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Autore: Non ti scordar di me    19/01/2014    4 recensioni
Ambientato dopo il Destino.
Damon se ne era andato, ma un giorno riceva una chiamata.
Elena gli pregava di ritornare a Fell's Church.
Damon per uno strano senso di paura, decide di ritornare nella piccola cittadina. Quando ritorna troverà una brutta sorpresa...La Morte sta risucchiando Bonnie e lui non potrà fare più niente. O forse ci sono ancora speranze?
Dedicata a Puffetta2001.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bonnie McCullough, Damon Salvatore | Coppie: Bonnie McCullough/Damon Salvatore
Note: OOC | Avvertimenti: Incompiuta
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Non dirmi Addio

Damon's Pov

Era da tre anni che non mettevo piede a Fell’s Church. Quei tre anni mi erano serviti per capire che non provavo niente per il mio Uccellino, se non uno spiccato senso di protezione verso quell’esserino così grazioso e minuto, mentre per Elena provavo solo affetto che avevo scambiato per amore.
In tutti i casi ero deciso a non ritornare più in quella mediocre cittadina, questa era l’idea che avevo tre anni fa. Sfortunatamente, un paio di giorni fa Elena mi contattò per pregarmi di ritornare a casa, per una questione urgente. Solo dopo tre giorni decisi di farmi vivo e ritornare a Fell’s Church, pronto a combattere qualsiasi creatura malvagia. Chissà in che guaio si erano cacciati Elena, il mio Pettirosso e tutta l’allegra compagnia. Già m’immaginavo Bonnie con gli occhioni grondi di lacrime e con il suo labbro tentatore tremolante.
Bussai alla porta del Pensionato, aspettando che qualcuno mi aprisse. Mi aprì una Miss Inquietudine, più inquietante del solito. Teneva la testa bassa e il suo viso era scalfito da grandi occhiaie.
“Non si saluta più, Miss Inquietudine?” le chiesi, provocandola. Lei non si degnò neanche di rispondermi o di mandarmi all’inferno, anzi mi diede le spalle e mi fece cenno di entrare.
Entrai con la mia solita strafottenza nella casa, ma l’atmosfera era piuttosto tesa. In salotto vi erano un Elena piangente, un Santo Stefano che la consolava, un Mutt più assorto del solito e una Meredith che fissava il vuoto. Io avevo sempre pensato che quelli erano strani.
Nemmeno mi avevano accolto. Erano rimasti freddi ed impassibili. Solamente Elena e Stefan si erano accorti di me, ma la bionda non riuscì a proferire parole che scoppiò nuovamente a piangere; mentre Stefan le accarezzava i setosi capelli.
Erano tutti presenti all’appello, tranne il Pettirosso. Dov’era il mio Uccellino? Assottigliai gli occhi e decisi di chiedere spiegazioni.
In una normale situazione avrei chiesto spiegazioni a Miss Inquietudine, visto che lei era quella più saggia del gruppo e anche quella più calma, ma stava fissando assorta il vuoto più totale. La situazione era grave. Tutto era troppo strano. La cosa più strana di tutte era che il mio Pettirosso non mi aveva ancora accolto.
Quello – apparentemente – più calmo era il mio fratellino. Meglio smorzare il clima teso con una delle mie solite battutine.
“Stefan, sei triste perché il coniglio di Alice nel Paese delle Meraviglie se ne è andato?” chiesi ironico. Nemmeno una risata. Il clima teso era, e teso era rimasto.
“Non c’è niente da scherzare.” Disse serio. Stefan che faceva il serio? Più serio del solito? C’era da preoccuparsi. “Se sei venuto per prendermi in giro, te ne puoi anche andare! Io non ti voglio qui. ” sbottò arrabbiato. Come si permetteva quella sottospecie di vampiro di prendermi, beatamente, in giro?
“L’ho chiamato io.” Disse Elena, interrompendo gli scambi di sguardi omicidi tra me e lui. Stefan guardò sorpreso Elena. “Bonnie…è..è..” iniziò la frase, ma non fece in tempo a terminarla che scoppiò a piangere.
“Cosa. E’. Successo.” Dissi sillabando, ogni parola in modo da fargli capire che non mi piacciono i giochetti che stavano facendo.
“Bonnie è malata.” Disse Stefan. La mia faccia era tra l’infastidito e lo scandalizzato. Mi avevano chiamato per una stupida influenza?
“E’ una stupida malattia! Le passerà tra pochi giorni! Pft!” sbuffai scocciato. Non era che avevano messo in piedi questa finzione per farmi ritornare a Fell’s Church?
Elena alle mie parole alzò di scatto la testa. I suoi occhi fiammeggiavano di rabbia. Con assurda velocità si scagliò contro di me e mi afferrò per il collo, con una presa forte. Il suo viso era deformato, gli occhi rosso sangue e i canini più allungati del normale.
Dopo poco, resasi conto di ciò che stava per fare si allontanò istantaneamente da me. Era diventata un vampiro. Mi stupisce che Stefan avesse avuto il coraggio di trasformarla, ma dovevo ammettere che l’immortalità le donava.
“La malattia di Bonnie non è una stupida influenza. Bonnie sta morendo! NON VUOLE ESSERE TRASFORMATA! Convincila! Per favore. Non vuole essere trasformata né da me, né da Stefan! AIUTAMI!” disse con voce supplicante, sull’orlo di una crisi isterica.
Nella mia mente vorticavano le parole ‘Bonnie sta morendo’. Lei stava morendo, non voleva essere trasformata. Se non vuole essere trasformata dall’amica, come faccio io a farle cambiare idea?
Un dolore fortissimo mi pervase tutto il corpo, in particolare sentii una crepa formarsi al centro del mio cuore, non sentivo quel dolore da quanto era morta mia madre.
“Ci..ci..Proverò..”dissi un po’ spaesato. Elena mi fece un sorrisino rincuorante.
“Sali le scale, prima porta a sinistra.” M’indicò lei. Salii le scale e mi ritrovai davanti alla porta. Davanti ai miei occhi vorticavano i ricordi miei e di Bonnie. Cercavo di scacciarli, ma per la prima volta capii cosa avevo davanti e quanto tempo avessi sprecato intorno ad Elena.
Bussai alla porta, sperando di essere arrivato in tempo. Non sentii neanche una risposta. Per un momento pensai che forse era meglio andare via. Mi voltai di spalle, ma venni bloccato da un lamentio.
Aprii la porta. Bonnie era stesa sul letto, con tre coperte che la coprivano fin sopra il naso. Mosse leggermente la testa. Aveva il volto pallido-cadaverico, le sue labbra che avevano sempre avuto un colore rosso intenso ora era scemato in un color roseo, gli occhi nocciola che un tempo la facevano sembrare un gattino ora erano spenti e vuoti e i suoi capelli ricci e rossi, erano diventati più chiari. Per me, era sempre il MIO Uccellino. Il mio dolce e tenero Uccellino,che mi aveva amato con tutto il cuore. Il cuore che io potevo custodire, ma che avevo distrutto tante volte.
Mi avvicinai a lei, che mi guardava come se fossi qualcosa di finto e surreale. Mi stesi accanto a lei e presi ad accarezzarle i suoi capelli.
“Sei…rito..ritornato.” disse con voce strozzata. Chissà quanto aveva sofferto, aveva sofferto in silenzio e io non mi ero mai preso la briga di tenderle una mano.
“Si. Contenta?” chiesi rigido. Lei mi rivolse uno dei suoi teneri sorrisi. Uno di quelli che mi faceva quando stava bene. Istintivamente le presi la mano. A quel contatto rabbrividì notevolmente. Ritrassi la mano, io ero gelido.
“Mi…mi…piaceva..quel..contatto…” disse debole. A quelle parole la mia autostima salì di un paio di punti. Le presi la mano. Cosa potevo dirle? Non ero mai stato bravo in queste cose.
“Cosa..sei..venuto a…fare?” mi chiese, tossendo. Abbassai il capo. Una risposta coerente, ci voleva una risposta coerente.
“Perché mi stai lasciando?” Chiesi di getto. La prima domanda che mi venne in mente era quella. Perché mi stava abbandonando? Vidi i suoi occhi strabuzzarsi e il suo respiro rallentare.
“Io sono malata. L’ho scoperto due anni fa, ma non l’ho mai desiderato.” Disse seria. Senza balbettare o senza tremare. Non era quella la risposta che mi aspettavo.
“Non ti ho chiesto questo. Perché non vuoi essere salvata?” chiesi alzando il tono di voce. Lei sospirò e si mise a sedere. I nostri occhi s’incontrarono, subito lei distolse lo sguardo.
“Perché non posso essere salvata. E perché la mia malattia non può essere curata.” Disse seria. I suoi occhi ad ogni sua parola perdevano la loro solita intensità. Non capivo…Non poteva?
“La predizione di mia nonna era ‘Sarai bella e giovane nella tua bara’…quella non era una predizione, ma una maledizione.” Mi spiegò prendendo fiato. “Io morirò per chiudere il sottile velo che c’è tra il mondo dei morti e il mondo dei vivi.” Disse socchiudendo gli occhi.
Riflettetti su quello che mi aveva detto. Lei doveva essere un sigillo? Una chiave? Mi accoccolai accanto a lei, stringendola forte a me. Non potevo salvarla, nessuno poteva.
Sentii i miei occhi pizzicarmi e il dolore farsi acuto. Gli occhi si inumidirono. Cosa mi stava accadendo? Bonnie mi fissò assorta.
“Damon…Salvatore….che versa…lacrime?” mi chiese pungente. Una sola lacrima mi rigò il volto. UNA sola. Ma una valeva più di mille se versate da un tipo, come me che non piange neanche sotto torchio.
Il suo capo si appoggiò sui miei pettorali, mentre avvicinavo il suo corpo al mio.
Alzò di poco il volto, le sue labbra erano vicine alle mie. Il suo sguardo era così leale, così puro. Chissà come si sentiva. Le sue labbra erano tentatrici ed assomigliavano apetali di rose. Ci fu solamente un contatto di labbra. Lei era il caldo, io ero il freddo. Lei era la vita, io ero la morte. Perché se lei era la vita, allora doveva morire? Maledizione.
“Tu…tu …mi hai…” Non riusciva neanche a parlare. La zittii con un dito sulle sue labbra.
“Perché mi vuoi lasciare? Perché devo dirti addio?” chiesi triste. Tutte le persone che amavo, se ne andavano. Mia madre, anche Stefan, mio padre e ora Bonnie.
“E’ un addio?” le chiesi con un fil di voce. Lei scosse la testa. “Se tu mi lasci, è un addio. E io non voglio dirti addio.” Dissi accarezzandole la guancia.
“Non dirmi Addio…” mi sussurrò in fin di voce. Allungò di poco il braccio, ma tossì piegandosi in due. La bloccai e le presi il braccio.
“Cosa cerchi?” le chiesi io. Bofonchiò qualcosa di incomprensibile. Bonnie si tolse di dosso le coperte. Aveva indosso una camicia da notte bianca ed era scalza. Si alzò dal letto e dal comodino estrasse un diario con la copertina rosa. Mi sorrise leggermente.
La vidi tossire e piegarsi in due, mi alzai e la affiancai per evitare che si stancasse. Cadde nelle mie braccia, la posai sull’enorme lettone e m’inginocchiai ai piedi del letto.
“Damon…Tieni..Il mio…diario..” sussurrò con voce strozzata. Lo presi tra le mani e lo osservai incredulo. Mi lasciava il suo diario…
“Ti amo così tanto, ma non ho avuto il coraggio di dirtelo e di farti capire quanto io ti amassi.” Disse con le lacrime agli occhi. Non riuscii a trattenere le lacrime. Mi stava lasciando…
“Io ti..” mi bloccò, prima che potessi dichiararle ciò che provavo per lei.
“Non dirlo. Non dirlo solo perché pensi che non mi rivedrai mai più…” chiusi gradualmente gli occhi. Il suo battito cardiaco era nullo, fermo.
Era morta.
Presi tra le mani il suo diario. Lo dovevo leggere? In fondo, lei lo aveva lasciato a me. Aprì il diario.

5 Settembre 2010
Caro diario,
Damon ci ha lasciati. Se ne è andato. Da più o meno cinque giorni. Io ho iniziato il College, volevo iniziarlo con lui. Il mio amore per lui non scemerà mai. La sua mancanza apparentemente non la sente nessuno, allora perché io non riesco a darmi pace?

Questo era il suo primo giorno al College. Io non potevo stare lì con lei. Non l’avevo potuta tenere lontana da occhi indiscreti, non l’avevo protetta! Sono un coglione!
Sfogliando il diario, venni catturato da una parola.

10  Novembre  2011
Caro diario,
ho scoperto che mi rimane poco da vivere. Quella predizione fatta da mia nonna non era una vera e propria predizione, ma una Maledizione. Mi rimane poco da vivere, se non pochi anni.

Andando avanti trovai tutti i suoi ricordi, le gite fatte da lei, il suo ex-fidanzato lupo mannaro che le ha spezzato il cuore. Certo che non aveva capito che doveva stare lontana dai lupi-mannari! Non aveva imparato la lezione alla biblioteca*. Il mio Pettirosso. Tenera e ingenua.
Decisi di leggere come aveva passato il suo compleanno senza di me, quest’anno.

1 Ottobre 2012
Caro diario,
questo è il giorno del mio diciannovesimo compleanno. Sono andata in discoteca e mi sono divertita tantissimo. La mia malattia tarda ad arrivare, e forse è meglio così. Per rendere questo giorno ancor più bello mancava Damon. Io lo amo. Lo amo alla follia, però mi ha distrutto…<3

Io non potevo essere lì quel giorno. Non le avevo fatto gli auguri, chissà come ci sarà rimasta male il mio Pettirosso. Ero una persona orribile! Un bastardo!
Decisi di saltare un bel po’ di pagine, per vedere l’ultimo suo compleanno.

1 Ottobre 2013
Caro diario,
sto malissimo. Il giorno del mio ventesimo compleanno lo passo in una camera da letto, come una malata terminale. La ‘Maledizione’ risucchia velocemente la mia anima, ma aspetterò il suo ritorno. Io ci credo, lo rivedrò prima di morire.

Ero un emerito stronzo! Lei mi voleva con sé! Lei mi voleva vedere,prima di morire…Per fortuna ero arrivato in tempo, per farla andare via felice.
Con ogni pagina del suo diario un pezzo della mia anima si lacerava. Io ero nei suoi pensieri sempre e costantemente, e io come la ripagavo? La ripagavo abbandonandola e spezzandole il cuore.

Le lasciai un bacio sulla fronte. Uscii dalla sua stanza. Non sopportavo la sua morte.
Appena uscito dalla stanza, mi avviai verso il salotto. Tutti mi fissavano speranzosi. Accennai un ‘no’ con la testa.
Elena e Meredith scoppiarono a piangere; Stefan, anche lui, versò delle lacrime; Mutt fissava il vuoto con occhi spenti e infine c’ero io. Io che non l’ho saputa amare. Io che non sono riuscito a coltivare il suo amore, il nostro amore.

***

Quella notte lessi tutto il suo diario, scoprendo ogni minuscola sfaccettatura del suo carattere e delle sue ambizioni. Era quasi l’alba. Chiusi il diario e lo gettai a terra, piangendo come un ossesso. Se ne era andata! Mi aveva lasciato! Mi aveva abbandonato!
Iniziai a sognare ad occhi aperti la vita che volevo costruire con lei.
Ma non devo dirle Addio! Me lo ero ripromesso. Mai dire ADDIO.
Mi sedetti sullo scrittoio e iniziai a scrivere una lettera, per lei. Una lettera che esprimeva quello che provavo per lei, senza aver paura di aprire il mio cuore.

Caro Pettirosso,
oggi è il giorno più straziante che abbia mai vissuto. Non ho mai provato tanto dolore, dopo la morte di mia madre.
Oggi è il giorno in cui sei morta, per chiudere il confine tra il mondo terreno e il mondo dei morti. Hai fatto un grande gesto, che nessuno dimenticherà mai. Che io non dimenticherò MAI.
Il tuo grande gesto, non è stato quello di chiudere il confine; ma il tuo grande gesto è stato quello di avermi aperto il cuore.
Grazie a te, ho incominciato a vedere il mondo con occhi diversi.
Grazie a te, ho capito che il male si può trasformare in bene.
Grazie a te, ho visto il mondo con occhi diversi.
Sei morta tra le mie braccia. Prima di morire,ti stavo per dichiararti il mio amore, ma tu mi hai detto che quello non era un Addio; con questo ho pensato che un giorno ci rivedremo.
Non posso aspettare. Ti raggiungerò nell’oltre-tomba, fosse anche l’ultima cosa che faccio; però DEVO rivederti!
A presto, Uccellino.

Tuo sempre Damon.

Rilessi la lettera. La chiusi e la sistemai nella mia giacca di pelle. Lei era morta, le creature della notte quando muoiono finiscono nella sottile linea del mondo ultra-terreno.
L’alba era ormai sorta. Mi trasformai in corvo e volai su quella cittadina per un’ultima volta, prima di raggiungere Bonnie.
Atterrai nell’Old Wood. La luce risplendeva sul terreno. Mi sfilai l’anello di lapislazzuli.
I raggi del sole mi bruciavano vivo, lacerando il mio corpo. Sentivo che stavo andando, letteralmente, a fuoco.
Caddi a terra,dolorante.
Ti sto raggiungendo, Pettirosso. Non ti dirò mai Addio.

 

 

Angolo della pazza: Sono ritornata, con una OS. Accetto critiche e consigli. Spero che la troviate interessante. Fatemi un po’ sapere.
Dedicata a Puffetta2001.
Per Puffetta2001: ti avevo promessa la storia di Peter Pan rimodernata al Bamon, ma preferivo qualcosa di più drammatico.
Alla prossima.

  
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