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Autore: Lau_McKagan    16/01/2014    2 recensioni
“…ho solo bisogno di stare da solo per un po’, lontano da qui, da tutto questo… ho fatto un bel casino”
“E stai scappando dalle conseguenze”
“Si, lo sto facendo”
“Forse non è stata una buona idea”
“Forse avrei dovuto farlo da un pezzo, non credi?...”
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Eccomi qui. E' la seconda Farrelleto che scrivo, questa volta sarà una multicapitolo, ma non durerà molto, promesso XD
Sarà che tutte le vicende di questi giorni hanno fatto venire al mio cervellino voglia di partorire qualcosa di sensato, o almeno spero.
Non so di preciso cosa ne verrà fuori, quindi non mi resta che scrivere, e a a voi l'ardua sentenza.
Dedicata ovviamente alla mia musa VickyDepp :')
Buona lettura.



****


15 Gennaio 2014 - Ore 8pm


“Sei sicuro Cole?” la voce della donna risuonò piuttosto preoccupata.
“Si, sicuro”
“Potresti almeno aspettare domani”
“No, prima me ne vado meglio è”
“Ma… davvero, posso venire con te! Ci metto un attimo, il tempo di avvisare Sheila, mettere quattro cose in valigia e…”
“Claudine, no!” affermò deciso l’uomo afferrandole le spalle. L’Irlandese che in poche ore era diventato l’uomo più chiacchierato di tutta Hollywood, scrollò la testa e le accarezzò il viso cercando di tranquillizzare la sorella, guardandola negli occhi identici ai suoi “No… non questa volta tesoro”
“Cole…” sospirò ormai sconfitta. Aveva capito che era inutile insistere oltre, le rimaneva solo sprecarsi in patetiche raccomandazioni “Stai attento, per favore”
“Non farò stronzate, te lo prometto… ho solo bisogno di stare da solo per un po’, lontano da qui, da tutto questo… ho fatto un bel casino”
“E stai scappando dalle conseguenze”
“Si, lo sto facendo”
“Forse non è stata una buona idea”
“Forse avrei dovuto farlo da un pezzo, non credi? Che senso hanno avuto tutti questi anni? Tutta una stupida farsa… E per cosa? Ho perso tutto lo stesso… se avessi avuto il coraggio di farlo anni fa… le cose sarebbero diverse adesso” alzò le spalle scrollandosi di dosso l’amarezza di quella frase “ma quel che fatto è fatto. Non preoccuparti ok?”
“Sono tua sorella e il tuo manager, come posso non preoccuparmi?!”
“L’essere mia sorella e il mio manager non vuol dire che devi starmi attaccata al culo per tutta la vita” ridacchiò.
“Hey!” 
“Non ho detto che mi da fastidio averti attaccata al culo!” si mise sulla difensiva alzando le mani . In fondo, le doveva molto “Ma è una cosa che devo fare da solo… mmm? Farò il bravo, non mi metterò nei guai”
Claudine sospirò. In parte era quello il motivo per cui in tutti quegli anni gli era sempre stata accanto, senza lasciarlo mai, tanto che a volte risultavano persino ridicoli. Lo accompagnava ovunque, anche al supermercato oltre che a tutti gli eventi pubblici, a tutte le interviste e a tutte le apparizioni. C’era persino poche ore prima, in quella che forse era stata l’ultima, per l’ormai ex bad boy di Hollywood.
Molte vicende avevano negli anni cambiato Colin. Non avrebbe saputo dire se in meglio in peggio, in fondo era sempre stato un ragazzo generoso e dal grande cuore, anche se un tempo queste sue qualità erano state oscurate da poco pregevoli vizi. Ma di sicuro, alcune di queste vicende, lo avevano logorato. Distrutto anzi. Ne aveva avuto l’ennesima conferma qualche sera prima, alla cerimonia di consegna dei Golden Globes, dove un inconsueto e fuori luogo Colin spento e apatico, aveva faticato ad inarcare le labbra per più di qualche millimetro se non a tarda sera, quando si era concesso per fotografie a autografi ad un gruppo di fan. Per loro non risparmiava mai sorrise e parole gentili. E sapeva benissimo chi era la causa di questa decadenza, di quell’aria affranta e triste che deturpava il viso di un uomo che mai si sarebbe levato il sorriso dal viso in certe occasioni. Eppure non riusciva a fargliene una colpa, perché altrimenti avrebbe dovuto puntare il dito anche contro lo stesso Colin. Era inutile recriminare ormai. Ognuno aveva distrutto l’altro. Ognuno si poteva definire colpevole. Anche se qualcuno la stava tirando fin troppo lunga, adesso. Qualcuno che ora pareva soddisfatto e felice della propria vita. Claudine non avrebbe saputo dire se fosse vero, o se fosse anche quella una farsa. Fatto stava che Colin non sembrava proprio riuscire ad uscirne. Non si era mai rifatto una vera vita, ed era sempre sul filo del rasoio. Sarebbe bastato pochissimo, una delusione, una giornata più storta del solito, un contratto non andato a buon fine, qualsiasi cosa poteva rompere il sottile filo che lo legava alla vita pulita che conduceva, per farlo ricadere nel baratro dei vizi che un tempo l’avevano portato a mesi di riabilitazione forzata. O peggio. Claudine aveva tutte le ragioni per avere paura di mollarlo anche solo per qualche ora. In un ora poteva scolarsi l’intero frigobar. In un’ora poteva trovare uno spacciatore. In un ora poteva fare tante stronzate, già. Aveva tutte le ragioni per preoccuparsi “Mi chiamerai almeno? Non dovrò mettere i servizi segreti sulle tue tracce?”
Riuscì pesino a strappargli la rsiata “Dio no, nessuna fottuto servizio segreto! Ti chiamerò tutti i giorni”
“Daccordo… se fai anche solo mezzo casino, se… se…” non sapeva nemmeno più cosa immaginarsi, lo vedeva sbronzo in uno squallido motel, o strafatto in una fredda vasca da bagno, magari in overdose, o in prigione per aver cercato rissa per qualche banalità, gli rimaneva solo da puntargli  l indice al petto con fare ammonitorio “se…”
“Se niente! Respira cazzo, dammi tregua, ok? Fai fruttare quelle costosissime lezioni di yoga”
“Accidenti a te! Un giorno o l’altro mi farai venire un colpo, cosa pensi che dovrei fare mentre tu te ne vai a fare l’eremita in Europa?!”
“Non in Europa, suona così… generico… Positano è un posto meraviglioso”
“Quello che è”
“Se ti può consolare sarai impegnatissima, sai quante chiamate riceverai? Tutti i giornalisti e produttori di talk show mi vorranno intervistare, chiederanno tutti di Colin Farrell, il reo confesso”
“Divertente… e io cosa dovrei dirgli?”
“Che sono andato a fare l’eremita” le schioccò un bacio sulla guancia “E’ arrivato il taxi”
“Potevi almeno andare con l’auto e un bodyguard”
“Naaa… non mi farò riconoscere” disse calandosi i Ray-ban e tirando su il cappuccio della felpa che usciva dal giubbotto, nella speranza che gli dessero un’aria anonima “Ti chiamo quando arrivo” prese il trolley e si allontanò.
“Stronzo!” urlò Claudine.
“Che?!”
“Sei uno stronzo… non mi abbracci nemmeno?”
Colin sorrise, mollò il trolley e le andò incontro di nuovo stringendola tra le braccia e posandole un dolce bacio sui capelli “Ti voglio bene… e non piangere, ti sento, lo stai facendo”
“Non sto piangendo… e si, ok, ti voglio bene anche io ragazzaccio” si staccò da lui tirando su col naso e sistemandogli bene la chiusura a zip della giacca “non prendere freddo” Colin rise alzando gli occhi al cielo, lei gli diede uno schiaffo sul braccio “Non alzare gli occhi con me!”
“Si mammina! Devo andare…” si allontanò di nuovo da lei “E non piangere!”
“Non lo sto facendo!”
“Si invece!” le fece segno che l’avrebbe chiamata, e poi uscì, si richiuse la porta alle spalle, e con essa chiuse dietro di se anni e anni della sua vita. Definitivamente.
 
 
 
                                                
   
 
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