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Autore: seasonsoflove    26/01/2014    10 recensioni
"Era quasi ora di pranzo alla Storybrooke High School, e Belle era seduta in classe insieme ai suoi compagni.
Belle era la tipica ragazza...atipica.
Graziosa ma di una bellezza antica, di classe. I lunghi capelli rosso scuro leggermente mossi, la carnagione pallida, le guance rosee, gli occhi di un azzurro irreale, il viso tondo, e il corpo minuto."
AU!Highschool - Young!Storybrooke.
Pairing (Rumbelle/SwanQueen e altri possibili)
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Belle, Emma Swan, Regina Mills, Signor Gold/Tremotino, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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The word's on the streets and it's on the news 
I'm not gonna teach him how to dance with you. 
He's got two left feet and he bites my moves. 
I'm not gonna teach him how to dance, dance, dance, dance (*)
 


SwanQueen (the beginning)
Ready to dance!



 
 
 
Il Ballo d’Inverno era alle porte, e nei giorni che lo precedettero l’agitazione per i corridoi divenne palpabile.
Le ragazze si spostavano in branchi chiaccherando concitatamente tra loro e confrontando i vestiti per la grande serata, mentre i ragazzi discutevano animatamente di quale ragazza avrebbero invitato e come avrebbero passato il famigerato “doposerata”.
Era stato ampiamente chiarito che le bevande alcoliche sarebbero state severamente vietate, e chiunque trovato in possesso di esse altrettanto severamente punito.
Killian aveva così deciso che avrebbe movimentato un po’ l’atmosfera a modo suo.
Lui non era tipo da feste sobrie. Non gli piaceva ballare il valzer, indossare lo smoking e fare il damerino di classe. Per quelle cose ci sarebbe stato tempo.
E a lui non piacevano le regole.
Si era procurato una notevole scorta di alcool, e dopo attenti studi della planimetria dell’edificio scolastico era giunto alla conclusione che il bagno del primo piano era il luogo più adatto per tenervi il suo deposito.
Avrebbe fatto sbronzare Tink. Lui sarebbe stato elegantemente allegro, e lei ubriaca marcia, e implorando il suo perdono sarebbe caduta ai suoi piedi.
Killian era decisamente sovraeccitato per quel Ballo.
Robert al contrario era teso e facilmente irritabile.
Non aveva voglia di andare a quello stupido Ballo, non aveva voglia di indossare uno stupido vestito elegante, non aveva voglia di sorridere ai fotografi della scuola e soprattutto non aveva voglia di andarci con Regina.
Aveva accarezzato l’idea di dare forfait all’ultimo con una scusa banale, ma ci aveva rinunciato.
Non osava neanche immaginare la reazione della fidanzata.
Regina in quel periodo era infatti particolarmente intrattabile: il suo umore variava dall’euforico al furibondo, e aveva la capacità di cambiare in pochi secondi.
Una parola fuori luogo, una frase detta con un tono sbagliato e subito scattava, pronta ad insultare, minacciare e prendere in giro chiunque.
La sua campagna per le elezioni era quasi finita, e l’ansia iniziava a farsi sentire.
Robert di questo non aveva colpa, ma era costretto a subire ugualmente.
 
 
 
 
Due giorni prima del Ballo, Emma Swan stava camminando per i corridoi, osservando i vari manifesti per le elezioni.
Una bella ragazza mora, con profondi occhi quasi neri e una bocca molto carnosa la osservava con sguardo arrogante da ogni parete. Si avvicinò ad uno dei cartelloni e lesse:
Regina Mills.
Non aveva la più pallida idea di chi fosse, non frequentava il suo corso, ma era evidente che avrebbe vinto la coroncina del Ballo d’Inverno.
I suoi manifesti erano grandi, vistosi e plasticati, contro quelli miseri e stropicciatini delle altre.
Ad una certa Aurora, un’altra candidata, erano stati disegnati baffi alla Hitler su ogni fotografia.
Svoltando l’angolo giunse quasi di fronte all’aula di fantapolitica (**) quando vide Regina Mills in carne ed ossa, scarabocchiare un paio di corna su un altro manifesto.
Inarcò il sopracciglio.
“Ehm”
La ragazza si voltò, la squadrò da capo a piedi, fece un mezzo sorrisetto e riprese la sua opera indisturbata.
“Ti consiglio di smetterla”
“Altrimenti?” rispose l’altra sarcastica senza neanche degnarla di uno sguardo.
“Altrimenti potrei anche chiamare il preside”
Regina si girò e si avvicinò a lei.
Aveva un bel corpo tonico, messo in risalto dalla striminzita divisa da cheerleader. Le foto non le rendevano giustizia: era ancora più bella dal vivo.
“Sei seria? Davvero vuoi metterti contro di me?”
“Forse non ti è chiaro che stai parlando con una professoressa” disse Emma gelidamente.
La mora si zittì.
Dopodichè fece un passo indietro, e la osservò con attenzione. Probabilmente cercava tracce di bugia o debolezza sul suo volto. Emma resse lo sguardo senza difficoltà, nonostante quegli occhi neri fossero i più penetranti che avesse mai incontrato.
“Ah. E che cosa insegna?”
“Psicologia”
“Ho capito. Ma io non frequento quel corso”
“Lo so. Mi ricorderei di una studentessa così sfacciata se fosse nella mia classe”
“Mi scusi, non sapevo fosse un’insegnante”  rispose Regina ghignando leggermente. Non pareva neanche lontanamente dispiaciuta.
“Qual è il suo nome?”
“Sono la professoressa Swan”
“Sa, pensavo fosse una di quelle saputelle del club di lettere che mi danno sempre fastidio… Lei sembra molto giovane”
“Lo prenderò come un complimento”
“Lo era”
Emma rimase perplessa. L’altra rise brevemente, poi ripose il pennarello nella borsa. Dopodichè si avviò per il corridoio senza neanche salutare.
“Buona fortuna per le elezioni” le urlò dietro Emma.
Regina si girò e rispose con estrema naturalezza.
“Io non ho bisogno di fortuna professoressa Swan”
E sparì alla sua vista.
Emma scosse la testa.
“Immagino di no…” borbottò tra sé e sé.
 
 
Quello stesso pomeriggio Emma e sua madre Mary erano sedute al tavolo della cucina. L’insegnante in quel momento stava correggendo dei compiti.
Leggermente disgustata dalla relazione di Jones, gli scarabocchiò una decisa E sul foglio e passò a quello dopo.
“Tesoro, andrai al Ballo vero?”
“Sì mamma, te l’ho già detto. Mi hanno assegnato il turno di guardia tra le nove e le undici”
“Stavo pensando, sai, siccome non hai ancora scelto il vestito, che potremm-“
“No mamma. Me lo scelgo da sola”
“Ma mi piacerebbe tanto andare a vedere i modelli con te”
“Ogni volta cerchi di sceglierlo per me”
“Ma no…esprimo semplicemente la mia opinione”
“Beh, quest’anno lo sceglierò da sola. Poi verrò a casa DOPO averlo comprato, lo proverò e tu esprimerai la tua opinione”
Scrisse distrattamente una A+ sul compito di Belle French. Incredibile, quella ragazza riusciva ogni volta a stupirla.
Sua madre tacque un momento, poi chiese:
“Sono bravi questi ragazzi?”
“Dipende. Alcuni sì, altri no”
“Ti vedo stanca…lavori tutti il giorno, sei sicura di non essere troppo stressata?”
“Mi piace lavorare con loro. Ho una bella classe, molto motivata”
“Sono contenta allora” e sorrise dolcemente alla figlia.
Emme sorrise di rimando, e passò al compito di una certa Ariel, lo lesse, e le mise una B.
“Però penso che il rosa pallido potrebbe starti bene sai” ricominciò Mary.
“Mamma…”
“E’ solo un consiglio”
Emma sbuffò. Tanto sapeva che alla fine avrebbe scelto il rosa pallido
 
 
 
“Non ci posso credere”
Belle sobbalzò.
Tink l’aveva raggiunta in aula studio, era entrata camminando veloce e aveva sbattuto un plicco di fogli e teche sul tavolo facendo un baccano indecente.
“Ricordi cos’abbiamo stabilito insieme? Che non devi mai-“
“Sbattere le cose sul tavolo senza preavviso, sorprenderti alle spalle urlandoti nelle orecchie e mettermi a strillare per l’emozione nei luoghi pubblici”
“Esatto”
“Ma sono arrabbiata! Molto!” esclamò Tink contrita.
Si sedetta al tavolo. Belle si tolse gli occhiali, si stropicciò gli occhi e la guardò interrogativa.
“Dunque?”
“Dunque Felix mi ha dato buca. Gli è venuta l’influenza intestinale”
“Oh…che schifo”
“Già. Perciò sono senza accompagnatore. E inoltre ho parlato col preside. Ha detto che gli fa piacere che io sia riuscita a trovare una co-diretttrice, ma che se non trovo almeno altri cinque collaboratori sarà costretto a chiudere il giornalino”
“Cinque!? Dove li troviamo!? A malapena abbiamo trovato due persone disposte a scrivere!”
“Ho chiesto un po’ in giro. Fino ad ora ha accettato solo una certa Wendy Darling, ma ho dovuto praticamente costringerla, non mi sembrava particolarmente convinta”
“Beh, uno su cinque. Non male!”
“Già. Ma rimango comunque senza accompagnatore per il Ballo”
“Non dirlo a me” mormorò Belle.
Tink appoggiò la testa sui fogli e socchiuse gli occhi.
“Sai” riprese dopo un po’ “Potremmo andarci insieme”
“Dove?”
“Al Ballo”
La rossa aprì la bocca e poi la guardò perplessa.
“Insieme…intendi…io e te?”
“Sì! Perché no?”
“Non…penseranno che siamo due fidanzate lesbiche?”
“Beh, credo di no... A meno che non ci comportiamo come due fidanzate lesbiche”
“Giusto. Quindi sarà una specie di serata tra amiche…come fanno nei film!”
“Esatto. Poi non vedo perché dovremmo stare a casa, siamo bellissime ed intelligentissime. Io tra l’altro ho anche già preso il vestito”
“Di che colore?”
“Verde smeraldo. Tu invece?”
“Io…pensavo di indossarne uno blu”
“Ah sì. Il blu è decisamente il tuo colore. Che bouquet pensi di prendere?”
“Ehm…non lo so ancora”
La verità è che aveva già speso una fortuna per il vestito e le scarpe e di sicuro non le erano rimasti soldi per il boquet.
Avrebbe potuto chiedere a suo padre di farne uno, forse, ma non voleva sobbarcarlo di lavoro extra. Era già abbastanza nei guai con i debiti del negozio.
Il motivo principale era che trovava piuttosto triste l’idea di suo padre che le fabbriacava il bouquet: in genere sono gli accompagnatori a doverlo regalare alla ragazza.
Lei però un accompagnatore non ce l’aveva…
“Avrai un’idea!”
“In realtà pensavo di non prenderlo proprio”
“Ma tuo padre fa il fioraio!”
“Sì ma…ecco non mi piacciono i bouquet. Mi sanno di antiquato. Poi è una cosa triste, il bouquet dovrebbe essere un regalo”
“Già…ma all’occorrenza”
“Credo che ne farò a meno”
Tink alzò le spalle.
 Poi però le venne un’idea.
“Scusami, vado un momento al bagno”
 
 
 
Robert respirò a fondo ed entrò nel negozio.
Non era sicuro al cento per cento che l'idea di Tink fosse effettivamente una buona idea, ma tanto valeva provare. In fondo era solo un boquet.
Il Game of Thorns era un posto minuscolo ma grazioso, e decisamente profumato, forse un po’ troppo profumato.
Entrando Gold starnutì forte, e questo attirò l’attenzione del proprietario.
“Buongiorno!”
“B-b-buon-ETCHU”
“Attento ragazzo! Sei allergico a qualche fiore?”
“Non saprei, non penso…è…l’odore dei fiori credo, è forte, non me l’aspettavo”
Il signor Moe French uscì da dietro il bancone. Era un uomo tarchiato, con un viso molle.
Robert pensò che non somigliasse per niente a Belle, ma poi vide gli occhi azzurri della stessa tonalità di quelli della figlia e gli scappò un leggero sorriso per l’assurda situazione.
“Io…avrei bisogno di un consiglio per…dei bouquet”
Moe scoppiò a ridere.
“Dei bouquet?”
“Sì…mi scusi ma cosa c’è di tanto divertente?”
“In genere i ragazzi vengono a chiedermi consiglio per un bouquet. Quanti ne vuoi?”
“Io…due”
“Indeciso su quale ragazza invitare al ballo?”
“Più o meno”
French sorrise.
“Bene. Che cosa cercavi?”
“Beh…per…una vorrei un bouquet di rose. Rosse se possibile…il nastro anche rosso”
“Femme fatale?”
“Circa”
Il fioraio appuntò su un taccuino l’ordine.
“E l’altro bouquet…beh…sono indeciso”
“Su quale delle due ragazze vuoi fare più colpo?”
“Ehm…non saprei…”
“Spiegami brevemente la situazione, vediamo cosa posso fare”
“Ecco io…Non la conosco da molto tempo ma volevo fare qualcosa di carino” Robert scelse le parole con cura.
Non voleva che Moe French sospettasse minimamente che sua figlia era la destinataria di quelle attenzioni.
“Ci tengo a lei e voglio che sia una cosa simbolica e che la renda felice”
“Va bene…descrivimela fisicamente”
Gold parlò con la gola secca. Era vagamente agitato.
“Ehm…begli occhi azzurri…capelli…castani…rossi credo….”
“Conosco bene la tipologia! Anche mia figlia ha i capelli rossi e gli occhi azzurri”
“Ah…be-bene”
“Che tipo di ragazza è?”
Gold si guardò intorno disperato. Non immaginava che gli avrebbe fatto tante domande: era solo un cavolo di bouquet!
“E’ intelligente…gentile…ehm…quasi luminosa…insomma, una di quelle persone...piacevoli”
Moe inarcò un sopracciglio. Poi scrollò le spalle.
“Gardenie bianche e nastro azzurro potrebbero andare. Le gardenie significano purezza, e l’azzurro si intonerà con i suoi occhi”
“Perfetto, grazie, davvero! Passo a ritirarli domani sera?”
“Sì. Ah, mi serve il cognome”
“Gold”
Il signor French lo fissò con sguardo indecifrabile.
“Gold?”
“Sì”
“Sei figlio di Peter Gold?”
Robert si sentì morire dentro. Se quell’uomo aveva conti in sospeso con suo padre…
“S-sì”
"Chiaro”
Pagò l’anticipo, e fece per andarsene, quando il signor French parlò.
“La ragazza delle gardenie…”
Robert si bloccò e il cuore smise per un momento di battere. Che avesse compreso…
“Sembra una bella persona. E mi sembra di capire che ne sei più coinvolto. Pensaci bene”
 
 
 
 
 

 
The second I do, I know we're gonna be through. 
I'm not gonna teach him how to dance with you. 
He don't suspect a thing. I wish he'd get a clue. 
I'm not gonna teach him how to dance, dance, dance, dance 
 
 

 
Era la prima volta che Belle French andava ad un Ballo.
Era elettrizzata ed emozionatissima.
Tink sarebbe passata a prenderla, e insieme avrebbero raggiunto la scuola.
Il suo vestito blu, in pizzo e in seta, le piaceva molto.
Era stretto in vita e si allargava verso il fondo, rimanendo leggermente sopra il ginocchio.
Ci aveva speso una fortuna, era vero, ma ne era valsa la pena, anche se per un po’ non avrebbe potuto permettersi nient’altro.
Diede un’ultima sistemata ai boccoli, poi sentì il cellulare squillare.
Tink era arrivata.
Sorrise, salutò velocemente suo papà, afferrò il cappotto, la borsetta e scese.
La biondina la aspettava saltellando sul marciapiede.
Appena la vide emise uno strano suono a metà tra uno squittio e uno strillo.
“OH DIO BELLE, STAI BENISSIMO!”
“Grazie, anche tu!
“Quando Gold ti vedrà…”
“Non parliamo di lui oggi. Godiamoci la serata!”
Tink sorrise radiosa
“Hai ragione” Poi la prese a braccetto e insieme si diressero verso scuola.
 
 
 
 
Per Regina le cose non stavano andando come previsto.
Aveva litigato con sua madre per tutto il giorno, come sempre.
No, litigato non era la parola giusta.
Il pomeriggio era passato tra frecciatine, insinuazioni e frasi buttate a caso qua e là, in modo da farle salire l’ansia riguardo le imminenti elezioni.
Il suo umore era nero, benchè il suo vestito fosse rosso sangue, così come le sue labbra.
Sentì il cellulare squillare.
Robert era arrivato.
Uscì dalla sua camera, e incontrò Cora Mills per le scale. Questa la squadrò, e sorrise in modo tirato.
“Sei stupenda Regina, però trovo che quel vestito sia un po’ volgare”
“E’ solo un po’…lanciato”
“Beh, speriamo che tu riesca a conquistare la corona anche così. Buona fortuna tesoro, ne avrai bisogno”
Scendendo le scale, uscendo di casa e attraversando il sontuoso vialetto di marmo e ciottoli Regina si strinse nel suo cappotto, improvvisamente insicura.
Aveva bisogno di quel titolo, o sua madre l’avrebbe presa in giro a vita.
Robert era appoggiato alla sua macchina, leggeva pensieroso qualcosa sul cellulare.
“Ciao” disse lei avvicinandosi.
“Ciao!” Gold la baciò brevemente a stampo e si prese un momento per osservarla.
“Sei bellissima, il vestito ti sta d’incanto”
Regina sorrise felice. Dopo quell’orribile pomeriggio quelle parole erano state come balsamo sulle ferite.
“Davvero?”
Robert rimase un momento stupito. Non era abituato a vederla così vulnerabile.
“Sì, certo...avevi dubbi?”
“Io...beh..Grazie. Davvero” gli buttò le braccia al collo.
Non era una cosa che faceva spesso, anzi. In genere detestava abbracciarlo, detestava in genere abbracciare chiunque. Ma in quel momento ne aveva davvero bisogno, e Robert era molto carino nel suo smoking, ed era stato gentile. Ed era il suo ragazzo. Suo e di nessun altro, e la sosteneva.
“Andiamo? Non vorrai arrivare in ritardo per la tua premiazione” le sussurrò Gold all’orecchio.
“Andiamo” rispose Regina.
"Ah, questo è per te. Spero...vada bene" le porse il boquet.
Regina lo scartò felice, e se lo appuntò al polso.
"E' meraviglioso"
Robert intanto all'altezza del petto, nella tasca interna della giacca, teneva un'altra scatolina con il boquet di gardenie bianche.

 
 
Killian era già carico. Si era scolato tre bei bicchieroni di birra prima di arrivare a scuola.
Ora era davanti all’ingresso, e osservava con gioia l’edificio che gli si stagliava di fronte.
Prima di entrare bevve un sorso di whiskey dalla sua personale fiaschetta e mandò un sms a Robert:
- Comunicazione di servizio: qualora il punch facesse eccessivamente schifo (e sarà così), alcool a volontà nel bagno del primo piano, dentro il condotto di areazione
- Sembra interessante, farò un salto! ;)
- A dopo stallone
Killian si stiracchiò, si sgranchì le gambe, e si preparò ad entrare.
Sarebbe stata una serata memorabile.
 













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(*) I'm not gonna teach your boyfriend how to dance with you - Black kids
(**) Sì, la fantapolitica esiste, e sì, in America in alcune scuole la insegnano. Non so perchè ma la la cosa mi suscita ilarità.




Ssssalve...!
Ce l'ho fatta ad aggiornare finalmente!
Boh, questo capitolo è un po' così. Non vedo l'ora di scrivere il prossimo, il Ballo sarà decisamente emozionante...succederanno PARECCHIE COSE.
Oh giusto, ho introdotto la SwanQueen.
So che questa coppia è mooolto controversa, ma non posso farci niente, io quelle due insieme le amo, hanno una chimica pazzesca!
Inoltre in questo capitolo ho cercato di dare un pizzico di umanità a Regina, e alla GoldenQueen.
In fondo anche loro due sono umani e hanno dei sentimenti :)
E non so che altro dire, sessantuno recensioni, mi fate emmmòzionàrè.
Purtroppo non ho ancora finito gli esami, perciò sarò ancora latitante ma cercherò di postare presto il capitolo del Ballo perchè mi emoziona un sacco!
Sciaoooobeli, ringrazio tutti, siete davvero tanto gentili e mi motivate tantissimo, non sarei qui ad aggiornare se non fosse per voi (non scherzo) :)
A presto spero!
Staytuned
Seasonsoflove

 
   
 
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