Fanfic su artisti musicali > EXO
Ricorda la storia  |      
Autore: Chayu Juliette    16/01/2014    9 recensioni
Lasciate che vi racconti una fiaba.
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Baekhyun, Baekhyun, Chanyeol, Chanyeol
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
one step closer

Rosaspina


Non la dedico perché è un po' triste. Ma se la dedicassi, la dedicherei ai Roleplayer della chanbaek. E a Meme che c'entra sempre, come i pomodori.
Se volete i feels quelli galattici, consiglio di ascoltare Us against the world dei westlife.{ Grazie Noemi}.

Cause it's us against the world,
you and me against them all.

Il bambino che abitava nella casa bianca in fondo al ponte, credeva nella magia. Baekhyun invidiava quel bambino perché sapeva intagliare il legno e, eventualmente, trasformare un rametto secco in una bacchetta magica. Lo invidiava per l'acero rigoglioso che cresceva nel suo giardino, invidiava la sua bella casa, dalle vetrate ampie e il tetto spiovente, dalla forma tipicamente aristocratica. Lo guardava cercare le rane nelle giornate di pioggia, e costruire castelli di terra nelle giornate di sole. Lo guardava senza essere visto, dal rifugio solido della soffitta della sua modesta casupola. Quella della servitù. Quella in cui nasci e in cui muori. Quella che, anche se costruita con materiali di ripiego, ha le pareti più solide di qualsiasi altro amplesso; del genere che ti bloccano nel tuo rango sociale, e ti tarpano le ali con il loro costernato grigiore.

Byun Baekhyun aveva nove anni ed era un servo. Tra le tante cose che un servo non poteva permettersi -oltre al riscaldamento assicurato e la carne a cena- vi era la fede nella magia.

C'era una volta un principe, il bambino nella casa bianca avrebbe iniziato così la sua fiaba. Baekhyun non conosceva fiabe perché la sera nessuno gliele raccontava.

C'era una volta un principe. E c'è ancora. Ma non è più principe: è uomo.

C'era una volta un principe, principe di una terra della quale non è importante conoscere il nome, ma che non avrete difficoltà ad immaginare nelle ideali condizioni di prosperità e avvenenza tipiche del principio di ogni fiaba.
Chanyeol possedeva tanti titoli, che a lavarvicisi dentro ne sarebbe uscito più lustro che dai bagni regali. Possedeva tesori la cui entità confluiva nel corredo di leggende di cui ogni era gode, capaci di garantire un modesto tenore di vita alle famiglie più povere, oltre che un tenore di vita ai limiti del lusso più sfrenato alla famiglia reale. Chanyeol possedeva un esercito. La foresta, era il suo esercito, la forza del re, la forza di ogni uomo. La paura dei nemici, la pace del reame.

Il compito di Chanyeol non fu altro che possedere, fino a quando l'abdicazione del suo acclamato padre affidò a lui il compito di riempire il trono di ametista intarsiata.

A diciotto anni di età, Chanyeol divenne Re.
A diciotto anni di età, Chanyeol iniziò a donare.

Donò pace e benessere al popolo. Donò una casa agli orfani della capitale. Donò un bastone ad un bambino non vedente e...donò la morte ad un uomo malato, tormentato da un'agonia senza fine. Donò pesce ad un gattino zoppo e donò un bacio ad una vecchia sola e senza figli.

Chanyeol donava, e la sua generosità non aveva limiti. E il suo possedere non era più un semplice possedere. Chanyeol riceveva. Riceveva consenso, onorificenze, lodi e tanto amore. Riceveva fiori e baci volanti. E continuò a ricevere, anche quando una potenza straniera, improvvisamente sbucata dalla nebbia opaca dei confini inesplorati, dichiarò guerra al suo regno. Anche quando il Re Padre morì, e Chanyeol dovette guidare da solo l'esercito alla volta della frontiera, contro lo spettro d'inverno, e la sua armata di ghiaccio. Anche quando, vinta la guerra, il regno sprofondò nella crisi economica e, a causa delle spese militari, andò in bancarotta, Chanyeol continuò a donare e si spogliò di ogni suo avere. E il suo coraggio era l'armatura più splendente di tutte.

Quando non ebbe più denaro, donò se stesso, e divenne un uomo del popolo. Donava abbracci ai feriti, manodopera per ricostruire le città distrutte, sorrisi alle vedove e agli orfani. Ma alle persone non bastava più. Le persone si arrabbiavano, lo guardavano risentite. Perché i sorrisi di Chanyeol erano splendidi, eppure l'economia non si costruiva coi sorrisi. Coi sorrisi non si comprava il pane. E sebbene Chanyeol non avesse colpe, probabilmente ne aveva comunque più di chiunque altro per il semplice fatto di essere Re.
Così, Chanyeol iniziò a ricevere dissensi e sguardi torvi. Iniziò ad essere rifiutato, biasimato. Per un breve periodo si ritirò nel suo castello di marmo bianco, svuotato di qualsiasi addobbo principesco, si mise in testa la corona, e osservò il suo regno grigio dalla finestra della sua stanza. E provò un immenso, sconfinato dolore. Si aggrappò al massiccio davanzale e pianse a lungo, sentendosi solo e tanto, tanto piccolo. Poi si addormentò, rannicchiato per terra in una stanza ormai vuota e fredda. Quando riaprì gli occhi, il suo regno era ancora grigio e spento, ma in cielo splendeva il sole.

Allora Chanyeol decise di sposarsi.

Cercò a lungo la persona giusta e la trovò in una regina orientale, molto ricca, ma vedova e incapace di gestire i suoi grandi territori da sola. Forte della fama della propria sofferta vittoria militare, bello della forza del fuoco e del sole che gli ardeva nel petto e sulle punte dei ricci ribelli, Chanyeol valicò il confine e si presentò al palazzo con una piccola ambasceria. Accolto con cordialità, domandò di poter essere lasciato solo con la donna, s'inchinò, e le chiese di diventare sua moglie.

Sandara era più grande di lui, probabilmente tra loro intercorreva circa una decina d'anni. Ed era di una bellezza abbagliante. Ma quando la regina disse con un sorriso dolce ma rassegnato -lo stesso che l'aspirante consorte portava sul viso- non fu da quest'ultimo che Chanyeol rimase colpito.

Un corteo di domestici seguiva ovunque la sovrana. Nel momento in cui Chanyeol le si era presentato davanti, questi si erano disposti diligentemente in un piccolo semicerchio alle spalle della donna.

In posizione marginale, all'estrema sinistra di Sandara, c'era un servetto. Era piccolo e delicato, come i fiori che crescevano ai lati delle strade della capitale, i fiori che Chanyeol non vedeva da tempo, e il cui germogliare era stroncato dal suolo ormai infecondo, atterrito dal ricordo delle marce gelate di un fantasma che non sarebbe mai stato sconfitto del tutto.

Fu la prima volta in cui Chanyeol rimpianse l'essere Re e non un semplice popolano. La prima volta in cui gli divenne evidente il muro che separava lui solo dal mondo, e dalle gioie del mondo.
Il servetto lo guardò con curiosità -aveva deliziosi occhi cadenti- e Chanyeol rammentò quello scontro finale nel quale aveva creduto di morire. I suoi occhi furono coperti di nuovo da schegge di ghiaccio e Chanyeol vide nero.

Si alzò frettolosamente, accennò ad un rigido inchino, ed uscì con in mano un contratto matrimoniale che non desiderava.

Sandara era una donna buona, e sarebbe stata una sovrana gentile. L'unica pecca era il suo carattere un po' troppo docile e concessivo per essere quello di una regina. Era anche una madre insicura. Dal primo matrimonio, infatti, era nata una figlia. Una ragazza dalla personalità tenebrosa e una bellezza rustica e potente, così diversa da quella sottile di sua madre, e per questo condannata alla riprovazione gratuita di chi vi scorgeva una sensualità proibita.

Le nozze furono semplici, intime e veloci. Gli sposi non si amavano, e non credevano di potersi amare. Fu subito chiaro, fin dall'inizio, che la loro sarebbe stata una semplice ma solida collaborazione.

Funzionò. Le due monarchie si fusero in un solo regno, e questo favorì il commercio. Chanyeol fu abile nel giostrare le ricchezze dello stato acquisito senza prosciugarlo o procurare danni. Sandara, invece, era l'immagine dell'ente governativo. Con alle spalle un uomo forte che sapesse mantenere una presa ferrea su entrambi i territori, riuscì a far emergere la freschezza e la bontà del suo carattere, accattivandosi la popolazione, e amandola lei stessa.

Andava tutto così bene che, quando Chanyeol un giorno incrociò il piccolo servo lungo un corridoio, si sentì dell'umore adatto per essere cortese con lui, ed aiutarlo a trasportare il grande vaso di vetro che gli pesava sul torace. Appoggiò le sue mani da soldato di mondo su quelle piccine del cortigiano, e dentro di lui esplose l'immagine di viali fioriti.


-Lascia che ti aiuti-

-Posso farlo da solo, signore, non occorre.-


Ma Chanyeol lo aveva già privato del fardello e se lo era caricato in spalla, soppesandolo.

-Dove lo porti?-

Il ragazzino si torse le mani. Le sue orecchie somigliavano a conchiglie imporporate. Adocchiò timidamente la corona color amaranto di Chanyeol: aveva l'aria di essere pesante, ma si sposava perfettamente coi boccoli ribelli del Re.

-Nelle stanze di Sandara. Ma prima va riempito con dei fiori.-


E tu lo sai, astro dell'est, quando la notte sposa la luna?
E tu lo sai, che per le nozze, nascono i fiori della fortuna?



Erano passati mesi, e solo quando Chanyeol uscì dal castello, sgattaiolando via dalla porta di servizio delle cucine, si rese conto di quanto ogni cosa fosse cambiata. E forse lui stesso era cambiato. La gente non s'inchinava, non lo riconosceva. Per i viali non si parlava che di Sandara, la regina buona. L'impresa del Re coraggioso che uccide lo spettro di ghiaccio era già una leggenda grandiosa, eppure Chanyeol non si sentì sottostimato. Chanyeol si sentì leggero; liberò i riccioli dal fardello di un trono costretto e abbandonò la corona in mezzo ai cespugli della contrada massima. Passeggiò insieme a Baekhyun, il vaso di vetro ancora stretto tra le braccia. Il sole bruciava la pelle e i viali erano costeggiati di bouquet di azalee.
Alla vista deliziosa, il ragazzino emise uno strillo felice.

-Eccoli maestà. I fiori della fortuna.-


E improvvisò una piccola, leggiadra danza, allargando le braccia, sorridendo al cielo. Chanyeol pensò che mai aveva goduto di una visione tanto limpida e autentica. In quel momento, desiderò di poter riempire il vaso di vetro di tanti pezzetti di quel ragazzo, così semplice e vivace. I pezzetti che nella sua quotidianità si lasciava cadere alle spalle, piccoli e invisibili, gli unici che un Re poteva permettersi di collezionare.

E desiderò di poterli tenere con se, egoisticamente, per sempre, e farne il proprio personale amore.

-Come ti chiami?-

-Sono Baekhyun.-

-Ah...Io Chanyeol.-

-Sì, lo so Maestà.-

Baekhyun iniziò a raccogliere fiori. Le sue dita si attorcigliavano con gentilezza intorno agli steli sottili, e li recidevano quasi chiedendo scusa. Eppure Chanyeol era sicuro che un fiore non avrebbe osato provare rancore per l'essere stato spezzato da quelle mani.

-Quand'è che la notte sposa la luna, Baekhyun?-

-Dopo il tramonto, fino all'alba. È triste se ci pensate bene. Il loro non sarà mai un amore ininterrotto.-


Chanyeol si accovacciò vicino al servetto e, rimboccatesi le maniche della camicia di seta, iniziò ad aiutarlo con quanta più delicatezza riuscì a trovare. Accadeva, di tanto in tanto, che le loro dita si sfiorassero.
Poi, ad un tratto, le braccia di Baekhyun s'irrigidirono, e la sua mano si serrò intorno al polso di Chanyeol, bloccandolo a pochi centimetri da una rosa rossa che ammiccava -stonante a dirla tutta- nella fioritura di azalee.

-Maestà!-


E spinse Chanyeol via, allontanandolo dal fiore.

-È rosaspina Maestà! È velenosa. È sufficiente pungersi con una delle sue spine.-

Per una manciata di attoniti secondi, entrambi i ragazzi osservarono il fiore, e i suoi petali carnosi, colmi di promesse funeste e tentazione.

-Rosaspina. Che fiore affascinante. Così bello, eppure fatale nella sua bellezza. Chissà come si sente solo.-


Mormorò Chanyeol, pensieroso. Poi, una volta colmato il vaso di azalee, ripresero la via del castello.
Sandara fu contenta dei fiori. Ma più Chanyeol guardava il suo viso sorpreso, più sentiva forte il desiderio di riprenderseli e spingerli tra le braccia di Baekhyun.

Fu l'inizio di un lento cadere. Chanyeol tendeva le mani, e Baekhyun era sempre più vicino; lo aspettava pazientemente.
Il Re s'innamorò di un servo e non volle fare nulla per frenare il candido sogno di essere una persona per un altra persona. Senza titoli o effigi o corone o scettri a far da corolla al suo cuore di uomo.

Chanyeol amò Baekhyun per tanto tempo, in segreto, in silenzio. Lo amò mentre lucidava gli intarsi del trono, mentre spazzolava i capelli di Sandara e desiderò che spazzolasse i suoi, di capelli. Lo amò nel guardarlo lavarsi in un catino di legno, vicino alle stalle, mentre rabbrividiva per l'acqua gelida, che svicolava sulla pelle d'oca del suo corpo di perla.

Ed era un amore così sentito e compatto, così intenso ed in perenne crescendo, che alla regina non passò inosservato. Sandara vedeva le ciglia di Chanyeol fluttuare languidamente ogni volta che il servetto attraversava i corridoi, e il suo cuore si spaccava in due. Metà era felicità fraterna, e metà bianca invidia. Inconciliabili eppure coesistenti. Per qualche tempo, la reggia parve aver trovato il suo equilibrio d'inerzia.

I fiori crescevano, le stagioni scandivano l'anno e la vita cittadina, i sovrani salutavano il popolo dalla carrozza in occasione di ogni festività.

E Chanyeol amava Baekhyun....E alla fine, anche Baekhyun amava Chanyeol.

Baekhyun e Chanyeol, un giorno fra tanti, erano in cortile, seduti sull'altalena di un' ipotetica prole. Chanyeol si dondolava, le mani ben salde intorno alle funi, e Baekhyun dondolava insieme a lui, le gambe ben salde intorno ai suoi fianchi.

-Sai, durante la guerra, la voce di ciò che hai fatto è arrivata al mio regno. Ricordo di aver provato un'ammirazione sconfinata. E quando poi arrivasti al palazzo, proprio tu, in carne ed ossa...Fu come una magia. -


Chanyeol lo guardò stupito, perché per qualche ragione dava già per certo che il mondo avesse dimenticato. Fu come un tuffo nell'acqua torbida del passato.

-Credetti di morire, Baekhyun. Mi stava uccidendo. Mi stava davvero uccidendo.-

-E come ci sei riuscito?-

-Fu l'unico momento in cui essere Re mi fu davvero utile. Se fossi stato un semplice soldato, la mia morte non avrebbe fatto la differenza. Invece ero il Re e se il Re fosse morto, lui avrebbe ucciso il suo popolo. Io non avevo altro che il popolo. Non ricordo come accadde. Avevo il gelo nel cuore, era strabiliante pensare che potessi alzarmi per amore. Sai come si uccide uno spettro, Baekhyun?-


-No.-

-Gli conficchi uno spillo nella nuca.-

-Dove trovasti uno spillo?-

-Non utilizzai uno spillo. Lo colpii con le stalattiti delle mie lacrime.-

Baekhyun singhiozzò rumorosamente, commosso. E Chanyeol, lusingato, gli donò una corona di fiori, nominandolo Signore del roseto e Cavalier Rosaspina, bellissimo e fatale.


Ai primordi dell'inverno, s'iniziò a vociferare che la regina fosse incinta. La notizia fece il giro dell'intero regno ancor prima che Chanyeol sospettasse qualcosa. Baekhyun andò da lui correndo, e si congratulò con le lacrime agli occhi. Sul suo viso si leggeva la storia di un cuore spezzato.

-Sandara non è incinta, Baekhyun. Io e lei...Io e lei non ci amiamo.-

Prese le mani di Baekhyun e le strinse forte. Erano calde, febbricitanti quasi.

-Questo è uno degli aspetti sotto cui non potrò mai eccedere. Non voglio avere un figlio con lei. Non è giusto che un bambino nasca per convenienza. E poi abbiamo già un'erede. Non m'importa se non è mia figlia.-


Baekhyun, allora, esplose. Lo abbracciò forte e pianse a lungo. E continuò a ripetere io sono un servo, sono solo un servo e Chanyeol davvero non riusciva a concepire cosa più bella dell'essere solo un servo.

Alla fine, Chanyeol si risolse con il concludere che una tale agitazione per un presunto principino, non fosse altro che l'espressione della volontà popolare. Ne discusse con Sandara, e l'argomento sfociò nel loro primo litigio serio. La regina parlò a lungo di doveri e necessità. Chanyeol...Bé, Chanyeol, semplicemente, non poteva.

Nascosta da un lembo d'ombra, Sohee, la principessa, ascoltava in silenzio e si sentiva la cellula fallata del sistema.

L'inverno arrivò veloce e ovattò il mondo con la sua coltre silenziosa. La reggia era quieta, ma ora Chanyeol aveva paura di amare Baekhyun apertamente, di farsi vedere con lui, perché il ventre di Baekhyun non era adatto ad ospitare le speranze di un reame e tanto bastava a renderlo la vittima innocente delle mire di chi credeva nel matrimonio da favola. Per le strade innevate, la Regina era sempre più acclamata. Gli sguardi correvano ai fianchi snelli, ampiamente coperti dalle vesti preziose. Li sondavano con malizia latente, pronti ad accogliere una lieta novella che non arrivava.

Il ricevimento dato per la fine dell'anno, fu l'ultimo a cui Chanyeol partecipò, e l'ultimo evento memorabile della sua vita dorata.
Le porte del palazzo erano aperte, il borgo del castello era animato da grida eccitate. Chanyeol non aveva mai visto la sala da ballo addobbata più splendidamente. Nonostante Baekhyun fosse vestito alla consueta maniera, i suoi capelli, della screziatura argentea tipica dei paesi dell'est, riflettevano la luce della magnificenza e lo rendevano più incantevole di qualunque conte o cavaliere insigne.

Chanyeol gli promise un ballo all'inizio della serata. Ben presto, però, si persero di vista, ognuno vincolato alle mansioni del proprio rango.
Fu alla fine del banchetto e poco prima dell'inizio delle danze, che un vecchio signore dall'aspetto distinto avvicinò Baekhyun per potergli parlare. Appoggiò una coppa di cristallo sul vassoio che il ragazzo trasportava, e gli disse di portarla alla principessa. Il filtro che conteneva, sostenne, l'avrebbe resa bella, della bellezza che il mondo reclamava. Gli chiese poi, come prova del dono accettato, di fare in modo che la coppa tornasse a lui.

Baekhyun mascherò una profonda apprensione dietro un sorriso di cortesia. Conoscendo bene la mala fama di intrugli e pozioni, non si sentì in colpa nel tentare di svuotare il contenitore dentro la pianta più vicina. Accadde però, cosa non poco curiosa, che il fluido non ne volesse sapere di scendere. E solo quando Baekhyun, per osservare da vicino, accostò la coppa al viso, il liquido guizzò verso di lui, come se smaniasse per esser bevuto.

Gli sovvenne allora, il sospetto che il calice non potesse essere vuotato, se non bevendone il contenuto. All'estremo oriente dei territori conosciuti, vigeva la regola che un suddito dovesse, privo di esitazione alcuna, sacrificarsi per il suo sovrano. E siccome non gli pareva un obbligo così gravante il dover bere una pozione che dopotutto era fatta a misura di principessa, ne inghiottì il contenuto.

Fino all'ultima goccia.


E quando anche questa fu scomparsa tra le sue labbra di rosa, pervaso da un dolcissimo torpore, mollò la presa sul vassoio e sulla coppa, e si gettò nella calca di ampi vestiti, impaziente di ballare col suo Re.

Non appena avvertì il fantasma di dita forti e callose aleggiare sul suo collo, Baekhyun fece in tempo a sentirsi immensamente felice, prima di abbandonarsi ad un languido sospiro. Poi il suo corpo franò incontrollato tra le braccia di Chanyeol.

✾ ✾ ✾


Baekhyun valicò il mondo dei vivi, e a Chanyeol parve quasi di vedere un dolce addio e un accenno di scuse. Nessuno si accorse del piccolo servo che spirava. I più vicini si voltarono altrove, ignorando l'inconveniente.



Baekhyun dormiva il sonno della morte, quello dei cent'anni, statuario e bellissimo nella sua inerzia gelida.

Solo una volta appurato che viveva, nonostante non fosse in alcun modo meno doloroso, Chanyeol si concesse il lusso del pianto. Pianse lacrime che che avrebbero dissetato i deserti e reso acquiescente il più malvagio degli spettri.

Rinvenuto il calice di cristallo e i residui di veleno ingeriti, Baekhyun divenne un eroe, ma lo divenne nei limiti circoscritti dalle mura del palazzo reale e, in particolare, nel cuore dei sovrani. Il suo corpo fu adagiato nella stanza più bella, sul letto ricavato dal legno più pregiato, circondato dai drappi più splendenti e, nonostante il lusso sfrenato e gli ori e le pietre preziose, la bellezza del suo viso sprofondava l'ambiente circostante in un limbo di modesta ordinarietà.

Chanyeol viveva in quella stanza, costantemente al capezzale del suo piccolo eroe, ma non osava avvicinarsi al suo corpo più di quanto non fosse necessario, per evitare in ogni modo di abusare dei suoi spazi personali.

Vennero medici, alchimisti e negromanti.

Eppure l'unico consiglio che avesse una parvenza di fondamento, fu una vecchietta a fornirlo. Era una delle poche volte che Chanyeol usciva dal castello, su costrizione di Sandara, che riteneva non fosse salutare per lui rinchiudersi tra le mura massicce.
Chanyeol, ormai, aveva perduto l'abitudine di portare la corona e vestiva in modo semplice.
Stanco di affondare coi piedi nella neve viscosa, si era seduto su una panca perché aveva riconosciuto nell'anziana signora che la occupava per metà, la stessa donna cui aveva tenuto compagnia e alla quale aveva donato un bacio ai tempi d'oro del regno.
La donna lo aveva osservato vagamente incuriosita, e poi era tornata a rivolgere l'attenzione ai ferri ed al suo gomitolo di lana.

-Perché sei triste?- gli aveva chiesto.

E ben lungi dall'aver voglia di negare quanto effettivamente fosse triste, Chanyeol le raccontò la verità.

-Amo una persona che è preda di un sortilegio. I sogni lo tengono prigioniero e io non so come riportarlo indietro.-

-Ma come, non lo sai? Per svegliare una principessa addormentata è necessario un bacio d'amore. Eppure tu dovresti saperlo bene che cosa è opportuno dare per ricevere, piccolo Re.-

Chanyeol regalò alla donna un bacio sulla fronte, prima da scappare via. E dall'affetto nei suoi occhi, capì che non si era mai dimenticata di lui.

Aspettò la mezzanotte per baciare Baekhyun. E siccome voleva che si svegliasse nel miglior modo possibile, tirò a lucido la stanza, sistemò le coperte intorno al corpo immobile dell'altro, ed accese delle candele. L'unica cosa che rimpiangeva era il non poterlo circondare di azalee, i fiori della fortuna.

Quando poi la notte scivolò languida sulla sua falce di luna, Chanyeol si chinò sul suo amante e lo baciò dolcemente, attento al non andare oltre ad un leggero contatto di labbra protese.

Il tempo riprese a scorrere ancor prima di essersi fermato, ma ora c'era un gufo che bubolava oltre la grande finestra, e la neve che calava veloce dal cielo e nessuna magia.

Baekhyun dormiva; come le azalee, imprigionato in una dimensione infruttifera e congelata.
Eppure Chanyeol non riusciva a non pensare che prima o poi l'inverno passa.



E tu lo sai, astro dell'est, quando la notte sposa la luna?
E tu lo sai, che per le nozze, nascono i fiori della fortuna?

E se d'inverno cade la neve, sopra le foglie della speranza,
dormi anche tu piccolo eroe e in primavera riprendi la danza.




Quando la neve si sciolse, Sandara andò da Chanyeol, e bussò alla sua porta, ormai chiusa da giorni. Chanyeol le concesse un colloquio privato con riluttanza. Ammesso che vi fosse qualcosa, qualsiasi cosa, capace di farlo sentire meglio, la proposta della regina allentò di qualche centimetro la morsa sul suo cuore.

In primavera, Chanyeol abdicò.

In primavera, Chanyeol prese con sé qualche provvista, vestiti ed una diligenza. Dopo avervi adagiato dentro il corpicino inerme del suo compagno, nel modo più comodo ed elegante possibile, galoppò verso est, alla volta del paese natale di Baekhyun, abbandonando un regno per il quale, ormai, non era più che una vaga leggenda.

Si stabilì in una piccola valle, occultata al mondo da una suggestiva corolla di montagne. Ospitava un grazioso villaggio. Uno di quei borghi caratteristici in cui tutti si conoscono, e nei quali, la sera dei giorni festivi, si balla e canta in piazza.
La casetta di Chanyeol, ad ogni modo, era piuttosto marginale; imperniata in cima ad una collina che, all'occorrenza, non era comunque d'intralcio per raggiungere il paese. Non che Chanyeol lasciasse l'abitazione tanto spesso. Detestava l'idea di allontanarsi da Baekhyun, eppure, nonostante le assi di legno schiarite dal sole non fossero le mura di un castello, era così che doveva essere la loro vita. Chanyeol non era nato per fare il Re, né Baekhyun lo era per fare il servo.

Chanyeol si svegliava la mattina e intagliava il legno. All'inizio era stato difficile: le schegge continuavano ad infilarsi sotto la sua pelle, ed a volte il coltellino gli sfuggiva, e si feriva un polpastrello. Ma non avendo altro cui dedicarsi durante la giornata -se non l'attenta ed assorta contemplazione di Baekhyun- impiegò poco tempo per migliorarsi.

Fabbricava tutto ciò che ritenesse vendibile. Mestoli e scodelle in primo luogo, ma anche giocattoli. Una volta intagliò la figura di un piccolo elfo che magari somigliava a Baekhyun, e un'altra volta un grazioso anellino che, pur non avendo preso misure, era sicuro calzasse alla perfezione il dito dell'amante. Quello non lo vendette.

La prima volta che si recò al villaggio, la gente non lo guardò in modo strano come si era aspettato. Al massimo si trattava di genuina curiosità, e Chanyeol riuscì a vendere più della metà delle sue cianfrusaglie senza particolari intoppi.
A comprare l'elfo fu un ragazzo basso, con gli occhi grandi. Stava soppesando alcuni cucchiai, quando aveva scorto la piccola sagoma levigata in fondo al cesto che Chanyeol usava per trasportare gli oggetti.

-Chi è?- Gli aveva chiesto con naturalezza, osservandolo da vicino. Chanyeol aveva scrollato le spalle e gli aveva piazzato il prezzo più alto.

Quello aveva storto il naso, socchiudendo gli occhi.

-Somiglia al personaggio di una storia che si racconta ai bambini. Un principe elfo è innamorato, ma la persona che ama è preda di un sonno profondissimo e per svegliarla...-

-La deve baciare, sì. E sai una cosa? Non funziona, ecco.-

-Ma come sarebbe non funziona? Se è vero amore funziona eccome.-

-Certo, per le principesse.-


Il ragazzo aveva sorriso divertito.

-Non sei di qui, vero?-

-Perché me lo chiedi?-

-La persona che l'elfo amava era un uomo. Certo se l'incantesimo è fatto apposta per le principesse...Ma diciamolo, non c'è limite che l'amore non possa valicare. L'importante è perseverare in quello che si desidera.-


Alla fine il ragazzo se n'era andato via senza mestoli ma con l'elfo in tasca.
Chanyeol aveva ripreso la via di casa, prendendosi un po' più tempo del solito, per riflettere.

Ritentò in una notte di pioggia. Le nuvole ospitavano un temporale latente, e Chanyeol si sentiva fragile ed esposto, abituato com'era alle pareti solide di una residenza regale. Si accovacciò ai piedi del letto di Baekhyun e gli raccontò della sua- la loro nuova vita. Di come dovesse assolutamente svegliarsi, perché era un peccato che si perdesse tutto questo, e che c'erano tanti prati e tanti fiori e che li avrebbero raccolti insieme.

Lo baciò sulle labbra, stavolta più a lungo e tenendogli il capo con le mani.
Quando riprese le distanze, paonazzo, le dita gli tremavano e Baekhyun sorrideva nel sonno.

Sopraffatto dall'emozione, uscì di casa e corse nella pioggia, fino ad inzupparsi da capo a piedi. E urlò anche. Urlò così forte che a valle si accese qualche lanterna.

Ben presto, la sua routine s'intensificò sotto diversi aspetti. Chanyeol viveva con rinnovata energia. Sorrideva alle persone, rispondeva cordialmente alle loro curiosità. E quando poi faceva ritorno alla casa sulla collina, riempiva Baekhyun di mille attenzioni, gli raccontava le sue giornate e circondava il suo corpo di fiori d'azalea.

Chanyeol non se ne accorse mai, ma il corpo di Baekhyun reagiva in silenzio. Ora muoveva un dito, ora stringeva le labbra, fino a che, la notte di un solstizio, Chanyeol baciò Baekhyun, e Baekhyun aprì gli occhi.

Lungi dall'illudersi, dopo troppe delusioni, Chanyeol lo osservò alzarsi con cautela, con gesti remissivi e attenti. Baekhyun, poi, lo guardò in viso. Le sue palpebre erano gonfie e pesanti e le sue pupille vitree. Sembrava estremamente fragile eppure era qui e c'era ora e c'era tutto, dopo mesi di silenzio.

Chanyeol, seduto sul pavimento, scoppiò a piangere come un bambino. Baekhyun trasalì, e anche lui, d'un tratto, seppe di essersi svegliato.

La notte passò in fretta, e le stelle furono testimoni del loro amarsi attraverso piccoli gesti. A Chanyeol fu necessario -senza che vi potesse in alcun modo rinunciare- fare l'alba per spiegare in maniera corretta quanto Baekhyun gli fosse mancato, e quanto lo amasse e quanto non esistesse un paragone degno per poter descrivere che cosa stesse provando.

Ma Baekhyun lo capiva dai singhiozzi che spezzavano la sua voce, e dalle lacrime che, occasionalmente, gli rotolavano sulle gote senza che lui se ne accorgesse. Fece del suo meglio per rivolgergli i sorrisi migliori, e gli sguardi più ampi. Ma non si sentiva ampio affatto e, anzi, aveva come l'impressione che i tentacoli della notte volessero strapparlo alla sua stessa vita.

Chanyeol non si perdette d'animo quando, al primo albeggiare, il corpo di Baekhyun s'irrigidì, e tra loro calò un velo di fantasmi.

Baekhyun dormiva di nuovo, e Chanyeol viveva di nuovo. Ma ora sapeva di poter trovare quel bivio comune in cui le loro piste s'incrociavano gloriosamente e allora tutto diveniva bellissimo.

La felicità di Chanyeol non passò inosservata, a valle. Il ragazzo con gli occhi grandi gli domandò perché, tutto ad un tratto, avesse iniziato a sorridere. Chanyeol lo ringraziò senza dargli una vera risposta; invece, gli spinse tra le mani la statuetta di un uomo sulla quale forse, solo forse, aveva impresso la propria faccia.

-E com'è?- gli chiese un giorno. Chanyeol attraversò la piazza del villaggio e colse un azalea al margine della strada. L'annusò e poi gliela mostrò.


-Se fossi modesto, ti direi che è così. Mentirei. È più di questo. È bellissimo, per cominciare. E gentile. E fatale. Tanto perfetto che se fossi stato un Re destinato a sposare una bellissima e ricca principessa, pensa, avrei rinunciato a tutto per lui. A tutto. Ma questo è un paragone frivolo...Non so nemmeno per quale motivo mi sia venuto in mente.-

Il ragazzo con gli occhi grandi, colpito da una descrizione tanto devota, iniziò a riferirsi a Baekhyun col nome di Rosaspina -bellissima e fatale-, alludendo al pudore che impediva a Chanyeol di rivelare a chicchessia il nome della persona che amava.

E invece, più Chanyeol tornava a casa, più osservava Baekhyun all'altezza del lenzuolo, dal basso e con commozione, e meno gli sembrava paragonabile alla rosaspina. Per qualche motivo, questo lo turbava, perché ogni qualvolta provasse ad accostargli il soprannome, gli sovveniva come un sentimento d'ingiustizia. Era lo stesso sentimento d'ingiustizia dei bambini nati per convenienza.

Tuttavia, fu un'impressione fugace, di breve durata. Divenne trasparente sullo sfondo dei vent'anni di Chanyeol, quando Baekhyun iniziò a svegliarsi con disarmante regolarità.

Un bacio era il passepartout per salutare la luna. Baekhyun, per motivi ignoti, riusciva a vivere solo di notte, ma nessuno dei due osava lamentarsene, tanto poveri erano, e tanto a lungo avevano implorato minuti insieme.

La coronazione del loro rapporto, fu l'entrata in società. Pieno all'inverosimile di orgoglio, Chanyeol volle presentare il suo piccolo fidanzato al villaggio, e lo fece una sera d'estate, con le lanterne accese e la piazza brulicante.

-Questo è Kyungsoo, il medico del villaggio, e lui Jongin, il fabbro, e poi ci sono Junmyeon e Sehun, e anche Luhan...-

E Baekhyun guardava il mondo, felice, e sorretto da Chanyeol, s'inchinava con garbo.
Poi danzarono a lungo, Baekhyun salì sui piedi di Chanyeol e si aggrappò al suo collo e Chanyeol lo guidò attraverso spirali di musica, fino all'alba ed al suo languido torpore. Fino a che Baekhyun gli si addormentò sul petto, e allora Chanyeol lo prese in braccio e scalò la collina.

Un giorno, mentre cercava di arrangiare un pranzo, trafficando con le tante scodelle mal riuscite che si accumulavano nei vani della stanza adibita a cucina, Chanyeol si trovò per le mani il piccolo anello intagliato tempo prima. Si sorprese a sorridere immaginandolo sul dito minuto di Baekhyun, e pensò che magari, sì, magari voleva anche sposarlo.

Chanyeol iniziò a lavorare su un secondo anello: più grande e massiccio. Lo levigava con cura e ne intagliava le superfici grezze. E tra una piallata ed un'incisione Baekhyun si svegliava, e gli sorrideva, e a Chanyeol non bastava più, Chanyeol si sentiva risucchiato dal proprio amore, come una foglia che si accartoccia su se stessa.

Completò l'anello un pomeriggio afoso, e fu con una gioia mai provata prima, che uscì di casa e costeggiò le piccole macchie di foresta alle pendici dei monti. Lì le azalee fiorivano fresche e non intaccate dall'eccesso di calura estiva. Chanyeol iniziò a riempirne un cesto, ed anche quando fu colmo, incapace di levarsi di mente il sorriso che Baekhyun gli avrebbe di certo rivolto nel trovarsi sommerso di fiori al proprio risveglio, continuò a coglierne.

Sovrappensiero, sussultò nel sentire la mano, che aveva tuffato in un cespuglio dall'aspetto particolarmente invitante, attraversata da una stilettata acuta. Quando le sue dita riemersero, erano irrimediabilmente strette sullo stelo carnoso di una rosa purpurea, le cui spine gli tagliavano la carne a fondo.

Il cesto rotolò a terra e, nonostante il sole e il verde brillante dell'erba, avevano un aspetto desolato e triste. A Chanyeol sovvenne un presentimento funesto, ma si rifiutò di credere. Si rifiutò di pensare a qualunque cosa.
Strinse la destra a pugno, e iniziò a correre.

Al villaggio, Kyungsoo stava cenando, seduto nella piccola veranda. Nel veder sopraggiungere uno sconvolto Chanyeol, quello stesso presentimento funesto gli inaridì la gola.
Chanyeol camminò lentamente verso di lui, e gli mostrò la mano destra, aperta. In diversi punti esibiva piccole punture scure che già andavano diramandosi in venature violacee. Venature sulle quali, Kyungsoo riuscì a leggere il suo destino. Probabilmente quello stesso disegno che si era figurato, si dovette riflettere sul suo viso. Chanyeol arretrò lentamente, scuotendo il capo. La sua faccia era una maschera di marmo.

Quella notte, Chanyeol non baciò Baekhyun.

Ma gli sedette accanto, gli chiese scusa per aver vanificato ogni cosa con una facilità tale da essere insozzante e miserabile.
Il giorno seguente si alzò presto, si lavò il viso più volte. Si vestì elegante e svolse le faccende abituali con serenità immutata. La sera, infilatosi un paio di guanti sulle mani, sollevò con delicatezza il corpo di Baekhyun e uscì. Non desiderava farlo in altro luogo che non fosse la loro casa. La collina era perfetta, col suo pendìo morbido e la vista sulla valle.

Chanyeol baciò Baekhyun a mezzanotte, col respiro affannato e la luce delle stelle che faceva brillare la sua fronte corrugata. Fu dinnanzi a un attonito Baekhyun che Chanyeol s'inginocchiò solennemente e, guardandolo in viso, gli disse sposami.

E Baekhyun lo sposò.

Baekhyun lo sposò vestito di raso azzurro, e di raggi di luna. Lo sposò con una corona floreale sui capelli chiari e un sorriso ampio e sentito sulle labbra. Lo sposò armato di speranza. Tanto più Baekhyun viveva e si protendeva verso il mondo, così Chanyeol moriva dentro.

Così, di fronte al piccolo borgo, con testimoni le montagne e le stelle, Junmyeon, il capo villaggio, li nominò marito e marito, finché morte non sopraggiunga...e oltre.

Fu il giorno più felice della loro vita. Quel tale Chanyeol che era stato un Re, sembrava un sogno. Chanyeol era diventato leggenda per se stesso e ora viveva dentro Baekhyun. Ballarono e cantarono e si ubriacarono. Chanyeol baciò Baekhyun sulle labbra suscitando un malizioso boato di acclamazioni, e poi fecero a gara a chi mangiava più torta.


E tu lo sai, astro dell'est, quando la notte sposa la luna?
E tu lo sai, che per le nozze, nascono i fiori della fortuna?


E se d'inverno cade la neve, sopra le foglie della speranza,
dormi anche tu piccolo eroe e in primavera riprendi la danza.

Ora conosci, astro dell'est, l'ultimo giorno di sposalizio,
e non temere l'avvento del dì, che di ogni vita segna l'inizio.



✾ ✾ ✾

Chanyeol morì alla fine dell'estate, e si portò via i colori del mondo.

E solo ora Baekhyun si accorgeva, dolorosamente, di quanto Chanyeol vi fosse in tutto ciò che lo circondava. Il colore delle foglie era lo stesso dei suoi capelli. E le azalee, le azalee non erano che tanti figli delle sue labbra. E sulle sue dita callose colava la pece degli alberi.

Fu una cerimonia piccola e dolce, e si tenne di notte per rispetto di Baekhyun. Per un giorno, l'intero villaggio fu a corto di parole e di lacrime. Non perché Chanyeol non si fosse fatto amare a dovere.

Ma l'immagine del suo piccolo sposo, brutalmente piegato in due dal dolore, ansimante sulla pira, era qualcosa che andava al di là della pubblica manifestazione.

I gruppetti di partecipanti si mantenevano a distanza; per quanto impellente fosse il bisogno di fare qualcosa, qualsiasi cosa, tutti sapevano che quel qualcosa non esisteva in nessun mondo e tempo.

Baekhyun baciò Chanyeol per l'ultima volta e, ironicamente, quella fu anche la prima volta, dopo mesi, che vedeva l'alba.

Insieme al suo cuore, si era spezzato l'incantesimo.



✾ ✾ ✾


Chanyeol spalanca gli occhi su una fronte liscia incorniciata da una frangetta bruna. Le palpebre gli fanno male, respirare gli fa male, e tutto il dolore converge in un punto focale dietro la sua testa. Quando apre la bocca per introdurre ossigeno, si sorprende nel trovarla fastidiosamente ostruita da un interstizio umido che sa di dolce.


Come reagendo ai suoi mugolii di fastidio l'impedimento si dilegua, e rimane a guardarlo, seduto compostamente sul pavimento di marmo. Chanyeol non ricorda di aver mai visto questo bambino, ma dall'abbigliamento a guisa di servo deduce faccia parte del personale domestico.


-Eh, ma che fai?-
Chanyeol si tampona le labbra con il dorso della mano.


-Vi sveglio.-

-Mica dormivo.-


L'altro lo guarda dubbioso e si rosicchia le unghie.


-Vi ho visto cadere dalla sedia. Allora vi ho chiamato e non rispondevate. Avete fatto un bel botto.-


Chanyeol guarda la sedia, e poi il mobile a cui è accostata. Lentamente e con cautela si alza e ripercorre i propri ricordi.

Era salito sulla sedia per raggiungere un soprammobile. È un a statuetta di legno rovinata dal tempo che riproduce un piccolo elfo. Felice, la raccoglie dal pavimento e l'accosta al viso dell'altro.


-Guarda, ti somiglia.-


Il servo arrossisce e volta il capo. S'inchina.


-Come potete dirlo? È ridicolo. Ma visto che state bene, io...-


Ma Chanyeol gli prende la mano e la stringe forte forte, tanto forte da fare meravigliosamente male.


-Non andare via, giochiamo insieme.-


-Ma signore non posso e poi voi siete voi e io sono io...-

-Tu chi?-

-Io Baekhyun.-

-E io Chanyeol.-

Baekhyun gli sorride docile, e sfila la mano da quella più grande.

-Sì, lo so.-

-Conosci delle fiabe, Baekhyun?-

Chanyeol gli afferra la maglia e se lo trascina dietro per la grande casa, fino al giardino, sotto il grande acero.

-A dire il vero no.-

-Allora ti va di ascoltarne una?-

Baekhyun volge il capo alla sua casupola, e il pensiero a tutte le mansioni che deve svolgere, e alla strigliata di capo che si guadagnerà...e non gli importa. Si siede davanti a Chanyeol e sorride, raggiante.

-Certo, volentieri, sì, perché no.- La voce gli trema dell'emozione.

-E va bene.- Fa Chanyeol, assumendo un'espressione saccente. Poi estrae dalla tasca un coltellino svizzero e inizia a rifinire il viso dell'elfo di legno, alzando, di tanto in tanto, gli occhi sulla faccia di Baekhyun.


-C'era una volta un principe. E c'è ancora. Ma non è più principe. È uomo.-
   
 
Leggi le 9 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su artisti musicali > EXO / Vai alla pagina dell'autore: Chayu Juliette