CAPITOLO SESTO: MISTERI D’EGITTO.
Quando Gemini
e Capricorn giunsero a Tebe, nell’Alto Egitto, restarono sbalorditi
dall’immensità della città, che avevano immaginato come una fatiscente località
e abbandonata a se stessa; invece dovettero ammettere che lo splendore dei
tempi antichi, dell’epoca dei Faraoni, era ancora attuale.
Chiamata anche
Uasit, o Pi Amon, la casa di Amon, dal nome del Dio supremo egizio, era nota
agli antichi come la città. Fu capitale del Medio Regno dei Faraoni, in
cui il culto di Amon Ra si diffuse nelle aree circostanti, divenendo grande
meta di pellegrinaggio e dando notevole impulso a attività commerciali e di
scambio, e tale rimase sotto il Nuovo Regno, aumentando ancora il proprio
prestigio, fino alla XXI Dinastia, quando la capitale politica venne trasferita
a Nord, sul delta del Nilo, per quanto la città conservasse un’importanza
fondamentale nel culto di Amon Ra. Da lì iniziò la sua lenta ma progressiva
decadenza, che la rese vittima delle distruzioni di Assurbanibal, ultimo Re
degli Assiri, della schiavitù delle sue genti, di numerosi saccheggi e guerre,
e persino di un terremoto, e che indusse numerosi osservatori, soprattutto
stranieri, a considerarla perduta per sempre, destinata all’oblio del tempo. E
Gemini e Capricorn, come altri greci, erano tra questi.
“Devo
ricredermi!”–Commentò Gemini, entrando per il viale principale di Tebe. –“Avrei
immaginato che la città fosse morta! Invece è ancora un centro pulsante
dell’Alto Egitto!”
“Non soltanto,
Gemini!” –Mormorò Capricorn, guardandosi intorno con circospezione.
Avevano deciso,
per prudenza, di non indossare le Armature d’Oro, preferendo tastare il terreno
e verificare eventuali reazioni, e si erano presentati come normali viaggiatori
stranieri, indossanti vesti greche, con i tipici calzari. Capricorn camminava
sulla destra e tirava veloci occhiate a tutti coloro che incrociavano per
strada, mentre Gemini, apparentemente più rilassato, si perdeva nell’osservare
lo splendore delle mura e dei templi antichi, rimanendo addirittura senza fiato
quando giunsero di fronte a quello che intuirono essere l’edificio più importante.
Circondata da
centinaia di soldati, che intorno vi marciavano armati, un’immensa piramide
nera sorgeva di fronte a loro, alta sessanta metri e dalla base di almeno
altrettanti metri per lato.
“Guarda!” –Esclamò
Capricorn, indicando i soldati. –“Indossano uniformi simili a quelle dei
guerrieri che hanno assalito il Santuario!”
“Prudenza, amico!”
–Mormorò Gemini, con preoccupazione. E si incamminarono verso l’ingresso
principale del monumentale edificio, venendo fermati poco dopo da una pattuglia
di guardie.
“Siamo viaggiatori
greci!” –Esclamò Capricorn. –“Giunti fin qua per incontrare il vostro sovrano!”
“Il nostro
sovrano?!” –Sgranarono gli occhi i soldati.
“Esattamente!”–Precisò
Gemini. –“Colui che comanda la città di Tebe e l’Egitto!”
“La vostra
richiesta è alquanto strana!” –Esclamò un guerriero. –“E oltremodo incerta!”
–Aggiunse, prima che un altro rincarasse la dose. –“Chi siete stranieri? E
perché giungete a quest’ora tarda?”
“Chiediamo scusa
per il nostro ritardo, e per la mancanza di inviti ufficiali, e non è nostro
desiderio causare disagi a voi... ma...” –Esclamò Capricorn, cercando di
recuperare, ma Gemini, stufo di tutti quei discorsi, sollevò l’indice della
mano destra, concentrando il cosmo su di esso.
Immediatamente, un
sottile raggio di luce trapassò la fronte dei vari soldati, mentre Gemini
sorrideva soddisfatto, osservandoli cadere a terra, vittime del suo potere
mentale, mentre la sua energia psichica li invitava a rimettersi in piedi e ad
accondiscendere alle loro richieste.
“Conducetevi dal
vostro signore!” –Esclamò, con un’autorità che stupì persino lo stesso
Capricorn. –“Dobbiamo conferire con chi comanda su Tebe e sull’Egitto!” –E i
soldati, pedine ormai nelle mani del Cavaliere dei Gemelli, acconsentirono,
pregando i due uomini di seguirli, conducendoli all’interno della piramide
nera.
“Dove hai imparato
a plagiare le menti?” –Bisbigliò Capricorn, seguendo Gemini e i soldati.
“Non avevo
intenzione di trascorrere la notte discutendo con dei soldati! Quando ci avranno
condotto dal loro signore, li lascerò liberi!”
Capricorn non
disse altro, piuttosto nervoso per la strana situazione, limitandosi a seguire
i soldati egizi all’interno dell’immensa piramide, formata da molteplici
cunicoli illuminati da fiaccole fissate al muro, finché non giunsero in
un’ampia stanza sul cui fondo si apriva un grande portone dalle borchie dorate,
di fronte al quale stava in piedi un plotone di guardie armate.
“Alt!”
–Esclamarono i soldati davanti alla porta. –“Dove state andando?”
“Accompagniamo
questi viaggiatori da Seth!” –Esclamò uno dei soldati controllati da Gemini.
“Il nostro Signore
sta riposando e non vuole essere disturbato! Perciò ti prego...”
“Sono ospiti
importanti, il cui incontro con Seth è fondamentale per il mantenimento
dell’equilibrio nel Mediterraneo!” –Continuò il soldato, di fronte allo sguardo
attento di Capricorn e Gemini.
Dopo ulteriori
insistenze, e in tempo perché Gemini non decidesse di usare nuovamente il suo
potere psichico sulle guardie al portone, queste acconsentirono, conducendo i
due viaggiatori al di là del portone, in una vasta stanza riccamente
ammobiliata, di statue e mobili in stile egiziano.
Uno strano odore
era nell’aria, un misterioso effluvio di piante particolari, che si
accompagnava a sospetti sibili, cui inizialmente i due Cavalieri non prestarono
orecchio, intenti com’erano ad ammirare il caotico splendore di quel luogo, la
barocca architettura di quel grande salone.
“Chi vi ha detto
di entrare?” –Sibilò una voce, con acidità, rivolgendosi alle guardie.
“Ci perdoni,
vostra altezza, ma... dei viaggiatori vorrebbero conferire con voi!”
“Viaggiatori?!”
–Esclamò sorpresa la voce, provenendo da dietro alcune tende.
Gemini e Capricorn
concentrarono i loro sensi, cercando di mettere a fuoco l’indistinta figura
nascosta dietro ai fluttuanti teli, e per un momento, nella penombra, sembrò
loro che essa mutasse forma, assumendo tratti umani, quegli stessi tratti con
cui si presentò loro.
“Viaggiatori?!”
–Ripeté la voce, sbucando da dietro le tende.
Era un uomo di
mezza età, non troppo alto, con lunghi capelli castani sfilacciati, ornati da
strisce di bianco, che cadevano disordinatamente sulle sue ampie spalle, occhi
piccoli e gialli, che parevano iniettati di sangue, e una grande bocca dalle
labbra rosse, in cui si muoveva velocemente una lingua biforcuta, simile a
quella di un serpente. Indossava una veste verdastra, rifinita d’oro, fermata
in vita da una cinta luminosa, e reggeva in mano un libricino dalle pagine
smunte, che stava probabilmente consultando prima che arrivassero.
“Perdonate
l’intrusione…” -Esclamò Capricorn, inginocchiandosi. –“Siamo viaggiatori greci,
inviati dal Grande Tempio di Atene per conferire con la massima autorità
dell’Egitto!”
“Beh... Allora
siete giunti nel posto giusto, Cavalieri di Atena!” –Sibilò l’uomo stupendo i
due uomini per essere stati riconosciuti.
“Come…?!”
“Potete andare!”
–Esclamò, allontanando le guardie e rimanendo solo con Gemini e Capricorn.
–“Davvero avete creduto di giungere fin qua, nell’antica Tebe, senza essere
notati, Cavalieri di Atena? Siete uomini dai grandi poteri, questo è vero, ma
siete anche un po’ sciocchi!” –Ed esplose in una grossa risata. –“Perdonatemi,
non era mia intenzione mancarvi di rispetto. Volevo soltanto dire che, come massima
autorità dell’Egitto, posso controllare tutto ciò che avviene nella mia città,
e non mi è stato così difficile sentire i vostri cosmi avvicinarsi! Per quanto
celati fossero!”
“Non era nostra
intenzione ingannarvi, signore. Ma poiché siamo giunti come messaggeri di pace,
abbiamo ritenuto opportuno scegliere queste vesti, e non quelle dei
combattenti!”
“Ottima mossa
diplomatica!” –Sorrise l’uomo, scivolando sul pavimento, fino a portarsi loro
di lato e sedersi su uno scranno, che vagamente somigliava a un trono, per
quanto di rozza fattura fosse.
Solo allora,
mentre l’uomo si spostava, Gemini e Capricorn notarono che qualcosa, al suo
passaggio, si mosse sul pavimento, qualcosa frusciò, dando forma a quei
sospetti sibili che avevano udito finora. Intorno a loro, disseminati sul
pavimento e sopra i mobili, nascosti dalla poca luce della stanza, vi erano
centinaia e centinaia di serpenti, di ogni dimensione e specie, lasciati liberi
di muoversi per l’intero salone; e l’uomo, chiunque egli fosse, vi passava attraverso
senza provare il benché minimo sentimento di spaesamento o paura.
“Signore…” -Lo
chiamò Capricorn, cercando di non pensare ai serpenti, per quanto la situazione
lo disgustasse non poco. –“Il Grande Sacerdote di Atena in persona ci ha
assegnato questo incarico, con lo scopo di comprendere le ragioni che hanno
spinto cinquanta soldati egizi ad assalire il Tempio della nostra Dea questa
mattina!”
“Che cosa?!”
–Gridò l’uomo, balzando immediatamente in piedi. –“Questo è impossibile!”
“Affatto!” –Intervenne
Gemini. –“Cinquanta uomini, dalle uniformi identiche a quelle indossate dai
soldati che abbiamo incontrato qua a Tebe, dotati di potenti spade energetiche,
chiamate Spade del Sole, hanno assaltato il Cancello Principale del
Grande Tempio di Atena questa mattina a mezzogiorno in punto, causando la morte
di ventotto soldati e altrettanti feriti!”
“Stento a credere
che quei folli si siano macchiati di un delitto simile!” –Mormorò l’uomo, quasi
riflettendo con se stesso, ma poi, incalzato dalle domande di Gemini e
Capricorn, iniziò a narrare in breve la recente storia dell’Egitto. –“Come
certamente saprete, avendo un minimo di conoscenza al riguardo, l’Egitto non è
mai stato un paese unificato! Religiosamente intendo! Ma sono sorti, durante i
lunghi millenni in cui l’uomo ha adorato gli Dei, numerosi culti in città
diverse, spesso geograficamente vicine ma distanti in quanto a religioni! Vi
sono stati templi in tutto l’Egitto! Ad Assuan, giusto per citarne alcuni, fu
edificato un santuario dedicato ad una triade locale, composta da Anuket, Dea
dell’isola di Sehel, dal Dio Ariete Khumn e da Satis, Dea dell’Isola
Elefantina, a Menfi fu adorato il Dio Api, considerato l’incarnazione del
patrono della città.”
“Ra venne
glorificato qua a Tebe e nell’antica Eliopoli, la città del sole, simbolo del
potente Dio. E spesso, purtroppo, queste città sono state in guerra tra loro,
per motivazioni economiche o di prestigio, o quando non lo sono state hanno
scelto un’altra guerra, silenziosa e lunga ma altrettanto dannosa per le
comunicazioni e i rapporti sociali: l’indifferenza! Non sapete com’è stato
triste, per me, che tanto a cuore ho avuto la prosperità del mio paese,
assistere impassibile alla sua decadenza, all’indolenza che dominava gli
antichi Faraoni e le disincantate Divinità e impediva loro di cooperare per il
bene comune!”
Gemini e Capricorn
ascoltavano interessati il racconto dell’uomo, iniziando lentamente a sentirsi
a proprio agio, per quanto la presenza di quei serpenti attorno li rendesse
nervosi. Improvvisamente, mentre l’uomo narrava le vicende dell’Egitto, a
Gemini parve di sentire una voce, un suono proveniente da lontano che rimbombò
nella sua mente. Un sibilo, un leggero fruscio, impercettibile per Capricorn e
per l’uomo, che lo spinse a voltarsi verso le tende da cui il padrone di casa
era uscito poco prima. Nell’ombra gli parve di vedere occhi rossi fissarlo
avidamente, mentre un’angosciante fitta gli penetrò nel cuore, facendogli
stringere i denti. Durò un attimo, poi non vide più niente, né altri suoni udì
che non fossero le parole pronunciate dall’uomo seduto sul trono.
“Abbiamo
sbagliato!” –Sospirò questi. –“Abbiamo errato per troppo tempo, combattendo tra
di noi, accecati dal potere e dal sogno di sedere sul trono, unificando
l’intero Egitto! Così facendo abbiamo perso il contatto con il popolo, con gli
uomini che un tempo ci adoravano, divenendo vecchie Divinità il cui nome si
perde nella notte dei tempi, spietati assassini desiderosi solo di potere!”
“Di... Divinità?!”
–Mormorò Capricorn. –“Dunque voi siete…?”
“Seth!” –Si
presentò infine l’uomo alzandosi. –“Seth, figlio di Geb e di Nut, una
delle primordiali Divinità egizie, Dio del Deserto, della Siccità e del Cattivo
Tempo, fratello di Iside e di Osiride!”
“Seth?!”
–Ripeterono tra sé Gemini e Capricorn, iniziando a provare una certa
apprensione nel trovarsi di fronte a tale Divinità distruttrice.
“Io sono il
responsabile della nuova unificazione dell’Egitto! Io ne sono stato la mente e
il promotore, colui che ha saputo stabilire una fitta rete di alleanze con le
antiche popolazioni del regno e con le Divinità arroccate nei loro chiusi
Templi!” –Esclamò il Dio, con voce piena di orgoglio. –“Non nascondo che ciò ha
richiesto grandi sacrifici ed immani sforzi, e vittime, inesorabili vittime, ma
ha permesso di raggiungere un equilibrio, di pace e di ordine, riducendo le
guerre intestine e ridando slancio all’economia e alla cooperazione!”
“Dio Seth…”
-Esclamò Capricorn, cercando di capire meglio. –“Cosa potete dirci riguardo
all’attacco subito dal Santuario di Atena questa mattina?”
“Di esso non sono
responsabile!” –Rispose prontamente il Dio. –“Non direttamente almeno!”
“Spiegatevi
meglio!”
“Come vi ho detto,
l’Egitto è oggi una ritrovata potenza, ma questo risultato è stato reso possibile
da un netto giro di vite, da un drastico cambiamento che ho dovuto
necessariamente imporre, con l’aiuto dei miei alleati! Forse a voi, osservatori
esterni, sembrerà una tirannia, una dittatura, ma nel disordine e nell’anarchia
che qua regnavano è stata l’unica scelta in grado di salvare il regno dal caos,
dalle forze centrifughe ideologiche e religiose che avrebbero distrutto
irrimediabilmente l’unità! Non a tutti sono piaciute le mie scelte, le mie e
quelle delle Divinità a me legate, e numerosi movimenti di protesta sono nati,
gruppi di ribelli che arroccati nelle loro roccaforte nel deserto continuamente
ordiscono azioni disturbatrici nei miei confronti e nei confronti della città!”
“Gruppi... di
ribelli?!” –Mormorarono Gemini e Capricorn, nuovamente interessati.
“Si fanno chiamare
i Soldati del Sole, con riferimento al sacro simbolo di Ra, Sommo Dio
dell’Egitto, culto a cui sono devoti, per quanto il Dio creatore mai abbia
avallato le loro tesi violente e sanguinarie!” –Esclamò Seth. –“Hanno assalito
Tebe varie volte, impegnando duramente me e i miei soldati nella difesa della
città! Proprio per questo ho fatto costruire quest’inespugnabile piramide, per
ragioni di sicurezza, sperando che presto si scoraggino e depongano le armi!”
“Crede che siano
costoro ad aver assalito Atene?”
“Ne sono certo!
Non ho altre spiegazioni al riguardo! Non comprendo esattamente il motivo!
Fossero stati anche centomila non credo che avrebbero riportato vittoria alcuna
contro i valorosi Cavalieri di Atena, dallo scintillante cosmo sorretto dalle
stelle! L’unica spiegazione che trovo è che, pur di eliminare me e le altre
Divinità governanti, e riportare l’Egitto al perpetuo caos, siano disposti
persino a vendere la loro terra, rischiando di provocare uno spaventoso conflitto
con Atene, che a nient’altro porterebbe che non ad una guerra fratricida e alla
distruzione reciproca!”
“Un’eventualità
che faremo di tutto per scongiurare!” –Strinse i pugni Capricorn.
“Ne sono certo,
Cavaliere di Atena!” –Esclamò Seth, alzandosi di nuovo in piedi. –“Come io farò
tutto ciò che è in mio potere per risolvere insieme a voi questa incresciosa
crisi che non solo offende l’intero Egitto ma rischia di compromettere
seriamente il lavoro di lunghi anni di sforzi collettivi!”
“Dio Seth… Sono certo
che il Grande Sacerdote di Atene apprezzerà le vostre parole!” –Commentò
Gemini, accennando un sorriso.
“Le parole non
bastano, nobili Cavalieri! Cercherò di rimediare a tali errori, per quanto non
da me commessi direttamente, con le azioni! Ma vi prego, adesso, rimandiamo a
più tardi le nostre conversazioni! Sarete stanchi immagino e avrete bisogno di
riposare e rifocillarvi!” –Affermò Seth, suonando una campana e chiamando un
buon numero di servitori. –“Imbandite una tavola nella Sala del Deserto! Voglio
che i Cavalieri di Atena siano onorati nel migliore dei modi, che gustino, che
assaporino con le loro labbra, le squisitezze del nostro regno, anche
gastronomiche!” –E sogghignò.
“Non vogliamo
recare disturbo, Dio Seth!” –Cercarono di divincolarsi i due Cavalieri d’Oro,
ma il Dio insistette per averli come ospiti alla sua tavola.
“Non capita ogni
giorno di ricevere due valorosi guerrieri greci! Non vorrete farmi il torto di
rifiutare un invito a cena?!”–Ridacchiò il Dio, prendendo entrambi sottobraccio
e incamminandosi verso il portone, fuori dalla stanza. –“Vi assicuro che sarà
un banchetto di tutto rispetto, proprio come siete abituati in Grecia!” –E li
condusse per gli ampi corridoi interni della piramide, seguiti e preceduti da
un buon numero di servitori armati, finché non giunsero in un immenso salone
che lasciò i due Cavalieri senza fiato per la ricca scenografia d’effetto.
Era un’ampia sala
dall’alto soffitto, in cui ventole per l’aria permettevano una libera
respirazione, introducendo anche leggeri odori del deserto, al centro della
quale era stato imbandito un lungo tavolo di legno, ricoperto di numerose
pietanze e decoratissimi servizi pregiati. La luce era assicurata da uno
splendido lampadario ad olio che torreggiava al centro del soffitto, affisso
con cavi dorati, che riprendevano il colore delle pareti: oro, come i riflessi
dei mobili, come le rifiniture degli abiti del Dio Seth, come la cristallina
sabbia che era disseminata sul pavimento.
“E non avete
ancora visto tutto!” –Sogghignò il Dio, tirando una lunga tenda.
Questa scorse via
in fretta, rivelando un’immensa finestra, grande quanto l’intera lunghezza del
lato meridionale della sala, una decina di metri scarsi, uno specchio sul
mondo. Sotto di loro, parecchi metri più in basso, il caldo deserto africano
iniziava a correre verso sud, mentre il Nilo scorreva calmo alla loro destra,
scomparendo all’orizzonte, sottile filo azzurro in un oceano di polvere.
“Questa sala è
meravigliosa!” –Commentò Gemini, estasiato dalle decorazioni, dai
suppellettili, dall’atmosfera che ricreava una vera oasi nel deserto.
“Sono lieto che vi
piaccia, Cavalieri di Atena! La uso solamente per le grandi occasioni!”
–Sorrise Seth, tiratamente. –“E quale migliore di questa?” –E pregò i due
Cavalieri di accomodarsi alla grande tavola, chiamando nuovi servitori per
iniziare il banchetto.
Per un paio di ore
Gemini e Capricorn rimasero a sedere all’imbandita tavola del Dio Seth, mentre
uno stuolo di efficienti servitori continuamente serviva loro nuove portate, di
delicati cibi egiziani, ottimamente preparati. Inizialmente avevano avuto una
certa riluttanza ad assaggiare quelle sconosciute specialità, temendo fossero
intrise di veleno o di sostanze tossiche, ma poi vedendo che le stesse venivano
mangiate con tranquillità dal Dio, si fecero coraggio e iniziarono a
rimpinzarsi, rendendo onore alla cucina del padrone di casa.
“Dove si trova Ra,
Dio Seth?” –Domandò infine Capricorn. –“È ancora vivo?”
“Certo che è vivo!
Un Dio non può morire! Il corpo di un Dio può restare ferito o addirittura
essere ucciso, ma non il suo spirito, che continuerà a perdurare in un limbo
senza fine, in attesa di tornare alla luce!”
“Capisco…”
“Ra vive nel suo
tempio a Karnak, a pochi chilometri da Tebe! Sull’altro lato del Nilo troverete
la città di Luxor, l’harem meridionale
di Ra! Karnak ne costituiva un tempo il sobborgo settentrionale,
collegata a Luxor da un viale ornato da sfingi! Al termine di tale viale sorge
il complesso templare di Amon Ra, uno dei più antichi e mai violati luoghi di
culto egizi! Egli vive al suo interno, vi si è rinchiuso secoli fa, deluso dal
mondo e dagli uomini che contro di lui si ribellarono, e da allora non ne è più
uscito e nessuno lo ha più incontrato, rifiutando questi ogni contatto con
l’esterno!”
“Incredibile!”
–Mormorano i due Cavalieri di Atena. –Non è dunque possibile avvicinarlo?”
“Non sarò io a
farvi desistere dall’impresa! Ma non credo sia prudente sfidare la collera di
un Dio che ha volontariamente scelto di estraniarsi dal mondo! Senza contare le
guardie poste a sua difesa, abili combattenti, al pari, permettetemi di dirlo,
dei Cavalieri di Atena!” –Fece una pausa e poi riprese. –“Ma quali sono i
vostri nomi? Parliamo da quattro ore ormai e ancora non li ho uditi!”
“Perdonateci
questa distrazione! Io sono Saga, ed egli è Shura, entrambi Cavalieri di
Atena!”
“Saga e Shura!”
–Ripeté Seth, osservando attentamente i due. –“E immagino che il vostro rango
sia elevato, o il Grande Sacerdote non vi avrebbe certamente affidato un così
delicato incarico!”
Gemini e Capricorn
non risposero, scambiandosi un’occhiata imbarazzata, ma da essa Seth comprese
molte cose. E sogghignò, sicuro di avere al proprio tavolo due Cavalieri d’Oro.
Sicuro, ed onorato, che le sue prime vittime sarebbero state due Cavalieri di
massimo rango.
Terminato il
banchetto, il Dio invitò Gemini e Capricorn a trattenersi per la notte, e per i
giorni successivi, offrendosi di fare loro da guida nei dintorni, ed
invitandoli, se volevano, a partecipare ad azioni offensive contro i ribelli
Soldati del Sole. I due Cavalieri di Atena confabularono tra loro per un
momento, combattuti sul da farsi, ma poi, sperando di carpire ulteriori
informazioni utili, accettarono l’invito, e si fecero condurre dai servitori di
Seth in una stanza riservata loro.
Una camera molto
vasta, per quanto scarsamente ammobiliata, ma dotata di due morbidi letti e di
una stanza servizi, completa di una grande vasca da bagno con relativi sali
profumati. Stanco per la lunga giornata, Gemini si tolse le vesti, poggiandole
sul letto, ed entrò nell’ampia vasca appoggiando la schiena sul bordo, cercando
un po’ di conforto ai propri affanni. Capricorn lo raggiunse poco dopo,
immergendosi nella calda acqua, mentre nubi di vapore circondarono in breve i
due ragazzi.
“Cosa ne pensi di
questa storia?” –Domandò Gemini al compagno.
“Vuoi davvero
saperlo?!” –Ironizzò Capricorn. –“Non credo ad una parola di Seth!”
“Realmente?!”
“Avanti, Gemini, è
chiaramente una finzione! Seth sta cercando di imbrogliarci, di manipolare le
nostre menti, mostrandoci un frammento di realtà ed interpretandolo alla sua
maniera!”
“È possibile!”
–Commentò Gemini. –“Pur tuttavia non ho percepito menzogne nella sua voce!”
“Un mercante abile
non è colui che nega l’inutilità di un prodotto, per quanto evidente essa sia,
ma colui che, pur mostrando i difetti dello stesso, riesce a farli passare per
pregi ed indurre l’acquirente all’acquisto!” –Spiegò Capricorn. –“E credo che
Seth abbia scelto questa tattica! Presentarsi come colui che ha restaurato l’ordine,
per nascondere la sua dittatura!”
“Questo
pomeriggio, quando siamo arrivati a Tebe, non mi è sembrato che la gente fosse
schiava, né che vi fossero costrizioni ad opera dei soldati di Seth!”
“Potrebbero aver
accettato la cosa, per paura di rappresaglie!” –Avanzò l’ipotesi Capricorn.
“Questo non spiega
ancora perché alcuni guerrieri dalle uniformi identiche a quelle dei suoi
soldati abbiano assalito il Grande Tempio!”
“Credo che avremo
bisogno di aiuto per sbrogliare questa matassa!” –Commentò Capricorn, uscendo
dalla vasca. –“Domani vorrei far visita ad un amico!”
“Un…” -Rifletté
Gemini. –“Capricorn!!! Vuoi recarti a Karnak?!”
“Potrebbe essere
un’idea!”
“Potrebbe essere
un suicidio!” –Commentò Gemini, uscendo dalla vasca a sua volta.
“In ogni caso...
stai in guardia!” –Esclamò Capricorn, proponendo all’amico di fare dei turni di
guardia per la notte. –“Non sono affatto tranquillo!”
Gemini accettò la
proposta dell’amico senza esitazione, offrendosi volontario per il primo turno.
Rimase sveglio per parecchie ore, a camminare avanti e indietro intorno al
letto del Cavaliere del Capricorno, nel profondo buio della stanza, illuminata
soltanto dalla debole luce della luna del deserto che filtrava tra le tende
della finestra.
Camminò per molte ore,
senza mai smettere di pensare, senza mai smettere di riflettere, in un continuo
flusso di emozioni e sensazioni. Per quanto gli dolesse ammetterlo, c’era una
strana simmetria tra quanto suo fratello Kanon gli aveva proposto quel giorno,
uccidere Atena e prendere dominio del Grande Tempio, e quanto stava accadendo
in Egitto, dove un Dio, Signore della Distruzione, potenza maligna per
eccellenza, aveva imposto la sua autorità, giustificando tutto con la necessità
di mantenere l’ordine ed evitare il caos.
Che sia davvero
così sbagliato? Si domandò,
cercando di razionalizzare i pensieri, sbrigliandoli da qualsivoglia legame
personale. Se il mondo stesse realmente precipitando verso la distruzione, e
gli uomini si uccidessero gli uni con gli altri, in una grande guerra civile,
in una continua guerra di tutti contro tutti, non sarebbe positivo, per
l’esistenza stessa della società, l’instaurazione di un potere unico, superiore
alle umane genti, per quanto dispotico possa essere? Non saremmo disposti a
rinunciare a una parte della nostra libertà, pur di permettere alla società
stessa, al mondo intero, di sopravvivere, anziché condannarlo al caos perpetuo,
e quindi alla sua distruzione?
Quei pensieri
tormentavano la mente del diciottenne Cavaliere d’Oro, insieme al doloroso
ricordo del fratello rinchiuso nella prigione marina. E nuovamente Gemini si
chiese se aveva compiuto la scelta migliore. E nuovamente gli pareva di sentire
la voce di Kanon che risuonava dentro di lui.
“Liberami, Gemini!
O la mia maledizione ti seguirà ovunque!” –Gli aveva detto il fratello, e non
era molto lontano dal vero.
In mezzo a tutto
quel crogiuolo di ricordi e sentimenti contrastanti, tra ragione e cuore, tra
razionalità ed emozioni, un fischio stridette sul suo cuore, un richiamo lontano
che già quel giorno, poche ore prima, aveva udito, nella Sala del Trono di
Seth. Una voce parlava direttamente al suo cuore, e adesso, nel silenzio
inquietante di quella notte, Gemini riuscì chiaramente a distinguere le sue
parole, il messaggio a lui diretto.
Quasi fosse uno
zombie, marionetta nelle mani di un astuto burattinaio perfido, Gemini indossò
le sue vesti e uscì dalla camera, osservando Capricorn per l’ultima volta.
Scansò i guerrieri di guardia alla sua porta, che tentarono di fermarlo, sbattendoli
l’uno contro l’altro, prima di inoltrarsi, a passo morbido, nei sepolcrali
corridoi dell’oscura piramide, apparentemente senza una meta precisa. Soltanto
un richiamo muoveva il suo cuore, spingendo il corpo a scendere verso il basso,
verso i sotterranei della costruzione, nella più completa oscurità.
Quando vi giunse,
ansimando a fatica, per l’angoscia che lentamente si era impadronita di lui,
per lo scontro di sentimenti che aveva luogo dentro il suo animo, si ritrovò in
un’ampia sala sotterranea, buia come la notte, rischiarata soltanto da luci
violacee che creavano deformi ombre lungo le pareti e il soffitto. Da là
proveniva la voce che chiamava il suo animo, dall’ammantata figura al centro
della sala, di cui Gemini poteva vedere soltanto gli occhi, due piccole luci
rossastre, e percepire il cosmo, vasto e malefico, e carico di odio. Quello
stesso odio che, adesso lo temeva realmente, gli era sceso nel cuore.