Video
meliora proboque, deteriora
sequor.
Hanna
ha quindici anni e quindici chili di troppo, strategicamente nascosti dietro
golf larghi, gonne ampie e un'amica ingombrante ma al tempo stesso così sicura
di sé da dare l'impressione di riuscire a dissimulare persino i suoi difetti
con quell'aura spavalda e incredibilmente consapevole che la circonda sempre.
Vivere della luce riflessa di Alison DiLaurentis è un
qualcosa iniziato come necessità e diventato col tempo un'abitudine, frustrante
e insieme confortevole – una zavorra che è anche la sola ancora di salvezza che
Hanna conosca.
Mike
di anni ne ha tredici, ed è ossuto e sgraziato come la maggior parte dei suoi
coetanei – però ha anche un sorriso accattivante, uno sguardo vispo, e
soprattutto (a differenza della maggior parte dei suoi coetanei, ma anche dei
ragazzi più grandi) Hanna sembra piacergli davvero. E questo per lei è
abbastanza.
Un'altra
caratteristica fondamentale di Mike è che lui sarebbe anche il fratello minore
di Aria, una delle sue migliori amiche, e che sapere certe cose ad Aria non
andrebbe sicuramente a genio, ma questo passa del tutto in secondo piano ora
che lui e Hanna si trovano avvinghiati sul divano del salotto di casa
Montgomery, impegnati in quella che è a tutti gli effetti la prima pomiciata
seria nella vita di entrambi. È più che altro un concerto di schiocchi umidi e
tentativi impacciati di toccarsi senza toccare troppo, ma Hanna, superato
l'attimo di imbarazzo iniziale in cui le loro bocche non hanno fatto altro che
scontrarsi un paio di volte, esitanti e indecise su cosa fare dopo,
inizia a trovarlo piacevole. Bello, addirittura.
Se
solo mi vedesse Alison, si ritrova a pensare con una punta di orgoglio
trionfante, mentre le dita di Mike si infilano tra i suoi capelli.
(“Oh,
Han”, le aveva detto la sua bellissima amica solo un paio di giorni prima, dopo
aver assistito all'ennesimo sfogo su quanto facesse schifo essere grassa e
sfigata e invisibile agli occhi di qualunque essere di sesso maschile che
popolasse il pianeta, “verrà anche il tuo momento. Be', magari tra due o tre
anni, o forse anche dieci, chi può saperlo.” Aveva riso, gettando all'indietro
la lunga chioma bionda e scrollando le spalle. Poi la sua voce si era indurita
di nuovo, e un lampo d'acciaio le aveva attraversato gli occhi. “Magari
potresti iniziare smettendo di ingozzarti come una scrofa di certe porcherie”,
aveva aggiunto, strappandole di mano la barretta di cioccolato e caramello che
aveva iniziato a scartare e gettandola con aria disgustata nel cestino dei
rifiuti. Per un altro lunghissimo istante l'aveva fissata in volto, finché
Hanna, mortificata, non aveva distolto gli occhi. Solo allora Alison le si era
avvicinata di nuovo; sospirando, l'aveva baciata sulla guancia. Infine, con un
tono così dolce da sembrare impossibile per una che aveva parlato in modo tanto
velenoso fino a poco prima, le aveva sussurrato: “Devi pur fare qualche
sacrificio. È inevitabile, se vuoi diventare come me.”)
Ti
sbagliavi, Ali.
Hanna non può fare a meno di pensarlo, con la bocca di Mike Montgomery premuta
sulla propria e una mano di lui che indugia sul suo fianco, e il pensiero la
appaga quasi più dei baci stessi. Sapere che per una volta l'infallibile Alison
era nel torto ha un sapore inebriante e finora sconosciuto, che sa in egual
misura di vittoria e delle mentine per l'alito di Mike; sapere che lei, Hanna
Marin, può essere felice e apprezzata anche lontano da lei e dai suoi
insegnamenti è una sensazione ancora migliore. Sa quasi di trasgressione – e di
colpo Hanna si sente proprio così, trasgressiva e intraprendente e sicura;
dimenticando per uno splendido istante di beatitudine di essere la Hanna
ignorata e sovrappeso che tutti evitano, allaccia le braccia dietro il collo di
Mike, che accoglie il gesto con un mugugno di approvazione e sembra ben felice
di spalmarsi meglio addosso a lei e...
“Ma
guarda. Han e il piccolo Montgomery. Per caso interrompo qualcosa?”
È
così che li trova – avviluppati sul divano dei Montgomery, un intrico di
braccia e gambe in cui si scorge chiaramente la mano di Mike intrufolatasi
sotto il golf di Hanna e risalita fino alla coppa del reggiseno. E Alison DiLaurentis se ne sta lì, appoggiata con una spalla allo
stipite della porta, a godersi lo spettacolo con uno sguardo sornione eppure
gelido, simile a un angelo della morte disceso a giudicare entrambi.
Hanna
e Mike si separano di scatto, in maniera simultanea – lui ritrae la mano come
se si fosse scottato, e farfugliando qualcosa di incomprensibile si rimette in
piedi, si passa una mano nei capelli e infine si defila al piano di sopra senza
incontrare neppure per una volta gli occhi dell'una o dell'altra ragazza. Hanna
rimane immobile tra i cuscini del sofà, raggelata, incapace di dire o fare
qualunque cosa e in balia del suo più implacabile giudice.
Aveva
desiderato che Alison la vedesse: uno stupido desiderio che è stato appena
esaudito. E la sua sola presenza è bastata a risucchiare via da lei ogni
briciolo della felicità appena provata, sostituendola con un'intensa,
improvvisa e rinnovata esplosione di disprezzo verso se stessa. Hanna non ha
bisogno di guardare Ali per sapere che l'altra la sta giudicando, biasimando,
compatendo, disapprovando: non ne ha bisogno, perché può benissimo mettersi nei
suoi panni e guardarsi coi suoi occhi, dall'esterno, vedendosi per ciò che
realmente è.
Una
sfigata. Una cicciona sfigata che si è fatta ficcare la lingua in bocca e
toccare le tette da un ragazzino di tredici anni per sentirsi meno diversa. E quel
ragazzino è anche il fratello di una tua amica, che oh, non sa nulla di tutto
ciò. Una cicciona, traditrice, sfigata e bugiarda. E un'adescatrice di bambini.
Ecco cosa sei, Hanna Marin.
Ogni
etichetta, nella sua testa, è stata pronunciata col tono perentorio e
definitivo di Alison. E quando Hanna azzarda a sollevare lo sguardo e incontra
quello dell'amica, che è ancora appoggiata con voluta noncuranza alla porta
d'ingresso e la squadra senza battere ciglio, vede la sua testa inclinarsi in
un breve cenno di assenso e le sue labbra incresparsi in un sorriso
sottilissimo, quasi impercettibile. Alison ha ancora una volta il coltello
dalla parte del manico, e sa che anche lei lo ha capito.
Perché,
Mike o non Mike, Hanna Marin resta ciò che è sempre stata: una ragazzina debole
e illusa che nasconde i rotoletti di ciccia dietro i vestiti smessi e ama
piangersi addosso; una mocciosa manipolabile e priva di personalità, bisognosa
di vivere nell'ombra di qualcuno che sappia splendere più di lei e a cui lei
può solo desiderare di assomigliare. E questo lo sanno bene entrambe.
Alison
non si è mai sbagliata. Lei, invece, lo ha appena fatto.
NdA: post 4x15.
Perché la cosa di Hanna e Mike mi ha fatto tenerezza e mi ha ispirata
tantissimo (posso shipparli retroattivamente?
Posso?), e perché Ali era una stronza come poche e nessuno mi convincerà mai
del contrario. Quindi, here – beccatevi una past!Hanna con tutte le insicurezze del caso nella mia
versione della scena raccontata nell'ultimo episodio.
E
basta, non ho voglia di dilungarmi con le note perché sono stanca morta.
Tornare a pubblicare su EFP dopo tutto questo tempo mi ha risucchiato le
energie vitali “XD, e spero solo che questa cosina vi piaccia!
Alla
prossima,
Lou.