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Autore: lukespj    18/01/2014    4 recensioni
Non so cosa mi abbia spinto a venire al parco giochi, ma eccomi qui.
Senza pensarci troppo, vado verso la panchina dove io e Giulia ci sedevamo sempre. E lì trovo seduta una donna intenta a leggere un libro.
Mi siedo di fianco e lascio vagare la mia mente verso ricordi lontani.
“Haz?”
Mi giro di scatto verso la donna di fianco a me, che ha chiuso il libro e mi sta guardando.
“Non. Ci. Credo.”, dico, con gli occhi sgranati.
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Styles, Niall Horan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Mi alzo svogliato al suono della sveglia. Un po’ come quando andavo a scuola, in poche parole.
Vado subito in bagno dove mi lavo e mi cambio, pronto per una nuova giornata di lavoro. Vado in cucina, dove Lucy sta preparando la colazione. Sospiro al pensiero che, a trent’anni, io non abbia ancora trovato la persona giusta e quindi mi ritrovo in continui tira e molla con Lucy,  che dice di amarmi alla follia, ma se vede un bell’uomo non ci pensa due volte ad andarsene, per poi tornare dicendo che le dispiace e le solite due cazzate. Che poi, se ci penso, è anche colpa mia, dato che le faccio fare sempre quello che vuole. E questo perché so benissimo di non amarla. Sì, sto bene con le, ma non lo posso definire ‘amore’.
 
“Vado al lavoro, a dopo”, dico, dopo aver bevuto il mio caffè.
 
Esco di casa e mi dirigo al mio studio, godendomi i raggi di sole di una monotona mattina della mia vita a Holmes Chapel. Entro nello studio e mi sistemo dietro la mia scrivania, dedicandomi alle e-mail, come ogni mattina prima di iniziare le visite.
Mentre si accende il computer, la mia attenzione viene catturata da una busta che è per metà sotto il mobile. Mi alzo e la raccolgo.
 
“Probabilmente, deve essere caduta a qualche paziente’, penso tra me e me.
 
Ma devo ricredermi quando sulla busta leggo il mio nome. Mi risiedo al mio posto e inizio a fare mente locale. Dopo vari ragionamenti strani, mi ricordo che me l’aveva portata mia madre tempo fa. Ma non ricordo QUANTO tempo fa.
Inizio a scrutare la busta e noto che è stata spedita da Quantico, con tanto di un timbro strano che non ho mai visto prima. Ma chi può scrivermi da Quantico? Io non conosco nessuno in America. O almeno credo.
Dopo aver fatto altri ragionamenti, decido di aprirla.
Rimango quasi paralizzato nel vedere quella calligrafia. Non può essere vero, anche perché lei è qui a Holmes Chapel, non a Quantico. Cioè.. L’ultima volta che l’ho vista è stato quando ci hanno dato i diplomi, ovvero circa quattordici anni fa.
Col cuore che pulsa nel mio petto ad una velocità quasi impossibile, inizio a leggere le sue parole.
 
“Ciao Harry.
Lo so, di solito le lettere si iniziano con un ‘caro’ o ‘cara’, ma in questo caso, il ciao è più indicato, dato che non ci vediamo da dodici anni e non ci parliamo da diciassette..’
 
Mi blocco subito, andando a cercare la data in cui è stata spedita questa lettera.
10 Settembre 2012, ovvero due anni, tre mesi e dieci giorni fa. E io me ne sono accorto solo ora. Cretino.
Faccio un respiro profondo e torno a leggere.
 
“Probabilmente, ora avrai quella tua espressione confusa stampata in faccia e continuerai a toccarti i capelli..’’
 
Cavoli, mi conosce troppo bene quella ragazza. O meglio, donna, dato che ora abbiamo trenta due anni.
 
“..ma ti spiego tutto in modo da farti capire il perché di questa lettera.
Tutto è partito qualche giorno fa, quando ho dovuto parlare con un ragazzino, e, vedendo quel ragazzino di tredici anni, mi è venuto in mente quello che fino in terza media è stato il mio migliore amico. Perché? Beh, quel ragazzino è riccio, ha due occhioni verdi e delle bellissime fossette quando sorride.
Se non fosse per l’età, se non fosse che in quel momento ero a Las Vegas, se non fosse che non ho più il mio migliore amico, lo avrei scambiato per te, Haz.”
 
Sorrido leggendo quel soprannome e ripensando a quando me lo aveva dato.
Avevamo tre anni, e lei faceva fatica a dire la ‘erre’, e quindi le era uscito da chissà dove un ‘Hazza’, che poi col tempo è diventato Haz. Solo lei mi chiamava così, nessun altro poteva, perché quella era una cosa solo nostra.
 
“Probabilmente, ora sarai ancora più confuso di prima, dato che la lettera l’ho spedita da Quantico, dove vivo, e poco fa ti ho parlato di Las Vegas.
Il fatto è che sono cambiate così tante cose da quando eravamo in terza media, che raccontartele tutte ora ti porterebbe nel caos, dato che ti perderesti alla prima riga. Ma te le devo pur dire, anche sinteticamente, o non capiresti il motivo di questa lettera. Cercherò di scrivere le cose più importanti.
Ricordi che, fin da quando eravamo dei microbi, il mio sogno era quello di diventare una poliziotta? E così è stato fino alle medie, quando le mie aspettative si sono alzate e volevo far parte della scientifica.
Poi, però, le mie aspettative si sono alzate di nuovo, ma questo tu non lo sai, dato che dalla prima superiore io per te ho smesso di esistere. E all’epoca non ti odiavo, anzi. Un po’ ti invidiavo, perché nemmeno io volevo stare con me. Vedevo in me tutti i difetti del mondo, mi vedevo una brutta racchia sfigata che non si meritava niente, nemmeno il suo migliore amico. Anche se, ad essere sinceri, su questo punto bisognerebbe dire che, per me, non eri solo un migliore amico.
Io ero innamorata di te, Haz.’’
 
Lei.. Innamorata di me? Il mio stomaco si intreccia nel leggere quelle parole.
Non tanto perché mi ha detto quello che ho sempre sognato mi dicesse, ma per quel ‘ero’.
Perché, io, ero e sono ancora innamorato di lei. Per questo non riesco a trovare la donna giusta.
 
“Ma questo non è importante, non più almeno.
Dicevo, le mie aspettative si erano alzate ancora, e il mio sogno era quello di diventare una profiler. Così, un mese dopo la consegna dei diplomi, mi sono trasferita a Londra per studiare psicologia criminale.
Non sono più tornata a Holmes Chapel, dato che i miei avevano sempre sognato di andare a Londra, e il fatto che io ero lì, per loro era perfetto, dato che potevano venirmi a trovare con la scusa di perdersi nella città dei loro sogni.
E, proprio a Londra, ho conosciuto Niall. Non sto a raccontarti come ci siamo conosciuti e cose varie, quello che ti basta sapere è che è Irlandese, ha un anno più di noi ed è un musicista.
Qualche mese dopo la mia laurea, ci siamo sposati a Dublino, e poi ci siamo trasferiti a Quantico, dato che l’FBI mi aveva presa come membro della squadra di Unità di Analisi Comportamentale.
Ma non sono quasi mai a Quantico. Ogni anno, giro praticamente tutta l’America.
E questa è sia una cosa fantastica, dato che ho realizzato il mio sogno, sia una cosa orribile, dato che passo più tempo al lavoro che con Niall. Però lo sapevamo che sarebbe stato così, e quando siamo insieme, non pensiamo a nient’altro che a noi.’’
 
Sono senza parole. Non posso credere a quello che ho letto. Mi sembra quasi impossibile.

“Bene, questo è quello che è successo in questi anni, e sicuramente tu avrai una vita meravigliosa, con una bellissima famiglia e un ottimo lavoro.
Non nego che mi sarebbe piaciuto condividere tutto questo con te, ma forse è stato meglio così.
Chissà se ci rivedremo qualche volta in quei pochi giorni che passo ad Holmes Chapel..
Chissà se sei cambiato e se sei ancora quel ragazzo dolce con il quale ho condiviso tante esperienze.
Un abbraccio,
Giuls’’
 
Prima che riesca a fare pensieri di qualsiasi tipo, suona il campanello, segno che è arrivato il primo paziente.
Nascondo la lettera e mi metto al lavoro.
 
***
 
Non so cosa mi abbia spinto a venire al parco giochi, ma eccomi qui.
Senza pensarci troppo, vado verso la panchina dove io e Giulia ci sedevamo sempre. E lì trovo seduta una donna intenta a leggere un libro.
Mi siedo di fianco e lascio vagare la mia mente verso ricordi lontani.
 
“Haz?”
 
Mi giro di scatto verso la donna di fianco a me, che ha chiuso il libro e mi sta guardando.
 
“Non. Ci. Credo.”, dico, con gli occhi sgranati.
“Beh, non sei cambiato poi così tanto.. Apparte  la voce, i lineamenti, i capelli meno ricciolosi e..”
“Sì, ho capito”, dico, interrompendola, capendo che mi stava prendendo in giro.
 
Lei scoppia a ridere e, prima che potessi formulare una frase di senso compiuto, un bambino biondo, occhi azzurri che avrà si e no cinque/sei anni, corre verso di noi.
 
“Mamma!”, dice a Giulia.
 
Lei gli sorride, poi mette via il libro e lo prende in braccio.
 
“Tu.. Hai un figlio?”, chiedo.
“In realtà..”
“Eccoti, furfantello!”, la interrompe un tipo biondo.
 
Il bambino scoppia a ridere, poi corre incontro a quello che, a questo punto, deve essere suo padre, e, di conseguenza, il marito di Giulia, Niall.
E io sono shockato. Troppe cose in un giorno solo, troppe.
 
“Hai un figlio..”, ripeto.
“Sì.. E ne aspettiamo un altro”, dice in modo protettivo Niall, che non mi va giù, dato che sta con Giulia.
“Oh, tanti auguri.. E.. Facciamo che era meglio se io stamattina non avessi trovato la lettera, e di conseguenza, non fossi venuto qui”, dico per poi alzarmi e andarmene.
 
Ma non faccio molti passi, prima che una mano prenda la mia, costringendomi a fermarmi.
 
“Che significa che hai trovato la lettera stamattina? Te l’ho spedita più di due anni fa!”
“Beh, mi è caduta sotto un mobile ed è sbucata oggi dal nulla.. Ma forse sarebbe stato meglio se fosse rimasta lì”
“Non fare il bambino, Harry”
“Nessuno sta facendo il bambino.. Il fatto è che.. Fa male vedere la donna che hai sempre amato, vivere una vita felice insieme ad un altro.. Fa malissimo, credimi.. Anche se è solo colpa mia, visto che sono io che ti ho allontanata, ed ora, giustamente, non te ne importa più niente”
 
Rincomincio a camminare, senza guardare indietro.
 
“Ho chiamato mio figlio Harry!”
 
Mi blocco a quelle parole e torno indietro.
 
“C-cosa?”
“Ho chiamato mio figlio Harry, come te, perché sei stato importante per me, e Niall lo sa.. Sa tutto di me, come io so tutto di lui e sono felice che abbia voluto chiamarlo Harry, senza obbiezioni”, dice, mentre delle lacrime le rigano le guance.
 
D’istinto, la abbraccio, per poi andare verso il biondo che sta giocando con suo figlio.
 
“Prenditi cura di lei. So che lo hai fatto e che continuerai a farlo, ma promettimelo”
 
Lui sorride.
 
“Certo, Harry.. Puoi starne certo!, dice Niall, porgendomi la mano.
 
Annuisco, poi lascio il parco per tornare alla mia vita monotona, senza di lei, ma con lei nel cuore.
 
   
 
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