 
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