La ff che state per
leggere è in assoluto una delle più importanti per me, infatti è la prima ff che Yuna ha scritto per me,
come regalo. Ora sono felice di poterla condividere con chi avrà la bontà di
leggerla, sperando che possano trovarla dolce e emozionante
così come è stato per me.
Mi pare giusto dare a Cesare quel che è di
Cesare, per cui sottolineo che la storia stavolta è totalmente di Yuna, non ci sono stati suggerimenti da parte di noi altre
2 (io l’ho solo corretta).
I commenti sono graditi!!!!
Quistis
Sogno & Realtà
-Yuna-
Una fanfiction dedicata alla mia Quistis!
***
I fatti si
svolgono un mese dopo l’ultimo scontro con Artemisia e la sua grama sconfitta.
***
Non guardare indietro,
potresti ricordare qualcosa che vuoi dimenticare.
Non guardare avanti,
potresti sognare qualcosa che non avverrà mai.
Chiudi gli occhi
e riaprili quando avrai la forza di tornare indietro senza piangere
e andare avanti
sorridendo.
Verità
Erano passate da poco le cinque, essendo in novembre ormai il cielo era buio a
quell’ora, ma i ragazzi... o meglio, le coppiette si attardavano lo stesso nel
giardino del Garden, nell’aria fredda.
Un sorriso amaro le stirò le labbra serrate. Anche
loro erano lì. Erano seduti uno accanto all’altra, i loro occhi non si
stancavano mai di fissarsi, le loro mani non si lasciavano mai per un solo momento.
Ma ciò che più le tormentava il cuore era il suo sorriso. Quel sorriso che lei non era mai riuscita ad avere.
Ormai non le riusciva più nemmeno sognare: sognare che quegli occhi così
tormentati per un attimo smettessero di esserlo, per riempirsi di amore e di tenerezza, come succedeva ogni volta che lei
lo guardava, o semplicemente stava al suo fianco.
Sognare che quel sorriso così dolce fosse tutto per lei, anche soltanto un
lunghissimo infinito secondo.
Sognare che quelle braccia la stringessero in quel modo timido che lui faceva
ogni volta che nessuno li guardava... ogni volta che riapriva gli occhi e
ritornava alla realtà, nel suo cuore si apriva una nuova ferita.
Era stanca di sanguinare. Era stanca di sognare.
Si portò una mano alla tempia girando le spalle alla scenetta che le si presentava davanti agli occhi e a passo svelto cercò
di raggiungere la biblioteca. Forse un bel libro l’avrebbe distratta.
“Quistiiiiiis !!!”qualcosa
di non tanto grande ma molto rumoroso la travolse con un tornado gettandola
quasi per terra, riuscì a mala pena a recuperare l’equilibrio, purtroppo questo
le provocò una nuova fitta alla testa.
“Zell... puoi, per favore, smettere di urlare?” lo
sgridò cercando di allontanarsi. Ma non era facile disfarsi
in quel modo di quel ragazzo. Se lo ritrovò davanti.
“Devo parlarti. Dai?”
“Va bene, cinque minuti. Sono impegnata.” Cedette
sotto gli occhi supplicanti dell’amico.
Lo seguì fino alla prima panchina poi si sedettero. Zell
per un attimo rimase in silenzio, sembrava quasi serio, questo fatto la mise
sull’attenti.
“Senti...è da un po’ di tempo che ci pensavo. Vedi...i
ragazzi pensano che tu non stia bene ultimamente. Ci stiamo tutti preoccupando,
soprattutto io, Quisty.”
“Non c’è nulla che non va. Posso assicurartelo. Sono
solo un po’ giù di corda...tutto qui.”
“Già...per via di Squall...e Rinoa.”
Rimase in silenzio. I suoi amici lo sapevano, non
erano ottusi, soprattutto lei non aveva mai cercato di nascondere i suoi
sentimenti per Squall.
Almeno non fino a quando era comparsa lei: Rinoa.
Rinoa che con la sua allegria, la sua spensieratezza,
gliel’aveva portato via.
Rinoa la ragazza perfetta che vuole bene a tutti.
Strinse forte i pugni in grembo. Si era forse mai preoccupata di lei ?
Del suo amore... della sua disperazione... Rinoa
conosceva perfettamente i suoi sentimenti, ciò che la legava a quel ragazzo era
qualcosa che era nato tanto tempo prima, quando ancora
erano bambini, ora si ricordava benissimo del suo passato, i suoi sentimenti
già allora erano così forti anche se era solo una bambina.
E ora si trovava a dover negare tutto. Chiuse gli occhi.
Un fuggevole sguardo di due occhi tormentati pieni di lacrime dove era
affondata tanto tempo fa credendo di affogare dentro quell’ infinita
disperazione... Ricordi.
“Forse...ma non è poi così importante.”
“Devi combattere Quisty. Non sei una che si arrende
in questo modo... e poi sei arrivata prima di quella là !!!”
Zell scattò in piedi con i pugni chiusi.
“Falle vedere chi sei ! E’ solo una smorfiosa che fa a tutti
la faccia carina e poi...”
Zell sgranò un po’ gli occhi e arrossì, si sedette
ancora.
“Insomma... tu sei innamorata di Squall?”
Per un momento lo fissò. C’era qualcosa che non le aveva detto
e che in quel momento le sfuggiva.
“Certo. Lo sai benissimo. E allora? Non posso rubare
il ragazzo ad un amica Zell.
Lo sai meglio di me che non sono quel tipo di ragazza.”
“E dovresti farlo INVECE!!! Senti... io adesso non
posso proprio spiegarti ma secondo me Rinoa non è
sincera.”
Zell si mise le mani sui fianchi e la guardò con aria
di sfida.
Quel suo comportamento la stupiva parecchio, Zell non
era un ragazzo che sparlava alle spalle degli altri o tradiva gli amici.
Ma ora sembrava davvero convinto.
“Per quale ragione non dovrebbe esserlo?”
“Oh bè... non lo so...”abbassò gli occhi a guardare
le sue appariscenti tennis rosse, arrossendo. C’era davvero qualche cosa che
non andava.
“Io non credo che tu stamattina ti sia svegliato con
l’idea che Rinoa non è sincera. Sbaglio?” si alzò
anche lei.
Non le piacevano quelle mezze frasi. Prese Zell per
le spalle e lo scosse gentilmente. Lui continuò a non
guardarla.
”Zell...allora?”
“Tu, non vuoi che Squall soffra vero?”
“E’ l’ultima cosa che voglio.”
“Allora salvalo dalle braccia di quella strega. Fallo e basta.”
Zell si sottrasse imbarazzato dalla sua presa e praticamente se la diede a gambe lasciandola là da sola,
sconvolta e sorpresa.
Ci mancava solo questa, come se per la testa non avesse già abbastanza
problemi.
Era passata più o meno una settimana da quando aveva
avuto quello strano discorso con Zell e ancora non
era riuscita a venire a capo di nulla, aveva continuato come al solito a
guardare rassegnata “la coppia perfetta” del Garden cercando di non mettersi a
piangere ogni volta che i due ragazzi si allontanavano dal loro
gruppetto.
Zell continuava a guardarla per tutto il tempo come
se si aspettasse che lei facesse qualche cosa, Irvine
e Selphie sembravano assolutamente tranquilli.
A quanto pareva Zell era l’unico sapere... qualsiasi
cosa ci fosse stata da sapere, anche se temeva che non sarebbe stato
divertente, né per lei, né per Squall.
Sospirò. I ragazzi erano intenti a compilare il test che quella mattina aveva
consegnato. Selphie e Irvine
erano seduto uno a fianco all’altra e cercavano in tutti i modi di non fare
vedere che stavano copiando da qualche minuscolo biglietto, Zell
cercava spudoratamente di copiare da Squall che gli lanciava occhiate di ghiaccio ma non tentava in nessun modo di
impedirglielo.
Squall era rimasto bene o male il ragazzo chiuso e introverso di sempre anche
dopo la sconfitta di Artemisia, ma era diventare molto più tollerante e
sembrava preoccuparsi molto di più dei suoi amici.
Si alzò e iniziò a passeggiare tra i banchi, era davvero stanca di essere una
professoressa... avrebbe dato qualsiasi cosa per lasciare il suo posto a
qualche altro insegnate ma il preside Cid l’aveva pregata di riprendere ancora un po’ la sua
vecchia occupazione...e naturalmente grazie al suo “forte e deciso” carattere,
aveva accettato.
Si avvicinò in silenzio al banco di Squall lanciando un’occhiata alle risposte
che aveva segnato, naturalmente tutte corrette.
Gli toccò leggermente una spalla e gli sorrise strizzandogli un occhio. Lui
alzò le spalle e annuì. Come sempre. Squall sapeva
perfettamente di avere fatto tutto giusto, gran parte del suo tempo lo passava
a studiare, ad allenarsi e... e con lei.
Tentò di distogliere lo sguardo dal quel suo viso così stupendamente assorto e
pensieroso, non era facile, guardare quegli occhi pieni di tormento la faceva
sentire semplicemente in paradiso.
Si schiarì la gola sentendo quel groppo tanto familiare, quella sensazione di
dolore al petto.
Si stava ammalando lo sapeva. Una bella influenza non
gliel’avrebbe tolta nessuno. Che sfortuna.
Quel pomeriggio Selphie sembrava in pieno panico pre-festival, non a torto visto che sarebbe stato di lì a
pochi giorni e ancora non aveva combinato un bel niente.
Stava correndo da una parte all’altra di un palco ancora mezzo smontato
impartendo ordini ad un gruppetto di ragazzini svogliati.
Quistis si sedette sulla gradinata guardandola e
soffiandosi energicamente il naso... quella ragazza era la persona più
disorganizzata che conosceva, chissà a chi era venuta la brillante idea di
assegnarle la preparazione di quel maledetto festival.
“Selphie... se non stai calma... ti verrà un
infarto.”
“Oh Quisty !!! Non mi ero
accorta che eri lì! Senti ho un GROSSO, ENORME piacere da chiederti!” l’amica le corse incontro e le prese le mani.
Per un attimo pensò a qualche scusa per scappare via, ma resistette
all’impulso. “S-sì...okey.”
“Ecco... sono nei guai perchè la ragazza che cantava al concerto... non può più
farlo! Le è venuta l’influenza. Sono una donna morta.”
“Ehm... scusa ma io non posso certo sostituirla perchè
NON so cantare e come vedi sto per avere pure io un attacco di influenza
fulminante... quindi...”
“No no no! Non hai capito.
Volevo solo che tu lo chiedessi a Rinoa per me! Io
non ho proprio tempo di convincerla! Ti preeeegooo!”
Sentì un certa acidità alla bocca dello stomaco, la
bocca si inaridì, va bene, in fondo Rinoa era una sua
cara amica, Squall la amava... Rinoa lo amava e
soprattutto lo aveva reso felice.
Avrebbe dovuto essere felice pure lei.
“Lo farò tranquilla. So che lei è molto brava.”
Sentì una fitta alle tempie. In realtà anche lei
sapeva cantare molto bene... ma nessuno lo
sapeva.
Non le era mai saltato in mente di pavoneggiarsi davanti agli altri come invece
faceva spesso Rinoa!
Subito si pentì del suo pensiero ancora prima di finirlo, non era da lei...
ultimamente un po’ tutti stavano... cambiando!
“Grazie!!!!! Sei un amica!”
Selphie le buttò le braccia al collo. Era una ragazza così semplice, sempre allegra, probabilmente
sapeva, ma sicuramente non poteva capirla. Si
alzò.
Aveva sempre pensato di essere una persona generosa, che si sacrificava
volentieri per gli altri, ma ora le riusciva difficile crederlo ancora.
Non si sentiva più generosa, si sentiva... egoista.
Non era per niente felice di quei sentimenti che si agitavano sempre più forte
dentro di lei. Nemmeno un po’.
*Vergognati* pensò mentre si avviava verso il
dormitorio con la gola che sembrava via via andare in
fiamme.
*Ti stai trasformando in una zitella acida e gelosa!!! Di certo non piacerai a
Squall se... in realtà non importa proprio nulla a Squall...*
Asciugò distrattamente una lacrima con il suo fazzolettino. Maledetto
rimmel.
Bussò piano alla camera di Rinoa. Non c’era nessuno.
Sapeva fin troppo bene dove l’avrebbe trovata, ma i
suoi piedi erano così pesanti.
“Maledizione.”
Borbottò tornando indietro per il corridoio per poter raggiungere il dormitorio
dei ragazzi.
Era passata un miliardo di volte di fronte a quella camera, per un miliardo di
volte aveva avuto il desiderio di bussare e non l’aveva mai fatto.
Questa volta però aveva una buona scusa. Fa che non ci sia, fa che non ci sia,
fa che non ci sia... pregò silenziosamente chiudendo gli occhi.
Alzò la mano... ma subito la fermò a mezz’aria.
Sì, Rinoa era nella stanza di Squall, ma di certo la
situazione non era propriamente romantica.
“...sono STUFA Squall! Ogni volta è sempre la stessa storia!!
Tu... TU!! Sei solo un EGOISTA! Pensi soltanto a te
stesso!!! Non ci pensi mai alle MIE esigenze? A quello
che VOGLIO??”
“Smettila. Lo sai benissimo che...”
“Basta...è meglio se vado.”
Rinoa aveva spalancato furiosamente la porta, senza
nemmeno accorgersi di lei poi si era girata... non l’aveva mai vista tanto
arrabbiata.
“Tu non mi vuoi veramente bene, questa è la verità!!!
Non mi tratteresti in questo modo!!”
“Non è vero!”
“Allora perchè...”
Rinoa si era bloccata, finalmente l’aveva
notata.
Quistis sorrise imbarazzata facendo finta di niente e
la salutò con un cenno della mano.
Rinoa le lanciò uno sguardo allibito e guardò ancora
dentro la stanza, poi sbatté la porta.
Infine si voltò verso di lei con la sua solita faccia allegra ed andò a
salutarla con due baci sulle guance.
“Quistis! Hai per caso bisogno di Squall? Perchè sai,
non sta molto bene e...”
“No, non ho bisogno di lui. Veramente avevo bisogno di
te.”
Squall stava male? Guardò preoccupata verso la porta. Se non stava bene
era il caso di lasciarlo tutto solo?
Forse era meglio accompagnarlo in infermeria, o meglio, chiamare la dottoressa Kadowaki per fargli una visita... era forse ferito
dall’allenamento di quel pomeriggio?
Forse era quell’influenza che girava...
“....Quistis mi
ascolti???!!!!”
“Oh!!! Scusa si...che c’è?”
Rinoa l’aveva guardata, alzando un
sopracciglio.
“Sei tu che mi devi dire qualcosa.”
“Sì!!...sì...Oh!”
Si toccò la fronte, che diavolo doveva chiederle?? Non poteva essere così
stupida da dimenticarsi! Selphie...il festival.
“AH già!!!” Sorrise sollevata. “ Bè...sai
che tra qualche giorno ci sarà il festival giusto?”
“Sì. Sono tanto contenta!! Mi piacciono le feste! I
balli...!!!!”
Rinoa fece una giravolta su se stessa. Dio... le
avrebbe volentieri dato una sberla. Si morse forte le
labbra e scacciò in fretta il pensiero.
Probabilmente era colpa dell’influenza! Quando si
ammalava diventava molto meno tollerante.
“Mmm... Selphie ha bisogno
di una cantante e mi ha chiesto di chiederti se ti andrebbe di farlo.”
“Cantare? Bè... mi piacerebbe tantissimo, ma vedi...
non mi va di lasciare solo Squall! Ci sono un sacco di ragazze che gli ronzano
attorno! Non voglio che si senta in imbarazzo.”
“Sì...ti capisco. Troverà sicuramente qualche altra ragazza.”
Lanciò un’occhiata verso la porta chiusa di Squall da cui non proveniva nessun
rumore.
Era chiaro che stavano litigando, e forse aveva capito anche il motivo ma il
suo cervello si rifiutava totalmente di accettarlo.
“...non stai bene??”
“Oh!! Scusa!!! Ero soprappensiero! Hai detto
qualcosa?”
“E’ meglio se vai a riposarti, mi sembri stanca e hai un aspetto orribile.”
“Grazie avevo proprio bisogno di un
complimento.”
La sua risposta fu molto più acida di quanto avesse voluto ma non riuscì a
trattenersi.
Rinoa la guardò stupita ma subito le mollò un altro dei
suoi sorrisi da super amica.
“Devi proprio riposarti.”
Buttò distrattamente i suoi lunghi capelli corvini dietro le spalle e con il
suo solito modo sinuoso di muoversi la sorpassò dirigendosi verso l’uscita del
dormitorio. Ma dopo qualche passo si voltò verso di
lei.
“Quistis...hai già un ragazzo con cui andare al
festival?”
“...no. Perchè?”
“Se vuoi posso prestarti Squall...ma solo cinque minuti! Ciao!! Scusa ma ho un impegno!”
Le avrebbe prestato Squall. Arrossì. Come si permetteva di
parlare in quel modo?
Squall non era mica un oggetto da prestare! Abbassò lo sguardo,
probabilmente lo aveva detto solo perchè l’aveva vista un po’ giù, l’aveva
detto per farla sentire meglio, come fa un’ amica.
Ok, forse era davvero meglio darsi una calmata. Però... non voleva andarsene prima di sapere come stava
Squall.
Stava letteralmente tremando. Bussò leggermente.
“Sono Quistis...posso?”
Squall aprì subito la porta.
“Entra” la sua voce era impassibile, fredda.
Lo squadrò rapidamente con lo sguardo valutando le sue condizioni fisiche, non
sembrava ferito.
“C’è qualche cosa che non va?”
Arrossì intensamente notando lo sguardo scontroso di lui.
“N-no...e-ecco...io...” Odiava balbettare come una
stupida. “Stai bene?”
Per un attimo Squall la fissò quasi si fosse trasformata
in un marziano poi scrollò la testa lasciando che i capelli scendessero a
coprirgli gli occhi e il viso.
“Sì.”
“Rinoa ha detto...che non ti sentivi bene...”
Squall sospirò e si sedette sul letto.
“Sono solo molto stanco.”
Raccolse le ginocchia al petto appoggiandovi sopra la fronte, sentì gli occhi
sgranarsi e il cuore accelerò improvvisamente in modo doloroso.
Non aveva i guanti, i suoi soliti guanti neri.
Le sue mani, stupende dita affusolate, pallide.
“Mi dispiace. Le lezioni sono troppo pesanti? Forse in questo periodo dovresti
pensare un po’ meno agli allenamenti e dedicarti solo...”
“No. Non è questo. Sono stanco della
mia situazione.”
Cos’era quella nota dolorosa nella sua voce? E soprattutto quello
sguardo: non aveva mai visto i suoi occhi con quella luce, una luce così triste,
sembrava preoccupato.
Raccolse il coraggio a due mani e si sedette sul bordo del suo letto, mentre
tutto il suo corpo strillava “E’ il letto di SQUALL!!”,
a fianco a lui.
“Vuoi parlarne?”
Squall chiuse gli occhi scuotendo leggermente la testa.
“Non importa Quisty.”
“Scusa, non sono fatti miei lo so.”
Si soffiò ancora il naso e tossì.
“Sono una ficcan...” avvampò
totalmente.
Squall le si era silenziosamente avvicinato e le aveva posato una mano sulla
fronte... il viso a così vicino al suo!!
I suoi occhi così vicini... dentro ai suoi. Erano ancora più belli,
meravigliosi, profondi in modo struggente.
Per un attimo credette di sprofondarvi... nel loro
mare.
“Hai la febbre!! Accidenti... vieni ti accompagno
nella tua stanza.”
Squall si alzò e si voltò a guardarla. Era rimasta
immobile, con la bocca aperta e gli occhi azzurri sgranati.
“Tutto bene?”
“Uhm...sì!!”
Si alzò faticosamente. Aveva sentito il calore della sua mano sulla sua fronte,
se lo sentiva ancora sulla pelle, quella stupenda sensazione.
Quello era il primo vero contatto pelle a pelle che
aveva avuto con lui, avvampò.
“Sei tutta rossa...su forza.”
Squall le aveva preso una mano e l’aveva aiutata ad alzarsi, poi aveva aperto
la porta. Il suo cervello era in ebollizione. Adesso era mano nella mano con lui.
E lui sembrava non avere la minima intenzione di lasciargliela. Lo seguì come
un automa per tutto il corridoio fino davanti alla sua
porta.
Stava cominciando a sudare. Squall la stava tenendo ancora. Improvvisamente
sembrò accorgersene e la lasciò.
Poi si guardò confuso le mani e arrossì lievemente.
“Ho...ho dimenticato i guanti.” mormorò
quasi a se stesso. “Forza apri la porta.”
Obbedì in silenzio; il cuore le batteva così forte che lo poteva sentire nel
silenzio del corridoio.
Perchè si stava preoccupando tanto per lei? Era talmente
strano il suo comportamento!
Non riusciva a pensare, questo era il problema.
“Okay... hai qualche aspirina?”
“Non credo...”
“Fa niente. Infilati a letto, vado in infermeria e torno.”
“Aspetta.” Abbassò lo sguardo. “Perchè...ti preoccupi
tanto?.”
“...perchè?”
“A Rinoa potrebbe...dare fastidio che tu ti preoccupi
per me.”
“Non importa. Può pensare quello che le pare. Se stata gentile con
me...sempre.”
Quando alzò lo sguardo sul suo viso si rese conto immediatamente che cosa era successo:
Squall aveva ricordato qualche cosa legato al passato,
all’orfanotrofio.
“Ogni volta che stavo male...ti sei sempre occupata di me.”
“Oh Squall...non sei obbligato a farlo!! E’ stato tanto tempo fa...”
“Non lo faccio per quello.”
La sua voce era improvvisamente tornata ad essere brusca.
Aprì la porta e si fermò sulla soglia, dandogli le spalle.
“Non voglio che tu stia da sola. Ti dispiace?”
“No...no Squall. Non mi dispiace.”
Sorrise.
Quelle parole sembravano accarezzarle il cuore, aveva sognato talmente
tante volte una situazione del genere, se il destino le avrebbe riservato anche
solo quella parte nel cuore di Squall, a lei andava bene. Le bastava sapere che
lui provava comunque qualcosa per lei.
Bastava quello: solo un po’ di bene, solo un piccolo pezzetto di cuore.
Si raggomitolò sotto le coperte, sentiva tutto il suo corpo rabbrividire, non
era il freddo, ma l’emozione... ancora così intensa, così viva.
Lo stereo era accesso, basso, nella stanza una musica dolce; chiuse gli occhi.
I love you (Ti amo)
I must be crazy now (Io sto impazzendo ora)
Maybe I dream too much (Forse sogno troppo)
But when I think of you (Ma quando penso a
te)
I long to feel your touch (Sento alungo il tuo tocco)
To whisper in your ear (Sussurrare nel tuo
orecchio)
Words that are old as time (Parole trattenutte tanto
tempo)
Words only you would hear
(Parole che solo tu potresti sentire)
If only you
were mine (Se solo tu fossi mio)
I wish I could go back to the very first (Vorrei tornare
indietro alla prima volta)
Day I saw you (Al giorno
che ti ho visto)
Should’ve made my move when
you (Avrei dovuto muovermi quando tu)
Looked in my eyes (hai guardato nei miei occhi)
Cause by now I know that you’d
feel (Perchè da ora so cosa ho sentito per te)
The way I do (Il modo in cui lo farò)
And I’d whisper these words as
you’d (E vorrei sussurrarti queste parole se tu)
lie here by my side (Fossi qui al mio
fianco)
I love you, plese say (ti amo, dillo per favore)
You love me too, these three words
(che anche tu mi ami, queste tre parole)
They could change our lives
forever (Possono cambiare le nostre vite per sempre)
And I promise you that we will always
(E ti prometto che noi staremo per sempre)
Be togheter (Insieme)
Till the end of time (Fino alla fine del tempo)
So today, I finally find the courage (Così oggi, se
troverò il coraggio)
Deep inside (sepolto dentro)
Just to walk right up to your
door (per camminare fino alla tua porta)
But my body can’t move when
I finally (Ma il mio corpo non si potrà muovere)
Get to it
(Lo farà)
Just like thousand times before (giusto come mille
volte prima)
Then without a word he handed me (Quando senza una parola
lui mi darà)
This letter(Quella lettera)
Read I hope this finds the way into (Leggendo spero di trovare la via dentro)
His heart , it said(al suo cuore, essa dice)
I love you, plese say (ti amo, dillo per favore)
You love me too, these three words
(che anche tu mi ami, queste tre parole)
They could change our lives
forever (Possono cambiare le nostre vite per sempre)
And I promise you that we will always
(E ti prometto che noi staremo per sempre)
Be togheter (Insieme)
Till the end of time (Fino alla fine del tempo)
Well maybe I, I need a little love (Bene forse io, ho bisogno di un po’
d’amore)
And maybe I, I need a care
(E forse io, ho bisogno di un po’ di cura)
And maybe I, maybe you, maybe you
(Forse io, forse tu, forse tu)
Maybe you (forse tu)
Oh you need somebody just to hold you (Oh tu hai bisogno di
qualcuno che si occupi di te)
If you do, just reach out and I’ll be there (Se vuoi, vieni fuori e
io ci sarò)
I love you, please say you love me too (Ti amo, per favore dimmi che mi ami anche tu)
Please say you love me too(Per favore dimmi
che mi ami anche tu)
Till the end of time(fino alla fine del tempo)
These three words (queste tre parole)
They could change our lives
forever (Possono cambiare le nostre vite per sempre)
And I promise you that we will always
be together(E io ti
prometto che staremo insieme per sempre)
Oh I love you (Oh Ti amo)
Please say you love me too (per favore dimmi
che mi ami anche tu)
Please please (per favore
per favore)
Say you love me too (Dimmi che mi ami anche tu)
Till the end of time (Fino alla fine del tempo)
My baby (Piccolo mio)
Together, together, forever (Insieme, insieme, per sempre)
Till the end of time (fino alla fine del tempo)
I love you (Ti amo)
I will be your light (Sarò la tua luce)
Shining through your eyes (splenderò attraverso i tuoi occhi)
My baby (piccolo mio)
“...Quisty?”
Aprì lentamente gli occhi... Squall????????!!!!!! Nella SUA stanza!!!!??
Si alzò seduta in fretta e furia e lo fissò, boccheggiando come un pesce per
dire qualche cosa, ma non le usciva niente.
Giusto, la medicina. Squall aveva già in mano un bicchiere mezzo pieno d’acqua,
vi lasciò cadere dentro un’aspirina e glielo consegnò.
Non l’aveva sentito tornare. Dio che imbarazzo.
Bevve tutta la sua medicina in silenzio, appena ebbe finito Squall le tolse
dalle mani il bicchiere e andò a depositarlo in bagno.
“Ora riposati, ho già detto al preside che domani non fai lezione perchè non
stai bene.”
“Grazie...”
“...Ora torno in camera mia. Se hai bisogno di qualche cosa
puoi chiamarmi.”
Si alzò e si diresse verso la porta. Sentì una specie di panico stringerle il
petto. Non voleva che andasse via. Voleva tenerlo un altro po’ con lei.
“Squall!”
“Sì?”
“Riguardo a prima... davvero non vuoi parlarne con me?
Fa bene... sfogarsi con qualcuno.”
Squall rimase immobile a fissare la maniglia della porta. Lo sentì
sospirare profondamente.
Non doveva insistere in quel modo, ora se ne sarebbe andato e allora... Squall
si voltò e prese la sedia dalla sua scrivania, la mise accanto al letto e vi si sedette.
“E’...difficile parlarne.”
Era imbarazzo forse quello che sentiva?
Ci avrebbe scommesso una gamba. Allora era proprio come aveva immaginato.
Tirò un gran respiro e si preparò ad ascoltare qualcosa che le avrebbe fatto molto, molto male, poi emise un sospiro tremolante.
Squall teneva il viso basso, era rosso: la sconvolgeva vederlo tanto
imbarazzato, lui che era sempre così impassibile.
“Forza...vedrai che ti sentirai meglio.”
“Il problema è che...è una cosa da ragazzi.”
Il rossore si intensificò, e con esso accelerò anche
il suo cuore. Aveva ragione, ci aveva azzeccato.
Maledizione.
“Ah... bè... allora, magari potresti parlare con Zell o Irvine, in fondo se è una
cosa di ragazzi...”sorrise gentilmente.
Se non avesse parlato avrebbe pedinato fino all’esasperazione Irvine e Zell in modo da venirlo
a sapere.
“Siamo seri...Zell proprio
non mi sembra il tipo, Irvine ancora meno.
D’accordo...allora...il problema è...è...”
Squall deglutì e roteò gli occhi, si morse le labbra e si dimenò sulla sedia.
Sorrise ancora, di tenerezza questa volta.
Chi l’avrebbe detto che si sarebbe trovata a parlare
di questo proprio con il ragazzo che amava.
“Si tratta di qualcosa legato al sesso per caso?” lo aiutò dolcemente
sfiorandogli una spalla con la mano.
Squall sobbalzò alla parola sesso e si incurvò di più, poi annuì lentamente, in
modo rassegnato.
“Ehi...che succede?”
“Succede...che non siamo d’accordo sul farlo o no.”
Sussurrò senza guardarla. Ora riusciva a comprendere pienamente il significato
delle parole di Rinoa.
“Quello che ti posso dire è che ragazzi e ragazze
hanno tempi diversi e... solitamente prima di raggiungere un’intimità così...
profonda, alle ragazze serve molto più tempo. Lo so che la cosa può darti fastidio... ma non è giusto insistere... perchè quello è un
passo molto importante. Probabilmente Rinoa vuole
essere soltanto un po’ più sicura del tuo amore prima di... fare l’amore.”
Chiuse gli occhi. Per l’amor di Dio... la sola idea di
Squall e Rinoa a letto... piuttosto di pensarci un
secondo di più avrebbe preferito un pugno in testa.
Nello stesso tempo l’idea che ancora non era successo niente fra di loro la
faceva stare bene.
“Credo che tu abbia frainteso.”replicò con calma Squall dopo un attimo di
silenzio.
“Come?”sbatte gli occhi confusa. Poi sentì un piccolo fastidio al petto. “Vuoi dire che...l’avete già fatto?”
“No.”
“Non capisco.”
“Non è Rinoa, sono io che non voglio.”
Rimase per un attimo con la bocca aperta, poi probabilmente fece una faccia
strana perchè Squall fece un sorrisino divertito.
“E’ così strano?”
“No!! Cioè... in realtà sì... ma... perchè??”
“Non lo so. Non voglio e basta. E questa cosa la fa incazzare... da morire. E sta
cominciando a stufarmi non poco. Ogni volta che siamo da soli
lei ci prova sempre... e ogni volta finiamo con il litigare.”
“Oh Squall...” si sciolse i capelli sulle spalle,
pensando freneticamente a qualche cosa di intelligente da dire... la realtà era
che lei era troppo contenta per dire qualsiasi cosa.
Si schiarì la gola e si lisciò i capelli biondi.
“Quello che ho detto vale anche per te. Non farlo se non vuoi.
Non lasciarti convincere, quella è una scelta che spetta soltanto a te.”
“E’ stanca di aspettare.”
“Non ti deve interessare.”replicò seccamente. Si
massaggiò le tempie.
“Tu... qual è il problema vero? Non credi di amarla
veramente fino a quel punto? O è solo una questione che tu non ti senti
pronto...”
“Mi fa schifo che lei mi tocchi.”
Rispose Squall a voce incolore fissandola.
Fu talmente sorpresa da quella risposta che la saliva le andò di traverso e
cominciò a tossire energicamente. Squall la soccorse
dandole qualche colpetto sulla schiena.
“...schifo?”
“Sì. Non riesco a sopportare le sue mani...su di me. Mi fa sentire male.”
Rimasero ancora in silenzio. Cosa significava? Perchè
mai avrebbe dovuto disgustarlo il contatto con una persona che amava?
Perchè era evidente che lui amava Rinoa...
oppure no?
“Tu ami Rinoa?”
“Sì.”
“Forse...allora...” non le veniva in mente proprio nulla. Vuoto assoluto.
“Okey...non so cosa dirti. Però
forse dovresti dirglielo, magari la tua è solo una reazione alla sua
insistenza.”
“Se glielo dico...non mi guarderà più in faccia.”
Scosse la testa stancamente, avrebbe voluto aiutarlo... di certo non poteva
dirgli di concedersi a Rinoa contro il suo
volere.
Sorrise appena... si sentiva così... strana.
Gli occhi azzurri di Squall la stavano fissando incuriositi, così
innocentemente infantili, forse Squall era davvero l’unico a non aver capito i
suoi sentimenti, allungò una mano, senza pensarci... gli accarezzò
delicatamente una guancia. Squall sembrò stupito ma
non si sottrasse.
“Scusa...”arrossì intensamente rendendosi conto di quello che aveva
fatto.
“Curioso.”
“Cosa?”
“Non mi è dispiaciuto... quello che hai fatto, quando Rinoa
fa una cosa del genere...mi viene da spostarmi...”
“E’... è diverso!” sorrise tristemente. “Io sono una tua amica.”
“No.”
Questa volta l’espressione di Squall più che pensierosa... sembrava
persa.
Si alzò in fretta, in modo impacciato dalla sedia, sbattendo un fianco contro
la sua scrivania.
“Devo andare a cercare... a cercarla... scusa.”
Aprì la porta, ma poi sembrò riuscire a trattenere la “fuga” e si voltò verso
di lei.
“Hai bisogno di qualche cosa?”
“No Squall... vai da Rinoa. Ti starà cercando e sarà
anche preoccupata.”
“Già.”
“Già.”
“Quisty...”
“Sì?”
“Scusa...grazie del consiglio.”
La porta si chiuse. Si stese lentamente, mentre gli
occhi cominciavano a chiudersi, prima che brucianti lacrime iniziassero a
scivolarle sulle guance.
Per una attimo, per un solo attimo le era sembrato
possibile che il suo sogno fosse diventato una realtà.
Nascose il viso nel cuscino. Avrebbe voluto che lui rimanesse con lei. Cosa significavano quelle parole?
Niente probabilmente. Era giusto così. In fondo un sogno... non è altro
che un sogno.
”I sogni sono come le stelle
Lontani, irraggiungibili, splendenti.
Ma com’è bello alzare gli occhi sapendo che saranno
sempre
Lassù...”
Rimase per un po’ di tempo ad osservare i suoi amici, seduti al tavolino della
mensa: erano così allegri!
Sospirò, in fondo se si sentiva triste era tutta colpa sua, non avrebbe dovuto
lasciare correre in quel modo la fantasia.
Con non poca fatica tirò fuori uno dei suoi sorrisi stanchi, avvicinandosi ai
ragazzi, Irvine la salutò con un fischio e Selphie gli appioppò una gomitata, Zell
era impegnato come al solito a sbranare un panino...
uhm, al salame probabilmente.
Rinoa era seduta sulle gambe di Squall con un braccio
intorno al suo collo, Squall sembrava rigido... scocciato forse?
La scena le fece comunque tremare le gambe, avrebbe voluto volentieri scappare.
Non fece assolutamente un passo. Zell smise di
divorare il panino per prendere una sedia dal tavolo vicino e la mise accanto a
lui.
Si sedette tranquilla, cercando di guardare da qualsiasi altra parte.
“Ti senti meglio?”
La voce di Rinoa le fece stringere lo stomaco. Annuì
sorridendo, sapendo di essere impallidita. Rinoa però
nemmeno la guardava, battè le mani.
“Hoooo!! Meno male!!! Io e
Squall eravamo tanto preoccupati per te!!!” gridò sbattendo le ciglia dei suoi
grandi occhioni nocciola.
“Immagino.”
Borbottò incrociando le gambe e bloccando le mani sotto di esse... voleva
tirarle il collo, strozzarla, farle del male insomma... anche solo un pochettino, magari frustarla con una canna di bambù.
Qualcosa del genere.
Zell le lanciò un’occhiata, senza farsi scorgere da Rinoa roteò gli occhi e finse un conato di vomito.
Poi le sorrise dolcemente sfiorandole con una mano la spalla.
Negli ultimi tempi Zell si era mostrato molto dolce e
premuroso verso di lei, niente le toglieva dalla testa che il motivo di fondo doveva essere piuttosto serio.
“Zell?”
“Mmm?”
“Devi dirmelo.”
Zell la guardò imbarazzato, gli occhi scattarono in
basso, la guardò poi con aria colpevole e infine scosse la testa.
“Zell!! Per favore...”
“Non posso!”
“Che carini!!! Quisty... non è che voi due avete una
qualche storia segreta?”
Rinoa li stava fissando con la faccia più innocente
del mondo e pure Squall.
I suoi occhi erano freddi, qualcosa le diceva che Zell
stava virtualmente diventando un mucchietto di cenere.
Il suo cuore ebbe uno scatto, peccato che Rinoa non
poteva vederlo in faccia in quel momento, il suo ragazzo.
“Rinoa... secondo me sei cretina. Che domande fai? Se avessimo una storia
segreta, te lo veniamo dire a te??” la rimbrottò Zell.
Quistis si coprì con una mano la bocca. Irvine si mise a sghignazzare.
“Che cattivo Zell!!! Non
dirmi che sono cretina!”
“Lo sei. Non è colpa mia... e poi bada alle TUE storie segrete.”
Zell arrossì in un lampo.
Sgranò gli occhi e il panino gli cadde dalle mani. Sembrava in pieno panico.
Quando guardò la faccia di Rinoa si sentì
sconvolta: non c’era più nessun finto sorriso, le labbra serrate, pallida come
un lenzuolo.
Si alzò in piedi tirando Squall per un braccio, impassibile.
“Andiamo...qui c’è un po’ troppa gente a cui piace scherzare pesante.”
Non riuscì a staccare gli occhi da Rinoa finchè lei e Squall non uscirono dalla mensa.
Poi si voltò verso Zell. No. Si rifiutava anche solo
di credere lontanamente che quello che Zell le stava
nascondendo fosse... assolutamente no.
Si alzò faticosamente, sentiva la testa girarle
pericolosamente. I ragazzi erano completamente ammutoliti. Zell la guardò mortificato.
“Non posso dirtelo...Quisty.”
sussurrò.
Sembrava quasi sul punto di piangere mentre si alzava anche lui e scappava via.
Lentamente uscì anche lei, tornando nella sua camera.
Erano le quattro del pomeriggio quando sentì bussare
alla porta. Si era appisolata appena si era buttata a letto, stava sognando
qualche cosa... qualche cosa che l’aveva fatta piangere, ma ora non
ricordava.
Si asciugò con il dorso delle mani le lacrime fredde sul viso e sbirciò fuori dalla porta. Rinoa.
“Ciao Quisty... posso parlare un po’ con te?”
Con il cervello ancora ottenebrato dal sonno e dalla sorpresa annuì e la lasciò
passare, Rinoa prese posto
nella sedia dove solo il giorno prima si era seduto Squall... le diede un certo
fastidio sapere che ora c’era lei seduta là.
“Cos’è successo?”chiese stancamente.
Tentò di sorridere ma non le riuscì proprio. Si sedette sul bordo del letto, le
mani in grembo.
“Si tratta di Squall.”
Rinoa incrociò le gambe e si
dondolò avanti e indietro spingendo in fuori le labbra in un broncio fanciullesco.
“Non riesco a capire cos’ha quel ragazzo! E visto che sei una sua amica da
tanto tempo forse sai qualche cosa a proposito...”
“Bè... cosa dovrebbe avere
Squall che non va bene?”sospirò appoggiando stancamente la testa su una
mano.
“E’ troppo freddo! Stiamo insieme da un bel po’ e ancora per avere un bacio
devo fare i salti mortali... eppure quando comincia è così dolce... così
caldo...” guardò con aria
sognante fuori dalla finestra.
Caldo... dolce... si sentì male. Sentì un singhiozzo salirle nella gola. Guardò
da un altra parte.
“Qual è il problema allora?”
“Lui non vuole fare l’amore con me. Nel modo più assoluto e io non capisco
perchè!! E’ chiaro che mi ama da morire, ma non vuole farlo.”
“Rinoa...lui è un ragazzo fatto così, lo sai quanto
gli riesce difficile il rapporto con le altre persone. Non credo che dovresti
pensarci troppo... quando lo vorrà...
succederà.”
“Tu come hai fatto?”
“A fare cosa?”
“A portartelo a letto no? Che cosa hai fatto? Gli hai
promesso eterno amore, eterna fedeltà o qualcosa del
genere?”
Rimase scioccata dal modo di parlare di Rinoa.
Sembrava quasi che la cosa le importasse relativamente, quasi le stesse
chiedendo quanto zucchero doveva mettere sulla torta alla
crema per farla venire più buona. Si schiarì la gola.
“IO...io...non l’ho mai portato a letto Rinoa.”
La fissò freddamente. Che diavolo le era
saltato in mente?
“Ha... credevo di sì. Ti giuro che pensavo che voi due... insomma...aveste
avuto una storia.”
“No... non credo proprio che Squall abbia avuto altre storie.”
Non aveva capito niente di lui. O meglio, non gli
interessava minimamente di quello che Squall aveva passato, di quali erano i
suoi sentimenti.
“Non me lo sarei mai aspettata... comunque spero che
si risolva questo problema perchè io non ce la faccio ad andare avanti così. Io
ho bisogno anche di altro oltre che ai bacetti e agli
sguardi dolci. Mi fa così... innervosire il suo comportamento. Nessun ragazzo
mi aveva mai respinta prima... questo mi ferisce.”
Se solo Squall l’avesse sentita parlare!
Non aveva il coraggio nemmeno di guardarla in faccia, forse Squall aveva una
qualche capacità paranormale: inconsciamente aveva visto la vera Rinoa, quella che era quando non stava davanti ai
riflettori, per quello gli faceva tanto schifo il fatto che lei lo toccasse. Le
sfuggì un sorriso.
“Forse anche TU lo stai ferendo, non ci hai mai pensato?”
“Oh... ma in che modo?”
Rinoa sfarfallò innocentemente gli occhi, il viso
contratto in una maschera dispiaciuta.
“Probabilmente gli dà fastidio la tua insistenza.”
“Peggio per lui. Voglio dire... abbiamo una certa età
non siamo più bambini. Quella parte del rapporto per me è indispensabile! Come
minimo dovrebbe venirmi incontro no? Non ho intenzione di aspettarlo tutta la
vita.”
“Vuoi dire che se non fa quello che vuoi tu lo lasci?”
“Probabilmente sì! Mi dispiace ma è così.”
Rinoa alzò le spalle. La verità era che a lei di
Squall non le importava nulla... tranne il fatto che lui era un bel ragazzo...
anzi, un ragazzo stupendo, e che ci voleva andare a letto.
Disgustoso.
“Non lo ami allora?”
“Noi siamo amiche Quisty... certe cose... non so come spiegartelo, il fatto è che mi ha stufato. E’ un
egoista! Chiaro che mi interessa...”
“Ti ho chiesto se lo ami.”
“Mi piace.”
“Lo ami?”
“Non lo so. Forse.” Rinoa ridacchiò girando su se
stessa. “Dai...amore è una parola grossa. Siamo giovani noi! Io ho voglia di
divertirmi.”
“Ti assicuro...che puoi divertirti benissimo in tanti
modi, ma non prendendo in giro la gente. Se solo
sapesse cosa mi hai detto gli si spezzerebbe il cuore...”
Rinoa si chinò di scatto su di lei, prendendole il
mento con una mano e alzandole la testa, gli occhi neri ardenti come due braci,
lo sguardo crudele.
"Ma lui non lo saprà mai. Il problema non esiste!"
La lasciò andare, la fissò ancora per un attimo, poi le sorrise e se ne andò.
Rimase immobile. Sbattè le palpebre
una, due volte.
Se fosse successo qualcosa a Squall non se lo sarebbe mai perdonato; Rinoa non lo amava. Squall amava Rinoa.
Non voleva che Squall provasse quello che lei aveva provato
tutti quegli anni... sapere di non avere nessuna speranza di fronte alla
persona che amava. Non avrebbe sopportato quel dolore, piuttosto che vederlo
soffrire... preferiva convincere Rinoa a non
lasciarlo.
Era l’ultima speranza, non voleva vedere piangere
quegli occhi, mai più.
FlashBack
Pioveva da due giorni ormai, il tetto dell’orfanotrofio non era proprio al
massimo della forma.
In alto, sul soffitto poteva scorgere macchie scure che ogni giorno diventavano
più grandi e poi iniziavano a gocciolare. Un tuono, un tuono
fortissimo. Sobbalzò spalancando gli occhi azzurri e stringendo il
cuscino.
Un piccolo gemito, un singhiozzo e infine un pianto impaurito. Sapeva chi era,
ogni volta che veniva un temporale lo sentiva piangere, ma poi Elly andava
sempre da lui. La sua sorellina.
Fece scorrere lo sguardo fra i lettini fino a scorgere una piccola sagoma
raggomitolata, tremante. Non c’era più nessuna sorellina a consolarlo. Niente
più abbracci e parole gentili per farlo dormire, per rassicurarlo. Nessuno più
ad asciugare le sue lacrime, nessuno a tenere le sue
mani, era così solo, ora.
Si alzò in punta di piedi raggiungendo il letto le piccole delicate spalle
tremanti sotto le coperte sottili, troppo sottili per tenere
caldo.
“Squally? Squally?? Dai non
piangere...ci sono qui io adesso.”
Sfiorò delicatamente i morbidi capelli scuri, spettinati...un paio di enormi occhi blu spaventati la stavano fissando sorpresi,
le labbra ancore tremanti.
Grossi lacrimoni scorrevano sulle guance rosse per il
gran piangere.
“Perchè Elly non viene da me?”
“Lo sai Squally...Elly è...è andata via.”
Si era infilata sotto le coperte, stendendosi di fianco a lui. Subito quelle braccia sottili le avevano circondato il
collo, il suo viso ancora bagnato di lacrime contro il suo collo si era
raggomitolato contro di lei, rabbrividendo mentre i deboli singhiozzi si
spegnevano lentamente fino al sopraggiungere del sonno.
Erano rimasti così tutta la notte, due bambini abbracciati...
Fine FlashBack
La sua attenzione fu attirata da un oggetto sul pavimento, vicino alla
sedia. L’anello di Rinoa.
Si alzò lentamente sentendo il corpo ancora intorpidito dal calore di quel
ricordo. Era come rivivere quei momenti, un salto nel passato, così lontano;
trovava doloroso il momento in cui quelle memorie si interrompevano,
sfociando nel grigio più assoluto.
Raccolse l’anello e se lo mise in tasca senza nemmeno guardarlo. Quell’anello... uguale a quello di Squall... o
l’originale?
Forse Squall gliel’aveva regalato, alla fine. Non sarebbe stato necessario
saperlo, in fondo.
I corridoio erano ancora semivuoti, forse Rinoa una volta tanto era in camera sua.
Le avrebbe parlato chiaramente: non poteva prendere in giro Squall a quel modo,
doveva riflettere sui suoi sentimenti, non poteva credere che Rinoa non amasse Squall: come poteva non amare quegli occhi
che ogni giorno sembravano supplicare sempre di più un po’ d’amore?
Quel viso così perfetto... splendido come quello di un bambino. Viso d’angelo,
occhi d’angelo...
Strinse forti i denti, doveva prima di tutto rimanere calma e rilassata, urlare
e arrabbiarsi non sarebbe servito a nulla.
L’avrebbe supplicata se necessario... per lui.
Tirò un sospiro di sollievo quando vide la porta
socchiusa. Sicuramente era nella sua camera, ma non era sola.
Una voce maschile che rideva, Rinoa che rideva. Si appiattì di scatto al muro,
sentendosi subito un’emerita idiota, perchè si comportava in quel modo?
Forse perchè quella voce non apparteneva a Squall.
Squall non rideva mai.
“...lo sopporto più!!! Certe volte lo riempirei di
schiaffi!”
Il tono di voce di Rinoa sembrava scocciato, non
gliel’aveva mai sentito usare in mezzo alle persone.
“Lascialo, che ti importa di lui se tanto hai me?”
Oh no. Non poteva essere lui. Si portò una mano alla
bocca, scosse la testa quasi per convincersi che... che
il tizio che parlava con Rinoa non era Seifer.
Non era assolutamente Seifer! Non doveva essere...
“Seifer! Lo sai! Mi ha umiliata! E poi... fisicamente
è molto più carino di te.”
“Quando parli così ti picchierei! Come puoi preferire quel ragazzino a
me? A un UOMO.”
“Oh beh... intanto è molto più dolce di te!”
“Già come no...e magari è anche vergine.”
“Ha-ha. Certo che lo è. E’ proprio questo... voglio levarmi la soddisfazione di vedere come se la cava la
prima volta... e poi mi sembra molto ben fornito!A dir la verità pensavo che
avesse avuto qualche cosa a che fare con la maestrina-fallimento.”
“No... lei gli sbava dietro da quando eravamo bambini, ma lui non l’ha mai
considerata... a lui non piacciono le nullità come quella.”
Quistis strinse forte una mano sul petto... non gli
piacciono le nullità... già, probabilmente Squall disprezzava il suo carattere
così debole.
Si morse un labbro, non sarebbe scappata.
Non adesso.
“Quando lo guarda in quel modo... mi piacerebbe riderle in faccia. E’ ovvio che
si prostrerebbe ai suoi piedi... una ragione in più per non lasciarlo
perdere. Non darei mai via libera a quella smorfiosa...”
Si guardò attorno in pieno panico: oddiooddiooddio...
se qualcuno l’avesse vista l’avrebbero ammazzata.
“Bah... non mi interessa niente di quella...
piuttosto.. non vuoi...?”
“Mmm... vuoi... farlo?”
“Come sempre.”
“Al diavolo Squall... almeno per un po’. D’accordo?”
“Chiudi la porta almeno.”
“Oh... l’avevo dimenticata aperta...”
AHHHH... schizzò via come un lampo, non era mai stata tanto veloce in vita
sua.
Riuscì appena in tempo a gettarsi fuori dal corridoio,
prima che Rinoa guardasse fuori per controllare che
non ci fossero stati testimoni in giro per poi chiudere la porta.
“Oh mio Dio...” sussurrò ansimando scivolando in
ginocchio.
Adesso sì, che le tornavano le cose.
La situazione era ancora peggiore di quella che aveva immaginato, non solo a
quella strega non importava un bel niente di Squall, ma lo tradiva con il suo
rivale: con Seifer.
“QUISTY!!! Ma ti senti male?”
Sentì due braccia afferrarla per aiutarla a rimettersi in piedi. Per un attimo
quasi non lo riconobbe tanto era agitata. Zell.
“HOMENOMALECHESEITUDOBBIAMOPARLAREVIENIVIA!” iniziò a trascinarlo come una
furia.
Si sentì al sicuro solo quando riuscì a far scappare
una coppietta da una panchina appartata e sederci sopra Zell
che sembrava pure lui sul punto di scappare.
“SeifereRinoa.”
“Oohh!...AAAAAA!!” gridò Zell
scattando in piedi sulla panchina.
Subito lo tirò giù per la cintura lanciandosi in giro occhiate sospettose.
“SShh!!! Cosa urli?”
“Che cosa hai detto!!?”
“Li ho sentiti. Io... non volevo spiare, dovevo andare da Rinoa
a parlarle, per convincerla a non fare quello che vuole fare, e per riportarle
l’anello di Squall che ha perso in camera mia quando è
venuta a chiedermi come faceva a fare quello che voleva fare ma io le ho detto
di non farlo perchè nemmeno Squall voleva farlo, ma lei non ho ascoltato anzi
si è arrabbiata ed è andata via quando l’ho raggiunta era con Seifer e da
quello che ho capito io stavano per fare quello che non riusciva a fare con
Squall.”
Si fermò ansimando.
Zell la fissò inespressivo e pensieroso.
“H-hai capito?”
“No.”
“Te lo rispiego allora Rinoa
è venuta da me e...”
“Quisty!!! Aspetta un momento... aspetta... è chiaro
che hai una crisi isterica. Quindi prima di tutto
calmati e ascolta me, poi mi racconti tutto tranquillamente. Va bene?”
Annuì lentamente, come una bambina, abbassando la testa e torturandosi le mani
in grembo.
“Perfetto. Lo so benissimo che Rinoa sta con Seifer.
In realtà credo che non si siano mai lasciati perchè... io l’ho scoperto la
sera della festa, alla fine della guerra contro Artemisia.”
“C-cosa...!!”
“C’era Irvine che riprendeva con la telecamera... io
mi sono quasi strozzato con un panino e così sono andato in bagno. Mentre
tornavo indietro ho visto Rinoa davanti alla porta
della stanza di Squall... io mi sono fermato ad ascoltare…”
Zell arrossì e si mordicchiò il labbro roteando gli
occhi.
“NON importa perchè.”
“Lei voleva andare dentro ma Squall l’ha salutata,
l’ha baciato e ha chiuso la porta. Lei è rimasta là davanti
tutta delusa, sai, volevo andare a sollevarle un pochino il morale, ma
poi l’ho vista tirare un pugno contro al muro. Era davvero incazz...
arrabbiata. Faceva paura!!! Sembrava aver voglia di
far saltare il Garden per aria... allora l’ho casualmente seguita...”
“L’hai pedinata.”
“Sì.”
“Bravo.”
“L’ho seguita... e andata dritta verso una camera... e quando si è aperta la
porta, ho visto Seifer, lei l’ha baciato... e poi è entrata.”
“Senti... non vuol dire niente, probabilmente era un bacio così... magari hanno
parlato e basta come...”
“Quisty... se non smetti di difenderla picchio anche
te! Dopo tutto quello che ti ha fatto! Con che
coraggio puoi stare dalla sua parte? Si è sempre infischiata di tutto il dolore
che ti ha fatto passare! E poi ho le prove che è
effettivamente successo qualcosa... a meno che non si siano rincorso per un’ora
intorno al letto, quello che ho sentito mi è sembrato inconfondibile.”
“Hai origliato!”
Zell arrossì scuotendo forte la testa e agitando le
mani.
“No no no no... io sono rimasto dov’ero però si sentiva bene lo
stesso ecco... magari mi sono avvicinato un pochino... non credo importasse a
nessuno dei due di farsi sentire visto il baccano.”
Si guardarono in silenzio. Non riusciva ancora ad essere triste per quello che
aveva sentito.
Lo sarebbe stata, ma in quel momento sentita soltanto
un miscuglio di risentimento, rabbia e... sollievo.
Lasciò incurvarsi le spalle. Era tanto stanca.
“Ho capito. Sei... davvero sicuro che...”
“Seifer ha la stanza vicino alla mia. Peccato che non lo sa,
visto che non mi ha mai considerato...”
“E allora?”
“Ho comprato dei tappi per le orecchie perchè quelle porcherie mi facevano
stare male. Va avanti da sempre questa storia, vedere te che stai male... per
colpa di quella schifosa... si sta prendendo gioco di tutti! Lo fa per il gusto
di far star male gli altri. Ho visto come ti
guarda...”
Gli lanciò un’occhiata stanca. Come la guardava? Non
aveva mai fatto caso al modo in cui Rinoa la guardava.
“...come?”
“Sfida. Certe volte... quando abbraccia Squall... sembra che lo faccia per
vedere la tua faccia, perchè credimi Quisty, ti si
legge in fronte quanto ci stai male...”
“Ma davvero. Perchè non me l’hai detto prima?”
“Perchè... ti ho sentito piangere, l’altra sera.”
Zell abbassò gli occhi e incrociò le caviglie.
“Ricordi quando... eravamo piccoli... io mi sbucciavo
sempre le ginocchia e correvo in casa strillando... allora tu mi venivi
incontro e mi mettevi quei cerotti colorati con i dinosauri e... mi raccontavi
tutte quelle storie per distrarmi... eri sempre tu che mi asciugavi le lacrime.
E adesso voglio asciugare io... le tue lacrime.”
“Se lo viene a sapere... lo sai cosa accadrà, vero?”
“Sì.”
“Tornerà ad essere come prima... io... ho conquistato qualcosa ora, con lui.
Non posso perderla. E di conseguenza non posso dirgli
nulla.”
“L’unica cosa che mi dispiace e che sia stata lei a cambiarlo tanto.”
Quistis sorrise mestamente.
“Non importa. Troverò una soluzione...”
“Sai una cosa?? Io credo che sarebbe
cambiato comunque anche se Rinoa non fosse...
piombata qui. Ci saresti stata tu. Perchè... perchè non hai mai provato a...
insomma...”
Ancora mal di testa. Una buona domanda, perchè no? Sorrise ancora amaramente.
Ormai aveva una collezione di quei sorrisi; alzò le spalle e incrociò le gambe.
“Indovina...”
“Tu non hai nessuna fiducia in te stessa.” Rispose Zell. Dio com’era triste la sua faccia, era raro vederlo
così.
“Bravo di nuovo. Credo che al prossimo test ti meriterai un bel voto solo...”
All’improvviso negli occhi azzurri di Zell ci fu un
lampo e il suo solito sorriso imprudente sfavillò nel suo viso.
Si alzò e mise un piede sopra la panchina chinandosi su di lei, con una mano
sul fianco.
“Ho una grande idea...lo so che magari Selphi sarebbe
più brava di me...ma...quella è tutta impegnata per
quella festa. A te ci vuole un bel trattamento.”
“Uuuuh...sì certo...scusa ma
sono così impegnata che...”
“Non ti ho dato nessuna scelta...primo passo!!! Devi...”
“Zell mi stai facendo perdere del tempo...”
“SSssh!!! Ho detto, primo passo!!! : lascia
l’insegnamento. Subito.”
“Ma che cosa ti è saltato in testa? Che c’entra!!!??”
“Guardati un po’...la gonna lunga...e quei capelli!!! Proprio non va!”
Zell osservò criticamente la sua acconciatura.
Spazientita gli rivolse un occhiata di fuoco e si alzò
decisa a tramortirlo, se necessario, e tornare nella sua camera a... a fare
che? Piangere, disperarsi?
“Vieni con me...forza!!! Sai...forse il problema è
anche che vestita così sembri sempre tutta perfettina!
Forse dovresti...HOOO YES!”
Era Zell ora che la
trascinava, lo sguardo perso e parlando nel suo modo a cascata. In realtà non
aveva nulla da fare, tanto valeva vedere cosa aveva in mente quel matto.
Fissò la sua immagine allo specchio. Non riusciva a dire
niente, continuò a guardarsi per un po’ in silenzio. Ma... era proprio
lei quella?? Si voltò un po’ di lato poi si girò verso
Zell, con una sopracciglia
alzata.
“Zell...cosa sarebbe?”
Zell in tutta risposta le strizzò un occhio e alzò le
spalle sghignazzando.
“Sei mooolto carina!!! Davvero!”
“Io non uscirò MAI vestita così!”
“Ho Quis...non farmi perdere la pazienza!!! Perchè
no?”
“Perchè...”
Non poteva andarsene in giro così. Lei era sempre stata
rigorosa nel suo abbigliamento, composta, elegante...quello si addiceva
molto a Rinoa...ma a lei per niente! Non
solo...vestita in quel modo sembrava una ragazzina,
dimostrava sì e no quindici anni.
Zell le aveva trovato (non voleva sapere nemmeno
dove) una specie di maglioncino celeste, a maniche
lunghe. Sia le maniche che il torso erano larghi...ma
quello che la preoccupava era la lunghezza...non le copriva per niente la
pancia. I jeans erano chiari (non si era mai messa dei
jeans in vita sua!) aderenti fino al ginocchio che finivano scampanati,
coprendo quasi del tutto un paio di tennis celesti e bianche (non avere ai
piedi i suoi stivali la faceva già star male...), i capelli biondissimi
completamente sciolti sulle spalle.
“Senti...ho apprezzato il tuo sforzo ma...guardami bene, se Squall mi vede
messa così, penserà che mi è partita la testa una volta per tutte...”
“Scherzi???” Zell la guardo soddisfatto più che mai.
“Secondo me ci rimane secco, ascolta il parere di un uomo!!!”
“Scordatelo.”
“Quiss—ssy!!”
“Dammi un solo valido motivo fare il pagliaccio.”
“Il celeste ti dona. Quella maglietta mette in evidenza...il...il...haa....quello.”
Zell si portò le mani davanti al petto a coppa.
Uhm...di nascosto lanciò un occhiata allo specchio. In effetti...sembrava averne molto di più conciata così, non
che non ne avesse, però...
“Ok...ora mi cambio...”
“UH!! OH!! I fianchi!! Hai dei fianchi davvero sexi!...e poi l’ombelico di fuori
è davvero eccitante...e i capelli biondi...hai dei capelli stupendi, perchè
tenerli sempre tutti legati, è un peccato!!!”
“...dici davvero?” timidamente si spostò nuovamente davanti allo specchio,
osservandosi con più calma.
“Senti Quis...sinceramente, pensi davvero di avere
qualche cosa meno di Rinoa?”
“Evidentemente per Squall...sì. Ha scelto lei, fino a prova
contraria.”
Si sedette stancamente sul letto massaggiandosi la testa. Quando i nomi
di Rinoa e Squall venivano
pronunciati troppo vicini le veniva l’emicrania.
“Bè...sinceramente non ho mai capito il
perchè...visto che vi siete anche baciati...”
Probabilmente sarebbe caduta a terra se non fosse stata seduta sul letto. Sentì
il sudore freddo imperlarle la fronte, il respiro bloccato dolorosamente nel
petto. Non riusciva nemmeno ad alzare gli occhi su Zell
che probabilmente non se n’era accorto dato che continuava a chiacchierare...
“Cosa...hai detto?”
“Ho detto: è inconcepibile che nella stanza di una
ragazza non ci sia nemmeno un rossetto una cipria o...”
“No...prima...”
“...ho detto tante cose.”
“Io...ho baciato, CHI??!”
“Squall...”
Zell la guardò preoccupato, poi le si sedette accanto
a gambe incrociate sul letto.
“Non ricordi?”
“No. Assolutamente niente”
“Bè, è stato tanto tempo fa, il giorno che tu sei
partita per venire qui al Garden. Sulla spiaggia...”
“Spiaggia?”
“Lui non voleva venire a salutarti e tu eri così triste...e poi invece è
venuto...”
Flashback
Un ultimo sguardo a quella che per otto anni era stata
la sua casa... non voleva andarsene senza nemmeno averlo visto l’ultima
volta!!
Guardò supplicante verso il piccolo sentiero scavato nella roccia, ma di lui
nessuna traccia.
“Squall...” sussurrò piano, mentre una lacrima nasceva e subito si asciugava
sulla sua pelle lasciando una traccia salata, quelle lacrime non sarebbero
state lavate via facilmente.
Sussurrò ancora il suo nome, ma si perse nel rumore del mare, mentre gocce di
pioggia cominciavano a confondere gli sguardi tristi degli altri bambini.
“E’ ora di andare, bambina...” la madre le sorrise,
posandole dolcemente una mano sulla schiena.
Strusciò un piede sulla sabbia umida: “vieni da me Squall...ti prego. L’ultima
volta...vieni per promettermi che non mi dimenticherai mai...”
Ma ormai non c’era più tempo, guardò la macchina che l’avrebbe portata
via di là. Chissà quando avrebbe rivisto la madre, i suoi “fratellini” e la sua “sorellina”, chissà se avrebbe mai consolato ancora quegli
occhi pieni di solitudine, ma ormai non c’era più tempo. Un passo solo.
“Quissyyy!!! Aspetta!!”
“SQUAAAALL!”
Sì!! Non poteva essere! Lasciò andare la mano che la stava guidando lontano;
poteva distinguere la maglietta arancione di Squall che si gettava
pericolosamente giù per il sentiero, quasi volando, continuando a correre verso
di lei con le braccia spalancate e il viso coperto di lacrime, le aveva buttato
le braccia al collo, ferocemente stringendosi a lei...
“...non ce l’ho con te Quissy...ti
voglio bene.”
“Oh Squall, te ne voglio tanto anche io.”
“Mi porti con te Quissy? Mi porti?” quella voce
supplicante, rassegnata, non era necessaria una risposta a quella domanda
perchè sapeva già quale sarebbe stata purtroppo.
“Prometti che non piangerai più quando fuori ci sarà
brutto...pensa a me...io sono con te lo stesso, se ascolti attentamente
sentirai che ci sono Squall...”
“Sì...sì.”
“Ciao Squally.”
“Ciao...ciao Quissy.”
Lentamente si era allontanato da lei. Guardandola disperatamente, poi l’aveva
abbracciata ancora e l’aveva baciata a lungo, su una guancia, mentre le loro
lacrime si mescolavano insieme, un bacio struggente, un bacio
che un bambino non avrebbe mai capito.
End - FlashBack
Si portò lentamente una mano al viso: ancora una volta trovò pelle umida. Zell la guardava in silenzio.
“...ora hai ricordato vero?”
“Già.”
Sorrise imbarazzata asciugandosi distrattamente il viso. Si alzò e respirò
profondamente.
“Scemo che sei, era solo un bacio innocente di addio.”
“Sì...e non ho mai visto due occhi più disperati dei suoi quando te ne sei
andata via.”
“Oh...”
“Non ha mai... più... versato una sola lacrima. E’ da allora che è cambiato
così... radicalmente. E’ cambiato per te... e adesso quella che ha è solo una
maschera, che inevitabilmente il tempo ha tirato fuori. Solo tu puoi
riprenderti il vero Squall... solo tu puoi farlo...”
“...risorgere dalle ceneri.” Sorrise velatamente.
“Squall è sempre stato una specie di sogno
irraggiungibile per me, così lontano da non sembrare vero... come una Fenice.
Il solo pensiero di farlo diventare una realtà... mi spaventa.”
“Ti spaventa solo il fatto di averlo capito così tardi. Credimi quella ragazza non c’entra niente... nemmeno lo ama!
E secondo me lui crede solo di amarla. Fa parte della
maschera.”
“Come puoi esserne così sicuro? Quando era solo con me e
io gli ho chiesto se la amava... ha detto di sì. Perchè mentirmi visto che
eravamo soli?”
“ Non ci arrivi da sola?...Lui... NON sa di NON
amarla.”
Quistis rimase a fissare Zell,
rendendosi conto solo in quel momento di non avere mai conosciuto veramente
quel ragazzo.
Era sempre stato il più allegro, quello tontolone,
quello divertente e invece era quello che riusciva a leggere nel cuore degli
altri.
Annuì lentamente. Lo abbracciò forte e gli diede un bacio sulla fronte.
“Grazie.”
“Uff...’sta ragazza... lo
sai? Mi fai tenerezza. Tonta. Dovevo proprio dirtele io
queste cose?”
“Sì, dovevi. E ora Master, dimmi che dovrei
fare visto che il destino ti ha dato in mano un disegno tanto chiaro da
leggere.”
“Facile. Vai da Squall... e lo inviti al ballo.”
“Lo invito? Sei un pazzo! Trova un paio di occhiali
perchè non ci vedi bene! Anzi, meglio un cannocchiale perchè sei
proprio orbo!”
“HAAA!! Non arrabbiarti!”
Zell si premette il cuscino sulla testa in cerca di
protezione.
“Scherzavo!! Per ora devi soltanto fare un giretto qui
attorno... mentre vai dal preside Cid e gli dici che
ti dimetti e torni ad essere un SeeD, e
possibilmente, fai un giro anche in garage, ci sono tutti gli altri perchè
stanno riparano la nostra auto...”
“O-ok...”
“Uh!! Dimenticavo.”
“(Oh mamma...!!) Cos’altro?”
“Se Rinoa fa l’odiosa... meglio, quando Rinoa fa l’odiosa e comincia a cinguettare e piroettare...
fammi il favore di risponderle a tono.”
“Mmm... vedrò che posso fare.”
“Occhio ai capelli, quella ha il fuoco lesto.”
“Se mi da fuoco ai capelli... esploderà.”
“Ooooooooh!!! Perchè invece non vi picchiate a mani
nude!?? Mi eccitano i litigi fra donne...per un uomo poi...è così...”
“Zell...”
“...mm??...mmmmm!!! Mmm!!”
Infondo... Novox non durava tanto tempo. Nel
frattempo sarebbe stato un pochino in silenzio, certe volte
il silenzio è prezioso.
Probabilmente il travestimento funzionava... non solo Cid
vedendola agghindata a quel modo probabilmente aveva pensato che era davvero stressata e aveva bisogno di cambiare un po’
abitudini per evitare gravi complicazioni mentali, ma un sacco di ragazzi
l’avevano bloccata (non riconoscendola evidentemente) per scambiare qualche
chiacchiera, scuse: tutti si erano dimenticati l’orologio in stanza quel giorno!!
E tutti sembravano nuovi del posto visto che continuavano a chiederle dov’era
l’infermeria, il dormitorio; poteva ritenersi soddisfatta in fondo!
La vera prova dell’efficacia del suo cambiamento fu la reazioni dei suoi amici
al garage.
Irvine stava chiacchierando con una moretta che lo
guardava adorante; due secondi dopo la tipina era
sola a guardare adorante il muro e Irvine era
totalmente avviluppato intorno a lei. L’aveva fissata negli occhi per quattro
secondi buoni, le guance rosse, poi aveva sgranato gli occhi.
“QUISTIIIS!”
“G-già...ehi Irvy...mollami
eh!?”
“Ma.. ma... ma... come sono contento di vederti!!!!! Tanto tanto!!!”
Le aveva dato uno schioccante bacio sulle labbra (come al solito quando Selphie non era nei paraggi diventava un farfallone davvero
pericoloso), poi aveva continuato a strapazzarla.
“Non ti avevo riconosciuto... quel maglioncino ti fa
davvero... uuuh... procace!!! Sono così contento che
sei la mia maestra!”
“Non sono PIU’ la tua maestra. Smetti di fare lo
scemo o faccio la spia a Selphi capito?”
L’ultima parte l’aveva sussurrata dritta nel suo orecchio, mentre con una mano
provvedeva ad un doloroso strattone alla coda di cavallo.
Poi mentre si era diretta verso Squall non aveva
dimenticato di allungare una dolorosa pestata di piedi (peccato, se avesse
avuto gli stivali, il tacco avrebbe reso
meglio l’idea).
Squall era seduto per terra, con un cacciavite e una chiave inglese in mano e
la guardava perplesso, quasi non riuscisse bene a metterla a fuoco, gli occhi
leggermente sgranati e Rinoa... il cuore le batté più
velocemente nel petto in trionfo davanti al suo sguardo molto vicino al
disgusto e alla sorpresa.
“Ciao Squall...hai bisogno di una mano?”
“Io...io...iii...n...no...ho...finito...”
Si accucciò di fianco a lui osservando la riparazione.
“Bravo ottimo lavoro!”
Gli sorrise allegramente, Rinoa la fulminò, ma non
disse niente. A quel punto cominciò il suo allegro parlottare e le sue piroette da ragazzina allegra e spensierata “PEACE &
LOVE per tutti”. Ma non la considerò in nessun modo.
Prese di mano la chiave inglese a Squall e assicurò meglio una vite.
“Fa attenzione a stringere bene tutto o ci troveremo
nei guai in mezzo al deserto con il cofano in fiamme e il motore sciolto...”
“Non me n’ero accorto...”
Squall sembrava rivolgere in modo piuttosto forzato tutta la sua attenzione
all’auto...notò in quel momento che una guancia di Squall era sporca di nero,
ridacchiò e con una mano girò il suo viso verso di lei, mentre con i
polpastrelli dell’altra cancellò il segno, delicatamente. Un rossore violento
colorò le guance di Squall, che non reagì nemmeno...era assolutamente
meraviglioso con quell’espressione imbarazzata e
confusa... dolcissimo.
“Che fai?!”
Rinoa le fu subito addosso, seria di colpo. Le mise
una mano sulla spalla con l’intenzione di girarla, ma non fu una buona idea. Nella testa avevano cominciato a vorticare
rumorosamente tutto quelle parole e frasi che si erano
detti Rinoa e Seifer, era il momento di farle sapere
che il gioco era finito.
Si alzò agilmente gettando i capelli dietro le spalle, si piazzò di fronte a Rinoa a pochi centimetri dal suo viso sorridendo.
“Lo sai...devi stare attenta perchè...i giochi sono finiti.”
“Cosa stai...”
“Ora... non sono più una maestrina...e nemmeno un
fallimento.”
La sua voce risuonò bassa e gelida, ma Rinoa la sentì
benissimo perchè i suoi occhioni sfarfallanti si
spalancarono, letteralmente, sbiancò, rimase rigida sulle gambe.
“Non gli farai del male...non lo userai...nessuno può farlo.”
“Fare cosa??”
Irvine si avvicinò mettendole spudoratamente una mano
sul sedere. Lei si spostò in fretta spingendo Rinoa
verso di lui.
“Scampare al tuo fascino... Scusate ma devo recuperare
alcuni libri... Ciao Squall a dopo.”
“C-ciao Quissy...”
Squall aveva ancora un espressione confusa su quel viso angelico.
Evidentemente la scintilla era arrivata molto vicino alla pagliuzza. Bastava avvicinarsi ancora un po’, non poteva più tornare
indietro.
Ormai era decisa a far risorgere la sua Fenice.
Zell era ancora nella sua camera, spaparanzato sul
letto a leggere una rivista di moda... femminile. Ma da dove tirava fuori tutta
quella roba?
Gli lanciò un’occhiataccia e tossicchiò per ricordarle il modo un po’ brutale
che aveva usato per chiudergli la bocca.
“Non sarai mica arrabbiato...no?”
“Guarda... sei un’ingrata.”
“Zee-eell!! Guarda qui cosa
ti ho portato...panino al prosciutto maionese e olive...”
“OH! DOVE DOVE??”
Zell era scattato seduto mollando per terra la
rivista e le era corso incontro come un cagnolino scodinzolante, lei aveva riso
e gli aveva buttato il panino che naturalmente aveva preso al volo, meno male
che l’aveva preso con le mani e non con la bocca.
“Lasciami le dita...”
“Allora??” come aveva immaginato Zell non se l’era
presa proprio per niente. Non era facile farlo arrabbiare.
“Allora... niente.”
“Forza Quistis raccontami.
Come l’ha presa il nostro uccellino?”
“Bene. Credo. Spero... mi guardava in modo un po’ diverso...”
“Ohhhhh ma certo... se non ti mettevi il reggiseno ti
guardava in modo ancora più diverso...”
“Zell!” gridò minacciandolo con la frusta che teneva
sempre a portata di mano sulla scrivania.
“O-o. Scherzavo. Non essere così tesa!E Rinoa?”
“Lei...ho paura di avere perso troppo prematuramente
la pazienza. Questi vestiti mi rendono stranamente pericolosa...”
“Ma tu sei fondamentalmente così, solo che ti reprimi ecco tutto. Non le
avrai detto...che sai tutto vero?”
Zell la sondò attentamente con lo sguardo, quando la
vide impallidire leggermente cacciò un versaccio e si portò le mani ai capelli
scompigliandoseli.
”OOOOOH NOOOO!!!”
“M-ma perchè??”
“Perchè?? Perchè?????? PERCHE’!!!!!???????????”
“Smetti di strillare e rispondimi!”ordinò perentoria con la sua voce di
professoressa-inferocita che funzionò molto bene su Zell
che si ricompose (anche se quella capigliatura da scienziato pazzo le dava
qualche problema a rimanere seria).
“Ora è guerra aperta tra te e lei... e mio malgrado devo ammettere che nella
sua immensa immonda e quasi incredibile scemenza... ha molte armi in suo potere
e ora le userà tutte.”
“Cioè?” si sentiva debole adesso, svuotata di tutta l’inebriante carica che le
aveva dato lo sguardo ammirante di Squall.
Ora le lampeggiavano davanti, come un’insegna al neon, gli occhi gelidi di Rinoa.
“Hai dimenticato che Squall è convinto di essere innamorato di lei? E che
ultimamente la sua volontà è piuttosto flessibile??”
“NO! Non la sapevo quest’ultima parte Zell... Forse...” strinse forte le spalle di Zell
scuotendolo leggermente ma MOLTO minacciosamente.
“...forse hai tralasciato di riportarmi alcune PREZIOSE informazioni...”
“Sì... già... tu non c’eri ovvio che non lo sai...”
“Cosa?”
“Irvine ha parlato a Squall ieri, dopo che Rinoa è andata a trovarlo... e Squall ha detto... ha detto
che probabilmente per vedere se Rinoa è veramente la
ragazza che ama... dovrebbe... andare a... a... a... a...” deglutì
rumorosamente sotto gli occhi sempre più grandi di Quistis
che lentamente si stava liquefacendo sul pavimento.
“... a letto.. c-con... lei... per essere... sicuro.
Sì...”
“Ma...IO gli avevo detto di...HOOOMMMERDA!!!!!!!”
“QUISTIS!!! Non dire parolacce!”
“Se succede... allora si che le sentirai le parolacce. Ma
perchè non me l’hai detto?”
“Scusami Quisty, ma se te l’avessi detto... non
saresti MAI andata là... così. Non ho immaginato che tu avresti detto a Rinoa che sapevi. Comunque non è
il caso di allarmarsi in questo modo magari ci ripensa...”
“Squall non parla a vuoto come qualcun’altro.”
“Mi dispiace! Ok...ora sta zitta e lasciami pensare...”
Zell iniziò a girare intorno
per tutta la stanza, le mani in tasca. Lei rimase a rimuginare sulla grande
sciagura che si era rovesciata addosso con le sue stesse mani. Come aveva
potuto?? Proprio lei che non aveva MAI cercato la
competizione con nessuno, lei non era proprio portata per la competizione! Era
quella la ragione per cui Zell non aveva preveduto
quel suo comportamento, semplicemente non era da Quistis
fare una dichiarazione di guerra di quel tipo.
“Oh!”
“Cosa?”
“Questa sera siamo nel pub a Balamb...
tutti insieme. Secondo me sarà lì il primo attacco. Però non penso che Squall acconsentirà questa sera. Il vero
pericolo sarà domani. Al ballo.”
“Al ballo...”
“Ma!!!”
“Ma?”
“Noi non lo permetteremo... perchè tu ti riprenderai il tuo Squall.”
“Sì... ho capito. Mi sfugge solo un piccolissimo dettaglio.”
“Dimmi.”
“COME????”
“Ma dai...è semplicissimo. Squall la prima volta ha visto Rinoa al ballo, tutta carina, tutta perfettina,
tutta profumata...questa volta vedrà TE. E a
quel punto qualcosa DEVE per forza succedere. Sarà come tornare indietro...”
“Tu...sei pazzo. Mi sembra di avertelo già detto...ma
ribadisco l’ennesima volta.”
Zell invece di prendersela si mise le mani sui
fianchi e le strizzò l’occhio.
“Detta così può sembrare una cosa campata per aria...ma tu ancora non hai visto
il vestito.”
“Zell io non ce l’ho il vestito.”
“Come Cenerentola! E invece mentre eri via mi è venuta a trovare la mia mamma e
anche se non ho potuto ringraziarla perchè qualcuno mi ha tolto il dono della
parola...mi ha lasciato...questo!!!!!”
Zell spalancò un anta del suo armadio rivelando il
vestito più bello che avesse mai visto in vita sua.
Il vestito era bianco, di tessuto leggero, una larga scollatura su davanti...la
schiena sarebbe stata completamente nuda (le avrebbe coperto appena appena l’inizio del sedere!!), le spalline erano
sottilissime quasi inesistenti, poi il vestito cadeva sempre leggero fino ai
piedi. Per non parlare degli accessori!! Un paio di
guanti alti fin sopra al gomito, bianchi con un delicato ricamo nero, una
specie di collarino nero con appeso un ciondolo, una
stupenda pietra trasparente che brillava intensamente, per finire un paio di
sandali color argento, solo un piccolo cinturino davanti per fermare il piede e
uno alla caviglia.
Rimase a fissare sorpresa, senza fiato quel vestito bellissimo, mai e poi mai
avrebbe mai immaginato di poterne indossare uno, proprio lei. Alzò gli occhi,
lucidi, verso Zell, senza sapere se parlare, piangere
o ridere.
“Vedo che ti piace. Ohhh ragazza
dai, non piangere. A che vuoi
che servano gli amici?”
“Ma...ma...tua mamma...perchè??”
“Perchè si ricordava molto bene il nome di quella bambina così generosa e
gentile di cui le ho parlato tutti i giorni che si prendeva sempre cura di
tutti alla “vecchia casa”.”
“Ma...è troppo. Io non posso mettere una cosa tanto bella,
non mi sta...sarò ridicola con una cosa del genere...non so nemmeno
ballare...”
“Bugiarda. Sai ballare benissimo. Sai cantare stupendamente e qualsiasi cosa tu
ti metta sarai sempre la più bella là dentro. E ti
giuro che non te lo dico per farti coraggio ma perchè
lo penso davvero.”
“Zell...io...io...non so neanche che cosa dire!”
“Dì solo...che ce la metterai tutta a tirare via Squally
dalle sgrinfie di quella stregaccia.”
Si guardarono per un attimo, poi tutti e due si
abbracciarono ridendo. Se chi trova un amico trova un
tesoro, lei aveva trovato il tesoro più splendido che fosse mai esistito.
La predizione di Zell era stata più che mai esatta
nel dettaglio: Rinoa quella sera al Pub era davvero
una specie di piovra, si strisciava continuamente come una gattina in amore,
continuando a fare le fusa e gli occhi dolci, per non parlare delle
innumerevoli carezze e bacetti; Squall la guardava
ogni tanto, con la sua freddezza solita.
Fino alle dieci era filato tutto liscio, ma poi il
barista aveva avuto la brillante idea di servire al tavolo alcune birre in
omaggio.
Rinoa le aveva lanciato uno sguardo di sfida, un
mezzo sorriso sulle labbra mentre circondava le spalle di Squall con un braccio
e con l’altra mano spingeva verso di lui l’alto bicchierone spumeggiante.
“Non mi piace quella roba.”
Aveva borbottato Squall spostando lo sguardo verso di lei (che indossava ancora
gli abiti che gli aveva suggerito Zell).
“Non puoi saperlo se non l’hai mai nemmeno assaggiata.”
“Non mi interessa.”
“Bevi...”
“No...”
“Oooo-Oooo-Oooo....”
Voleva spaccarle qualcosa sulla testa, subito. Quando attaccava con quei piagnucolii le andava il sangue alla testa.
"Oh smettila! Mi stai dando fastidio alle orecchie..." le aveva sibilato sbattendo il suo bicchiere forse un po’
troppo forte sulla superficie legnosa del tavolo.
Tutti avevano sobbalzato, Rinoa compresa. Ma subito
si era ripresa, aveva
finto di ignorarla (mentre tutti gli altri la fissavano allibiti), e si era
girata verso Squall mordicchiando il suo orecchio e tenendo sotto controllo con
la coda dell’occhio la sua reazione.
Zell l’aveva presa per un braccio e quando si era
girata verso di lui lo aveva visto scuotere piano la testa. Non era il caso di
litigare lì davanti a tutti.
“Ok...ma
sta un po’ più in là per favore...”
Senza esagerare la situazione era precipitata si e no in venti minuti
scarsi.
Si era sforzata di togliere l’attenzione dalle pesanti avances
che Rinoa continuava a fare a Squall, l’aveva visto
sobbalzare e guardarla arrabbiato più volte; immaginava dove le mani di quella
vipera erano andate a finire.
Perfino Irvine stava cominciando a scandalizzarsi, e
per scandalizzare lui ce ne voleva parecchio di impegno, Selphie
(che era eccezionalmente uscita con loro) rideva sempre meno e iniziava ad
assumere un colorito grigiastro, in netto contrasto con il verde bottiglia di Zell che era incantato a bocca aperta a guardare la
scenetta di Rinoa che leccava il collo di Squall con
una mano sotto il suo maglione... e Squall... le caddero entrambe le braccia
lungo i fianchi.
Il pericolo c’era eccome...Zell si era sbagliato.
Squall era ubriaco.
“Non è possibile...ha bevuto una...una birra!”
“E’ possibile credimi...”
Zell aveva una voce decisamente allarmata e poco
sana. Sembrava preso dal panico molto più di
lei.
Lo vide chiudere gli occhi quando Rinoa si sedette a cavalcioni di Squall premendosi il suo viso sul petto,
ridacchiando.
Squall aveva le guance rosse e sembrava come inebetito, con un sorrisetto non tanto intelligente stampato sulla bocca, gli
occhi rossi e semichiusi, il giubbotto gli era sceso da lato conferendogli un
aria ancora più andata.
“Ehi amico!!! Non lo reggi mica tanto bene l’alcool eh?”
Irvine gli diede una pacca sulla schiena e Squall, che
si era liberato appena appena da Rinoa
che svogliatamente si era risistemata sulla sua seggiola, quasi sbatté la
faccia sul tavolo, riuscì ad arrestarsi a pochi centimetri dall’impatto e
sorprendendo tutti con uno sgangherato sghignazzo.
“Sto benissimo.”
“Sì, ti credo, guarda come sei conciato...”
Irvine sospirò scuotendo la testa.
“Ah...me la dai un’altra?”
“Scherzi? Semmai un caffè...”
“Bleah...”
“Un bicchier d’acqua?”
Prima che Squall rispondesse con qualche altro strano suono, il locale cominciò
a riempirsi di uno strano suono rimbombante.
Schizzarono tutti in piedi, Selphie per prima,
esultante.
“Sono i fuochi!!! Quelli di prova per il giorno del
festival!!! Venite a vederli dai!!! Ho lavorato tantissimo oggi!!!”
Selphie l’aveva presa per un braccio e aveva
cominciato a trascinarla fuori. Non era riuscita ad opporre la benchè minima resistenza, non poteva rifiutare ad una amica di andare a dare un occhiato al frutto di tutti i
suoi sforzi. La seguì a malincuore, seguita dagli altri.
I fuochi durarono altri cinque minuti: bellissimi. Al ballo avrebbero fatto un figurone!Sarebbe stato un vero successo.
“Brava!! Erano davvero stupendi! Scommetto che
creeranno un atmosfera romanticissima domani...”
Zell le diede di gomito, Selphie
passò un braccio attorno alla vita di Irvine che
ridacchiò scoperchiandosi la testa dal cappello.
“Che freddo!!! E’ meglio se torniamo dentro.”
Selphie battè i piedi a
terra sfregandosi le braccia.
Orrore.
Non poteva credere ai suoi occhi. Come aveva potuto lasciare che accadesse??
Ora era nei guai. Anzi, qualcun altro era nei guai.
Squall e Rinoa erano spariti.
Si guardò attorno...non aveva mai provato tanto panico fino a quel momento!!! Ora doveva pensare alla svelta.
Doveva immaginare dove avrebbe potuto portarlo in quelle condizioni non
potevano essere andati troppo lontano.
Irvine ridacchiò appoggiando gli stivali sul tavolo e
mettendo le mani dietro alla nuca.
“Quella Rinoa non è tanto innocente quanto vuol far
credere...quella se l’è portato in albergo.”
“Non è tanto bello ottenere le cose in questo modo.”
Selphie scosse la testa tristemente. Probabilmente
nemmeno avevano guardato i suoi fuochi. Cattivi.
“Sì!!! Sì sì sì sì sì!
Grazie Irvy!!! Andiamo!!”
corse verso la porta, tornò indietro per baciare un occhio di Irvine e corse ancora fuori dalla porta sparendo nella
notte.
I due ragazzi si guardarono in faccia: Zell aveva
bene o male capito, Irvine nulla.
“Albergo...già...l’hotel vicino al porto. Dai seguiamola.”
Zell raccolse le sue cose avviandosi anch’esso a
passo svelto fuori dal locale.
“Ehi...maaaa...non sarebbe meglio lasciarli soli??”
“Ti sei mai svegliato vicino ad una ragazza che non avresti nemmeno voluto
sapere come si chiama?"
“...uhg! Andiamo forza!!!
Non c’è tempo da perdere!”
Irvine lo superò come un lampo, con quelle gambe
lunghe sarebbe arrivato in due secondi. Selphie si arrese ai fatti...meglio tornare a casa a pianificare le ultime
cosette. Se la sarebbero sbrigati benissimo.
Si precipito nella hall come una pazza, la signorina
alla reception la guardò stupita preparando a stento
il suo formale sorriso di benvenuto. Si accasciò sul bancone ansimando. Dovette
aspettare qualche secondo per poter parlare.
“...appena venuti...due ragazzi?”
“Come dice signorina?? Non si sente bene neanche lei?”
“Senta...per caso, sono venuti qui due ragazzi? Il
ragazzo un po’...malconcio?”
“Sì. A dir la verità mi sembrava un po’ ubriaco...ma
la sua ragazza mi ha assicurato che se la sarebbe cavata da sola...c’è qualche
problema??”
"S-sì...io...io sono la sorella maggiore!! Il
ragazzo è minorenne e quindi devo portarlo a casa. Dove
sono?”
“Ho...capisco...stanza numero 14 primo piano.”
“Le chiavi, presto!”
“...d’accordo.”
La ragazza sembrava confusa, ma le consegno in mano il passpartout.
Senza pensarci due volte si fiondò su per la larga
scalinata quasi inciampando, si aggrappò alla ringhiera e iniziò a correre nel
corridoio...12...13...14!!! Riuscì a resistere
all’impulso di scaraventarsi sulla porta per buttarla giù con una spallata
anche perchè si sarebbe fatta un male dall’inferno e basta. La mano le tremava
troppo per riuscire a infilare la chiave dentro la
serratura...un gemito...Dio no!
La mano le si bloccò di colpo e la chiave si infilò, scattando.
Spalancò la porta violentemente, probabilmente aveva una
faccia terribile. E divenne ancora più terribile
di fronte alla scena.
Squall era nudo dalla vita in su abbandonato sul
letto, sembrava addormentato, Rinoa era sopra di lui
che armeggiava con le cinture sui pantaloni, con ben pochi vestiti addosso, aveva
alzato piano lo sguardo su di lei esterrefatta.
Squall si era mosso improvvisamente sotto di lei, gettandola di lato senza
curarsi del suo grido di ira, poi si era guardato attorno, confuso, prima di
spostare su lei l’attenzione.
“Ciao Quissy!! Qui anche tuu??...Oh...ma c’è anche Rinoa...ciao!”
Era arrivata in tempo. Le ginocchia le tremavano incontrollabilmente,
gli andò in contro, per aiutarlo ad alzarsi, ma Rinoa
lo trattenne per il braccio.
“Squall...non azzardarti.”
“Ry...io ho sonno...”
“Se te ne vai è finita. Ti lascio. Non mi vedrai mai più...” gli
sibilò in faccia Rinoa.
Squall gemette e la guardò confuso.
“Ma...che stai dicendo...” la voce gli tremava, Quistis lo raggiunse e gli posò una mano sulla spalla nuda,
la pelle fredda, anche le spalle gli tremavano.
“Se non rimani qui con me, puoi andartene al diavolo con quella puttanella!!”
Aveva strillato a quel punto Rinoa strattonandolo per
un braccio. Squall si era divincolato dalla stretta più
confuso di prima.
L’aveva fissata con uno sguardo vuoto, triste.
“Credi che mi diverta a stare insieme ad uno come te? Me ne trovo cinquanta di
ragazzi...siccome ti fa tanto schifo la mia compagnia...e preferisci startene
attaccato alla gonnella di quel fallimento, stacci pure ma
non venirmi a scocciare più!”
“Rinoa...io...io...”
“Fa l’uomo maledizione! Di che hai paura?”
“Non ti importa niente di me, allora.”
Non era una domanda, poteva leggere lo sconcerto e lo sconforto negli occhi di
Squall.
La assalì un terrore cieco, tutta quella situazione era successa per colpa sua,
se lei non fosse intervenuta quel litigio non ci sarebbe stato.
“Cosa devo dirti? Che ti amo? Non sarebbe vero. Senti...sei un bel ragazzo...tutto qui. Pensavi che ti
volessi sposare?”
Rinoa gli tirò addosso sprezzante
la sua maglietta bianca, si rivestì senza una parola, mentre Squall rimaneva
immobile boccheggiando miseramente come in cerca di qualche cosa da dire.
"Come...come puoi pretendere queste cose proprio da lui!!!"
Aveva perso la pazienza. Con tutti e due. E non poco.
Era da tantissimo tempo che non sentiva tutte quelle emozioni in una volta
sola, rabbia, determinazione, incredulità, stanchezza, era ora di mettere le
cose in chiaro, soprattutto per Squall.
“Tu...togliti di mezzo! Non ti avrebbe mai guardata...hai
dovuta ricorrere a sporchi trucchetti...”
"Certo...ubriacarlo per portarlo a letto non è un trucco...vero Rinoa? E’ meglio se stai zitta e sgommi perchè ho una
voglia incontenibile di aprire la bocca e dire a tutti quello stai facendo!"
Rinoa sorrise.
“Credi...che ascoltino una come te? Chi ti crederebbe? E
poi...sei tu che dovresti sgommare...come ti permetterti di metterti in mezzo?
Sparisci e mettiti da parte!”
“Io...io le credo.”
Squall aveva infilato la maglia e ora se ne stava là
dietro a Rinoa, in piedi e un viso terribilmente
sconfitto...per non parlare della vergogna che rifletteva.
“Oh per favore! Sei molto più idiota di quanto
credessi!”
Rinoa si era trasformata in un leone ringhiante,
sembrava lo volesse divorare con lo sguardo. Gli diede una spinta,
nemmeno tanto forte, ma dato lo scarso equilibrio che in quel momento avevano
le povere gambe di Squall, funzionò alla perfezione. Squall si trovò a barcollare
indietro fino a sbattere piuttosto dolorosamente il fondoschiena a terra, dalle
labbra gli sfuggì un gemito di dolore, la rabbia che
sentiva prima non fu niente al confronto, sentiva Shiva
ribellarsi furiosamente dentro di lei per liberarsi, non si accorse nemmeno che
una sua mano si era stretta intorno al collo di Rinoa
e cominciava a stringere...sempre più forte...gli occhi di Rinoa
si erano riempiti di sorpresa, sostituita ben presto dalla paura...
“Diglielo...diglielo dove vai...quando lui ti caccia via.”
“Lasciami!! Non capisco che stai dicendo...” la sua
voce era stridula e affannosa, i suoi occhi scattarono verso Squall, in cerca
d’aiuto, ma Squall la stava fissando freddamente, mentre il viso arrossiva di
collera.
“Dove...vai?”
“Da nessuna parte!! Stai mentendo, stai mentendo, sta zitta!!!”
Rinoa tentò di divincolarsi senza riuscirci, la sua
mano sembrava un artiglio di ferro intorno al suo collo.
“Diglielo.”
“No.”
“Se non lo fai tu lo dirò io.”
“Perchè??!! Perchè dovrei??!”
“Perchè così saprà quanto vale poco la persona che ama così tanto! Diglielo...”
“Mi...mi dispiace Squall...” la
lasciò andare.
Rinoa si massaggiò energicamente il collo strisciando
via da lei in fretta. Squall continuava a guardarla con quell’espressione afflitta.
“Io...avevo bisogno di sentire veramente il calore di qualcuno...tu non
mi hai mai dato quel calore! Mai!! E’ tutta colpa tua!” le sue parole
sembrarono schiaffeggiare Squall che sgranò di poco gli occhi, sbiancando
questa volta, una mano salì fino al bocca, senza
raggiungerla, ricadendo fiaccamente su una gamba.
“Chi...?”
“...non importa.”
“Chi?”
“Seifer.”
I suoi occhi si chiusero, Quistis sentì tutto il suo
corpo rabbrividire, mentre lo guardava, le sembrava di vedere una fiammifero che
lentamente si consumava, fino a spegnersi. Resisti Squall, per favore. Gli si
era chinata accanto, lentamente e gli aveva sfiorato la spalla. Squall aveva
riaperto gli occhi e l’aveva guardato.
“Mi porti a casa?”
“Sì. Sì ti porto a casa.”
Gli passò un braccio intorno alla vita e lo aiutò ad
alzarsi, poteva sentire tutto il suo corpo tremare; sapeva come poteva sentirsi
in quel momento. Tradito, abbandonato...solo. Raccolse la giacca da una sedia e
gliela piazzò alla bell’e
meglio sulle spalle. Continuava a tenere il viso abbassato i capelli che scendevano
a nascondergli gli occhi, ma sapeva che non stava piangendo. Non
avrebbe pianto, nemmeno quella volta. Forse lei lo stava già facendo per tutti
e due.
Nella hall c’erano anche Irvine
e Zell, subito Zell le era
corso incontro, il viso preoccupato, ma lei aveva scosso la testa. Senza dire
una sola parola i due ragazzi avevano preso il suo
posto a sorreggere Squall, lei li aveva seguiti.
“Secondo me dovresti andare da lui.”
Zell stava mangiando un panino steso sul suo letto e
lei era rattrappita su una sedia, il viso nascosto fra le gambe, incrociate
contro al petto. Aveva raccontato tutto quanto a Zell
che non sembrava per nulla preoccupato. Non si era aspettata quella reazione.
“Ma dai. Non vorrà nemmeno vedermi come minimo. Sono
una spia.”
“Ohh...certo, secondo te non
sa nemmeno perchè l’hai fatto. Sarà un po’ tonto, come te...ma
non è mica stupido!”
“La fai sempre facile!”
Ricominciò a piangere, dopo tutta quelle emozioni da quando era entrata in
camera aveva continuato ininterrottamente a piangere e a camminare avanti e
indietro istericamente come una pazza, sfogandosi con Zell
che come sempre la ascoltava.
“Non è vero. Guardo in faccia la realtà! Abbiamo già parlato Quisty. Squall si è accorto di quello che provi. Lo sa! Lo
sa meglio di te.”
“Ma ora mi odierà!! E’ per colpa mia che si sono lasciati...”
“L’alternativa era andare a letto con Rinoa ed essere lasciato il giorno dopo. Non so se avrebbe gradito di più.”
“Forse non lo sa che lei l’avrebbe mollato lo stesso.”
“In ogni caso si faceva un altro.”
“Non so più cosa fare...come posso adesso andare da lui e dirgli...Squall non
ci pensare a quella là perchè io sono innamorata di te e...e che cosa! Anche se
ormai sono spacciata con lui...non voglio che mi odi.”
“Togliti il pensiero e vai da lui, non ci perdi niente.”
“Non posso.”
“Sì che puoi! Come no...vuoi che ti ci porti io a calci nel sedere? Lo sai che
posso farlo.”
Zell si alzò e la tirò in
piedi per un braccio. Le posò le mani sulle spalle e le baciò il mento.
“Dai sorellona! Fammi vedere che la grinta ce l’hai...dai tigre!!!!”
“Tigre? Micino...semmai...no no no no
no non posso se mi sbatte la porta in faccia mi
ammazzo!”
“Vabbè...ti ammazzo io se lo fa va bene?”
Zell cominciò a spingerla fuori dalla porta, tentò di
attaccarsi agli stipiti ma per evitare di farsi stritolare le dita dovette in
fretta spostarsi.
“ZELL!!! SONO IN PIGIAMAAAAAAAAA!!!” da dentro la porta venne una sonora risata
che eliminò ogni possibilità di rientrare.
Avrebbe dovuto andare così...il viso tutto rosso per
il piangere, gli occhi gonfi, i capelli spettinati e il pigiama da uomo
(adorava i pigiami da uomo...). Così magari avrebbe anche pensato male. Era
pure scalza.
Avrebbe preferito diventare una statua, là davanti,
piuttosto di bussare, cominciò a sudare profusamente. Ora gli sarebbe arrivata
la rispostaccia, o magari solo una di quelle occhiate che ti facevano rimanere
di ghiaccio. No, non doveva sempre fasciarsi la testa prima di
rompersela.
Bussò.
Passarono più o meno trenta secondi prima di sentire
la voce di Squall proprio di là dalla porta, davanti alla sua faccia. Non lo
aveva sentito muovere!
“Chi è?”
“S-sono Quistis...”
Silenzio. Forse era meglio scappare!!! Si voltò per la
fuga ma...
”Sei tu sul serio?”
“S-sì...chi dovrei essere?”
La porta si schiuse di uno spiraglio e vide un occhio azzurro sbirciare.
“Oh...che cosa c’è?” non le apriva la porta, ma la sua voce almeno non era
ostile.
Anzi...sembrava stranamente rilassato.
“Volevo solo...sapere come stai...”
“Bene...la sbronza mi è passata...mi dispiace di aver fatto una figuraccia
davanti a tutti...”
“Non dicevo come stavi per quello...morale?”
“...’nsomma. E’...stato meglio
così.”
“Hai...voglia di parlarne?”
“Non importa. Scusa...magari domani, devo pensarci un
po’ da solo.”
“...non sei arrabbiato con me...vero?”
“Perchè dovrei?”
Squall aprì un po’ di più la porta mettendo fuori la testa. Poi allungò fuori
anche un braccio e le sfiorò con la punta delle dita una guancia.
“Hai pianto per questo??”
“Non ho pianto...”
Sentì trascinarsi verso la porta, Squall la attirò dolcemente verso di lui con
una mano dietro la nuca, per un piccolo istante sentì le sue labbra tiepide
sfiorarle la fronte, rimase senza fiato quando vide un piccolo sorriso
sfiorargli le labbra: non poteva credere ai suoi occhi...lui stava sorridendo a
lei!!!
Per lei!!! Per lei!
“Ah no?”
“Solo un po’...magari.”
“Non piangere più...sei la sola cosa a cui posso pensare per star bene e se
piangi non posso più nemmeno pensare a te per essere felice.”
Per un attimo le sue dita le carezzarono il collo, poi di nuovo si ritrasse.
“Allora stai bene davvero?”
“Mi hai salvato.”
“Non avrei dovuto intromettermi...”
“Mi hai solo protetto da qualcuno che fino ad adesso mi ha solo preso in giro.
Io non sarei riuscito a fare lo stesso per te...è solo
questo che mi dà fastidio. Ho capito fin troppo bene come erano
messe le cose...sono stato un idiota...in fondo me lo sono meritato.”
“Non essere così duro con te stesso...ci abbiamo creduto tutti.”
“E’ importante per me...che tu mi stia così vicino...forse...”
Quelle parole la stavano letteralmente catapultando nel mondo dei sogni, era così
felice!Le aveva già sentite, mille e mille volte: nella sua immaginazione, ma
dette da lui...sembravano musica...una musica dolcissima.
“Forse?”
“Non fa niente...ci vediamo domani, ok?”
“Sì...verrai alla festa?”
“Sì verrò.”
“Buonanotte Squall.”
“Buonanotte Quissy.”
Non riusciva ad allontanarsi dalla sua porta, perchè quasi le sembrava di
percepire il suo calore, la sua presenza, sempre più vicino a lei.
Accarezzò la porta fredda con una mano, sperando intensamente che Squall stesse
pensando davvero a lei; non soffrire Squall. Ci sono io qui con te.
Il ballo
Alla fine Selphie era stata davvero bravissima a
preparare tutto: la musica tranquilla che aleggiava leggera nella sala, il
lungo tavolo pieno di vivande e bevande, l’atmosfera rilassata, le luci soffuse
erano un vero tocco di classe.
Quistis guardò preoccupata Zell: quei tacchi l’avrebbero umiliata. Sarebbe caduta
faccia avanti davanti a tutti e sarebbe rimasta anni e
anni una leggenda nel Garden: la stella cadente.
Il vestito si era rivelato più trasparente di quanto avesse creduto, non nascondeva assolutamente nulla. Zell in tutta la sua incredibile sapienze
le aveva acconciato i capelli in tanti riccioli leggeri, alcuni liberi intorno
al viso e il resto trattenuti in alto, qualcosa che le ricordava lo stile delle
donne greche.
“Sono nuda.”
“Vedo, vedo...”
“Mi stai sbirciando le mutande!”
“Ma le hai??? Fammi vedere come sono fatte!! Non si vedono!”
“Smettila di prendermi in giro sono già abbastanza nervosa.”
Le tremavano le mani, doveva
pensare intensamente se aveva tralasciato qualche cosa: denti...lavati; doccia,
profumo, unghie: tutto a posto.
“Dimentico qualcosa??”
“Mmm...già sì.”
“COSA! PARLA DAI!” strillò girandosi verso di lui.
Non era il momento di scherzare, se osava fare altre battute lo avrebbe di
nuovo zittito con il suo infallibile metodo.
“Questa sera è la tua grande opportunità. Non te la devi lasciar sfuggire.”
“Vedrò cosa posso fare.”
“Devi stupirlo...sorprenderlo. Ora è un po’ diffidente, ma c’è da capirlo.”
“Sì....è ferito povero cucciolo...magari è meglio se
lo lascio stare per un po’.”
“No. Devi prendertelo subito.”
“Prendertelo?? Non è un premio Zell!! Sinceramente
non penso che Rinoa abbia qualche possibilità con
lui. Non mi devo più preoccupare di lei.”
“Tra il dire e il fare...l’abitudine è dura a morire.
Pensa a qualcosa che gli possa fare piacere.”
Sospirò. Non era così facile. Non era così piena di risorse, quando aveva a che
fare con Squall le si annebbiava il cervello.
“Sì. Credo lo farò.”
Era ora di andare dagli altri. Doveva raggiungere la festa e tirare fuori tutto
quel coraggio che non c’era mai stato.
“Aspetta!!! Ti dimentichi una cosa!”
“Cioè?”
Zell le tirò qualcosa che lei prese al volo. Guardò
la piccola bustina nel suo palmo senza capire, poi guardò Zell,
senza afferrare...riguardò in basso...Zell...in
basso...Zell...cominciò a ruggire.
“SCEMOOOOOOOOOOO!”
Zell le aveva lanciato un profilattico. Glielo
scaraventò addosso rossa fino sotto alla scollatura.
“AHI! Ma che ti prende?? Io ti voglio far sembrare un angioletto
ma tu non ti stai impegnando per niente!”
“Non sei divertente. Ma perchè hai una cosa del genere?”
“L’ho fregato a Irvine, ne
ha un cassetto pieno a tutti i frutti e di tutti i tipi.”
Zell sorrise a pieno viso. Era contento come una
Pasqua.
“E’ meglio se lo tieni tu, non credo che Squall ce li abbia nel comodino...”
“Non insistere...è meglio se raggiungiamo gli altri.”
“Allora...non lo vuoi?”
“NO!”
Però, un po’ di coraggio era riuscito a metterlo da parte. Un po’.
Quando entrò nella sala ci fu uno strano silenzio mentre
tutti gli occhi si giravano verso di lei, tutti la stavano guardando, ragazzi,
ragazze, professori, ma non le importava nulla di loro, non le interessava il
basso animato parlottare che seguì il silenzio, non riusciva a vederlo in mezzo
a tutte quelle persone: le uniforme dei SeeD facevano
sembrare i ragazzi tutti uguali.
Ma poi lo vide: in un angoletto, lontano dagli altri,
il viso tranquillo, allora era vero che non stava molto male. A passo svelto si
diresse verso di lui, sorridendo, con il vestito che le scivolava sulla pelle
aggraziatamente, i biondi riccioli che le carezzavano il viso. Gli giunse in
silenzio alle spalle e gli sfiorò una mano delicatamente, senza chiamarlo.
Squall trasalì leggermente girando di scatto la testa. Un sorriso gli comparì
luminoso sulle labbra quando i loro occhi si
incontrarono, Dio era troppo bello quando sorrideva, ma la cosa splendida era
che lo stava davvero facendo per lei. Quel sorriso nasceva
quando vedeva lei: come nei suoi sogni.
“Sei tu...”
Gli sorrise alzando le spalle.
“Visto? Ogni tanto mi faccio elegante anche io!”
“Perchè dici ogni tanto...sei sempre stata...così.”
Squall a quel punto arrossì e indietreggiò quasi fosse imbarazzato per qualcosa,
forse aveva esagerato con la scollatura...o con la trasparenza?
Arrossì a sua volta ridacchiando.
“Che c’è?”
“...non starmi così vicino...”
Le sembrò quasi che qualcuno le avesse appena tirato sulla testa un martello da
100 tonnellate.
Sentì la fronte imperlarsi di sudore freddo, indietreggiò subito di gran
carriera abbassando vergognosa gli occhi.
“M-mi dispiace...i-io...non volevo ora vado a camb...”
“Con quei tacchi sei troppo alta...mi tocca alzare la testa per guardarti negli
occhi.”
Un altro piccolo sorriso soddisfatto comparve sulla meravigliosa bocca di Squall.
Subito lo nascose portandosi una mano davanti alla bocca: era contento di averla spaventata? La cosa lo divertiva?
“Pensavo che fosse per il vestito trasparente.”
Si portò le mani si fianchi spingendo un po’ in fuori il petto, Squall per un
attimo le fissò il seno, automaticamente, e subito accorgendosi di quello che
aveva fatto arrossì di colpo facendo scattare in basso la testa come un bambino
colto a rubare la cioccolata; sghignazzò contenta per la rivincita.
“Non preoccuparti...l’ho messo apposta.”
“Perchè??”
“E’ una lunga storia, non badarci!!”
Squall aprì la bocca per dire qualcosa ma la chiuse di scatto. Si girò appena
per accorgersi che dietro di loro, avvolta in un microscopico abitino rosso
stava arrivando Rinoa. Sentì subito freddo alla sua
vista, quel sorriso cattivo le faceva venire i brividi.
Squall si guardò attorno come a cercare una via di fuga, senza riflettere lo prese per mano e cominciò a trascinarlo al centro della
pista da ballo, dove le coppiette avevano già iniziato a ballare abbracciate.
“N-non so ballare!! Non so ballare andiamo via!”
sibilò Squall cominciando a trainarla verso l’uscita, Rinoa
si stava spostando esattamente in quella direzione.
“Non vedi che le stai andando in contro? Non verrà mai qua in mezzo...fa finta
di ballare...non farle vedere che la stai evitando apposta.”
Replicò con calma passandogli le braccia attorno al collo e stringendosi al suo
corpo, gli posò la testa una spalla, visto che era sul serio troppo in alto per
posargliela sul petto.
Squall si irrigidì appena, ma subito dopo si rilassò
contro di lei, mettendole una mano alla base della schiena nuda e l’altra un
po’ più in alto, in modo molto intimo.
“Si arrabbierà davvero molto quando ci vedrà...”
“Non vuoi?”
“Certo che sì...non mi dispiace per niente. Si merita qualsiasi cattiveria.
Credo.”
“Oh bè...quello che non gli fai tu, glielo faccio io,
quindi vedi un po’ te.”
Si avvolse una ciocca dei suoi morbidi capelli sulle dita, lo faceva sempre quando lui dormiva tra le sue braccia. Forse quello
era il momento di dirgli quello che sentiva per lui. Sarebbe stato l’ideale,
così, mentre ballavano stretti l’uno all’altra. Proprio in quel momento, i loro
occhi si incontrarono.
Era difficile...per tutti quegli anni si era sempre tenuta tutto dentro, e ora
quello che aveva da tirare fuori era enorme.
“Squall...so...che forse non è il momento per te, di sentire quello che ho da
dirti ma...”
“Sono qui.”
Squall le accarezzò ancora gentilmente la schiena. Non aveva mai immaginato
quanto potesse essere dolce.
Adorava il suo modo scostante e sempre distaccato di trattare la gente, il suo
modo misterioso di porsi agli altri, ma quel suo lato sconosciuto la faceva
impazzire, ogni suo piccolo gesto di gentilezza o dolcezza la faceva rimanere
senza fiato.
“Non è così facile...”
“Allora prima vorrei dirti io qualche cosa. Se non ti dispiace.”
“Ma certo.”
“Okay...volevo scusarmi con te...”
“...Oh Squall ma non hai niente di cui...”
“Shh! Ascoltami e basta.”
La interruppe rivolgendole uno sguardo pieno di tenerezza, quasi
implorante.
“Volevo scusarmi, per tutte le volte che...mi sono rivolto freddamente a te,
per tutte le volte che ti ho allontanato, per tutte le volte che ti ho trattato male...e per ogni volta che ho fatto finta di
non accorgermi di...di quanto ti faceva soffrire il mio comportamento. Scusami Quisty.”
“Non hai bisogno di nessun perdono, perchè non hai bisogno di farmi
nessuna scusa Squall.”
"Invece sì. Ne ho bisogno. Dimmi...ti perdono..."
“Ma non posso perdonarti per qualcosa che per me non esiste...non ce
l’ho mai avuta con te...”
“Ah sì. Però per farmi...contento.”
Squall alzò gli occhi, da quando Squall usava la sua
sensualità per ottenere qualcosa?
Deglutì davanti a quel viso leggermente inclinato verso l’alto, lo sguardo
deciso. Squall aveva sempre imparato in fretta. Ma
imparava in fretta anche lei.
“Okey. Squall...io ti a...”
In quel preciso istante i fuochi artificiali fecero alzare tutti gli occhi
verso l’alto: le luci si spensero, la musica si interruppe; aveva perso ancora
la sua occasione. Si morse un labbro, si era distratto anche Squall, anche se
solo per un secondo.
Ora non si stavano più abbracciando, erano uno a
fianco all’altra, anche se Squall continuava a tenerle la mano. La strinse
leggermente.
“Allora? Sto aspettando.”
“Ti perdono.”
Sussurrò.
Si sarebbe picchiata con le sue mani, si limitò a un
grosso sospiro e ad una tempia che cominciava a farle leggermente male. Se ci
fosse stato Zell le avrebbe
dato della codarda, o peggio sicuramente, da lì fino alla fine dei suoi giorni.
“Squall.”
Si voltò di scatto trovandosi faccia a faccia con Rinoa.
Per la sorpresa Squall le lasciò la mano, i suoi occhi erano tornati ad essere
due fuochi di ghiaccio, non c’era più nessuna traccia della dolcezza di poco
prima. Il cuore accelerò.
“Squall...parliamo.”
“Non mi interessa parlare con te. Si è già detto tutto
quello che c’era da dire.”
“Non fare così. Almeno un ultimo chiarimento me lo devi!”
supplicò Rinoa.
Due piccole lacrime le spuntarono agli angoli degli occhi. Disgustoso.
“Davvero? Pensavo di non doverti proprio niente invece.”
“Ti prego Squall...se mi hai voluto almeno un po’ di bene...voglio
solo spiegare ciò che è successo.”
Squall la guardò silenzioso. Le girava la testa. Ma perchè non capiva che stava
ancora recitando dopo tutto quello che era successo?
Quelle erano le lacrime più false che avesse mai visto. Solo il modo in cui le
brillavano gli occhi dimostrava che non c’era la benchè
minima traccia di pentimento. Squall sospirò, le lanciò una breve occhiata.
“Arrivo subito. Scusami...”
“Vai.”
Sorrise leggermente, alzando le spalle. La cosa non la toccava neanche un po’: Squall
che si allontanava al fianco di Rinoa...Rinoa che parlava in modo
apparentemente disperato, Squall che si dondolava da un piede all’altro, con le
mani in tasca e lo sguardo basso...Squall che annuiva...che rialzava gli
occhi...Rinoa che sorrideva e gli prendeva la
mano...lui che sorrideva...
C’era una musica che conosceva nell’aria...le luci erano ancora alte, i ragazzi
ballavano...sapeva le parole di quella canzone. Sorrise mentre i suoi piedi
cominciavano a muoversi in direzione del piccolo palco: riusciva a ricordare il
modo in cui la cantava, la sera, quando tutti loro si radunavano intorno al
fuoco, Squall le metteva la testa sulla ginocchia e si
addormentava con il sorriso sulle labbra, perchè sapeva che quella canzone era
per lui...
Selphie e Zell le
lanciarono un’occhiata piena di ammirazione, quando la sua mano si strinse
intorno al microfono, mentre i suoi occhi si chiudevano e le sue labbra si aprivano
a dar vita a quella splendida melodia, la sua voce si alzò, chiara ed eterea
nell’aria piena di luci. mentre con tutta se stessa iniziava quella preghiera: raggiungi
il suo cuore...
Angel eyes
I know that i’m not the first one (Io so che
non sono la prima)
You have love in your path before
me(Hai avuto amore sul tuo sentiero prima di me)
But when your lips toched
my lips(Ma quando le tue
labbra hanno toccato le mie labbra)
it felt like
i was kissing destiny(E’ stato come baciare il destino)
Angel eyes with your angel
eyes(Occhi d’angelo con i tuoi occhi d’angelo)
Will you always be there
to hold me(Ci sarai sempre
a proteggermi?)
Angel eyes i’m satisfied(Occhi d’angelo io
sono felice)
I don’t want to hear your
story(Non voglio ascoltare la tua storia)
‘cause i can see the thing(perchè
le cose che vedo)
i really want to see(sono quelle che veramente
voglio vedere)
i’m in love(sono innamorata)
I believe in wath i’m feeling(Io credo in quello che sento)
I’d give everythings up just for you(Io farò ogni cosa solo per te)
Love is devoted to those who
see(L’amore è devoto a quelli che mi vedono)
That the last dance you dance with the truth(In quell’ultima danza hai hai danzato con la verità)
Angel eyes with your angel
eyes(Occhi d’angelo con i tuoi occhi d’angelo)
Will you always be there
to hold me(Ci sarai sempre
a proteggermi?)
Angel eyes i’m satisfied(Occhi d’angelo io
sono felice)
I don’t want to hear your
story(Non voglio ascoltare la tua storia)
‘cause i can see the thing(perchè
le cose che vedo)
i really want to see(sono quelle che realmente
voglio vedere)
in your eyes(nei tuoi
occhi)
Angel eyes just want you here
to hold me(Occhi d’angelo
solo vuoi stare qui a proteggermi?)
Angel eyes...(Occhi
d’angelo...)
Silenzio.
Un piccolo timido applauso, un secondo dopo tutti
stavano battendo le mani, gridavano il suo nome: Zell,
Selphi, Irvine, tutti
stretti intorno a lei, la abbracciavano, la baciavano!
Due mani tiepide si posarono sulle sue guance, mentre quegli occhi d’angelo che
tanto aveva pregato di vedere si aprivano davanti ai suoi, più vicino di quanto
fossero mai stati, fino a che quel suo profumo delicato non l’aveva circondata
in un abbraccio e le sue labbra si posavano sopra le sue, non se ne rese conto.
Un tocco fuggevole che iniziò e finì all’improvviso, quasi
dolorosamente...
L’amore
Ora che era finito tutto, ed era sola nella sua camera, non riusciva più a
smettere di piangere, di ridere: non era mai stata tanto felice, il cuore
sembrava volerle volare via dal petto, non si era ancora nemmeno tolta il suo
abito temeva che se l’avesse tolto sarebbe finito tutto. Forse tutto era un
sogno!! Un sogno più lungo e più bello degli altri! Ma era troppo reale il ricordo di quel contatto, di quella
morbida piccola pressione delle sue labbra, non poteva esserselo
inventato!
Squall l’aveva baciata.
Quando qualcuno bussò alla porta sentì il cuore
scoppiare, la tensione la faceva sentire come una corda di violino. La mani ghiacciate scivolarono sulla maniglia, quando
finalmente riuscì ad aprire la porta si trovò davanti la faccia sghignazzante
di Zell più felice che mai.
“Ce l’hai fatta!!!!! Te l’avevo detto IOO!! CE L’HAI
FATTA QUISTY!!!! YUUUHUUUUU!!!”
“Zell...stai buono...non strillare!”
“Ma guarda che faccia che hai!!! Sembra che qualcuno ti abbia appena detto che…hai
conquistato l’amore della tua vita!”
“Lo so...io non posso crederci! Mi sento perfino male!”
“Calmati un po’. Se no ti viene un infarto prima di
domani mattina!”
“No...sono già calma. Ho solo un po’...di tremolio alle gambe.”
“E così...ti ha baciato vero?”
“Sì...non so...non capivo più niente in quel
momento...mi sono saltati tutti addosso!”
“Per forza...eri un vero angelo...sono rimasti tutti a bocca aperta! Eri
davvero...splendida! Non ho sentito nessuno cantare in quel modo.”
“Non ho fatto brutta figura?”
“Non dire sciocchezze.”
“Solo a ripensarci adesso...mi sento morire di vergogna! E’ solo che quando
l’ho visto...sorriderle...e lei che gli prendeva la mano!”
Si massaggiò la testa.
Zell iniziò a ridere così forte da non riuscire a
stare in piedi. Tentò di dirle qualcosa ma le lacrime e i singhiozzi glielo
impedirono, scosse la testa impotente e ricominciando a ridere ancora più
forte. Lo guardò senza capire. Non ci vedeva niente di divertente. Aspettò con
le mani che le fremevano che l’attacco isterico di Zell
finisse. Con ultimi scoppi di risa Zell si sedette a
terra con le gambe incrociate e si schiarì la gola.
“Te la sei persa allora...”
“Cosa ho perso?”
“Tutta la scena...”
Zell ricominciò a sghignazzare incontrollabilmente.
“Ehi smettila! Parla!! Che scena???....dai Zell...dimmi cosa è successo!!!”
“Mmm...” si asciugò le nuove
lacrime annuendo.
“Lui...lui...le ha detto: sei proprio cretina se speri che ti creda
ancora...p-puoi buttarti in un c-c-c-cesso e tirare
l’acqua per quanto mi interessa...E lei a quel punto...aveva i capelli dritti dritti, sembrava una scopa capito...tutta rigida…ho pensato
O-Oddio si rompe...era rossa come se stesse per prendere fuoco!! HAAA HAA...
Poveretta...Irvine è arrivato
con l’estintore gridando...HAAA STA PRENDENDO FUOCO RINOOAAA!!! E poi ha
sparato. Sembrava un pupazzetto di neve...Oddio muoio...muoio...”
Zell si buttò per terra...più o meno dove era caduta
lei presa dalle convulsioni. Non riusciva neanche a respirare immaginando Rinoa tutta piena di schiuma...una specie di
mostriciattolo...si stava CUOCENDO nel suo fuoco...
”Non è finita...ha cercato di scappare...ma scivolava
tutta come un vermetto...non riusciva nemmeno ad
alzarsi in piedi...e rimasta la...tutta dura...fino a che non sono arrivati
Seifer e Fuijin a trascinarla via...ha lasciato una
strisciata...HA HAAA ...una lumacona...l’ho sempre detto io, che era viscida.”
“Basta...mi sento male...basta...”
“Era uno spettacolo...e Irvine che continuava a
schiumarla tutta... la mirava mentre cercava di scappare...così lei
ricascava...”
“HAA...basta!!! Basta...”
Impiegò mezz’ora per calmarsi, con lo stomaco che le faceva un male
dell’inferno...come aveva potuto non accorgersi del trambusto??
Probabilmente nessuno si era interessato al fattaccio. Rinoa
aveva fatto da sola il trambusto.
“Sai una cosa??...Rinoa...non
riesce a farmi pena. Mi dispiace...ma proprio non
riesco a provare pena per lei.”
“Chi semina vento raccoglie tempesta.”
“Come sei saggio. L’ho sempre detto che avevi un gran
cervello. Nascosto bene, in fondo in fondo...”
“Nascosto bene??? Bell’amica
che sei...”
“Scherzo Zell. Non so come ringraziarti. Se tu non
c’eri...non so come sarebbero andate le cose...”
“Un modo ci sarebbe, per ringraziarmi di tutti i faticosissimi sforzi...”
“Dimmi qualsiasi cosa!”
“Va da Squall. Adesso.”
Zell le strizzò un occhio.
“Figurate se lui adesso vuole...”
DRIIIIIIIIN!
Il telefono. Stava squillando. Si guardarono negli
occhi, sentì subito le braccia intorpidirsi. Raggiunse impacciata il
telefono.
“S-sì?”
“Ciao.”
Oddio. Squall. Lui.
“Ciao Squall.”
Zell le fece la bocca a O
mettendosi le mani sulle guance e improvvisando un buffo ballettino.
“Ti disturbo?”
“Certo che no.”
“Ah...allora...io volevo...volevo solo chiederti se...hai tempo di venire
qui...da me...io credo che sia meglio se...parliamo.”
“Sì. In effetti volevo parlarti anche io...”
“Vieni adesso?”
“A-adesso?”
Zell le zompò addosso annuendo energicamente. Lo
spinse via.
“Sì...se però non ti va...non...non fa niente.”
“NO!! No no no...arrivo.”
“Okey. Ciao.”
“A tra poco.”
Abbassò il ricevitore. Ora il panico le stava offuscando la vista, il suo
cervello stava viaggiando alla velocità della luce, si sedette pesantemente
sulla sedia. Zell smise di agitarsi confuso dalla sua
reazione.
“Bè?? E adesso cosa c’è?”
“Non posso andare da lui.”
Si mise le mani sul viso scuotendo la testa.
“Ma che...perchè mai?? Ti è saltato il cervello??
Tante emozioni nello stesso giorno fanno male eh...”
“Non posso proprio.”
“Perchè?????????” Zell si
afflosciò davanti a lei, guardandola disperatamente.
“Ora...vado là...e se lui vuole...fare...”
“L’amore?”
“Sì.”
“E bè?? Cioè...magari!!! ma
sai che stavolta non ci arrivo??...sei preoccupata? Io credevo che
tu...insomma...avessi avuto altre...ehm...avventure
romantiche...insomma...intime...”
“Infatti.”
“Non ci arrivo.”
“Se ne accorgerà!” di fronte allo sguardo vacuo di Zell sospirò profondamente.
“Come posso dirgli che io sono innamorata di lui da...da quando era ancora
perfino troppo piccola da ricordarmene? Come faccio?”
“Mmm...”
“Zell...hai messo via il cervello? Se sono stata con altri...ragazzi...crederà che non lo ho poi
amato così tanto...e non mi vorrà più...”
“Quistis!! Ma...ci sei?
Sappiamo tutti quanti, lui meglio di noi, come si comportava. Nessuno...ma
proprio nessuno avrebbe mai immaginato che lui sarebbe cambiato. Voglio
dire...tu sei una donna, hai bisogno di certe attenzioni...per quanto tu possa averlo amato...aspettare tutta la vita è un po’
lunga...soprattutto quando lo vedi girare mano nella mano con una
strega...tutto contento...dai che Squall non è così superficiale. Dovresti conoscerlo meglio di me.”
Pensò per un po’ alle parole di Zell. Aveva
avuto bisogno di un affetto diverso da quello di un amico: aveva usato delle
persone per ricevere quelle attenzioni la cui mancanza le diventava
insopportabile, purtroppo quella storia le suonava molto simile a quello che Rinoa stessa aveva detto solo pochi giorni prima.
“Non mi vorrà...”
“Togliti dalla testa quella strega dei miei stivali. Lei non è
te...lei doveva solo aspettare...tu non avevi niente. Niente...è diverso
Quisty. Non puoi paragonare la tua storia alla sua.”
“Zell...un giorno...ti farò santo.”sorrise
appena.
Riusciva sempre ad essere così convincente...e riusciva a leggerle anche i
pensieri.
“Va da Squall.”
“Okay...vado.”
“Uhm...non andarci così o ti salterà addosso prima ancora di dire due parole...mettiti
il tuo delizioso pigiamotto da omone e lavati la
faccia.”
Obbedì da brava.
Si sarebbe presentata ancora da lui in pigiama e con la faccia
sconvolta...ormai stava diventando un abitudine.
Bussò decisa alla porta, lanciandosi occhiate circospette in giro. Se qualche professore
l’avesse beccata, ora che era ancora un SeeD l’avrebbero punita come un semplice studente. Relegata
in biblioteca a schedare tutti i vecchi libr, non
voleva neanche pensarci.
Squall aprì silenziosamente la porta: anche lui con il pigiama, un bel pigiama blu scuro, molto simile al suo, anzi, preciso al suo
tranne che per il colore, visto che era porpora. Si guardarono
pensierosi, poi scoppiarono a ridere. Squall le circondò la vita con le
braccia e le posò la fronte contro la sua.
“Stai bene? Sei un po’ sconvolta...”
“Eheh...sì...è che mi hanno raccontato l’incidente
di...”
Squall fece un largo sorrisone.
“Lo so...non ho visto tutto perchè sono corso a guardarti. Mi sono ricordato
subito sai? Sei stata...così brava. Non credevo alle mie orecchie.”
“Io non ho potuto credere a quello che è successo...”
“Ehm...non ho potuto resistere. Scusa.”
Avrebbe potuto baciarlo ancora, erano talmente vicini che sarebbe
bastato una piccola mossa, invece si liberò gentilmente dalle braccia di
Squall e si andò a sedere su una sedia.
“Io...devo dirtelo.”
“Dire cosa?”
“Siediti.”
Squall obbedì mettendosi davanti a lei.
“Io...sono...sempre stata... innamorataditedaquandoerobambina.”
Puntò gli occhi sul pavimento sapendo di essere arrossita intensamente. Sentì
Squall ridacchiare.
“Grazie...”
Alzò un sopracciglio sorpresa. Bè...l’aveva
presa bene. Squall ridiventò serio di colpo e si
allungò di nuovo verso di lei abbracciandola.
Poi la baciò timidamente, per lei era come essere a contatto con
la presa della corrente, sentiva tutto il suo corpo reagire violentemente a
quel contatto; rispose cautamente, Squall la lasciò fare, tranquillo, poi si
scostò un po’ interrompendo il bacio.
“Vedi?...non ho nessun problema con te...è tutto diverso...è sempre stato diverso.
E’ solo che non sono mai riuscito ad ammetterlo a me stesso. Con te sto
così...bene.”
“Vuoi dire...che non sei mai stato bene con Rinoa?”
“Te l’ho detto...mi dava fastidio.”
“Quindi...io non ti do fastidio.”
“No...anzi...mi piace...da morire...se mi baci.”
Squall chiuse gli occhi e strofinò leggermente una guancia su una sua mano. Poi
le baciò il palmo.
“Mi piace quando queste mani mi toccano...”
“Perchè...non mi hai mai...mai dato una solo speranza?”
“Non lo so. Scusa...”
“Non te lo sto chiedendo perchè tu ti scusi...è semplice curiosità.”
Lo accarezzò delicatamente, Squall le rivolse uno
sguardo avvilito che la costrinse ad abbracciarlo, mentre si sedeva vicino a
lui, sul letto. Stringerlo al petto: il suo sogno.
“Stai bene?”
“Sì.”
Cominciarono a baciarsi di nuovo, più decisi di prima. Un vero bacio di quelli
che lasciano senza fiato, che incendiano tutto il corpo, sentiva il desiderio
salirle dentro pericolosamente veloce aveva desiderato per troppo tempo che accadesse una cosa del genere; sentì la lingua di Squall
cercare timidamente la sua...oddio...era davvero troppo...le sfuggì un gemito
di piacere dalle labbra...Squall si ritrasse immediatamente.
“Oh...scusa!!”
Lo guardò senza capire.
“Perchè scusa?”
“Ti ho morso?”
Squall aveva creduto che quel gemito...sorrise.
“No! No affatto! Anzi...”
La situazione in effetti si stava scaldando un po’
troppo, forse era meglio andare a farsi una bella doccia ghiacciata in modo da
calmare i bollenti spiriti. Si alzò con le gambe legnose più che mai.
“Senti...è meglio se torno in camera adesso...”
“Mi dispiace Quissy...sono una
frana...”
Una frana? Baciava come un Dio, era riuscito a creargli una tempesta ormonale
che più che tempesta sembrava un uragano, con un semplice bacio.
Gli prese il viso fra le mani.
“Vado via...perchè se no ti salto addosso.”
Gli disse divertita, era splendido il modo in cui riusciva a farlo
arrossire.
“Sono abbastanza grande da riuscire a difendermi...”
“Squall...”
“Eh ?”
“Ti amo.”
Squall la guardò, sorrise appena e le posò un casto bacio sulle labbra.
Lei lo accarezzò e uscì senza voltarsi, non era sicura di riuscire ad andare
davvero via, se avesse visto ancora il suo viso.
Sentì la sua voce sussurrare il suo nome.
“Sì?” fece estrema attenzione a non voltarsi.
“Stiamo insieme adesso?”
“...non lo so Squall. Tu lo vuoi?”
“Sì.”
“Allora stiamo insieme.”
“Puoi girarti, solo un momento?”
Va bene. Forza e coraggio, avrebbe testato quanto
autocontrollo aveva. Si voltò trovandosi Squall davanti. La baciò,
due secondi dopo la sua porta era già chiusa. A domani allora...Squall.
La prima cosa che vide quando aprì la porta fu Zell addormentato come un ghiro sopra al suo letto, l’aveva
aspettata per sapere come erano andate le cose. Gli accarezzò i capelli: quando
non ce li aveva dritti in testa sembrava un bambino, il tatuaggio sopra al suo
viso lo ringiovaniva angora di più, sembrava quasi il viso di un elfo senza
età. Era solo grazie a lui se ora il suo cuore batteva così forte, senza farle
più male.
“Zell..”gli accarezzò piano
il viso; lentamente lui aprì gli occhi e pi li richiuse, appallottolandosi un
po’ di più.
“Mmm...cinque minuti sorellina...solo cinque
minuti...”
Sorrise divertita, quando erano piccoli l’aveva sempre chiamata sorellina, erano
arrivati insieme alla “casa”, erano stati i primi due bambini a conoscere la Madre.
Era strano il modo in cui i suoi ricordi si interrompevano giusto prima del
momento in cui erano arrivati.
“Non vuoi sapere che cosa è successo?”
“...Quissy!?...mi sono addormentato scusa!”
“Non fa niente.”
“Raccontami!!”
Subito gli occhi di Zell scattarono verso l’orologio
appeso al muro, un sorrisino sarcastico gli sfiorò le labbra.
“...è veloce il ragazzo!! In venti minuti ce l’ha
fatta...”
“Cretino!!! Non abbiamo fatto niente...diciamo che abbiamo solo...messo tutte
le carte in tavola. Stiamo insieme.”
Si buttò sul letto a braccia spalancate. Zell
si buttò sopra di lei ridendo felice e iniziò a darle schioccanti baci su tutta
la faccia. Lo spinse via ridendo a sua volta.
“E’ tutto merito tuo Zell...davvero...se non c’eri
tu!”
“Smetti di ripetermelo ho capito!! Sai anche già come
ringraziarmi! Siamo pari più o meno.” Sbadigliò e si
stiracchiò, gli occhi lucidi di sonno. “Tra un po’ casco per terra. Meglio che
vada...”
“Sarò in debito per tutta la vita con te...davvero.”
Zell annuì sorridendo, poi
improvvisamente il suo sorriso scomparve e sospirò profondamente. Tornò
indietro e si sedette pesantemente sul letto dandole le spalle.
“Io...forse non è proprio il momento visto che hai già avuto un sacco di emozioni...però devo dirtelo...”
Si sentì sprofondare nel materasso, mentre tutta la pelle gelava. Quando un ragazzo parlava in quel modo...significava solo
una cosa.
Dichiarazione in piena regola. Zell le stava facendo
un dichiarazione.
“Oooh...ohhss-sì...non è
che è meglio domani?? Così ci calmiamo tutti un pochino e...e siamo più freschi...”
Zell non si girò nemmeno. Scosse la testa.
“Non credo.”
La guardò in viso, per scoppiare ancora a ridere sonoramente.
“Dai...non fare quella faccia!! Guarda che non sono
mica innamorato di te o cose del genere!!!...Io non
potrei mai innamorarmi di te Quissy...”
Zell la guardò tutto gongolante, sfoggiando un
sorrisone a trentadue denti.
“Ah scusa tanto!!! Ti faccio così schifo??”
“No...non è per questo...”
Zell le avvicinò il viso al suo sempre
sorridendo.
“Non potrei mai innamorarmi, perchè io e te siamo fratelli. Ecco tutto.”
Sentì il sangue defluirle dal viso, si appoggiò in
fretta con i gomiti sul letto abbassando la testa. Era impazzito??
Non poteva essere, c’era stato un periodo in cui l’aveva sospettato, ma quelle
che aveva considerato erano coincidenze piuttosto scarse, si portò le mani ai
lati della testa per riuscire a calmare il violento flusso di pensieri.
“Scusa se sono saltato fuori così...ma dovevo dirtelo. Scusa.”
Zell alzò gli occhi colpevole,
tutto curvato in avanti come aspettando una sberla.
“Sei sicuro di questa cosa?”
“Qualche settimana fa sono andato da Edea, non so
perchè ci sono andato, ma quando mi ha visto mi ha solo sorriso e mi ha dato
questo...”
Quistis prese i due fogli che Zell
aveva tirato fuori di tasca. Li scorse in fretta...erano due certificati di
nascita.
Era ovvio che l’orfanotrofio doveva possederne una
copia. Sentì bloccarsi il fiato in gola quando
leggendo quello di Zell vide il cognome scritto di
fianco al suo nome...Zell Trepe.
Zell era stato adottato, lei era partita prima che
questo accadesse.
Puoi aveva perso tutti i suoi ricordi, con l’uso dei GF...e quando era arrivato
anche Zell era accaduta la stessa cosa.
Per lei Zell era sempre stato Zell
Dincht il ragazzino dagli occhi azzurri con quel
tatuaggio strano in faccia che faceva ammattire tutti i professori per la sua iperattività impossibile da contenere.
“...perchè non me l’hai detto quando...l’hai saputo?”
“Non lo so. Prima volevo fare qualcosa d’importante per te...”si grattò la folta chioma bionda spettinatissima e
sorrise, mostrandole la lingua.
“Scuu-usa...”
Sorrise, lo colpì scherzosamente con i fogli sulla testa, poi lo abbracciò
forte, mentre iniziava a piangere e a ridere contemporaneamente. Zell la abbracciò timidamente abbassando la testa, mentre
una lacrima gli scivolava sulla guancia fino sul mento cadendo sulla stoffa del
suo pigiama...seguita da una altra. Continuarono per
un po’ a rimanere in quella posizione abbracciati, a
singhiozzare.
“Basta...mollami, mi stai smoccolando sul pigiama pulito!”
Zell si tirò indietro, gli occhi rossi e il viso
ancora tutto bagnato e rosso di pianto. Tirò su con il naso voltandosi
imbarazzato.
In fondo era sempre un uomo, gli uomini non piangono di fronte alle
donne!
Quistis sorrise attirandolo ancora fra le braccia,
accarezzandogli i capelli, ignorando le infantili e scherzose proteste del suo
“nuovo” fratellino, che nel frattempo si era rimesso a piangere e borbottare un
sacco di scuse.
“Ho ricevuto fin troppe scuse oggi...baaaasta!!”
“...non credere che adesso puoi comandarmi come ti pare solo perchè sono tuo
fratello minore...”
“Mah...dipende se ti comporti bene o no.”
“Sei perfida.”
“E tu sei un fratellino dolcissimo.”
In un giorno solo aveva trovato due cose importantissime: l’amore e la
famiglia.
Chiaramente Zell non tornò in camera sua, nonostante
tutte quelle proteste adorava quelle coccole: finalmente
la vedeva sorridere, e sapeva che anche il suo cuore stava brillando.
Grazie a Rinoa, che durante la
notte aveva fatto atti vandalici un po’ dappertutto, erano continuati a
scattare allarmi tutta la notte, alla fine non aveva
dormito niente e Zell era un pessimo compagno di
letto: tirava calci, parlottava, russava e continuava a tirare dalla sua parte
tutta la coperta, le aveva perfino tirato una gomitata in faccia, aveva cercato
di soffocarlo con il cuscino, ma alla fin fine non poteva assassinare il suo
fratellino appena ritrovato e l’aveva lasciato vivere, ma aveva pagato quel
gesto con un altra gomitata, nello stomaco.
Per tutta la mattina e per tutto il pomeriggio era
stata continuamente richiamata nell’ufficio del preside (era un SeeD di massimo livello) per organizzare gruppi di studenti
che avrebbero dovuto risistemare i danni di Rinoa, era
riuscita a ritornare in camera sua solo dopo cena e per tutto quel tempo non
era riuscita a vedere Squall di sfuggita nemmeno una volta. La cosa la
disperava, magari sarebbe passata dalla sua camera più tardi, dopo una bella
doccia.
Scorse quasi per caso un bigliettino infilato sotto la porta: lo raccolse con
il cuore che batteva a mille, le sfuggì di mano due volte e fu un impresa non da poco aprirlo. Era di
Squall.
”Non ti ho trovato per tutta la giornata, mi stai evitando?
Spero di no...mi stai già facendo preoccupare!
Se ti va, ti aspetto in camera mia, quando vuoi, la porta è aperta.
Vieni, ti prego.
Un bacio
Squall”
Osservò per alcuni istanti il bigliettino, stringendolo fra le mani, ma l’aveva
sul serio scritto Squall?? Dove l’aveva tenuta tutta
quella gentilezza fino a quel momento? Lo piegò con
cura e lo posò sulla scrivania, posandovi prima un
bacio. Si fece una doccia veloce, infilò un maglione e una gonna puliti e uscì di corsa dalla stanza.
Come Squall gli aveva promesso la porta era aperta.
Entrò silenziosamente: strano, non c’era nessuno, la stanza era vuota anche se la luce era accesa. Sentì un piccolo fruscio
nel bagno...
“Squall?? Sei lì?”
La porta si aprì: Squall uscì tutto avvolto in un asciugamano, i capelli ancora
gocciolanti...la guardò sorpreso, poi le sorrise, un bel sorriso felice.
“Credevo ormai non venissi più!”
“Ho trovato il tuo biglietto. Scusa per oggi, purtroppo qualcuno ha continuato
a fare danni in tutto il garden...”
“Capisco. Scommetto di sapere il nome del colpevole.”
Squall si sedette al suo fianco, pensieroso. Averlo così vicino la
faceva sentire stranamente accaldata, poteva intuire che sotto quell’asciugamano non c’era niente...se non la pelle calda
e pallida di Squall.
“Se ti vuoi vestire...io ti aspetto qui...” l’imbarazzo nella sua voce era palpabile.
Squall la guardò alzando un sopracciglio, gli occhi
improvvisamente incupiti.
“Non credo che sia necessario, vestirsi.”
Si alzò in piedi continuando però a tenersi coperto. La sola vista dei
suoi polpacci nudi le dava i brividi su tutto il corpo.
Si schiarì la gola, non
voleva farlo arrabbiare.
“Ti stai facendo tanti problemi, solo perchè ho fatto un sacco di storie con Rinoa?”
Scosse la testa, non poteva parlare perchè
in quel momento il viso di Squall era tutto offeso e imbronciato quasi la sua
reazione fosse un dispetto; quando era bambino le faceva la stessa faccia
quando non voleva fare qualcosa che dove fare o viceversa. Squall si arrabbiava
come un ape quando gli dava del bimbo capriccioso. Se apriva la bocca si sarebbe messa a sghignazzare...proibito!
“Va bene...allora cosa intendi fare?” ammiccò maliziosamente...appoggiò le mani
indietro sul letto, incrociando le gambe.
Le guance di Squall si velarono di un rosa delicato, roteò gli occhi e il suo
broncio aumentò.
“Vuoi mettermi in difficoltà?”
“No affatto.”
Rispose con la voce più innocente del mondo. Oh...era troppo...con
quel faccino tutto arrabbiato era proprio uguale al bimbetto di tanti
anni prima.
“Mi stai...prendendo in giro...” piagnucolò Squall
continuando a sgocciolare in giro. “Sono serio...io...”
Si morse un labbro in un gesto di estrema insofferenza, poi improvvisamente le
afferrò una mano tirandola in piedi e premendosi contro di lei mentre nello
stesso tempo lasciava cadere l’asciugamano...per un attimo riuscì a vedere il
corpo ancora umido e completamente nudo di Squall...da togliere il fiato, da
togliere ogni scintilla di vita.
E poi si spense la luce.
“Squall...cosa...”
“Io sono sicuro...che ti amo Quissy” le sue labbra
morbide sulle sue, l’umido calore del suo corpo contro il suo maglione, le
braccia sottili, forti, strette intorno a lei.
“Abbiamo perso...così tanto tempo, per colpa mia...”la
sua voce era bassa...le stava parlando nell’orecchio, le labbra che le
sfioravano sensualmente il lobo.
“Non preoccuparti del tempo...”
“Ti amo Quissy...voglio fare l’amore con te.”
La luce tornò magicamente e si trovò persa dentro quegli occhi, pieni
d’amore.
“E’...la prima volta, che non mi sento solo.”
L’unica cosa che riuscì a fare fu quella di baciare quegli occhi, mentre cominciava ad accarezzare
l’aggraziata linea della schiena; Squall rabbrividì intensamente contro la
punta delle sue dita.
Lo spinse delicatamente steso sul letto, mentre i baci diventavano sempre più
profondi e più intensi, sentiva ogni centimetro di pelle formicolare di
vibrante eccitazione, Squall gemeva piano, nella sua bocca, mentre con le mani
tentava impacciatamene di alzarle il maglione.
“Ehi...lascia, faccio io...”
Si liberò del maglione, non si era messa niente sotto,
osservò attentamente la reazione di Squall...lui voltò lo sguardo, ritornò a
guardarla, chiuse gli occhi e le posò delicatamente le mani sul seno...la
accarezzò timidamente, schiudendo le labbra...tornò a guardarla, gli occhi
brillanti.
Ammiccò lievemente e sorrise, si spinse verso di lui per baciarlo
ma Squall si tirò indietro.
“Non mi sembra, che siamo ancora pari...” si sedette
di fronte a lei e le baciò appena il ventre appena sopra l’ombelico, mentre le
sganciava la gonna.
Si liberò anche di quella...sorrise. Peccato che dentro, non avesse nessuna
voglia di sorridere, si sentiva come una ragazzina inesperta: i nervi a fior di
pelle, le mani sudate...era colpa della sua
perfezione, colpa di quegli occhi che la guardavano con tanto puro amore, dei
suoi sentimenti che ora le scorrevano violenti nelle vene.
Le dita lunge di Squall si insinuarono sotto
l’elastico dei suoi slip, mentre le labbra continuavano a depositarle sul
ventre tanti piccoli baci, era troppo bello...ora erano davvero pari. Squall si
tirò indietro su letto appoggiandosi si gomiti e
aprendo le cosce in modo stuzzicante, togliendosi i capelli da davanti agli
occhi gettando indietro la testa e scuotendola brevemente. Era a serio rischio
d’infarto, doveva darsi una calmata o sarebbe svenuta sul serio.
“Vieni Quisty...” sussurrò stendendosi e tendendole le braccia, in una muta
preghiera che si poteva però scorgere nella brillantezza tempestosa di quei due
mondi blu, si lasciò scivolare tra le sue gambe, sinuosamente, i loro corpi si
intrecciarono, gambe e braccia, mentre i loro baci si fondevano in un unico
appassionante bacio che permetteva a stento di respirare, ogni millimetro di
pelle le formicolava, ogni parte a contatto sembrava vibrare...il vellutato
tatto del suo sesso rigido di passione contro il ventre.
Doveva dirglielo...non poteva far finta di nulla, dopo che gli aveva confessato
di amarlo da una vita. Non poteva far finta di nulla e
semplicemente lasciare che accadesse...senza che non fosse perfetto. Dove
dirglielo, anche se questo avrebbe rischiato di sfumare tutto il pathos di quel
momento.
“Squall...devo dirti una cosa..”
“Oh Quisty...cosa?”
“Non è così semplice...ho...paura che poi tu non mi voglia più!”
Il sensuale avvinghiarsi di Squall si allentò un po’...di poco, sospirò
chiudendo gli occhi cercando di regolare il respiro affrettato e il veloce
alzarsi del petto. Poi la guardò.
“E’ così grave?”
“Non lo so.”
“Puoi...dirlo subito?”
Poteva vedere il forte desidero e l’insofferenza nel
suo viso. Non voleva tenerlo in quello stato.
“Io ho...sono già stata...insomma...ecco...”
“Quissy...”gemette Squall mordendosi le labbra.
“Non è la prima volta per me...”sussurrò sentendo un brivido freddo
serpeggiarle giù dalla schiena, Squall aveva continuato a fissarla con quegli occhioni perplessi per un po’ come se si stesse aspettando
qualcos’altro.
“Stai cercando di prendere tempo?”
“No! Tu...mi vuoi ancora? Anche se io ho...se non ho
aspettato te.”
Un basso ridacchiare. Stava ridendo? Toccò a lei guardarlo perplessa.
Squall se la tirò sopra e le baciò teneramente le palpebre, poi la punta del
naso e infine le labbra.
“Ti basta come risposta?” le sue braccia forti si chiusero intorno a lei,
mentre quel piccolo sorrisino ironico continuava ad aleggiare sul suo viso
incurvandogli appena gli angoli della bocca.
“Almeno uno dei due sa cosa fare.”
Fu il suo candido commento. Rimase completamente spiazzata da quella reazione
tanto tranquilla, si aspettava almeno un broncio, qualche battuta cattiva.
“Sì...amore. Mi basta. Ora non parlerò più.”
Lasciò scivolare la mano fra le gambe schiuse di Squall, sulla bollente asta
che continuava a premere insistentemente contro di lei, Squall sobbalzò
sorpreso a quel tocco sconosciuto, ma poi si rilassò sotto di lei, la deliziava
quel leggero suo tremare, il modo in cui piccoli ansiti gli sfuggivano dalle
labbra rosse e leggermente gonfie per il gran baciare.
“Quissy...ah!...Mmm..”
“Ssh.”
“N-no...asp...Aaaah!”
Appena prese fra le labbra il capezzolo duro e appuntito di Squall lui si
inarcò deliziosamente sotto di lei, premendo il viso contro i cuscini cercando
di smorzare le grida sempre più alte di piacere. Lasciò che la lingua
scivolasse sulla punta, poi intorno, seguendo il piccolo cerchietto bruno. I
suoi gemiti erano una musica troppo dolce per poter
smettere. Sentì le mani di Squall spingerla indietro mentre
lui si sedeva, il viso colorato...
“Aspetta!...non dimentichi qualcosa?”
Squall si girò frugando nel cassetto e voltandosi con una piccola bustina fra
le mani. Se l’era completamente dimenticato! A quanto
pareva Squall riusciva a muoversi disinvoltamente e con il solito giudizio
anche in situazioni come quella.
La guardò imbarazzato, imbronciandosi improvvisamente. E
adesso che cosa gli prendeva?
“Non guardarmi...voltati.”
Quello. Si voltò sorridendo, era troppo bello il suo fare così
innocente, il suo modo di ostentare una sicurezza che non possedeva, dolce come
il miele...aspettò cercando di calmarsi, che Squall facesse tutte le sue cose e
infine richiamasse la sua attenzione con un solleticante bacio sul collo...si
era girata ritornando sopra di lui.
Si strofinò lentamente, invitandolo con un gesto delle anche...Squall ansimò,
chiuse gli occhi, facendo un lungo sospiro e mordendosi le labbra...lo sentì
premere timidamente contro di lei...mentre il leggero
tremare aumentava, lo sguardo che cominciava già a perdersi mentre lui entrava
in lei, nel suo calore, facendo svanire in un attimo tutti suoi sensi e nello
stesso tempo ingigantendoli fino all’infinito...era la sensazione di quando ci
si lascia cadere da un precipizio altissimo, a strapiombo su un mare tempestoso...la
sensazione di stare per morire sapendo che invece avresti continuato a vivere.
Le spinte di Squall le stavano facendo perdere la
testa, aumentò il suo dolce movimento ondulante, Squall rispose alla
provocazione rendendo più lunghi e profondi i suoi movimento, mentre il loro
corpi e il loro calore si fondevano insieme in un unico accecante e divampante
fuoco...le gambe intrecciate a alle sue erano un delizioso dolore...mentre
cominciava a gemere forte a sua volta...le mani di Squall che stringevano spasmodicamente
il lenzuolo, le labbra schiuse in continui brevi gemiti...
Squall si inarcò di nuovo, vibrando, tendendo tutti i muscoli del suo corpo,
mentre veniva...il viso stravolto da un espressione estatica di infinito
piacere...si lasciò andare a sua volta...lasciando che tutto ciò che sentiva in
quell’attimo sparisse in un unico turbinio di
estasi...sciogliersi su di lui, assorbire il suo calore. Com’era splendido il
suo viso...gli angeli del cielo non erano che stelle
cadenti al suo confronto...deboli fiaccole che si spegnevano sotto il vento di
quella passione...l’amore che sentiva si aprì come una rosa che sbocciava,
riversandosi tutto intorno a lei...come un manto luminoso e bianco che ricopre
ogni cosa...nessun suono, più nulla intorno a lei...per un attimo. Un attimo
che poteva essere niente e l’eternità insieme...
Erano rimasti tranquillamente abbracciati...prima di
addormentarsi Squall l’aveva guardata per un po’...senza dire nulla, solo un
leggero sorriso mentre le palpebre si appesantivano fino a chiudersi.
Si svegliò con la luce del sole che si riversava ai piedi del letto, si erano dimenticati perfino chiudere le tende...ruotò appena
la testa per osservare il viso addormentato del suo amore...del suo
amante...del suo amico. Squall si mosse nel suo abbraccio premendo il viso
nell’incavo del suo collo, facendo scivolare il
lenzuolo un po’ in basso, con un movimento della gamba.
Passò le dita fra i suoi capelli posando un piccolo bacio sulla
vicino all’orecchio.
“Squall...ti svegli?”
Squall si voltò decisamente brontolando dall’altra parte, strattonando il
lenzuolo. Lui e Zell si erano messi d’accordo nel
lasciarla sempre dormire al freddo? Gli si avvicinò e premette il seno contro
la sua schiena, invitante, Squall mugolò qualcosa e si spinse verso di lei,
cercando di mettere un po’ più al caldo la sua schiena.
“Squall?”
Che dormiglione!!
Forse era meglio tentare con un approccio diverso, un po’ più deciso. Lo
scavalcò mettendosi davanti a lui e lo baciò...una...due…tre volte.
Squall aprì un occhio, la osservò con cipiglio e lo
richiuse senza muovere un solo muscolo. Va bene...allora sarebbe passata alle maniere forti. Lo riscavalcò
e si posizionò alle sue spalle, pregustandosi già la
reazione...provò un ultima volta a svegliarlo con un bacio sul collo ma in
risposta ricevette solo un grugnito.
Sorrise ampiamente...lasciò che una mano partisse dalla spalla, giù fino al
fianco...sulle deliziosa appuntite ossa del bacino che in quel momento erano
messe in risalto dalla posizione...si spostò su una natica...accarezzando,
accarezzando, fino a raggiungere quel piccolo posto segreto...nel mezzo. Niente
di niente. Squall ignorò tutto il suo daffare bellamente. Continuò per un po’
con quelle leggere carezze...poi improvvisamente, spinse la punta del dito,
appena, dentro Squall...
“AAAAAA!!”
Squall si gettò in avanti con un versaccio, giù dal letto con un tonfo sordo,
tutte le coperte intorno, sgambettando come un pazzo. Aveva lottato per alcuni
istanti fino a che non era riuscito a tirare fuori la testa, gli occhi
sgranati.
“Ma...ma...sei matta?”
Scoppiò a ridere stendendosi sul letto e allungandosi
verso di lui. Gli sventolò un dito in faccia, di fronte al naso.
“Mi hai ignorata apposta! Adesso sei sveglio.”
“...non fare MAI più una cosa del genere!! Sei matta...”
“Ha funzionato! Ora sei bello sveglio...vieni...”
tentò di abbracciarlo ma Squall la spinse indietro
offeso.
Naturalmente il broncio più lungo che avesse mai visto stampato in faccia.
Anche se gli occhi tradivano un certo divertimento...
“Adesso aspetti che vada in bagno...ti saluto quando ho
finito.”
“Hai dimenticato: così impari!”si alzò in piedi andando ad abbracciarlo.
Squall non oppose resistenza questa volta e se la strinse contro con un piccolo
sorrisino.
“Okay, scusami. Guai a te se rifai una cosa del genere però.”
La baciò teneramente cominciando a spingerla ancora a letto.
“Io mi sono scusato...ora devi farti perdonare tu...”
In quel momento si spalancò la porta: Irvine e Zell irruppero nella stanza parlando tutti e due
insieme...bloccandosi contemporaneamente e fissando il letto dove si stavano
rotolando loro due...tutti quanti immobili a fissarsi l’un l’altro.
“Ahah...l’abbiamo trovata...” zufolò
tutto contento Irvine guardando con interesse Quistis.
Zell cominciò a spingerlo fuori tutto imbarazzato
balbettando qualche cosa di incoerente, non era facile allontanare Irvine da una donna nuda.
Squall era pietrificato.
“Scuuuusa!! Scuuuusa!!
Mamma mia che figura di...Irvine schiodati!! Usciamo di qui!!”
“Oh sì...bravo Squall!!! Le bionde sono le migliori!!”
Quistis afferrò un cuscino tirandolo con tutta la
potenza che aveva in corpo verso Irvine, beccando
invece Zell che rovinò sul pavimento trasportandosi
appresso anche l’obbiettivo mancato.
Quistis si precipitò a chiudere la porta,
appoggiandosi poi con la schiena contro. Sospirò. Ma
perchè dovevano sempre fare dei guai quei due?
Squall continuò a rimanere nel suo stato di pietrificazione, prima di arrossire
intensamente sgonfiandosi come un palloncino.
Si erano dati appuntamento alla zona segreta, a
mezzanotte esatta. Era arrivata dieci minuti prima,
per poter rimanere prima un po’ da sola a riflettere, appoggiata al parapetto
del balcone, osservando la sagoma illuminata del Garden che si stagliava imponente
brillando nell’oscurità.
Era stato lì...il posto dove aveva tentato di confessare per la prima volta il
suo amore a Squall.
Purtroppo aveva cominciato il discorso un po’ alla larga e Squall se ne era
andato via lasciandola da sola a piangere come un stupida circondata da
coppiette innamorate che si baciavano e abbracciavano impietose del suo dolore.
Era voluta tornare SeeD per stare al suo fianco, anche
se a Squall non era importato.
“A cosa pensi, amore...?”
Sentì la mano di Squall posarsi su una spalla, mentre la abbracciava voltandola
verso di lui. Voltò la testa da una parte ritraendosi poi di scatto con il viso
contratto in un’ espressione di disappunto. Squall la
guardò sorpreso indietreggiando di un passo.
“Lo sai...avevo così tanto disperato bisogno di
qualcuno che mi ascoltasse...che mi dicesse che non era vero che nella mia vita
ero solo un fallimento...avevo un disperato bisogno di te. Ma mi hai girato le
spalle senza esitare...senza voltarti indietro nemmeno una volta. Mi hai
spezzato il cuore lo sai?”
“N-non...volevo...”
“Mi hai guardato con quei tuoi occhi di ghiaccio...non sai quanto possano far male. Mi hai detto che
i miei problemi non ti interessavano per niente...”
“Mi dispiace.”
“Anche a me.”
Gli voltò le spalle con lo sguardo perso nel vuoto, ricordando fin troppo bene
quella sensazione che l’aveva colpita come uno schiaffo, la dura realtà.
Squall tentò di abbracciarla da dietro ma ancora una volta si liberò dal suo
abbraccio allontanandosi da lui.
“Se ora...ti dicessi che a me non importa nulla, della tua vita, come ti
sentiresti?”
Squall la guardò avvilito, abbassando lo sguardo di fronte alla freddezza del
suo viso. Lasciò che i capelli scendessero sulla faccia.
“Mi sentirei...come un uomo che cammina in un deserto di pietra...mentre
si avvicina alla fine del mondo...perso...”rialzò il viso che era impallidito
intensamente, le si era avvicinato a passo quasi traballante, poi, con sua
immensa sorpresa si era inginocchiato davanti a lei, si era tolto i guanti e le
aveva preso la mano.
“Perdonami. Ero un uomo cieco...ora grazie a te riesco a vedere ancora la
luce...attraverso i tuoi occhi...perdonami Quistis...perdonami
o uccidimi adesso. Non mi importa. Mi merito ogni cosa tu decida.”
Vide nascere una piccola lacrima...la vide scendere lentamente sulla sua
guancia, illuminarsi per un attimo per poi spegnersi sulle sue labbra. Si inchinò di fronte a lui abbracciandolo forte, quasi
cercando di fargli sentire quanto amore aveva ancora dentro da potergli donare,
voleva dirgli che era stato solo per un attimo il dolore del suo ricordo, ma
non riusciva a parlare, mentre il corpo caldo di Squall tremava di
costernazione e disperazione davanti a lei. Toccò la schiena, una guancia,
cercando di alzargli la testa in modo da poter guardare dentro i suoi
occhi.
“Non mi lasciare...non mi lasciare...non mi lasciare...”
continuò a ripetere Squall senza però alzare la testa
a guardarla, la voce tremante e debole...Oh Dio.
“Squall...Squall ti amo. Ti ho amato sempre e sempre ti amerò.
Come potrei mai lasciarti? Mi sono persa solo un attimo...non
fare così, ti prego. Guardami.”
Gli occhi sono lo specchio dell’anima e gli occhi di Squall le stavano mostrando un mare rosso di disperazione. Lo vide
quasi sciogliersi di fronte al suo viso sorridente e alle sue
lacrime, mentre una pioggia di baci dolcissimi cadeva su di lei, ricoprendola
di una morbida certezza.
“Dimenticherò...per te. Farò finta che sia stato tutto un brutto sogno...che in
verità le nostre anime non si sono mai allontanate."
Squall la guardò, mentre un sorriso luminoso si faceva
strada fra le lacrime.
“Ti amo.”
Sussurrò dolcemente.
Era stato bello sognare, immaginare quei baci pieni d’amore che non aveva mai
conosciuto prima, immaginare che le nuvole del cielo potessero aprirsi ad un
suo solo sorriso. Ora lo sapeva, non era stato solo un lungo sogno pieno di
desiderio, ciò che ora aveva tra le braccia era Squall: Squall e il suo amore,
che l’avrebbe scaldata per sempre...fino oltre alla fine, oltre la
vita...perchè ora stava cominciando a vivere.
Vivere nelle realtà...
The end
Le canzoni usate in questa fanfiction sono “I love you” di Celine Dion; “Angel eyes”
degli Ace of Base.
Non avevo anticipato niente, ma se qualcuno ha letto un’altra delle nostre ff sarà certamente rimasto stupito
dal ruolo che ha qui Seifer. Ebbene ai tempi Yuna non
prestava molta attenzione a quel fusto e fu proprio dopo questa ff che le cose cambiarono anche per lei…He
he he, come resistere a Seifer???
Anche se la coppia Squall-Quistis
resta la prima e la preferita, ne arriveranno delle
altre!!!Se vi è piaciuta continuate a supportarci! ^_^