Libri > Il Signore degli Anelli e altri
Ricorda la storia  |      
Autore: _juliet    25/01/2014    7 recensioni
«È nelle prigioni.» mormorò, il volto privo di espressione.
Legolas non riuscì a dissimulare la sorpresa. «Nelle prigioni? Perché?»
Il padre non gli rispose. Si limitò a guardarlo, gli occhi blu accesi di qualcosa che lo fece rabbrividire.

{Legolas!centric | Post!Guerra dell'Anello | Kíli/Tauriel ♥}
Genere: Angst, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Legolas, Tauriel, Thranduil
Note: Movieverse, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Non si trasforma la propria vita senza trasformare se stessi.
Simone De Beauvoir
________________________




Legolas rallentò l'andatura, godendosi la brezza profumata d'erba. Stava rientrando al Reame Boscoso dopo aver portato a termine una missione e, per diletto, aveva deciso di prendere l'Antica Via Silvana.
Era stata costruita dai Nani molti anni prima ed era stata un importante snodo commerciale, ma era progressivamente caduta in disuso dopo la calata dell'Oscuro Signore. La vicinanza di Dol Guldur aveva spinto gli Elfi Silvani sempre più a nord, fino a tramutarli in creature diffidenti, rinchiuse fra le mura del loro Reame.
Da quando tutto era finito, le ombre erano scomparse. Il bosco era tornato a essere verde e vivo, luminoso ed accogliente; aveva perso l'aura di malvagità e il puzzo di morte che lo avevano caratterizzato così bene per troppo tempo. 
Oltrepassati i cancelli, Legolas trovò ad attenderlo numerosi Elfi elegantemente vestiti, a sua disposizione per qualunque cosa desiderasse. Uno di loro gli si avvicinò per dirgli qualcosa, ma non aveva tempo da concedergli: voleva andare a fare una visita a Tauriel, per raccontarle cos'aveva visto al di fuori della foresta. 
Nella stanza, però, trovò solo re Thranduil, intento a sfogliare delle carte. Il principe sentì nascere in sé un barlume di speranza: forse era uscita. Forse, durante la sua assenza, le cose erano migliorate.
Il re parlò senza che ci fosse il bisogno di fargli domande. «È nelle prigioni» mormorò, il volto privo di espressione.
Legolas non riuscì a dissimulare la sorpresa. «Nelle prigioni? Perché?»
Il padre non gli rispose. Si limitò a guardarlo, gli occhi blu accesi di qualcosa che lo fece rabbrividire.
Quando raggiunsero le grandi segrete sotterranee, il re si fermò, indicandogli un punto poco lontano, e il cuore di Legolas sobbalzò.
Tauriel sedeva sui gradini di fianco a una cella, le ginocchia strette al petto, la chioma morbidamente appoggiata su una spalla. Una posa non dissimile da quella che le aveva già visto adottare in quello stesso luogo, una notte di molti anni prima. Avrebbe dovuto saperlo; avrebbe dovuto capire a cosa era dovuto il brillio negli occhi di suo padre. 
Il principe si voltò verso Thranduil, che gli rivolse uno sguardo inespressivo. «È peggiorata, ultimamente. Lo puoi vedere tu stesso.»
«Perché non mi hai informato?» tenne basso il tono di voce, anche se, probabilmente, lei non li avrebbe sentiti.
«Saresti tornato e avresti mandato a monte la tua missione. Inoltre eri già sulla via del ritorno, quando ho notato la gravità delle sue condizioni» il re tornò a guardare Tauriel. «Viene qui ogni giorno. Resta seduta sugli scalini e si perde nei ricordi. A malapena tocca cibo, e non saprei dire se dorma, la notte. Sta Svanendo, figlio mio.»
Legolas lottò per mantenere il controllo sulla sua voce. «È troppo giovane.»
«Eppure il suo spirito sta divorando il suo corpo. Presto Svanirà completamente. Anche se ti avessi richiamato prima del tempo, non c'è nulla che tu possa fare.»
«Posso sempre tentare.»
Thranduil aveva finito di parlare. Gli fece un cenno, come per invitarlo a verificare di persona, se non voleva credergli.
Con il gelo nel cuore, il principe si avvicinò a colei che, appena qualche centinaio di anni prima, era stata il più giovane Capitano della Guardia Reale.
«Legolas!» esclamò, quando lui entrò nel suo campo visivo. Si alzò in piedi per abbracciarlo e, per un momento, fu come se gli anni non fossero mai trascorsi, come se nulla fosse accaduto. 
Ma, vedendola da vicino, era evidente che Thranduil aveva detto la verità: Tauriel era lo spettro di se stessa. I suoi movimenti erano lenti, la schiena meno dritta. Gli occhi erano velati e spenti. Fili d'argento si intravedevano nella sua chioma rossa. Guardandola in viso, il principe notò che la pelle si era assottigliata e rendeva le ossa più pronunciate. In questa Tauriel, non c'era traccia della forza che l'aveva portata ad essere una micidiale macchina da guerra.
«Quando sei tornato?»
Il principe sorrise. «In questo momento.»
Soddisfatta, Tauriel tornò ad acciambellarsi sugli scalini, giocando a lanciare in aria un oggetto, per poi afferrarlo al volo. 
Legolas era consapevole della presenza di Thranduil, poco più in alto. Probabilmente il re aveva ragione, ma lui decise che non poteva non insistere. Scelse con cautela le parole da usare. «Ti ho cercata nella tua stanza. Non immaginavo di trovarti qui.»
Tauriel sorrise, guardandosi le mani. 
Legolas si inginocchiò con grazia di fronte a lei e racchiuse quelle mani tremanti fra le sue. «Perché sei nelle prigioni, amica mia?»
«Ho bei ricordi legati a questo luogo. Oggi sentivo il bisogno di venire qui.»
Il principe impedì al proprio sorriso di spegnersi. Un fruscio lo avvertì che il re lo stava ancora osservando, in attesa che constatasse l'inevitabile. Ma non si sarebbe arreso così facilmente.
«Ti stai accigliando» lo avvertì Tauriel. «Non ti dico sempre che ti verranno le rughe, se continui ad assumere quel cipiglio turbato? Cosa c'è che non va?»
Legolas notò che era il viso di lei a essere scavato da molte piccole rughe. Attese qualche momento, prima di parlare. «Che ne dici di uscire dal palazzo? Vieni con me nella foresta. O anche fuori dalla foresta. Potremmo andare insieme sulle montagne, guardare il cielo stellato fino al sorgere del sole.»
Tauriel rise. «Mi piacerebbe molto, ma sai che non posso.»
«Lo so?»
«Certo che sì» mormorò lei, mentre i suoi occhi, per un momento, si riaccendevano di qualcosa di simile a un'emozione. Gli mostrò l'oggetto che teneva in mano: una pietra scura e lucida. «Kíli torna oggi. Voglio essere qui, quando arriva.»
Per qualche momento, Legolas non riuscì a parlare. I suoi occhi si spostarono lentamente da lei, per incrociare quelli di Thranduil. Il re lo fissava, un'espressione grave sul suo volto. Scosse la testa e gli diede le spalle.
Notando che Tauriel lo stava ancora guardando, in attesa di una reazione, il principe costrinse se stesso a sorridere. Le passò una mano tra i capelli, notando che erano secchi e sfibrati. «Ma certo. Non so come ho fatto a dimenticarmene. Sarà per un'altra volta, allora.»
Cercando di assumere un'espressione neutra, salì le scale fino a raggiungere il re, che gli rivolse un sorriso addolorato.
«Lui la sta uccidendo» dichiarò Thranduil. I suoi occhi brillavano d'ira, ma non riusciva a dissimulare completamente una pacata aria di derisione; non aveva mai compreso né accettato il loro legame.
Legolas si sentì afferrare dal senso di colpa, perché anche lui l'aveva rifiutato e non aveva voluto saperne nulla. Aveva voltato le spalle a Tauriel, un'amica, condannandola per qualcosa che l'aveva resa e la rendeva ancora felice, più felice di quanto fosse mai stata.
Riportò lo sguardo su di lei; stava mormorando sottovoce, mentre intrecciava la sua lunga chioma. Sembrava completamente ignara del mondo che la circondava. Era così diversa dal giovane Elfo che, molti anni prima, l'aveva scosso dalla sua indifferenza verso l'esterno e l'aveva costretto ad affrontare la realtà. Senza di lei, non sarebbe mai diventato chi era: gli aveva insegnato a guardare il vasto mondo con occhi diversi, occhi disposti a vedere; gli aveva mostrato che la paura e il disprezzo verso altre razze non erano l'unica alternativa possibile, né la migliore.
«Sono passati più di trecento anni da quando il Nano ha lasciato questo mondo» l'enfasi con cui Thranduil pronunciò quella parola era carica di uno spregio antico, millenario. «E lei continua ad aspettare che torni.»
Legolas ripensò agli occhi di Tauriel e a come splendevano al solo nominare quel Nano. Ripensò anche ai suoi Compagni e a come non riusciva più ad immaginare la propria vita senza di loro. Forte di una forza che non era più solo sua, sorrise al re. La sua voce era alta e chiara, quando disse: «Kíli. Il suo nome era Kíli.»

  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Il Signore degli Anelli e altri / Vai alla pagina dell'autore: _juliet