Rosaspina
Non
la dedico perché è un po' triste. Ma se la
dedicassi, la dedicherei ai Roleplayer della chanbaek. E a Meme che
c'entra sempre, come i pomodori.
Se volete i feels quelli galattici, consiglio di ascoltare Us against the world dei
westlife.{ Grazie
Noemi}.
Il bambino che abitava
nella casa bianca in fondo al ponte, credeva nella magia. Baekhyun
invidiava quel bambino perché sapeva intagliare il legno e,
eventualmente,
trasformare un rametto secco in una bacchetta magica. Lo invidiava per
l'acero
rigoglioso che cresceva nel suo giardino, invidiava la sua bella casa,
dalle
vetrate ampie e il tetto spiovente, dalla forma tipicamente
aristocratica. Lo
guardava cercare le rane nelle giornate di pioggia, e costruire
castelli di
terra nelle giornate di sole. Lo guardava senza essere visto, dal
rifugio
solido della soffitta della sua modesta casupola. Quella della
servitù. Quella
in cui nasci e in cui muori. Quella che, anche se costruita con
materiali di
ripiego, ha le pareti più solide di qualsiasi altro
amplesso; del genere che ti
bloccano nel tuo rango sociale, e ti tarpano le ali con il loro
costernato
grigiore.
Byun
Baekhyun aveva nove anni ed era un servo. Tra le tante cose che un
servo non
poteva permettersi -oltre al riscaldamento assicurato e la carne a
cena- vi era
la fede nella magia.
C'era
una volta un principe, il bambino nella casa bianca
avrebbe iniziato così la sua
fiaba. Baekhyun non conosceva fiabe perché la sera nessuno
gliele raccontava.
C'era
una
volta un principe. E c'è ancora. Ma non è
più principe: è uomo.
C'era una
volta un principe, principe di una terra della quale non è
importante conoscere
il nome, ma che non avrete difficoltà ad immaginare nelle
ideali condizioni di
prosperità e avvenenza tipiche del principio di ogni fiaba.
Chanyeol possedeva tanti titoli, che a lavarvicisi dentro ne sarebbe
uscito più
lustro che dai bagni regali. Possedeva tesori la cui entità
confluiva nel
corredo di leggende di cui ogni era gode, capaci di garantire un
modesto tenore
di vita alle famiglie più povere, oltre che un tenore di
vita ai limiti
del lusso più sfrenato alla famiglia reale. Chanyeol
possedeva un esercito. La
foresta, era il suo esercito, la forza del re, la forza di ogni uomo.
La paura
dei nemici, la pace del reame.
Il compito di Chanyeol non fu altro che possedere,
fino a quando
l'abdicazione del suo acclamato padre affidò a lui il
compito di riempire il
trono di ametista intarsiata.
A diciotto anni di età, Chanyeol divenne Re.
A diciotto anni di età, Chanyeol iniziò a donare.
Donò pace e benessere al popolo. Donò una casa
agli orfani della capitale. Donò
un bastone ad un bambino non vedente e...donò la morte ad un
uomo malato,
tormentato da un'agonia senza fine. Donò pesce ad
un gattino zoppo e donò
un bacio ad una vecchia sola e senza figli.
Chanyeol donava, e la sua generosità non aveva limiti. E il
suo possedere non
era più un semplice possedere. Chanyeol riceveva. Riceveva
consenso,
onorificenze, lodi e tanto amore. Riceveva fiori e baci volanti. E
continuò a
ricevere, anche quando una potenza straniera, improvvisamente sbucata
dalla
nebbia opaca dei confini inesplorati, dichiarò guerra al suo
regno. Anche
quando il Re Padre morì, e Chanyeol dovette guidare da solo
l'esercito alla
volta della frontiera, contro lo spettro d'inverno,
e la sua armata di
ghiaccio. Anche quando, vinta la guerra, il regno sprofondò
nella crisi
economica e, a causa delle spese militari, andò in
bancarotta, Chanyeol
continuò a donare e si spogliò di ogni suo avere.
E il suo coraggio era
l'armatura più splendente di tutte.
Quando non ebbe più denaro, donò se stesso, e
divenne un uomo del popolo.
Donava abbracci ai feriti, manodopera per ricostruire le
città distrutte,
sorrisi alle vedove e agli orfani. Ma alle persone non bastava
più. Le persone
si arrabbiavano, lo guardavano risentite. Perché i sorrisi
di Chanyeol erano
splendidi, eppure l'economia non si costruiva coi sorrisi. Coi
sorrisi non
si comprava il pane. E sebbene Chanyeol non avesse colpe,
probabilmente ne
aveva comunque più di chiunque altro per il semplice fatto
di essere Re.
Così, Chanyeol iniziò a ricevere dissensi e
sguardi torvi. Iniziò ad essere
rifiutato, biasimato. Per un breve periodo si ritirò nel suo
castello di marmo
bianco, svuotato di qualsiasi addobbo principesco, si mise in testa la
corona,
e osservò il suo regno grigio dalla finestra della sua
stanza. E provò un
immenso, sconfinato dolore. Si aggrappò al massiccio
davanzale e pianse a
lungo, sentendosi solo e tanto, tanto piccolo. Poi si
addormentò, rannicchiato
per terra in una stanza ormai vuota e fredda. Quando riaprì
gli occhi, il suo
regno era ancora grigio e spento, ma in cielo splendeva il sole.
Allora Chanyeol decise di sposarsi.
Cercò a lungo la persona giusta e la trovò in una
regina orientale, molto
ricca, ma vedova e incapace di gestire i suoi grandi territori da sola.
Forte
della fama della propria sofferta vittoria militare, bello
della forza del
fuoco e del sole che gli ardeva nel petto e sulle punte dei ricci
ribelli,
Chanyeol valicò il confine e si presentò
al palazzo con una piccola
ambasceria. Accolto con cordialità, domandò di
poter essere lasciato solo con
la donna, s'inchinò, e le chiese di diventare sua moglie.
Sandara era più grande di lui, probabilmente tra loro
intercorreva circa una
decina d'anni. Ed era di una bellezza abbagliante. Ma quando la regina
disse Sì
con un sorriso dolce ma rassegnato -lo stesso che
l'aspirante
consorte portava sul viso- non fu da quest'ultimo che Chanyeol rimase
colpito.
Un corteo di domestici seguiva ovunque la sovrana. Nel momento in cui
Chanyeol le si era presentato davanti, questi si erano disposti
diligentemente in un
piccolo
semicerchio alle spalle della donna.
In posizione marginale, all'estrema sinistra di Sandara, c'era un
servetto. Era
piccolo e delicato, come i fiori che crescevano ai lati delle strade
della
capitale, i fiori che Chanyeol non vedeva da tempo, e il cui
germogliare era
stroncato dal suolo ormai infecondo, atterrito dal ricordo
delle marce
gelate di un fantasma che non sarebbe mai stato sconfitto del tutto.
Fu la prima volta in cui Chanyeol rimpianse l'essere Re e non un
semplice
popolano. La prima volta in cui gli divenne evidente il muro che
separava lui
solo dal mondo, e dalle gioie del mondo.
Il servetto lo guardò con curiosità -aveva
deliziosi occhi cadenti- e Chanyeol
rammentò quello scontro finale nel quale
aveva creduto di morire. I
suoi occhi furono coperti di nuovo da schegge di ghiaccio e Chanyeol
vide nero.
Si alzò frettolosamente, accennò ad un rigido
inchino, ed uscì con in mano un
contratto matrimoniale che non desiderava.
Sandara era una donna buona, e sarebbe stata una sovrana gentile.
L'unica pecca
era il suo carattere un po' troppo docile e concessivo per essere
quello di una
regina. Era anche una madre insicura. Dal primo matrimonio,
infatti, era
nata una figlia. Una ragazza dalla personalità tenebrosa e
una bellezza rustica
e potente, così diversa da quella sottile di sua madre, e
per questo condannata
alla riprovazione gratuita di chi vi scorgeva una sensualità
proibita.
Le nozze furono semplici, intime e veloci. Gli sposi non si amavano, e
non
credevano di potersi amare. Fu subito chiaro, fin dall'inizio, che la
loro
sarebbe stata una semplice ma solida collaborazione.
Funzionò. Le due monarchie si fusero in un solo regno, e
questo favorì il
commercio. Chanyeol fu abile nel giostrare le ricchezze dello stato
acquisito
senza prosciugarlo o procurare danni. Sandara, invece, era l'immagine
dell'ente
governativo. Con alle spalle un uomo forte che sapesse mantenere una
presa
ferrea su entrambi i territori, riuscì a far emergere la
freschezza e la bontà
del suo carattere, accattivandosi la popolazione, e amandola lei
stessa.
Andava tutto così bene che, quando Chanyeol un giorno
incrociò il piccolo servo
lungo un corridoio, si sentì dell'umore adatto per essere
cortese con lui, ed
aiutarlo a trasportare il grande vaso di vetro che gli pesava sul
torace.
Appoggiò le sue mani da soldato di mondo su quelle piccine
del cortigiano, e
dentro di lui esplose l'immagine di viali fioriti.
-Lascia che ti aiuti-
-Posso farlo da solo, signore, non occorre.-
Ma Chanyeol lo aveva già privato del fardello e se lo era
caricato in spalla,
soppesandolo.
-Dove lo porti?-
Il ragazzino si torse le mani. Le sue orecchie somigliavano a
conchiglie
imporporate. Adocchiò timidamente la corona color amaranto
di Chanyeol: aveva
l'aria di essere pesante, ma si sposava perfettamente coi boccoli
ribelli del
Re.
-Nelle stanze di Sandara. Ma prima va riempito con dei fiori.-
E tu lo sai, che per le nozze, nascono i fiori della fortuna?
Erano passati mesi, e solo
quando Chanyeol uscì dal
castello, sgattaiolando via dalla porta di servizio delle cucine, si
rese conto
di quanto ogni cosa fosse cambiata. E forse lui stesso era cambiato. La
gente
non s'inchinava, non lo riconosceva. Per i viali non si parlava che di
Sandara,
la regina buona. L'impresa del Re coraggioso che uccide lo
spettro di
ghiaccio era già una leggenda grandiosa, eppure
Chanyeol non si sentì
sottostimato. Chanyeol si sentì leggero; liberò i
riccioli dal fardello di un
trono costretto e abbandonò la corona in mezzo ai cespugli
della contrada
massima. Passeggiò insieme a Baekhyun, il vaso di vetro
ancora stretto tra le
braccia. Il sole bruciava la pelle e i viali erano costeggiati di
bouquet di
azalee.
Alla vista deliziosa, il ragazzino emise uno strillo felice.
-Eccoli maestà. I fiori della fortuna.-
E improvvisò una piccola, leggiadra danza, allargando le
braccia, sorridendo al
cielo. Chanyeol pensò che mai aveva goduto di una visione
tanto limpida e
autentica. In quel momento, desiderò di poter riempire il
vaso di vetro di
tanti pezzetti di quel ragazzo, così semplice e vivace. I
pezzetti che nella
sua quotidianità si lasciava cadere alle spalle, piccoli e
invisibili, gli
unici che un Re poteva permettersi di collezionare.
E desiderò di poterli tenere con se, egoisticamente, per
sempre, e farne il
proprio personale amore.
-Come ti chiami?-
-Sono Baekhyun.-
-Ah...Io Chanyeol.-
-Sì, lo so Maestà.-
Baekhyun iniziò a raccogliere fiori. Le sue dita si
attorcigliavano con
gentilezza intorno agli steli sottili, e li recidevano quasi chiedendo
scusa.
Eppure Chanyeol era sicuro che un fiore non avrebbe osato provare
rancore per
l'essere stato spezzato da quelle mani.
-Quand'è che la notte sposa la luna, Baekhyun?-
-Dopo il tramonto, fino all'alba. È triste se ci pensate
bene. Il loro non sarà
mai un amore ininterrotto.-
Chanyeol si accovacciò vicino al servetto e, rimboccatesi le
maniche della
camicia di seta, iniziò ad aiutarlo con quanta
più delicatezza riuscì a
trovare. Accadeva, di tanto in tanto, che le loro dita si sfiorassero.
Poi, ad un tratto, le braccia di Baekhyun s'irrigidirono, e la sua mano
si
serrò intorno al polso di Chanyeol, bloccandolo a pochi
centimetri da una rosa
rossa che ammiccava -stonante a dirla tutta- nella fioritura di azalee.
-Maestà!-
E spinse Chanyeol via, allontanandolo dal fiore.
-È rosaspina Maestà! È velenosa.
È sufficiente pungersi con una delle sue
spine.-
Per una manciata di attoniti secondi, entrambi i ragazzi
osservarono il
fiore, e i suoi petali carnosi, colmi di promesse funeste e tentazione.
-Rosaspina. Che fiore affascinante. Così bello, eppure
fatale nella sua
bellezza. Chissà come si sente solo.-
Mormorò Chanyeol, pensieroso. Poi, una volta colmato il vaso
di azalee,
ripresero la via del castello.
Sandara fu contenta dei fiori. Ma più Chanyeol guardava il
suo viso sorpreso,
più sentiva forte il desiderio di riprenderseli e spingerli
tra le braccia di
Baekhyun.
Fu l'inizio di un lento cadere. Chanyeol tendeva le mani, e Baekhyun
era sempre
più vicino; lo aspettava pazientemente.
Il Re s'innamorò di un servo e non volle fare nulla per
frenare il candido
sogno di essere una persona per un altra persona. Senza titoli o effigi
o
corone o scettri a far da corolla al suo cuore di uomo.
Chanyeol amò Baekhyun per tanto tempo, in segreto, in
silenzio. Lo amò mentre
lucidava gli intarsi del trono, mentre spazzolava i capelli di Sandara
e
desiderò che spazzolasse i suoi, di capelli. Lo
amò nel guardarlo lavarsi
in un catino di legno, vicino alle stalle, mentre rabbrividiva per
l'acqua gelida,
che svicolava sulla pelle d'oca del suo corpo di perla.
Ed era un amore così sentito e compatto, così
intenso ed in perenne crescendo,
che alla regina non passò inosservato. Sandara vedeva le
ciglia di Chanyeol
fluttuare languidamente ogni volta che il servetto attraversava i
corridoi, e
il suo cuore si spaccava in due. Metà era
felicità fraterna, e metà bianca
invidia. Inconciliabili eppure coesistenti. Per qualche tempo, la
reggia parve
aver trovato il suo equilibrio d'inerzia.
I fiori crescevano, le stagioni scandivano l'anno e la vita cittadina,
i
sovrani salutavano il popolo dalla carrozza in occasione di ogni
festività.
E Chanyeol amava Baekhyun....E alla fine, anche Baekhyun amava
Chanyeol.
Baekhyun e Chanyeol, un giorno fra tanti, erano in cortile, seduti
sull'altalena di un' ipotetica prole. Chanyeol si dondolava, le mani
ben salde
intorno alle funi, e Baekhyun dondolava insieme a lui, le gambe ben
salde
intorno ai suoi fianchi.
-Sai, durante la guerra, la voce di ciò che hai fatto
è arrivata al mio regno.
Ricordo di aver provato un'ammirazione sconfinata. E quando poi
arrivasti al
palazzo, proprio tu, in carne ed ossa...Fu come una magia. -
Chanyeol lo guardò stupito, perché per qualche
ragione dava già per certo che
il mondo avesse dimenticato. Fu come un tuffo
nell'acqua torbida del
passato.
-Credetti di morire, Baekhyun. Mi stava uccidendo. Mi stava
davvero
uccidendo.-
-E come ci sei riuscito?-
-Fu l'unico momento in cui essere Re mi fu davvero utile. Se fossi
stato un
semplice soldato, la mia morte non avrebbe fatto la differenza. Invece
ero il
Re e se il Re fosse morto, lui avrebbe ucciso il suo popolo. Io non
avevo altro
che il popolo. Non ricordo come accadde. Avevo il gelo nel cuore, era
strabiliante pensare che potessi alzarmi per amore. Sai come si uccide
uno
spettro, Baekhyun?-
-No.-
-Gli conficchi uno spillo nella nuca.-
-Dove trovasti uno spillo?-
-Non utilizzai uno spillo. Lo colpii con le stalattiti delle mie
lacrime.-
Baekhyun singhiozzò rumorosamente, commosso. E Chanyeol,
lusingato, gli donò
una corona di fiori, nominandolo Signore del roseto e Cavalier
Rosaspina,
bellissimo e fatale.
Ai primordi dell'inverno, s'iniziò a vociferare che la
regina fosse incinta. La
notizia fece il giro dell'intero regno ancor prima che Chanyeol
sospettasse
qualcosa. Baekhyun andò da lui correndo, e si
congratulò con le lacrime agli
occhi. Sul suo viso si leggeva la storia di un cuore spezzato.
-Sandara non è incinta, Baekhyun. Io e
lei...Io e lei non ci amiamo.-
Prese le mani di Baekhyun e le strinse forte. Erano calde,
febbricitanti quasi.
-Questo è uno degli aspetti sotto cui non potrò
mai eccedere. Non voglio avere
un figlio con lei. Non è giusto che un bambino nasca per
convenienza. E poi
abbiamo già un'erede. Non m'importa se non è mia
figlia.-
Baekhyun, allora, esplose. Lo abbracciò forte e pianse a
lungo. E continuò a
ripetere io sono un servo, sono solo un servo e
Chanyeol davvero
non riusciva a concepire cosa più bella dell'essere solo
un servo.
Alla fine, Chanyeol si risolse con il concludere che una tale
agitazione per un
presunto principino, non fosse altro che l'espressione della
volontà popolare.
Ne discusse con Sandara, e l'argomento sfociò nel loro primo
litigio serio. La
regina parlò a lungo di doveri e necessità.
Chanyeol...Bé, Chanyeol,
semplicemente, non poteva.
Nascosta da un lembo d'ombra, Sohee, la principessa, ascoltava in
silenzio e si
sentiva la cellula fallata del sistema.
L'inverno arrivò veloce e ovattò il mondo con la
sua coltre silenziosa. La
reggia era quieta, ma ora Chanyeol aveva paura di amare Baekhyun
apertamente,
di farsi vedere con lui, perché il ventre di Baekhyun non
era adatto ad
ospitare le speranze di un reame e tanto bastava a renderlo la vittima
innocente delle mire di chi credeva nel matrimonio da favola. Per le
strade
innevate, la Regina era sempre più acclamata. Gli sguardi
correvano ai fianchi
snelli, ampiamente coperti dalle vesti preziose. Li sondavano con
malizia
latente, pronti ad accogliere una lieta novella che non arrivava.
Il ricevimento dato per la fine dell'anno, fu l'ultimo a cui Chanyeol
partecipò, e l'ultimo evento memorabile della sua vita
dorata.
Le porte del palazzo erano aperte, il borgo del castello era animato da
grida
eccitate. Chanyeol non aveva mai visto la sala da ballo addobbata
più
splendidamente. Nonostante Baekhyun fosse vestito alla consueta
maniera, i suoi
capelli, della screziatura argentea tipica dei paesi dell'est,
riflettevano la
luce della magnificenza e lo rendevano più incantevole di
qualunque conte o
cavaliere insigne.
Chanyeol gli promise un ballo all'inizio della serata. Ben presto,
però, si
persero di vista, ognuno vincolato alle mansioni del proprio rango.
Fu alla fine del banchetto e poco prima dell'inizio delle danze, che un
vecchio
signore dall'aspetto distinto avvicinò Baekhyun per potergli
parlare. Appoggiò
una coppa di cristallo sul vassoio che il ragazzo trasportava,
e gli disse
di portarla alla principessa. Il filtro che conteneva, sostenne,
l'avrebbe resa
bella, della bellezza che il mondo reclamava. Gli chiese poi, come
prova del
dono accettato, di fare in modo che la coppa tornasse a lui.
Baekhyun mascherò una profonda apprensione dietro un sorriso
di cortesia.
Conoscendo bene la mala fama di intrugli e pozioni, non si
sentì in colpa nel
tentare di svuotare il contenitore dentro la pianta più
vicina. Accadde però,
cosa non poco curiosa, che il fluido non ne volesse sapere di scendere.
E solo
quando Baekhyun, per osservare da vicino, accostò la coppa
al viso, il liquido
guizzò verso di lui, come se smaniasse per esser bevuto.
Gli sovvenne allora, il sospetto che il calice non potesse essere
vuotato, se
non bevendone il contenuto. All'estremo oriente dei territori
conosciuti,
vigeva la regola che un suddito dovesse, privo di esitazione alcuna,
sacrificarsi per il suo sovrano. E siccome non gli pareva un obbligo
così
gravante il dover bere una pozione che dopotutto era fatta a misura di
principessa, ne inghiottì il contenuto.
Fino all'ultima goccia.
E quando anche questa fu scomparsa tra le sue labbra di rosa, pervaso
da un
dolcissimo torpore, mollò la presa sul vassoio e
sulla coppa, e si gettò
nella calca di ampi vestiti, impaziente di ballare col suo Re.
Non appena avvertì il fantasma di dita forti e callose
aleggiare sul suo collo,
Baekhyun fece in tempo a sentirsi immensamente felice, prima
di abbandonarsi ad un languido sospiro. Poi il suo corpo
franò incontrollato
tra le braccia di Chanyeol.
Baekhyun
valicò il mondo dei vivi, e a Chanyeol parve quasi di vedere
un dolce addio e
un accenno di scuse. Nessuno si accorse del piccolo servo che spirava.
I più
vicini si voltarono altrove, ignorando l'inconveniente.
Baekhyun dormiva il sonno della morte, quello dei cent'anni, statuario
e
bellissimo nella sua inerzia gelida.
Solo una volta appurato che viveva, nonostante non fosse in alcun modo
meno
doloroso, Chanyeol si concesse il lusso del pianto. Pianse lacrime che
che
avrebbero dissetato i deserti e reso acquiescente il più
malvagio degli
spettri.
Rinvenuto il calice di cristallo e i residui di veleno
ingeriti,
Baekhyun divenne un eroe, ma lo divenne nei limiti circoscritti dalle
mura del
palazzo reale e, in particolare, nel cuore dei sovrani. Il suo corpo fu
adagiato nella stanza più bella, sul letto ricavato dal
legno più pregiato,
circondato dai drappi più splendenti e, nonostante il lusso
sfrenato e gli ori
e le pietre preziose, la bellezza del suo viso sprofondava l'ambiente
circostante in un limbo di modesta ordinarietà.
Chanyeol viveva in quella stanza, costantemente al capezzale del suo
piccolo
eroe, ma non osava avvicinarsi al suo corpo più di quanto
non fosse necessario,
per evitare in ogni modo di abusare dei suoi spazi personali.
Vennero medici, alchimisti e negromanti.
Eppure l'unico consiglio che avesse una parvenza di fondamento, fu una
vecchietta a fornirlo. Era una delle poche volte che Chanyeol usciva
dal
castello, su costrizione di Sandara, che riteneva non fosse salutare
per lui
rinchiudersi tra le mura massicce.
Chanyeol, ormai, aveva perduto l'abitudine di portare la corona e
vestiva in
modo semplice.
Stanco di affondare coi piedi nella neve viscosa, si era seduto su una
panca
perché aveva riconosciuto nell'anziana signora che la
occupava per metà, la
stessa donna cui aveva tenuto compagnia e alla quale aveva donato un
bacio ai
tempi d'oro del regno.
La donna lo aveva osservato vagamente incuriosita, e poi era tornata a
rivolgere l'attenzione ai ferri ed al suo gomitolo di lana.
-Perché sei triste?- gli aveva chiesto.
E ben lungi dall'aver voglia di negare quanto effettivamente fosse
triste,
Chanyeol le raccontò la verità.
-Amo una persona che è preda di un sortilegio. I
sogni lo tengono
prigioniero e io non so come riportarlo indietro.-
-Ma come, non lo sai? Per svegliare una principessa
addormentata è
necessario un bacio d'amore. Eppure tu dovresti saperlo bene che cosa
è
opportuno dare per ricevere, piccolo Re.-
Chanyeol regalò alla donna un bacio sulla fronte, prima da
scappare via. E
dall'affetto nei suoi occhi, capì che non si era
mai dimenticata di
lui.
Aspettò la mezzanotte per baciare Baekhyun. E siccome voleva
che si svegliasse
nel miglior modo possibile, tirò a lucido la stanza,
sistemò le coperte intorno
al corpo immobile dell'altro, ed accese delle candele. L'unica cosa che
rimpiangeva era il non poterlo circondare di azalee, i fiori della
fortuna.
Quando poi la notte scivolò languida sulla sua falce di
luna, Chanyeol si chinò
sul suo amante e lo baciò dolcemente, attento al non andare
oltre ad un leggero
contatto di labbra protese.
Il tempo riprese a scorrere ancor prima di essersi fermato, ma ora
c'era un
gufo che bubolava oltre la grande finestra, e la neve che calava veloce
dal
cielo e nessuna magia.
Baekhyun dormiva; come le azalee, imprigionato in una dimensione
infruttifera e
congelata.
Eppure Chanyeol non riusciva a non pensare che prima o poi l'inverno
passa.
E tu lo sai, astro dell'est, quando la notte sposa la luna?
E tu lo sai, che per le nozze, nascono i fiori della fortuna?
E se d'inverno cade la neve, sopra le foglie della speranza,
dormi anche tu piccolo eroe e in primavera riprendi la danza.
Quando la neve si sciolse, Sandara andò da Chanyeol, e
bussò alla sua porta,
ormai chiusa da giorni. Chanyeol le concesse un colloquio privato con
riluttanza.
Ammesso che vi fosse qualcosa, qualsiasi cosa, capace di farlo sentire
meglio,
la proposta della regina allentò di qualche centimetro la
morsa sul suo cuore.
In primavera, Chanyeol abdicò.
In primavera, Chanyeol prese con sé qualche provvista,
vestiti ed una
diligenza. Dopo avervi adagiato dentro il corpicino inerme del suo
compagno,
nel modo più comodo ed elegante possibile,
galoppò verso est, alla volta del
paese natale di Baekhyun, abbandonando un regno per il quale, ormai,
non era
più che una vaga leggenda.
Si stabilì in una piccola valle, occultata al mondo da una
suggestiva corolla
di montagne. Ospitava un grazioso villaggio. Uno di quei borghi
caratteristici
in cui tutti si conoscono, e nei quali, la sera dei giorni festivi, si
balla e
canta in piazza.
La casetta di Chanyeol, ad ogni modo, era piuttosto marginale;
imperniata in
cima ad una collina che, all'occorrenza, non era comunque
d'intralcio per
raggiungere il paese. Non che Chanyeol lasciasse l'abitazione tanto
spesso.
Detestava l'idea di allontanarsi da Baekhyun, eppure, nonostante le
assi di
legno schiarite dal sole non fossero le mura di un castello, era
così che
doveva essere la loro vita. Chanyeol non era nato per fare il Re,
né Baekhyun
lo era per fare il servo.
Chanyeol si svegliava la mattina e intagliava il legno. All'inizio era
stato
difficile: le schegge continuavano ad infilarsi sotto la sua pelle, ed
a volte
il coltellino gli sfuggiva, e si feriva un polpastrello. Ma non
avendo altro
cui dedicarsi durante la giornata -se non l'attenta ed assorta
contemplazione
di Baekhyun- impiegò poco tempo per migliorarsi.
Fabbricava tutto ciò che ritenesse vendibile. Mestoli e
scodelle in primo
luogo, ma anche giocattoli. Una volta intagliò la figura di
un piccolo elfo che
magari somigliava a Baekhyun, e un'altra volta un grazioso anellino
che, pur
non avendo preso misure, era sicuro calzasse alla perfezione il dito
dell'amante. Quello non lo vendette.
La prima volta che si recò al villaggio, la gente non lo
guardò in modo strano
come si era aspettato. Al massimo si trattava di genuina
curiosità, e Chanyeol
riuscì a vendere più della metà delle
sue cianfrusaglie senza particolari
intoppi.
A comprare l'elfo fu un ragazzo basso, con gli occhi grandi. Stava
soppesando
alcuni cucchiai, quando aveva scorto la piccola sagoma levigata in
fondo al
cesto che Chanyeol usava per trasportare gli oggetti.
-Chi è?- Gli aveva chiesto con
naturalezza, osservandolo da
vicino. Chanyeol aveva scrollato le spalle e gli aveva piazzato il
prezzo più
alto.
Quello aveva storto il naso, socchiudendo gli occhi.
-Somiglia al personaggio di una storia che si racconta ai
bambini. Un
principe elfo è innamorato, ma la persona che ama
è preda di un sonno
profondissimo e per svegliarla...-
-La deve baciare, sì. E sai una cosa? Non funziona, ecco.-
-Ma come sarebbe non funziona? Se è vero amore funziona
eccome.-
-Certo, per le principesse.-
Il ragazzo aveva sorriso divertito.
-Non sei di qui, vero?-
-Perché me lo chiedi?-
-La persona che l'elfo amava era un uomo. Certo se l'incantesimo
è fatto
apposta per le principesse...Ma diciamolo, non c'è limite
che l'amore non possa
valicare. L'importante è perseverare in quello che si
desidera.-
Alla fine il ragazzo se n'era andato via senza mestoli ma con l'elfo in
tasca.
Chanyeol aveva ripreso la via di casa, prendendosi un po'
più tempo del solito,
per riflettere.
Ritentò in una notte di pioggia. Le nuvole ospitavano un
temporale latente, e
Chanyeol si sentiva fragile ed esposto, abituato com'era alle pareti
solide di
una residenza regale. Si accovacciò ai piedi del letto di
Baekhyun e gli
raccontò della sua- la loro nuova vita.
Di come dovesse assolutamente
svegliarsi, perché era un peccato che si perdesse tutto
questo, e che c'erano
tanti prati e tanti fiori e che li avrebbero raccolti insieme.
Lo baciò sulle labbra, stavolta più a lungo e
tenendogli il capo con le mani.
Quando riprese le distanze, paonazzo, le dita gli tremavano e Baekhyun
sorrideva nel sonno.
Sopraffatto dall'emozione, uscì di casa e corse nella
pioggia, fino ad
inzupparsi da capo a piedi. E urlò anche. Urlò
così forte che a valle si accese
qualche lanterna.
Ben presto, la sua routine s'intensificò sotto diversi
aspetti. Chanyeol viveva
con rinnovata energia. Sorrideva alle persone, rispondeva cordialmente
alle
loro curiosità. E quando poi faceva ritorno alla casa sulla
collina, riempiva
Baekhyun di mille attenzioni, gli raccontava le sue giornate e
circondava il
suo corpo di fiori d'azalea.
Chanyeol non se ne accorse mai, ma il corpo di Baekhyun reagiva in
silenzio.
Ora muoveva un dito, ora stringeva le labbra, fino a che, la notte di
un
solstizio, Chanyeol baciò Baekhyun, e Baekhyun
aprì gli occhi.
Lungi dall'illudersi, dopo troppe delusioni, Chanyeol lo
osservò alzarsi con
cautela, con gesti remissivi e attenti. Baekhyun, poi, lo
guardò in viso. Le
sue palpebre erano gonfie e pesanti e le sue pupille vitree. Sembrava
estremamente fragile eppure era qui e c'era ora e c'era tutto, dopo
mesi di
silenzio.
Chanyeol, seduto sul pavimento, scoppiò a piangere come un
bambino. Baekhyun trasalì, e anche lui, d'un tratto, seppe
di essersi
svegliato.
La notte passò in fretta, e le stelle furono testimoni del
loro amarsi
attraverso piccoli gesti. A Chanyeol fu necessario -senza che vi
potesse in
alcun modo rinunciare- fare l'alba per spiegare in maniera
corretta quanto
Baekhyun gli fosse mancato, e quanto lo amasse e quanto non esistesse
un
paragone degno per poter descrivere che cosa stesse provando.
Ma Baekhyun lo capiva dai singhiozzi che spezzavano la sua voce, e
dalle lacrime
che,
occasionalmente, gli rotolavano sulle gote senza che lui se ne
accorgesse. Fece
del suo meglio per rivolgergli i sorrisi migliori, e gli sguardi
più ampi. Ma
non si sentiva ampio affatto e, anzi, aveva come l'impressione che i
tentacoli
della notte volessero strapparlo alla sua stessa vita.
Chanyeol non si perdette d'animo quando, al primo albeggiare, il corpo
di
Baekhyun s'irrigidì, e tra loro calò un velo di
fantasmi.
Baekhyun dormiva di nuovo, e Chanyeol viveva di nuovo. Ma ora sapeva di
poter
trovare quel bivio comune in cui le loro piste s'incrociavano
gloriosamente e
allora tutto diveniva bellissimo.
La felicità di Chanyeol non passò inosservata, a
valle. Il ragazzo con gli
occhi grandi gli domandò perché, tutto ad un
tratto, avesse iniziato a
sorridere. Chanyeol lo ringraziò senza dargli una vera
risposta; invece, gli
spinse tra le mani la statuetta di un uomo sulla quale forse, solo
forse, aveva
impresso la propria faccia.
-E com'è?- gli chiese un
giorno. Chanyeol attraversò la piazza del
villaggio e colse un azalea al margine della strada.
L'annusò e poi gliela mostrò.
-Se fossi modesto, ti direi che è così.
Mentirei. È più di questo.
È
bellissimo, per cominciare. E gentile. E fatale. Tanto perfetto che se
fossi
stato un Re destinato a sposare una bellissima e ricca principessa,
pensa,
avrei rinunciato a tutto per lui. A tutto. Ma questo è un
paragone frivolo...Non so nemmeno per quale motivo mi sia venuto in
mente.-
Il ragazzo con gli occhi grandi, colpito da una descrizione tanto
devota,
iniziò a riferirsi a Baekhyun col nome di Rosaspina
-bellissima e fatale-,
alludendo al pudore che impediva a Chanyeol di rivelare a chicchessia
il nome
della persona che amava.
E invece, più Chanyeol tornava a casa, più
osservava Baekhyun all'altezza del
lenzuolo, dal basso e con commozione, e meno gli sembrava paragonabile
alla
rosaspina. Per qualche motivo, questo lo turbava, perché
ogni qualvolta
provasse ad accostargli il soprannome, gli sovveniva come un sentimento
d'ingiustizia. Era lo stesso sentimento d'ingiustizia dei bambini nati
per
convenienza.
Tuttavia, fu un'impressione fugace, di breve durata. Divenne
trasparente sullo
sfondo dei vent'anni di Chanyeol, quando Baekhyun iniziò a
svegliarsi con
disarmante regolarità.
Un bacio era il passepartout per salutare la luna. Baekhyun, per motivi
ignoti,
riusciva a vivere solo di notte, ma nessuno dei due osava lamentarsene,
tanto
poveri erano, e tanto a lungo avevano implorato minuti insieme.
La coronazione del loro rapporto, fu l'entrata in società.
Pieno
all'inverosimile di orgoglio, Chanyeol volle presentare il suo piccolo
fidanzato al villaggio, e lo fece una sera d'estate, con le lanterne
accese e
la piazza brulicante.
-Questo è Kyungsoo, il medico del villaggio, e lui
Jongin, il fabbro, e poi
ci sono Junmyeon e Sehun, e anche Luhan...-
E Baekhyun guardava il mondo, felice, e sorretto da Chanyeol,
s'inchinava con
garbo.
Poi danzarono a lungo, Baekhyun salì sui piedi di Chanyeol e
si aggrappò al suo
collo e Chanyeol lo guidò attraverso spirali di musica, fino
all'alba ed al suo
languido torpore. Fino a che Baekhyun gli si addormentò sul
petto, e allora
Chanyeol lo prese in braccio e scalò la collina.
Un giorno, mentre cercava di arrangiare un pranzo, trafficando con le
tante
scodelle mal riuscite che si accumulavano nei vani della stanza adibita
a
cucina, Chanyeol si trovò per le mani il piccolo anello
intagliato tempo prima.
Si sorprese a sorridere immaginandolo sul dito minuto di Baekhyun, e
pensò che
magari, sì, magari voleva anche sposarlo.
Chanyeol iniziò a lavorare su un secondo anello:
più grande e massiccio.
Lo levigava con cura e ne intagliava le superfici grezze. E tra una
piallata ed
un'incisione Baekhyun si svegliava, e gli sorrideva, e a Chanyeol non
bastava
più, Chanyeol si sentiva risucchiato dal proprio amore, come
una foglia che si
accartoccia su se stessa.
Completò l'anello un pomeriggio afoso, e fu con una gioia
mai provata prima,
che uscì di casa e costeggiò le piccole macchie
di foresta alle pendici dei
monti. Lì le azalee fiorivano fresche e non intaccate
dall'eccesso di calura
estiva. Chanyeol iniziò a riempirne un cesto, ed anche
quando fu colmo,
incapace di levarsi di mente il sorriso che Baekhyun gli avrebbe di
certo rivolto
nel trovarsi sommerso di fiori al proprio risveglio,
continuò a coglierne.
Sovrappensiero, sussultò nel sentire la mano, che aveva
tuffato in un cespuglio
dall'aspetto particolarmente invitante, attraversata da una stilettata
acuta.
Quando le sue dita riemersero, erano irrimediabilmente strette sullo
stelo
carnoso di una rosa purpurea, le cui spine gli tagliavano la carne a
fondo.
Il cesto rotolò a terra e, nonostante il sole e il verde
brillante dell'erba,
avevano un aspetto desolato e triste. A Chanyeol sovvenne un
presentimento
funesto, ma si rifiutò di credere. Si rifiutò di
pensare a qualunque cosa.
Strinse la destra a pugno, e iniziò a correre.
Al villaggio, Kyungsoo stava cenando, seduto nella piccola veranda. Nel
veder
sopraggiungere uno sconvolto Chanyeol, quello stesso presentimento
funesto gli
inaridì la gola.
Chanyeol camminò lentamente verso di lui, e gli
mostrò la mano destra, aperta.
In diversi punti esibiva piccole punture scure che già
andavano diramandosi in
venature violacee. Venature sulle quali, Kyungsoo riuscì a
leggere il suo
destino. Probabilmente quello stesso disegno che si era figurato, si
dovette
riflettere sul suo viso. Chanyeol arretrò lentamente,
scuotendo il capo. La sua
faccia era una maschera di marmo.
Quella notte, Chanyeol non baciò Baekhyun.
Ma gli sedette accanto, gli chiese scusa per aver vanificato
ogni cosa
con una facilità tale da essere insozzante e miserabile.
Il giorno seguente si alzò presto, si lavò il
viso
più volte. Si vestì elegante
e svolse le faccende abituali con serenità immutata. La
sera, infilatosi un
paio di guanti sulle mani, sollevò con delicatezza il corpo
di Baekhyun e uscì.
Non desiderava farlo in altro luogo che non fosse la loro casa. La
collina era
perfetta, col suo pendìo morbido e la vista sulla valle.
Chanyeol baciò Baekhyun a mezzanotte, col respiro affannato
e la luce delle
stelle che faceva brillare la sua fronte corrugata. Fu dinnanzi a un
attonito
Baekhyun che Chanyeol s'inginocchiò solennemente e,
guardandolo in viso, gli
disse sposami.
E Baekhyun lo sposò.
Baekhyun lo sposò vestito di raso azzurro, e di raggi di
luna. Lo sposò con una
corona floreale sui capelli chiari e un sorriso ampio e sentito sulle
labbra.
Lo sposò armato di speranza. Tanto più Baekhyun
viveva e si protendeva verso il
mondo, così Chanyeol moriva dentro.
Così, di fronte al piccolo borgo, con testimoni le
montagne e le stelle,
Junmyeon, il capo villaggio, li nominò marito e marito, finché
morte non
sopraggiunga...e oltre.
Fu il giorno più felice della loro vita. Quel tale Chanyeol
che era stato un
Re, sembrava un sogno. Chanyeol era diventato leggenda per se stesso e
ora
viveva dentro Baekhyun. Ballarono e cantarono e si ubriacarono.
Chanyeol baciò
Baekhyun sulle labbra suscitando un malizioso boato di acclamazioni, e
poi
fecero a gara a chi mangiava più torta.
E tu lo sai, astro dell'est, quando la notte sposa la luna?
E tu lo sai, che per le nozze, nascono i fiori della fortuna?
E se d'inverno cade la neve, sopra le foglie della speranza,
dormi anche tu piccolo eroe e in primavera riprendi la danza.
Ora conosci, astro dell'est, l'ultimo giorno di sposalizio,
e non temere l'avvento del dì, che di ogni vita segna l'inizio.
✾ ✾ ✾
Chanyeol morì alla
fine dell'estate, e si portò via
i colori del mondo.
E solo ora Baekhyun si accorgeva, dolorosamente, di quanto Chanyeol vi
fosse in
tutto ciò che lo circondava. Il colore delle foglie era lo
stesso dei suoi
capelli. E le azalee, le azalee non erano che tanti figli delle sue
labbra. E
sulle sue dita callose colava la pece degli alberi.
Fu una cerimonia piccola e dolce, e si tenne di notte per rispetto di
Baekhyun.
Per un giorno, l'intero villaggio fu a corto di parole e di lacrime.
Non perché
Chanyeol non si fosse fatto amare a dovere.
Ma l'immagine del suo piccolo sposo, brutalmente piegato in due dal
dolore,
ansimante sulla pira, era qualcosa che andava al di là
della pubblica
manifestazione.
I gruppetti di partecipanti si mantenevano a distanza; per quanto
impellente
fosse il bisogno di fare qualcosa, qualsiasi cosa, tutti sapevano che
quel
qualcosa non esisteva in nessun mondo e tempo.
Baekhyun baciò Chanyeol per l'ultima volta e, ironicamente,
quella fu anche la
prima volta, dopo mesi, che vedeva l'alba.
Insieme al suo cuore, si era spezzato l'incantesimo.
✾ ✾ ✾
Chanyeol spalanca gli occhi su una fronte liscia incorniciata da una frangetta bruna. Le palpebre gli fanno male, respirare gli fa male, e tutto il dolore converge in un punto focale dietro la sua testa. Quando apre la bocca per introdurre ossigeno, si sorprende nel trovarla fastidiosamente ostruita da un interstizio umido che sa di dolce.
Come reagendo ai suoi mugolii di fastidio l'impedimento si dilegua, e rimane a guardarlo, seduto compostamente sul pavimento di marmo. Chanyeol non ricorda di aver mai visto questo bambino, ma dall'abbigliamento a guisa di servo deduce faccia parte del personale domestico.
-Eh, ma che fai?-
Chanyeol si tampona le labbra con il dorso della mano.
-Vi sveglio.-
-Mica dormivo.-
L'altro lo guarda dubbioso e si rosicchia le unghie.
-Vi ho visto cadere dalla sedia. Allora vi ho chiamato e non rispondevate. Avete fatto un bel botto.-
Chanyeol guarda la sedia, e poi il mobile a cui è accostata. Lentamente e con cautela si alza e ripercorre i propri ricordi.
Era salito sulla sedia per raggiungere un soprammobile. È un a statuetta di legno rovinata dal tempo che riproduce un piccolo elfo. Felice, la raccoglie dal pavimento e l'accosta al viso dell'altro.
-Guarda, ti somiglia.-
Il servo arrossisce e volta il capo. S'inchina.
-Come potete dirlo? È ridicolo. Ma visto che state bene, io...-
Ma Chanyeol gli prende la mano e la stringe forte forte, tanto forte da fare meravigliosamente male.
-Non andare via, giochiamo insieme.-
-Ma signore non posso e poi voi siete voi e io sono io...-
-Tu chi?-
-Io Baekhyun.-
-E io Chanyeol.-
Baekhyun gli sorride docile, e sfila la mano da quella più grande.
-Sì, lo so.-
-Conosci delle fiabe, Baekhyun?-
Chanyeol gli afferra la maglia e se lo trascina dietro per la grande casa, fino al giardino, sotto il grande acero.
-A dire il vero no.-
-Allora ti va di ascoltarne una?-
Baekhyun volge il capo alla sua casupola, e il pensiero a tutte le mansioni che deve svolgere, e alla strigliata di capo che si guadagnerà...e non gli importa. Si siede davanti a Chanyeol e sorride, raggiante.
-Certo, volentieri, sì, perché no.- La voce gli trema dell'emozione.
-E va bene.- Fa Chanyeol, assumendo un'espressione saccente. Poi estrae dalla tasca un coltellino svizzero e inizia a rifinire il viso dell'elfo di legno, alzando, di tanto in tanto, gli occhi sulla faccia di Baekhyun.
-C'era una volta un principe. E c'è ancora. Ma non è più principe. È uomo.-