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Autore: Narmona    19/01/2014    2 recensioni
[Shonen-ai Wright x Edgeworth]
Wright ha seri problemi con il pagamento dell'affitto dell'ufficio e Maya lo costringe a chiedere un piccolo prestito all'unica persona che potrebbe aiutarlo: Miles Edgeworth.
Phoenix decide di mettere da parte il suo orgoglio personale e farsi ricevere in un colloquio, per scoprire che il suo amico/nemico non ha alcuna intenzione di aiutarlo... o almeno così sembra.
In realtà Edgeworth prova una serie di sentimenti complicati nei confronti dell'avvocato che però non è mai riuscito a rivelargli. Forse è questa l'occasione giusta per aprirgli il suo cuore?
Genere: Drammatico, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dick Gumshoe, Maya Fey, Miles Edgeworth, Phoenix Wright
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Salve ^^
Questa volta ho sentito  l'esigenza di scrivere una dolce shonen-ai tra questi due splendidi personaggi, buona lettura!!


-Non è possibile, Nick! Anche questo mese non abbiamo i soldi per pagare l'affitto!- Esclamò all'improvviso Maya, parandosi proprio davanti il televisore.

Phoenix Wright, il grande avvocato difensore, si agitò sul divano per cercare una posizione che gli permettesse di vedere il televisore anche con la ragazza davanti, ma invano.
-Non essere sciocca Maya, stamattina è arrivato l'ultimo cliente che ho difeso per pagarci, no? L'hai accolto proprio tu mi sembra!-

-Si, è vero- Ammise la ragazza senza perdere il suo furore -E questo è quello che mi ha dato!-

L'avvocato si ritrovò davanti il naso due biglietti per lo spettacolo dal vivo del Samurai D'Acciaio.
-Ma cosa diamine...?-

-Ovviamente lì ho accettati subito. Pearl non crederà ai suoi occhi, ma di certo questi non possono pagarci l'affitto!-

-Beh, se li mettessimo all'asta su internet di sicuro troveremmo qualcuno che...- Cominciò ad ipotizzare il ragazzo prendendoli in mano per osservarli più da vicino, ma la sensitiva glie li strappò subito di mano con uno scatto felino.

-Nemmeno per sogno! Porterò personalmente Pearl allo spettacolo e mi farò anche una foto con il mitico Samurai D'acciaio! Forse gli chiederò anche un autografo!-

Ehi, ma dico, quanti anni hai? pensò Phoenix sbirciando la tv, ma il programma che stava beatamente seguendo era appena finito.

-E secondo te cosa dovremmo fare? Dove li trovo i soldi per l'affitto? E non guardarmi così, non è colpa mia se i miei clienti non mi pagano in contanti!-

-O non ti pagano proprio!- Rimbeccò la ragazza -Allora non ti resta che chiedere un piccolo prestito a qualcuno. Diciamo un favore che ricambierai appena potrai, si!-

Wright rimase a guardare Maya pensieroso. In effetti l'idea non era male, ma non sapeva a chi chiedere questo "piccolo" favore: il detective Gumshoe era escluso a priori, gli avevano dimezzato di nuovo lo stipendio quel mese e non aveva i soldi nemmeno per pagarsi da mangiare; Larry prestava i soldi soltanto alle donne e Maya non era ancora cosi' "maggiorata" da potergli spillare una somma simile e di certo Mia non avrebbe mai accettato di farsi evocare per una cosa simile; Franziska Von Karma gli avrebbe prestato volentieri tante frustate quant'era la cifra richiesta, perciò non sarebbe mai andato da lei; il giudice pensava ancora che lui lo volesse uccidere dal caso di Shelly de Killer, e anche in questo caso era meglio non avvicinarsi a lui. Restava soltanto una persona a cui poteva chiedere una cosa simile.
Appena Wright capì che quella era l'unica possibilità che aveva si alzò di scatto urlando una sonora OBIEZIONE che spaventò a morte Maya.
-No, non posso andare da lui a chiedergli una cosa simile, tutti ma non lui! Che ne sarà del mio orgoglio personale? Maya, accidenti, dammi quei biglietti!-

Ma Maya riuscì a scappare fuori la porta dello studio appena in tempo, così l'avvocato non riuscì ad acciuffarla.
-Lo spettacolo inizierà stasera e finirà tardi, credo! Vado a prendere Pearl al villaggio Kurain, e dopo rimango a dormire da lei al villaggio! Quando torno domani cerca di farmi trovare i soldi dell'affitto, capito Nick?-
Quell'avvertimento suonò come una pura minaccia.


Se non mi farai trovare i soldi dell'affitto e se perderemo lo studio legale per questa tua negligenza evocherò mia sorella Mia che te le darà di santa ragione!


Al solo pensiero Phoenix deglutì terrorizzato. Quando si arrabbiava Mia diventava una furia, lo aveva provato sulla propria pelle.
L'avvocato si risedette sul divano, poi si mise le mani tra i capelli, disperato:
-Cosa posso fare? Perché proprio lui?-

Ma più ci pensava più non trovava altre soluzioni. Era abituato a pensare velocemente, vagliando ogni possibilità per poi scegliere la migliore, come un vero avvocato difensore sotto pressione in un processo, ma quella era una di quelle situazioni in cui non vi erano altre alternative e che o si imboccava quella oppure si perdeva in partenza. Doveva farlo, per il bene dello studio, per il bene di Maya e per il suo bene.
Con un profondo sospiro prese l'amara decisione: sarebbe andato da Miles Edgeworth a chiedergli un piccolo prestito per poter pagare l'affitto. In fondo quel procuratore perfezionista avrebbe potuto benissimo aiutarlo, aveva soldi a palate.


Beato lui.



Il sole stava ormai tramontando quando Edgeworth posò l'ultimo dossier del caso sulla pila di scartoffie che ingombravano la sua sontuosa scrivania da lavoro. Era di legno di ciliegio e la luce giallognola che proveniva dalla finestra lì accanto risaltava la sua lucentezza. Miles Edgeworth adorava l'ordine e la pulizia, e per questo delegava il compito di una pulizia maniacale del suo appartamento ai suoi sottoposti, soprattutto al detective Gumshoe, che si rendeva sempre molto disponibile. E, doveva ammetterlo, adorava anche avere dei sottoposti da poter comandare a piacimento come fossero i suoi maggiordomi personali.
Finalmente, dopo una giornata di lavoro a dir poco stressante, il procuratore in rosso poteva stendersi sul suo adorato divano di velluto color vinaccio e rilassarsi con una tazza di te' bollente e una nuova puntata del Samurai D'Acciaio. Ma nel momento in cui si era appena seduto sul divano qualcuno suonò al citofono, disturbando quel rito sacro che ogni giorno compiva dopo il lavoro.

Chi osa disturbarmi a quest'ora del pomeriggio? Se è il detective Gumshoe gli farò dimezzare ulteriormente lo stipendio! Pensò irritato avvicinandosi al citofono. Ma nel sentire la squillante voce dell'avvocato Phoenix Wright chiedergli un colloquio urgente, il procuratore agganciò subito il citofono per ritornare al suo divano.

Il povero Wright riuscì ad entrare nell'appartamento soltanto dopo aver suonato per ben sette volte al citofono senza avere risposta.
-Accidenti Edgeworth, mi hai aperto finalmente!- Fu la prima cosa che disse Wright nel vederlo sulla soglia della porta dell'appartamento.

-Che cosa vuoi? Non ho tempo da perdere con te- Si limitò a rispondere Edgeworth.

Phoenix rimase fermo davanti al procuratore aspettando di entrare nell'appartamento, ma il ragazzo dai capelli argentei non accennava a muoversi.
-Dunque... Non mi fai entrare?- Chiese titubante.

-No!-

-E perché?-

-Non so cosa tu voglia, Wright, e non m'interessa, quindi di subito quello che hai da dire e vattene- Rispose freddamente il procuratore.

Phoenix lo guardò offeso:
-Sei sempre così cordiale con i tuoi clienti? Ho chiesto un colloquio, ed è anche piuttosto urgente. Allora, mi fai entrare no?-

A malincuore Edgeworth dovette liberare il passaggio e far accomodare nel suo studio l'odiatissimo rivale che si era inaspettatamente tramutato in un potenziale cliente. Purtroppo era il suo dovere da procuratore accogliere cordialmente e ascoltare i suoi clienti nel suo ufficio.

-Colloquio urgente? Sono proprio curioso di sapere di quale stupidaggine mi vorrai parlare!-

Il procuratore si sedette dietro la sua scrivania appoggiandosi allo schienale della poltrona, incrociando le braccia sul petto 
-Ti ascolto-

-Non è una stupidaggine... Non proprio- Esordì Phoenix -Non è facile per me chiederti questa cosa, credimi, ma Maya non vuole sentire ragioni...-

Miles non distolse lo sguardo dal ragazzo dai capelli a punta, uno sguardo che lo stava mettendo vistosamente in soggezione 
-Continua!-

-Miles... Mi serve un prestito.- Tagliò corto Phoenix. Non voleva usare giri di parole contorti o altri magheggi da avvocato per non infastidire ulteriormente il procuratore.

Edgeworth rimase in silenzio, impassibile, aspettando che l'avvocato riprendesse il discorso. La sua impassibilità non lo rassicurò minimamente.

-I miei clienti non mi hanno pagato, o meglio, hanno usato forme di pagamento alternative che però non mi permettono di adempiere al mio dovere nei confronti della società e nei confronti della nazione che ha riposto in me la sua fiducia...- La tensione cominciava a giocargli brutti scherzi, il suoi discorso stava diventando un giro di parole troppo complicato -In pratica non posso pagare l'affitto di questo mese, e se non lo pago perderò lo studio che Maya mi ha appena ceduto. Senza ufficio probabilmente rimarrò senza lavoro...-
Voleva fargli pena proprio come faceva pena il detective Gumshoe perché sapeva che in fin dei conti Edgeworth non era troppo duro con lui e sperava in un trattamento di favore.

Il procuratore in rosso rimase in silenzio ancora per qualche secondo, poi sciolse l'intreccio delle sue braccia sul petto e si lasciò scappare una risata, che a Wright sembrò più un ghigno malefico.
-Il mitico Phoenix Wright che viene da me a chiedermi un prestito per salvare il suo studio legale e dunque la sua carriera di brillante avvocato difensore? Quale occasione per eliminare una volta per tutte il mio acerrimo nemico!-

A quelle parole il ragazzo corvino impallidì vistosamente. Sapeva che sarebbe stato molto difficile convincere il procuratore ad aiutarlo, in fin dei conti aveva infangato la sua carriera perfetta, ma non si sarebbe mai aspettato un rifiuto così categorico dettato da un rancore così profondo.
-Ma Miles... Io credevo che... Insomma, pensa anche a Maya... Cosa... Cosa farò?- Disse sconnessamente al procuratore.

Edgeworth sfoderò un perfido sorriso e scuotendo la testa, rispose:
-Non sono problemi miei, caro Wright. Bene direi di concludere qui il nostro "colloquio urgente"- Si alzò dalla sedia ed accompagnò un Phoenix sconvolto alla porta del suo appartamento -Ci rivedremo in tribunale... Se Dio vorrà, ovviamente!-

Miles stava per chiudere la porta in faccia all'avvocato quando quest'ultimo, riprendendosi dallo stupore, non infilò un piede nella porta, bloccandola.
-Aspetta Edgeworth! Non c'è...- Aprì la porta spingendola con forza -Non c'è proprio nessun modo per convincerti? Non mi arrenderò finché non troverò il modo per convincerti ad aiutarmi!-

-No Wright e non insistere!- Rispose il ragazzo dai capelli argentei visibilmente alterato.

Ma Wright lo guardò negli occhi con uno sguardo lucido da cane bastonato sussurrando un “ti prego” che avrebbe sciolto il cuore anche al più spietato assassino della contea.
Edgeworth deviò subito il suo sguardo coprendosi il volto arrossato. Era sempre stato così con quel ragazzaccio, fin dai tempi delle elementari, quando bastava un minimo di occhi dolci per convincerlo ad aiutarlo nei compiti oppure ad accompagnarlo nelle sue scorribande. Phoenix aveva sempre usato quel trucchetto con lui e aveva sempre funzionato, sbaragliando ogni sua difesa, sempre e anche a distanza di molti anni quel suo fascino su di lui era rimasto inalterato. Non perché Edgeworth fosse di cuore tenero ma semplicemente perché era Phoenix a farlo.

Probabilmente l'avvocato non si era mai chiesto il perché, per sua fortuna; Con quali parole avrebbe potuto spiegargli di un amore impuro e clandestino nato tra i banchi di scuola e covato nel profondo dell'animo senza mai spegnersi del tutto?
Era per questo motivo che il procuratore cercava di stare alla larga da Wright, dai suoi casi, dai suoi amici, da tutto ciò che poteva riguardarlo. E quando non poteva farne a meno lo trattava duramente con freddezza e impassibilità, ridendo delle sue sventure, urlando di rabbia alle sue vittorie, nascondendo i suoi veri sentimenti dietro una maschera di ghiaccio.
Wright continuò a guardarlo con quello sguardo strappa lacrime ben conscio del suo fascino su di lui e alla fine vinse:

-Oh accidenti, Wright, va bene! Ma poi togliti dai piedi!- Urlò esasperato facendolo entrare -E mi restituirai almeno il 30% in più, intesi?-

Wright sbuffò seguendolo nel suo studio per la seconda volta:
-Come sei tirchio, Edgeworth. Sei ricchissimo, hai una macchina da corsa costosissima, viaggi per tutto il mondo con jet privati extra-lusso, vivi in un appartamento da sogno... con quale coraggio chiedi gli interessi ad un poveraccio come me?-

Edgeworth sospirò ancora più esasperato. Quanta tenerezza gli faceva quell'uomo, davvero tanta ma purtroppo non poteva esprimerla. Doveva trattarlo male per preservare il suo orgoglio personale.
Arrivati davanti la scrivania il procuratore aprì un cassetto dove prese un mazzo di chiavi ben fornito.
-Quant'è la somma dell'affitto?- Chiese controllando le chiavi una per una cercando quella della cassaforte.

-Circa cinquecento dollari. Se poi vuoi aggiungerci qualche dollaro in più per le bollette di luce e gas, noi...-

-Non ci provare, Wright! E' già tanto se ti presto la prima somma!- Tagliò corto Edgeworth avvicinandosi ad un quadro.

Esattamente come nell'ufficio della procura, la cassaforte dove il principe in rosso nascondeva i suoi risparmi si trovava sotto un quadro nascosta da occhi indiscreti.
Edgeworth aprì lentamente la cassaforte, poi tirò fuori un'autentica mazzetta di banconote e cominciò a contare i soldi sfilandoli dalla fascetta.
-Trecento... quattrocento... cinquecento. Ecco, prendi e vattene subito, ho perso anche troppo tempo con te!-

-Accidenti quanti verdoni!- Esclamò senza pudore l'avvocato.

Probabilmente pensò il procuratore non ha mai visto così tante banconote da cento insieme...

Wright prese i soldi con le mani tremanti.
-Grazie, davvero... io...!-

I suoi occhi divennero lucidi per la commozione: in quel momento davvero difficile della sua carriera (e della sua vita) stava ricevendo un aiuto concreto dalla persona da cui non se lo sarebbe mai aspettato.
Com'è ingenuo si ritrovò a pensare il procuratore.
In silenzio davanti a lui, con lo sguardo fisso nei suoi occhi gonfi di commozione, Edgeworth dovette appellarsi a tutta la sua forza interiore per reprimere l'ennesimo moto di affetto che lo assaliva ogni qualvolta si trovava a stretto contatto con quell'avvocato.
Avrebbe voluto abbracciarlo e stringerlo a se per immergere il suo volto nei suoi capelli corvini e respirare il suo dolce profumo. Avrebbe voluto attirarlo a se per baciarlo su quelle sue labbra rosee e soffici per sentire il suo sapore sulla lingua. Avrebbe voluto amarlo senza alcun limite, in piena libertà, ma non poteva farlo.

Perciò rimase sbalordito quando invece fu Phoenix ad abbracciarlo e a stringerlo a se, mormorando la sua riconoscenza con il volto contro la sua spalla.
Miles ricambiò l'abbraccio cingendogli dolcemente le spalle con le sue braccia e appoggiandogli una mano sulla testa. Non disse niente, preferì gustarsi quel momento istante per istante per tutta la sua durata senza rovinarlo con inutili parole. Il tempo parve fermarsi e il procuratore sperò davvero che fosse così, ma dopo pochi attimi Wright sciolse l'abbraccio e si allontanò da lui di qualche passo sorridendogli:

-Scusami Edgeworth, so che non ami questo tipo di cose ma non so davvero come ringraziarti!-
Un pensiero si fece strada nella confusione mentale del procuratore.

Non è vero...

Wright si avviò verso la porta dell'appartamento, posando con cura le banconote nella tasca della giacca blu.

Io le amo invece...

-Ora è meglio che vada, così ti lascio ai tuoi impegni!-

Amo tutto quello che riguarda te...

-Beh allora ci vediamo! Ti riporterò i soldi appena potrò!-

No, non andare!

Edgeworth raggiunse il ragazzo dai capelli a punta nell'atrio dell'appartamento.

Ti prego...

Wright aprì la porta dell'appartamento:
-Salutami il detective Gumshoe!-

Miles, dannazione, fa qualcosa!!

Edgeworth rimase a contemplare la porta bianca del suo appartamento chiudersi dietro l'avvocato. Deluso ed amareggiato dal suo comportamento codardo si sfilò la giacca di dosso per appenderla all'appendiabiti vicino l'ingresso.

Sono un cretino! si ritrovò a pensare quando si guardò davanti allo specchio nel corridoio che portava al suo ufficio. Ma il suo sguardo era vacuo ed assente mentre la sua mente ripensava al momento in cui Phoenix lo aveva abbracciato stringendolo a se con quell'impeto.

Il bussare alla porta del suo appartamento lo riportò alla realtà. Subito il procuratore si precipitò ad aprire speranzoso, ma rimase deluso quando invece di ritrovarsi davanti il volto solare e sorridente dell'avvocato vide il volto spigoloso e innocente del detective Gumshoe.
-Buonasera, signor Edgeworth! Sono venuto a portarle le prove che ha mandato a far analizzare al laboratorio di scientifica, signore!-

Edgeworth fece accomodare il detective con un cenno del capo senza nemmeno rispondere al suo saluto.
Lo osservò con uno sguardo inespressivo mentre posava con delicatezza le prove sulla sua scrivania ammirando ed apprezzando ogni angolo della sua casa. Faceva sempre così tutte le volte che la vedeva, cioè ogni singolo giorno.
Sbrigata la sua commissione, Gumshoe prese congedo dal procuratore, ma proprio quando stava per uscire dall'appartamento quest'ultimo lo fermò:

-Aspetti detective! Siamo nella fine del mese, vero?-

-Si, signore! Perché, signore?-

-Scommetto che hai finito le scorte di spaghetti precotti e che ti hanno staccato la corrente, vero?-

-Si signore...- Si limitò a rispondere il detective abbassando lo sguardo.

Il ragazzo dai capelli argentei assunse una posa arrogante:
-Che miserabile! Stasera non mi va di andare a cenare nel solito ristorante di lusso francese, ma non mi va neanche di cucinarmi qualcosa, perciò stasera TU sarai il mio cuoco... e vedi di cucinare qualcosa di buono, tanto dovrai mangiarlo anche tu!-

Gli occhi del detective si illuminarono di colpo mentre un sorriso si fece largo sul suo volto spigoloso:
-Davvero, signor Edgeworth, signore? Oh non posso crederci, grazie signore, grazie!-

Euforico per la notizia appena ricevuta, il detective si spogliò subito dell'impermeabile lercio e della giacca buttandoli sull'appendiabiti e si precipitò in cucina rimboccandosi le maniche della camicia. Edgeworth lo seguì con lo sguardo scuotendo il capo e sospirando, poi lo raggiunse in cucina.

Chissà... forse un giorno riuscirò ad invitare anche lui....

  
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