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Autore: Geneve    25/01/2014    2 recensioni
[SPOILER 5X11 500 YEARS OF SOLITUDE]
Se non avete visto la puntata non leggete, altrimenti siete i benvenuti tra una mia piccola reinterpretazione di questa puntata tutta centrata sull'unica e inimitabile Katherine Pierce. Quali saranno i suoi pensieri, a poche ore da quella che sembrerebbe essere la fine di tutto?
[Accenni Stefan/Katherine, Elijah/Katherine]
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Damon Salvatore, Elijah, Katherine Pierce, Stefan Salvatore
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Geneve's Corner:

Oggi decido di fare un'eccezione e scrivere all'inizio della pagina, anziché alla fine.

Ieri sera ho visto 500 years of solitude e avrei voluto un finale diverso, non lo nego, ho provato a dare una mia interpretazione ai pensieri di Katherine e a modificare un pochino il finale e spero vivamente che vi piaccia.

Dedico questa breve one shot a chi ha lottato, chi sta lottando, chi ha sofferto e fatto soffrire ma continua a sopravvivere. La dedico a chiunque abbia letto qualcosa di mio, da quando mi sono iscritta per la prima volta e a chi si sta immergendo per la prima volta in una mia shot.

La dedico a tutte le persone che hanno bisogno di una spinta e a tutte quelle che da sole sanno già muovere le montagne.

La dedico a tutti voi e la dedico anche a chi non la leggerà mai, la dedico a questo mondo pieno di persone sempre più impegnate e sole, affinché non perdano mai la speranza e la forza di combattere.

Vi ho annoiati abbastanza ora, quindi buona lettura :)

 

 

500 Years Of Struggle

 

Mi sono svegliata in un letto di ospedale, l’ultima cosa che ricordo è la voce di mia figlia. Quella splendida creatura che mi è stata strappata via troppo presto e che rimpiango ogni giorno di non aver cercato con più forza di tenermi stretta. Sono stata una madre inesistente, eppure lei è tornata, mi ha cercata ovunque ed è venuta qui per me. Non ho fatto altro che deluderla, ora come sempre.

Stefan ha insistito per riportarmi a casa e cercare di farmi stare tranquilla e anche se non lo dice apertamente, so bene che lo sta facendo solo perché mi restano poche ore di vita.

Ho vissuto per ben 500 anni, 500 lunghissimi anni, in cui ho tradito, usato, manipolato, soggiogato e strappato quante più vite si sono poste sul mio cammino. Non c’è una sola persona in questa casa che non abbia ingannato, come in tutta Mystic Falls probabilmente. Sono sfuggita per anni dalla morte, dalla vendetta di Klaus, sono stata l’unica pecca nel suo curriculum immacolato di uccisioni. Perché anche quando ero solo un umana, non ho lasciato che fosse lui a catturarmi, ho posto io stessa fine alla mia vita mortale, per poter vivere ancora e me la sono cavata egregiamente. Sono ad oggi l’unico essere sulla faccia della terra in grado di testimoniare di essere sopravvissuto alla vendetta di Klaus. Ma adesso i miei capelli stanno diventando bianchi e le mie mani stanno raggrinzendo.

Sono costantemente dilaniata dalle parole di Damon, perché sono così vere da far male: la mia intera famiglia è stata sterminata per colpa mia, mia figlia è cresciuta da sola per colpa mia e ho ferito così tante persone, che dubito che persino il dio di cui tutti parlano potrebbe mai perdonarmi.

Chiudo gli occhi e davanti a me passano i volti di tutte le mie vittime, o almeno, di quelle che ricordo. E poi ad un certo punto sento una voce, una voce diversa che in 500 anni è stata come un balsamo e una punizione al tempo stesso.

 

Katerina.

 

Chiama solo il mio nome, quello vero, quello che nessuno usa mai. È solo una parola, niente di più, ma il suo accento marcato di altri tempi e l’inflessione profonda sono inconfondibili.

È una lacrima quella che si affaccia agli angoli dei miei occhi? Non lo so, ma sono certa che la curva che stanno involontariamente prendendo le mie labbra sia un sorriso. È gioia pura quella che pervade il mio corpo e la mia mente e dimentico perfino che non avrei mai voluto che mi vedesse brutta e vecchia come sono ora. Lui è qui, è qui per me. Chiamo il suo nome e come in una crudele fiaba il suo volto scompare, restituendomi lo sguardo divertito di Damon. Come un macigno piomba su di me la consapevolezza che Elijah non c’è ora e non verrà mai al mio capezzale. Io per lui non valgo neanche un addio e ora vorrei soltanto rimanere sola, vorrei essere ancora una vampira per spezzare il collo a Damon all’istante perché non voglio che veda il mio dolore. Non voglio che abbia questa soddisfazione. Anche se fra i due sono sempre stata io quella che infliggeva dolore e non posso negare che abbia ragione a volermi morta, l’ho usato e non l’ho mai amato quanto ho amato Stefan, ma per quanto disgustoso sia pensare che quella sciocca profezia sui doppelgangers sia vera, è l’unica giustificazione che trovo. In 500 lunghi anni ho amato solo due volte. Il primo è stato Elijah e dentro di me lo amerò sempre, anche se ormai non mi restano che poche centinaia di minuti. Il secondo, che non pensavo sarebbe mai arrivato, è stato Stefan e non so nemmeno io come sia accaduto. L’ho amato fin dal primo momento, fin dal primo istante ho sentito una connessione, che solo questa pazzia dei doppelgangers può giustificare. Ma l’amore per Elijah è resistito anche a questo, è sempre stato latente in me e non posso dire di amare più l’uno o l’altro. Se potessi scegliere li vorrei entrambi con me per queste ultime ore, ma so che non è possibile.

Dicono che il tempo guarisca ogni cosa, ma a me sembra più che altro che il tempo mi stia portando via tutto, anche il respiro, che ogni istante è sempre più flebile.

Stefan è venuto a dirmi addio per l’ultima volta poi sono lentamente scivolata in un sonno privo di pensieri e per qualche secondo il mio cuore ha smesso di battere.

Poi ho gridato, perché non voglio morire, ci sono ancora troppe cose che devo fare. Devo ricostruire il mio rapporto con Nadia e devo ringraziare Stefan, devo andarmene da questa città e devo ricominciare da capo. Non voglio morire e quando i miei occhi si aprono si scontrano con quelli di Elijah.

Per un attimo il mio stomaco fa una capriola poi premo le mani sulle tempie e grido. Damon non mi ingannerà un’altra volta, non voglio stare ai suoi giochetti e il fatto che ora senta il profumo millenario di Elijah mi manda ancora di più fuori di testa e mi dà la forza di avventarmi su di lui.

 

-          Katerina, calmati. Sono io, Elijah. Non ti farò del male. – dice e questa volta capisco che è vero, che è

reale, è Elijah e non capisco come abbia fatto a non riconoscerlo subito, ma tutte queste medicine mi stanno atrofizzando il cervello. Vedo che tiene in mano una siringa vuota e non so più se sono qui, col cuore palpitante per la mia determinazione e il mio insano attaccamento alla vita, o se lo sono per merito suo, ma non mi importa perché oggi è improvvisamente diventato il giorno più bello della mia vita e come una bambina scoppio a piangere fra le sue braccia, farfugliando e pregandolo di non lasciarmi andare, mentre inondo di lacrime la sua costosa camicia e lui semplicemente me lo lascia fare, accarezzandomi i capelli.

So che questa reazione fin troppo emotiva e decisamente patetica è dovuta alla mia natura umana e un po’ m’infastidisce ma questa volta non vorrei davvero essere da nessun’altra parte e non vorrei fare altro che tenere la testa appoggiata al suo petto, con le sue braccia forti che mi sorreggono.

Ora più che mai voglio rimanere in vita e combatterei contro qualsiasi cosa pur di farlo, perché sono Katherine Pierce, e Katherine Pierce non si arrende mai.

  
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