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Autore: ClaireSoul    23/01/2014    1 recensioni
Solo un amore impossibile può essere esterno.
Genere: Fantasy, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Stavo seduta, ferma, guardando il muro in penombra di fronte a me. Lo percepivo senza voltarmi a guardarlo.
  -Sei al sicuro qui.- mi disse. –Nessuno può trovarti.
Non riuscivo a proferire parola, le corde vocali erano come gelate. Non lo vedevo ma le sue parole mi giunsero nitide:
  -Io sono qui.
Solo allora riuscii ad alzarmi. Mi avviai a passi lenti verso la finestra, la vestaglia batteva leggera contro i miei polpacci, mossa dal vento che entrava. Guardai fuori dalla finestra: la neve scendeva candida e si posava sulla strada ghiaiata che si innoltrava nel bosco che circondava la magione. Regnavano le tenebre quella notte.
Lui si mosse con dei passi quasi trascinati. Si stava avvicinando. Il cuore prese a martellarmi nel petto. Sentii il suo fiato sul collo quando mi sussurrò all’orecchio:
  -Hai paura?
Aprii la bocca come per dire qualcosa ma un movimento fuori dalla finestra catturò la mia attenzione: un ombra nera attraversò il tetro giardino con una velocità tale che non feci in tempo a mettere a fuoco di cosa potesse trattarsi. Mi lasciai sfuggire un gemito. In quel momento, una mano mi afferò il braccio facendomi girare di scatto. Fu allora che lo vidi per la prima volta quella notte. I suoi occhi erano color verde smeraldo ed i capelli biondi e lunghi gli ricadevano su di essi, inquadrando quel viso dai lineamenti così perfetti. Il mio istinto mi diceva di scappare lontano da lui ma ormai il mio sguardo era incatenato al suo. E in quel momento sprofondai in un abisso di emozioni miste al terrore e all’insicurezza. Sapevo che non ero al sicuro come lui sosteneva. Sapevo che una parte di lui celava un oscuro segreto. Ma come può una tale bellezza angelica incutermi così tanta paura?
Lui stava li, di fronte a me, la sua mano ancora appoggiata al mio braccio, il suo sguardo ancora attaccato al mio. La neve continuava a scendere lenta mentre dentro quella stanza e dentro di me il tempo sembrava essersi fermato.
Dopo un tempo che sembrò eterno, si mosse. Mi mise a posto dietro all’orecchio una ciocca di capelli e mi guardò ancora più intensamente e mi disse:
  -Non aver paura, fidati di me. Non ti farò del male.
Come il ghiaccio si scioglie sotto i raggi caldi del sole, le mie corde vocali ripresero a funzionare.
  -Cosa vuoi da me?- Riuscii a dire.
  -Proteggerti.
  -Allora perché ti comporti così con me?
  -Così come?
  -Così.. Così.. insomma, perché sei così misterioso? Cosa nascondi?
  -Non è il momento giusto.- La sua mascella si irrigidì e una scintilla si accese nei suoi occhi.
  -Perché?
Non rispose. Si girò di scatto. Rimase di spalle senza dir niente. Rivolsi il mio sguardo verso la finestra. Aveva smesso di nevicare. Un gufo si era posato su di un ramo. Appoggiai i gomiti sul balconcino della finestra e misi il mento sulle mani chiuse a coppa. Il mio sguardo viaggiava oltre il bosco. “Chissà cosa stia facendo mamma. E papà? E quella svampita di Katherine cosa starà combinando?” pensai. Ripensai alla loro allegria, ai natali passati insieme. Quello era il primo che passavo lontana dalla mia famiglia.
D’un tratto il grande orologio a pendolo che si trovava in un angolo buio della stanza toccò la mezzanotte. Mi voltai e scoprii con rammarico che ero sola.
Lui era scomparso.
 
  
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