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Autore: _Joanna_    25/01/2014    0 recensioni
Che cosa manca alla storia perché sia davvero completa? Dall’altra parte del mare Stretto c’è la coraggiosa principessa Targaryen, la quale non può contare su alcun aiuto nel continente occidentale... C'è bisogno in fretta un forte, inaspettato, alleato del drago, e perché non proprio la figlia dell’uomo la cui mano ha posto fine all’ultimo re Targaryen?
Genere: Angst, Drammatico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Incest, Non-con, Spoiler!
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Royal Lies

Robert

 

«Molto bene mio principe!» l’esclamazione di Aron Santagar, maestro d’armi della Fortezza Rossa, fu accompagnata da uno spropositato scrosciare di applausi, quasi che Joffrey avesse disarcionato lo Sterminatore di re. No, il suo biondo e introverso figlio aveva semplicemente spezzato la lancia contro lo scudo della quintana, e nemmeno con molta destrezza, visto che il sacco di contrappeso era passato a nemmeno un centimetro dalla testa del ragazzo, che aveva schivato il colpo con una sgraziata contorsione. Ma erano passati anni dall’ultima volta che Robert aveva impugnato una lancia, e, per quel che ricordava, forse anche lui si era esibito in simili orrori.

Cavalieri e signorotti si stavano ancora complimentando con il giovane principe quando lui lo vide. L’espressione di Joffrey, prima allegra e superba, si tramutò istantaneamente in una rigida, granitica, maschera d’indifferenza. Voltò la testa in direzione del maestro darmi e disse «Per oggi mi sono allenato abbastanza».

Forse Santagar stava per replicare, ma poi anche lui vide il re, perciò si limitò a chinare il capo in segno di congedo e diede ordine ai suoi sottoposti di raccogliere i resti della lancia e di rimettere a posto armi e armature.

Robert guardò suo figlio andarsene. Era alto, forte e con un buon addestramento prometteva di diventare un buon soldato; aveva tutto ciò che si potesse desiderare da un figlio, eppure Robert non capiva perché quando lo guardava non provava niente. Era così anche per i suoi fratelli: nessuno dei quattro figli che aveva avuto da Cersei gli aveva mai fatto sentire qualcosa di diverso dall’indifferenza più assoluta.

Forse perché non provava il minimo sentimento per la donna con cui li aveva concepiti. Ma lo stesso si poteva dire delle giovani lady, delle puttane, delle figlie di locandiere e stallieri con cui aveva generato i suoi bastardi.

Forse era perché quando era stato con una loro, almeno per un’ora, non era esistito nient’altro nel mondo che la loro coppia di bei seni e il loro delizioso tesoro.

Forse perché con Cersei era più difficile fingere di stringere tra la braccia Lyanna.

O forse, era qualcos’altro…

 

     Erano passati troppi giorni perché Robert fosse in grado di contarli. In alcuni momenti gli pareva di avere appena dato l’ordine di incarcerare Ned, in altri gli sembrava che fosse accaduto anni prima, in altri ancora cercava di convincersi che si era trattato solo di un assurdo incubo.

Aveva chiesto perdono alla sua dea per questo, ma la voragine che aveva preso il posto del suo cuore sembrava farsi più profonda ogni giorno che passava.

Tutto quello che desiderava era far liberare Ned e rimandarlo a casa, dimenticare tutto, ma non era possibile, nemmeno per lui che era il re. Cersei non gliel’avrebbe mai perdonato, e Cersei era una Lannister. E i Lannister avevano già tradito un re.

 

    Era appena tornato dalla caccia, quando Varys si era silenziosamente presentato nelle stanze reali per discutere una questione urgente. Renly gli aveva suggerito di riceverlo; il suo perfetto fratellino sosteneva che ascoltare i propri consiglieri era un dovere sacrosanto di ogni buon re. Robert aveva acconsentito, urlando a quell’idiota del suo scudiero di versargli da bere. Il ragazzo, tremante, aveva afferrato l’otre e, attentamente, ne aveva versato gli ultimi sorsi in una coppa.

 

     E aveva ben ragione di essere accorto: dopo alcuni giorni di caccia infruttuosa, Robert aveva deciso che un goccio del suo vino preferito gli avrebbe tirato su il morale, così aveva ordinato al biondo scudiero di andarglielo a prendere, ma quello, da stupido Lannister qual era, era inciampato, mandando l’otre a schiantarsi su di un massiccio tronco macchiato dal lichene. Il ragazzo si era gettato ai suoi piedi, spaventato e mortificato; quando Robert l’aveva spedito a prenderne dell’altro, il giovane era sull’orlo delle lacrime.

 

     Quella volta però il ragazzo non aveva commesso errori, e, dopo avergli porto la coppa, si era velocemente dileguato.

In quel momento Varys aveva fatto il suo ingresso profumato. Si era accomodato e pragmaticamente era subito arrivato al punto: i suoi uccelletti avevano sentito Ned Stark complottare ai danni della corona. Era dunque passato a descrivere i particolari del tradimento, uno più orribile dell’altro: Ned voleva la corona, voleva le teste degli eredi di Robert e voleva che fosse il re stesso a pretenderle.

Robert non poteva credere a quelle parole, non voleva. Non era possibile che Ned stesse complottando ai suoi danni, non era nella sua natura. E quella mostruosa menzogna sui suoi figli… Robert voleva mandare via tutti quanti. Parlare con Ned, guardarlo negli occhi, solo così avrebbe compreso la verità che si celava in quelle parole velenose, sempre che di verità ce ne fosse.

Ma i suoi fidati consiglieri non gli avevano dato il tempo di agire: Renly era uscito dalla camera, per avvertire gli altri membri del Concilio; quanto a Varys, gli aveva domandato se voleva che anche la regina venisse informata dell’accaduto. Cersei era l’ultima persona che Robert avrebbe voluto attorno a sé in quel momento, beh in qualsiasi momento, tuttavia un pensiero insistente continuava a girargli impazzito nella mente: e se fosse stata Cersei a mettere in giro quelle voci? Se fosse quella la vendetta per le sue puttane, i suoi eccessi, per non aver mai smesso di desiderare che ci fosse Lyanna al suo posto?

Robert aveva acconsentito e, una volta solo, si era sentito incredibilmente impotente. Era una sensazione che spesso aveva provato, attanagliato com’era da quella moltitudine di idioti, ipocriti ed inetti, ma mai l’aveva percepita in modo tanto doloroso. Robert era un guerriero, non un politico, il suo posto era il campo di battaglia, non la corte. Robert era abituato a risolvere ogni questione vagamente importante con mazza ferrata e vino, ma quella situazione era lungi dall’essere risolvibile con qualche battuta di spirito, quanto alla guerra, Robert era stufo di combattere per coloro che amava, di sfracellare il nemico, di arrossare la terra con il loro sangue, era stufo di distruggere vite e intere dinastie, per poi perdere ciò che più contava.

 

     E così, quando Cersei si era presentata al suo cospetto, Robert l’aveva fissata in silenzio. Era bellissima, forse più di Lyanna. I morbidi boccoli dorati le ricadevano sulle spalle, bianche e lisce come la seta che l’avvolgeva il giorno del loro matrimonio, quando per un istante entrambi erano stati felici di appartenere l’uno all’altra. Ma era stato un breve, fugace, attimo, che si era dissolto non appena i raggi caldi del sole avevano inondato il marmoreo piazzale antistante il Grande Tempio di Baelor.

“È vero quello che dice Varys?”. Cersei aveva rotto il silenzio che ormai era divenuto componente caratteristica del loro matrimonio.

“Lo chiedo a te” aveva ribattuto lui, osservando attentamente la reazione della moglie. Ma Cersei si era limitata a fissarlo impassibile, sbattendo elegantemente le ciglia un paio di volte.

Poi aveva risposto “Credi che sia stata io? Mi giudichi stupida e crudele a tal punto?”.

“Perché no? Dopotutto non mi sembra che tra te e Ned sia mai corso buon sangue, per non parlare della vicenda di Grande Inverno e di quella dello Sterminatore di re!”.  Robert si era alzato in piedi, i pugno stretti, gli occhi puntati su di lei. Era bella, era perfetta, e Robert non poteva fare a meno di odiarla, come se fosse stata lei a voler occupare il posto che spettava a Lyanna.

Ancora una volta Cersei lo guardò a lungo prima di rispondere. “Farò finta di non aver sentito le tue allusioni mio signore. È vero non mi piace Stark, ma accusarlo di tradimento manderebbe a monte il matrimonio di Joff, se non peggio. Non metterei mai in pericolo quelle bambine, a prescindere da quello che possa pensare del padre”. Detto ciò, gli aveva voltato le spalle, in un turbinio d’oro e di sera, e aveva lasciato la stanza.

“Forse non è stata lei”. Aveva pensato alla fine. Cersei era una madre dopotutto e Sansa era divenuta come una figlia per lei. Che Ned potesse davvero aver cospirato ai suoi danni? O forse era qualcun altro il responsabile di quella macchinazione? Mille domande a cui una sola persona avrebbe potuto dare una risposta: Ned.

 

     E quella risposta l’aveva avuta: Ned, per una qualche oscura ragione l’aveva tradito, aveva infangato l’onore di sua moglie, aveva insultato i suoi figli!

Vendetta per il suo bambino, era questa la spiegazione che Robert si era dato. Naerenys aveva ucciso Bran e Ned avrebbe ucciso lei e i suoi fratelli.

Ma Ned non era uomo da compiere simili atti; forse poteva odiare l’assassina di suo figlio al tal punto da volerla morta, ma anche i suoi fratelli, degli innocenti bambini della stessa età di quello che aveva perduto?

E se anche fosse, Ned l’avrebbe fatto con le sue stesse mani, mai avrebbe messo in atto un complotto così sordido.

Eppure lui stesso l’aveva ammesso, giurato addirittura. Non aveva fatto che ripetere quell’assurdità giorno dopo giorno, senza mai smentirsi.

“Devono avergli mentito”. Era infine questa la conclusione a cui era arrivato. Qualcuno l’aveva raggirato e Ned, provato dalla morte del figlio, non aveva potuto far altro che credergli.

Dopotutto lui e Robert erano come fratelli, forse Ned pensava di fargli un favore dichiarando che l’assassina del suo Bran non era sangue del suo sangue.

Ma ormai non c’era più tempo per i se e per i ma. Robb, il primogenito di Ned, aveva chiamato a raccolta i vessilli di guerra e lord Tywin era già da giorni in marcia verso Nord.

E ora un altro funesto evento si abbattuto su di loro: Naerenys e il bastardo di Ned erano sfuggiti alla prigionia.

Per questo Robert l’aveva mandato a prendere; voleva offrire al suo amico di sempre un’ultima opportunità prima del disastro.

 

     Arrivato finalmente ai suoi appartamenti, Robert si preparò mentalmente a un bel bagno caldo. Doveva restare sobrio e non era certamente il caso di accogliere Ned con una rigogliosa contadinotta seduta sulle ginocchia. Un bagno, era tutto quello che poteva concedersi.

E che gli fu negato. Fece il suo ingresso nella stanza e vide che c’era qualcuno ad aspettarlo. Suo fratello era in piedi accanto al tavolo, con una pergamena accartocciata tra le dita.

«Che ci fai qui?» esordì bruscamente Robert.

«Oh nulla, fratello caro, ti stavo aspettando» disse Renly, la voce allegra tradita dall’agitazione. Spiegò il pezzo di pergamena che stringeva in mano.

Robert si avvicinò, finché non lo raggiunse. Era la lettera arrivata da Grande Inverno, nella quale una delle tante spie di Varys annunciava l’evasione della principessa.

Robert spostò lo sguardo sul fratello, senza capire.

«Che intendi fare?» chiese infine Renly «So che consideri Stark un fratello, più di me e Stannis, ma spero che tu non abbia intenzione di lasciarlo andare».

Era vero, Robert non amava i suoi veri fratelli. In comune non avevano altro che il cognome, ma inspiegabilmente quel ragazzino inesperto di Renly aveva compreso le sue intenzioni. Erano davvero così evidenti?

Passarono alcuni secondi in cui nessuno parlò. Renly aveva capito e non concordava, ma non c’erano ragioni per mentirgli.

«Invece è proprio quello che intendo fare».

«Ma non puoi!» sbottò Renly «Non puoi permettere che non paghi alcun prezzo per le sue menzogne. È tradimento il suo, l’hai forse dimenticato? Tornerà a casa, con i suoi titoli e i suoi onori intatti? E che mi dici del figlio? Sta radunando le truppe, è tradimento anche il suo e…»

«Ora stai dalla parte dei Lannister?» tuonò Robert. Quello di suo fratello era lo stesso ragionamento che aveva fatto Cersei la sera prima; così decise di dargli la medesima risposta «Robb è un ragazzino, non appena saprà che il padre è libero rimanderà a casa tutti quanti e farà ammenda».

«E di Stark che mi dici?» chiese Renly «Lui non è un ragazzino, ti accontenterai delle sue scuse? Non appena si saprà che il grande Robert Baratheon è troppo debole per punire un tradimento simile, non ci vorrà molto perché qualche signorotto ambizioso cominci a immaginarsi con una corona sulla testa».

Robert non ebbe nemmeno il tempo per formulare una risposta. Renly aveva già lasciato la stanza, senza mai voltarsi indietro.

«Vino!» sbraitò Robert dopo qualche secondo. Ora ne aveva davvero bisogno.

  
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