“Ma dov’è che vai, neh?”
L’aria impensierita di Shikamaru, non passò inosservata nemmeno alla golosità
di Choji.
“Esco.” Lapidario e
scocciato come al solito, se non fosse stata per una stonata preoccupazione.
L’Akimichi lo guardò
perplesso. “Qui a Suna?”
L’altro non rispose, ma
mentre usciva dalla porta della stanza lo si sentì imprecare e Choji avrebbe
giurato che le sue fossero invettive contro le donne in generale. Ed una di
loro, in particolare.
“Me la mangio io la tua
portata, okay?”
Io,
lei, lui e l’altro
(Ovvero: come trasformare una placida cena, nel suo peggior incubo)
“Potremmo
ammazzarlo. Per quello che vale, dubito che se ne accorgerebbero.”
“È
l’organizzatore degli esami di selezione dei chunin. Qualcuno noterà la sua
assenza.”
“Oh,
giusto. Non c’avevo pensato.”
Kankuro
aveva le gambe leggermente divaricate, una mano col palmo aperto rivolto
all’insù e l’altra chiusa a pugno che batteva minacciosa su questa.
“Ci
sono! Lo uccidiamo, lo bruciamo e poi nascondiamo le ceneri, e quando verranno
a chiedere cosa gli è successo, basterà far credere che è accidentalmente morto in battaglia o nel bel mezzo di un incendio.
Semplice. Lineare. Fattibile, soprattutto.”
“Dimentichi
Temari.” Gli fece notare con il solito cipiglio impassibile Gaara, appoggiato a
ridosso di una parete con le braccia conserte e il broncio alle labbra.
“Umpf.
Vuoi dire che non possiamo ammazzarlo?” Il più grande alzò lo sguardo verso il
fratello minore, gli occhi da cerbiatto speranzoso.
Il
rosso quasi non lo guardò. “Voglio dire che non possiamo ammazzarlo senza che
nessuno se ne accorga.”
“D’accordo.”
Si animò Kankuro, lanciando l’ennesimo pugno sul palmo della sua mano. “Se non
possiamo ammazzarlo noi, troveremo qualcun altro che lo faccia al nostro posto.
Non dovrebbe essere un problema, conosco giusto qualcuno che potrebbe fare al
caso nostro.”
Gaara
alzò lo sguardo e per un istante, fissandolo, si ritrovò a chiedersi con che
razza di gente stava imparentato. Insomma, passiamo sul vestito da gatto,
passiamo sulle bambole, passiamo sul trucco…ma adesso pure con l’idiozia doveva
stare a combattere?! E sì che era stato lui il primo a pensare di poter
risolvere tutto molto prima con l’omicidio, ma da qui a sputtanarsi e ad
incorrere nelle ire di quell’altra pazza scatenata di Temari, ce ne correva
d’acqua sotto i ponti!
“Sono
il Kazekage. Qualche idiota capirà che ne sono coinvolto.”
Kankuro
provò a protestare, ma tutto ciò che gli riuscì fu di aprire sconfitto già
dalla partenza la bocca. E richiuderla appena l’istante dopo, boccheggiando
come un pesce fuor d’acqua.
“E
va bene.” Si schiarì la voce, unendo le gambe e guardando il fratello fisso
negli occhi. “Cosa pensi di fare?”
A
quelle parole, quasi che non avesse aspettato altro per tutta la durata di quel
bizzarro discorso, gli occhi azzurrognoli di Gaara scintillarono
pericolosamente.
“Anche
le scimmie cadono dagli alberi.”
“Il
chiodo che sporge va preso a martellate. Certo, ho capito!” S’animò
immediatamente Kankuro, scattando in avanti come una molla. (1)
Gaara
si buttò una mano sulla fronte, esasperato.
Quasi,
quasi – valutò – era meglio quando li uccideva tutti, perlomeno dopo non
incorreva nel rischio di doverseli ritrovare come alleati, un giorno.
###
“Che
fai lì sulla porta? Entra, scimunito!” Temari lo afferrò per un braccio e in un
attimo, nonostante lo sbuffo di protesta, Shikamaru si ritrovò rinchiuso nella
gabb…ehm, casa del Kazekage.
“Bel
posto.” Esordì all’improvviso lui e sarebbe stato pure credibile, se solo si
fosse impegnato almeno un po’ per darci enfasi.
La
bionda alzò un sopracciglio, scettica, e lo fissò a volerlo psicanalizzare.
“Che c’è, cry-baby? Non ti è ancora andata giù che sei dovuto venire qui?” Lo
punzecchiò come adorava tanto fare, giusto per il gusto di vederne una forma di
reazione, quando c’era.
Shikamaru,
difatti, le lanciò uno guardo bieco e manco a dirlo annoiato. “Vedi tu, con due
fratelli psicopatici come i tuoi c’è poco da stare tranquilli. Che seccatura!”
Nel dirlo aveva alzato gli occhi al cielo, sbuffando scocciato al pensiero di
non poter abbassare la guardia nemmeno per un istante in quella dimora. Proprio
ciò di cui aveva meno voglia in assoluto.
“Che
hanno i miei fratelli che non vanno?! Sono solo…”
“Instabili
ed effeminati.”
Temari
gli lanciò un’occhiataccia. “…complicati.”
“Sì,
va beh, come ti pare. Mendokuse!” Lui
sbuffò e lei non riuscì a trattenere una risata argentina.
Una
ragazza normale si sarebbe offesa o quantomeno arrabbiata per essere chiamata a
quel modo dal proprio ragazzo, ma Temari no. Temari era diversa dalle altre
ragazze. Certe volte Shikamaru si chiedeva persino se fosse una ragazza
davvero, la sua Temari – a cui seguiva una sberla per il pensiero, la sua
asciutta risposta che lei non poteva saperlo cosa lui stesse pensando e la
successiva replica che glielo si leggeva in quella sua faccia da ebete.
“Te
l’ha mai detto nessuno, che sei odioso?” Lo schernì la ragazza e intanto gli si
avvicinava sensuale fino ad acciuffare il bavero della t-shirt con le unghie.
“Ha
parlato miss simpatia del deserto.” Fece un ghigno di rimando lui, più che
altro per nascondere la nascita di un sorriso.
“Ma
lì a Konoha l’ironia è in omaggio assieme al latte?!” Replicò Temari stufa, ma
allo stesso tempo continuava la sua avanzata da micia sensuale.
“E
ci mettono pure i biscotti. Sai, per la colazione.” Scrollò le spalle con
noncuranza Shikamaru, incapace di distogliere lo sguardo dagli occhi ipnotici
di lei.
“Oh,
certo. Latte, biscotti e ironia. Accoppiata vincente, e poi si lamentano di
come vengono fuori le persone!”
“Veramente
non mi pare si sia lamentato mai nessuno.” La corresse il ragazzo, sempre più
vicino al punto da riuscire a percepire il caldo respiro di lei sul proprio
volto.
Temari
fece una smorfia, piccata. “Potrei sempre scrivere una lettera all’Hokage.”
“Sì?
E che scriveresti? Di bandire latte, biscotti e ironia dalle tavole?”
“Hai
ragione, troppo complicato.” Ne convenne la bionda, fermatasi proprio a pochi
millimetri dalle sue labbra. “Magari potrei uccidervi tutti e levare la puzza
di mezzo.”
Shikamaru
sogghignò. “Presuntuosa.”
“Antipatico.”
Fu l’altrettanto calma risposta di Temari, prima di sorridere, avvicinarsi
ulteriormente e baciarlo.
Le
labbra del ragazzo sapevano di nicotina e per buona parte erano inaridite dal
caldo pungente del deserto.
Le
labbra di lei, invece, erano calde e carnose, a tratti persino incandescenti.
E
il bacio sapeva un po’ di tutti e due, di fumo e di arso, ma forse proprio per
questo era tanto piacevole ritrovare
le labbra dell’altro con le proprie.
“Uh.”
Un finto colpo di tosse, una gola che si schiariva e il sangue che correva
veloce alle gote dei due.
“Kankuro!
Gaara!” Temari fissò i suoi fratelli stupita, quasi a chiedersi che ci
facessero loro due lì, ma prima che potesse parlare il più grande emise un
ghigno disgustato.
“Santo
cielo, ma da quant’è che non vi vedevate?!” Sbottò, facendo roteare gli occhi e
sbuffando contrito, mentre accanto a lui Gaara si limitava a silenzi glaciali.
Shikamaru
sbuffò, a sua volta, accennando con il capo ad un saluto mentre Temari si
divincolava dal suo abbraccio.
Mendokuse, gli squilibrati.
“Rimetti
al posto le mani, Nara, mi sa che ti conviene.” Lo sfidò Kankuro sardonico e
sottolineò il tutto facendo palesemente scrocchiare le mani.
Il
ragazzo per tutta risposta lo fissò con astio, ma senza avere la voglia di
litigare lasciò andare la mano dalla spalla della sua ragazza. Anche perché
Gaara aveva una vena pulsante alla tempia e, conoscendolo, non appariva come un
buon segno. Tutt’altro.
“Forza,
andiamo a mangiare!” Tentò di ristabilire un’aria calma Temari. “Mica ho
passato tutto il pomeriggio ai fornelli per niente!”
All’istante
i volti di Shikamaru, di Kankuro e di Gaara si svincolarono da qualsiasi forma
di colore per approdare in un inquietante pallore.
Gaara
valutò la possibilità di eclissarsi all’istante con l’antica e ormai già
approntata scusa del lavoro, ma poi il suo sguardo si posò sul bastardo di Konoha e l’idea sfumò.
Kankuro
invece fece per dire qualcosa, giusto per dar sfogo alla sua arte ironica, ma
la sorella lo aveva già afferrato per un braccio e trascinato dentro assieme
agli altri tre.
###
“Ehm.
Sembra squisito.” Kankuro tentò di apparire convincente nel dirlo, ma era
difficile quando davanti ai propri occhi c’era una poltiglia verde dall’aspetto
inquietante.
“Vero?”
Temari lo fulminò con lo sguardo. “E allora che aspettate a mangiare?”
Il
fratello sentì un groppo salirgli alla gola alla prospettiva e, istintivamente,
andò a cercare la complicità di Gaara. Questo, però, teneva lo sguardo fermo
sulla sua destra, quasi impiantato sul codino di Shikamaru, anche lui intento a
fissare il proprio piatto con aria preoccupata.
“Prima
gli ospiti.” Sentenziò con un ghigno maligno il rosso e Nara, alzando lo
sguardo, iniziò a sudare freddo nel sentire gli occhi di tutti addosso.
Kankuro
sorrideva sornione evidentemente soddisfatto della pensata del fratellino.
Gaara lo fissava glaciale e dispettoso insieme – inquietante per farla breve. Temari invece con occhi languidi, in
attesa – se l’aspettava davvero?!
Ma chi me l’ha fatto fare…umpf.
“Beh?”
Lo apostrofò seccata la bionda che, chiaramente, non era molto contenta del
discreto (?) successo riscosso dai suoi piatti.
Temari
poteva avere tante qualità ma di sicuro la pazienza non rientrava tra queste.
Né, tanto meno, la condiscendenza. Se qualcuno osava criticarle un lavoro per
cui c’aveva messo l’anima, quel qualcuno era semplicemente un uomo morto.
“Che
aspetti?” Domandò Gaara e mai sembrò più loquace alle orecchie dell’ospite.
“Che,
non ti piace?” Lo guardò male Temari, che aveva iniziato a tamburellare una
mano sul tavolo, in un chiaro sintomo d’insofferenza.
“Così
si fredda, Shikamaru.” Ghignò furbesco Kankuro, gli occhi puntati sul volto
pallido e sudaticcio del ragazzo.
Poteva
passare dalla finestra. Non era molto lontana e per di più era aperta. Si
sarebbe alzato, di scatto, e come una saetta si sarebbe dileguato da quel covo
di serpi. Con Temari avrebbe messo le cose apposto in seguito, una volta avuta
salva la vita. E se qualcuno troppo astuto avrebbe tentato di fermarlo, poteva
sempre usare un pugno o la tecnica… Un momento, e se lo fermava Gaara? Lui e
quel suo maledetto controllo della sabbia… Dov’era la sua giara? Uh, che
fortuna, non c’era lì. Forse era abbastanza fortunato da riuscire a sfilarsi
dal suo sguardo omicida. Magari l’avrebbe perseguitato e – che seccatura! – gli
sarebbe toccato nascondersi, ma poteva anche starci per vivere, no? E
Kankuro…beh, al limite gli avrebbe rubato il mascara. Voleva proprio vedere se
aveva il coraggio di uscire di casa, senza!
“Allora?”
Temari lo guardò torva, un vulcano in procinto di scoppiare.
Okay,
forse lei non avrebbe capito. Ma insomma, che preferiva: un ragazzo morto o uno
ancora in vita? A giudicare dal suo sguardo…la prima.
Avanti bello, è solo un…un…va beh,
qualcosa. Sì, qualcosa che nemmeno Choji avrebbe il coraggio di mangiare!
“Shikamaru!”
Il richiamo autoritario e inviperito della sua ragazza, lo costrinse a lasciar
perdere i propri pensieri per ritornare alla cruda realtà. “Lo mangi o no?”
Sembrava arrabbiata. Seriamente arrabbiata.
“Sono
un tipo che mangia con calma, che vuoi?” Si difese, con la solita voce un po’
strascicata di chi è annoiato in modo perenne.
“Perché
non dici la verità?” Saltò su Kankuro e quando l’altro alzò lo sguardo, se lo
ritrovò a fissarlo con occhi dardeggianti.
“E
sarebbe?” Alzò un sopracciglio Shikamaru, per nulla impressionato.
Il
micio fece schioccare la lingua sotto il palato, prima di indicarlo senza
troppi rigiri con l’indice. “Stai recuperando tempo per non mangiarlo!”
L’aveva
detto con aria vittoriosa, come se avesse appena riportato in luce un’antica
reliquia. Il ragazzo di Konoha stimò quanto avrebbe potuto impiegargli l’azione
di rubargli il mascara.
“Dì,
è vero?” Domandò asciutto Gaara, gli occhi oltremare pronti a mangiarselo vivo
al primo errore.
Come se non fossero d’accordo, ‘sti
due. Mendokuse.
“Rispondi,
Shikamaru.” Come se non bastasse, ci si mise in mezzo pure Temari, infervorata
dalle allusioni dei fratelli per ponderare sull’eventualità che si trattasse di
una tattica ben precisa la loro.
Ma
se era la guerra che volevano quei due…beh, lui si sarebbe finto morto. “A
Konoha è irrispettoso mangiare da soli.” La buttò lì, stando attento a saettare
con lo sguardo ora su uno ora sull’altro ora sulla ragazza.
Kankuro
deglutì, Gaara divenne cadaverico e Temari sorrise.
“E
che aspettate, allora?” Fece, rivolta ai fratelli che, messi alle strette,
iniziarono a preparare gli stessi piani d’evasione che avevano visto occupata
già la mente di Shikamaru. “Badate bene: lasciatemi anche solo un avanzo, e vi
giuro che saprò come farvela pagare. Non è uno scherzo.” Li incenerì con lo
sguardo la bionda, per nulla rassicurante, e i tre che sapevano quanto fosse
vero si limitarono ad annuire appena, senza parole. “Buon appetito!” Rise
infine Temari e per la prima volta furono tutti d’accordo su chi fosse il più
squilibrato, lì.
###
Lo uccido. E poi ammazzo tutta Suna,
così nessuno avrà di che obiettare. Ho deciso, lo uccido.
Lo
sguardo di Gaara era a dir poco furioso mentre con uno strano tic al sopracciglio
destro, fissava con acceso odio il codino d’ananas di Konoha.
Accanto
a lui Kankuro, la mano che come al solito batteva a pugno sul palmo dell’altra,
ghignava perverso.
È astuto…eh, he. È veramente astuto.
Chi l’avrebbe mai detto?
“Ma
che avete stasera?” A porre fine al critico scambio di pensieri, sopraggiunse
la voce molto poco vellutata di Temari. “Sembrate una massa di posseduti!”
“Senti
chi parla, tsk.” Si riscosse all’istante il fratello più grande. “Il
maschiaccio del deserto!”
La
bionda contò mentalmente fino a dieci, giusto per evitare di dargli un pugno.
“Primo, non sono un maschiaccio. Secondo, tu piuttosto, che ti trucchi, che
dovresti essere?!”
Shikamaru
sogghignò divertito, al suo fianco, e non smise nemmeno agli sguardi di fuoco
che ne ricevette in cambio.
“Per
tua informazione, si dà il caso che il mio aspetto sia particolarmente
apprezzato!” La informò pieno d’amor proprio Kankuro, ignorando volutamente la
spiacevole battutaccia della stre…ehm, sorella.
“Dagli
uomini o dalle donne?” Il ragazzo di Konoha non seppe resistere e, seppure con
voce strascicata, non riuscì a trattenere la domanda.
L’altro
lo guardò furioso, gli occhi rossi e iniettati di sangue ma prima che potesse
superare la linea demarcata dal tavolo e affogarlo con le sue stesse mani,
mettendo fine a quello strazio di serata, Temari aveva deciso per il bene del
suo fidanzato che valeva la pena d’intervenire.
“Oddio,
la torta. Nessuno vuole un po’ di torta? Che domande: tutti vogliono la torta!”
E ghignò pericolosamente malefica, degna delle peggiori espressione di Gaara,
mentre con occhiate fiammeggianti sfidava i presenti a contraddirla.
Deve essere un marchio di fabbrica,
made in Sabaku. Aveva ragione papà, ma chi me l’ha fatto fare di stressarmi
così!
Alla
fine, inorgoglita del silenzio generale che si registrò, la bionda si alzò in
piedi e batté con enfasi le mani. “Bene, vado a prenderla!” Squittì, in una
pessima imitazione di una perfetta donna di casa, ma prima di eclissarsi in
cucina si preoccupò di lanciare sguardi di fuoco a tutti i presenti, nessuno
escluso. “Niente casini, mentre sono via.”
Kankuro
annuì in modo quasi meccanico ma appena la sorella si fu girata non tardò a
sussurrare un raccapricciante ‘sei morto’ al ragazzo sedutogli di fronte, il
quale si limitò a sbuffare mentre Gaara…sicuro che la stesse ascoltando?! Mah.
Eppure
non appena la ragazza ebbe lasciato la stanza, il rosso parve ritornare alla
realtà e con espressione maniacale, si voltò verso l’Intruso. Shikamaru ostentò
un’invidiabile autocontrollo mentre la sua testolina geniale aveva già valutato
e analizzato nei minimi dettagli tutte le possibilità rimastegli per uscire
indenne da quella casa. Attualmente, capitolò, erano pressoché vicine allo zero
assoluto.
Beh,
se i fatti stavano così, tanto valeva mettere subito le cose in chiaro.
Svogliato cronico okay, pigro da fare schifo pure, ma codardo, questo mai.
“È
chiaro che non vi sono affatto simpatico e…”
“Ma
va? Audace!”
Gaara
lo fulminò con un’occhiata glaciale. “Kankuro, sta zitto.”
“Umpf.”
Il ragazzone sbuffò e gettò le mani in avanti con aria annoiata, a volerlo
falsamente invogliare a continuare.
“…E
nemmeno voi mi piacete.” Riprese in mano il discorso Shikamaru, facendo uno
sforzo enorme per parlare quando voleva chiaramente rimanersene in silenzio e
possibilmente lontano da quella tavola. “Ma anche se personalmente vorrei
vedervi morti, siete purtroppo i fratelli di Temari e non è colpa sua se è
stata così sfortunata.”
Kankuro
ringhiò a quelle parole e per un istante parve sul serio sul punto di assalirlo
e farlo fuori lì su due piedi. Gaara, invece, rimase perfettamente immobile
quasi che le parole gli fossero scivolare addosso senza alcun riscontro.
Esortato dalla reazione positiva (?) dei due, Shikamaru decise di continuare il
discorso per quanto quel ruolo gli gravasse sulle spalle pari al peso del
mondo.
“Perciò,
nel bene o nel male, mi sa che vi devo sopportare. Perlomeno fino a quando Temari
non si deciderà ad uccidervi lei stessa, ovvio.” Li fissò entrambe, ora l’uno
ora l’altro, con espressione terribilmente seria e per un istante l’aria
annoiata di sempre era scomparsa dal suo volto.
Kankuro
latrava ancora, ma di certo la reazione più preoccupante era quella di Gaara. O
meglio, la non-reazione, visto che continuava a fissarlo con insistenza ma
senza battere ciglio. Shikamaru sarebbe volentieri scappato, se solo non avesse
richiesto troppi sforzi.
“Ecco
la torta!” A porre fine a quel bizzarro gioco di sguardi sopraggiunse Temari,
in tutto il suo splendore con quello che a suo dire doveva essere una torta.
“Avete fatto i bravi, ma che carini! Vi meritate la doppia porzione!”
I
tre impallidirono mortalmente. Quella ragazza sapeva essere più minacciosa di
un kunai, alle volte. Anzi, dell’intero Akatsuki!
“Ma
è commestibile?” Domandò infine Kankuro, il solito sensibile e attento al non
ferire i sentimenti delle donne.
Temari
gli lanciò un pugno in testa, severa. “Che stai insinuando, eh?” Gli abbaiò
contro, inferocita.
L’altro
fece per dire qualcosa, ma l’improvviso movimento di Gaara attirò all’istante
le attenzioni di tutti. Il ragazzo, difatti, sorprendendo tutti aveva deciso di
sacrificarsi a cavia della serata, prendendo un pezzo della pseudo torta e
ingoiandone un pezzo incolore.
Kankuro
spalancò la bocca, insicuro sulla sanità mentale del fratello. Va beh, proprio
insicuro no, però almeno non aveva mai provato ad uccidersi prima con un pezzo
di torta cucinato da Temari! Possibile che avesse ancora manie omicide e che
non potendo mietere vittime a destra o a manca, avesse deciso di sacrificare se
stesso? Eppure quel stramaledetto demone era scomparso dal suo corpo!
Ma
Gaara non era impazzito. Non del tutto almeno. Il suo sguardo di ghiaccio era
indirizzato a Shikamaru e lui, che intelligente lo era, non faticò a fare due
più due. Lo stava sfidando. Lampante come il fatto che Choji sarebbe morto
senza le sue patatine. Per cui, per lo stesso ragionamento di prima, non poteva non accettare la sfida.
“Vedi
Kankuro?” E si buscò l’ennesimo scappellotto. “Se fosse stata velenosa, non
starebbero al bis! Uomo di poca fede, tsk.”
Ma
ciò che Temari ignorava, era il motivo scatenante di quella reazione,
indubbiamente lontano dalla sua convinzione di aver realizzato un piatto degno
di replica.
“Hai
ragione.” Gli occhi di Kankuro scintillarono pericolosamente, mentre si alzava
in piedi. “Chi vuole il caffè?”
La
sorella gli gettò un’occhiata perplessa – da quando faceva il caffè? – ma prima
ancora di poter ricevere risposta, il ragazzo si era già precipitato in cucina.
E
intanto Shikamaru e Gaara erano già al terzo pezzo di torta.
###
“Sei
sicuro di stare bene?” Temari lo fissò scettica, lievemente preoccupata dal
colorito verdastro del volto di Shikamaru.
“Che
seccatura, ti ho già detto di sì.” Sbuffò quello, salvo poi accusare una nuova
fitta allo stomaco e pentirsi del movimento, seppur minimo.
Lei
lo fissò, ancora titubante, ma decise di non indagare oltre. Non era sicura di
volerne sapere il motivo dopotutto. E comunque era troppo contenta di come era
andata la serata, per rovinarsi da sola la festa.
Insomma,
alla fine s’era conclusa bene, no? Niente stragi o massacri, il che era già un
bel punto a suo favore. Senza contare che nessuno dei suoi due fratelli aveva
tentato di ammazzare il suo ragazzo
con del veleno, perciò a conti fatti non poteva andare meglio di così.
Sì,
si sentiva piuttosto soddisfatta.
Magari
se fossero stati un po’ più socievoli…va beh, mica poteva chiedere
l’impossibile! A ben vedere aveva un ragazzo nato già stanco, un fratello megalomane
e con seri problemi d’identità, ed un altro con preoccupanti cambi d’umore ed
eccessi da squilibrato. Alla fine, il solo fatto che ne fossero usciti tutti
incolumi, era già un bel risultato!
Comunque
rimaneva il sospetto di essersi persa qualcosa. Un passaggio fondamentale. Una
conversazione forse?
Nah,
dubitava. Conoscendoli, erano tutti troppo spostati per affrontare alcun genere
di discussione. Figurarsi se poi erano tanto matti da farlo con il rischio che
lei li beccasse! Surreale, insomma. Impossibile.
“E
dai, su con la vita cry-baby!” Gli tirò una poderosa pacca sulla spalla lei, e
lui fu per poco che non finì spiaccicato contro al muro alle sue spalle.
“Almeno adesso non dovrai più nasconderti come un coniglio, no?”
Shikamaru
allungò il collo all’indirizzo di Gaara e Kankuro, appollaiati a qualche metro
di distanza, e di certo non pensò a ribattere al fatto di essere stato chiamato
coniglio quando il micio gli mimò gentilmente
la fine del decapitato.
“Magari
la prossima volta che vengo a Konoha, porti tu a me a conoscere i tuoi, no?”
Azzardò a dire Temari, ma dall’espressione truce del viso Shikamaru non la
classificò come una domanda quanto piuttosto come un ordine ben preciso.
Ma che seccatura, le donne!
“Sì,
va beh. Purché non ti porti gli squilibrati.” Rispose Nara con un cenno del
capo all’indirizzo degli altri due, che lo fissavano in tralice da poco
lontano.
“Ma
quanto sei simpatico da uno a dieci, eh?” Alzò gli occhi al cielo Temari,
fingendosi scocciata nonostante il risolino sotto i baffi.
“Undici.
Mendokuse!”
Lei
rise e intanto lo spinse con forza verso la porta, il tutto ovviamente sotto lo
sguardo attento dei fratelli. “Vedo che sei il solito arrogante, cry-baby!”
“E
tu la solita scorbutica.”
Temari
rise ancora più forte, la porta aperta per magia – Gaara? – alle spalle del
ragazzo. “Un arrogante ed una scorbutica…che dici, possono stare insieme?”
Shikamaru
fece finta di pensarci su, prima di negare. “No.”
“Fammi
indovinare: troppo faticoso?”
Lui
ghignò. “Esatto, seccatura.” E così dicendo, si chinò a baciarla, incurante
degli sguardi omicidi che ricevette dai presenti.
“Giuro
che l’ammazzo.” Sibilò tra i denti Kankuro, schifato, prima di rilassarsi
repentinamente. “Però devo riconoscere che ha del fegato il pivello. Mi sa che
il veleno nel caffè glielo risparmio la prossima volta! Anzi mi risparmio
proprio il caffè, visto che non se lo beve comunque! O pensi che abbia capito
tutto? Nah, lo escludo!”
Gaara
ci pensò su per un istante, prima di accennare a quello che nel suo dizionario
doveva essere un sorriso. “Che bastardo…”
Mormorò appena con una presunta punta di divertimento nella voce, prima di
voltarsi e andarsene via sotto lo sguardo confuso del fratello.
“E
adesso dov’è che vai?”
“Nel
mio studio. Ho da fare.”
“A
quest’ora?”
Ghghgh.
“Ma
che era?!” Si domandò perplesso Kankuro, mentre il fratello scompariva di
fretta e dall’altra parte Shikamaru sembrava essersi come volatilizzato.
Colpa
della torta o degli impegni? Mah, difficile dirlo.
“Ah
Temari.”
“Che
vuoi sfigatto?”
Lui
la incenerì con lo sguardo, intanto che richiudeva il portone. “Poi mi spieghi
che diavolo di storia è questa di cry-baby.”
Temari
sorrise, impercettibilmente.
“Magari
un giorno, Kankuro.” E si eclissò a sua volta, lasciandolo solo in balia dei
propri dilemmi esistenziali – meglio il
mascara, o la maschera da gatto?
(Ops,
scusate, non quelli!)
Fine
(Per
ora!)
[I
personaggi di Naruto non mi appartengono ma sono ivi da me utilizzati senza
scopo di lucro]
(1) Proverbi giapponesi reclutati su Wikiquote.
N/A
Piccolo sfizio personale che ho voluto togliermi.
Come sarebbe stata la
prima cena di Shikamaru a casa Sabaku?!
Ecco, questa è stata la domanda scatenante che ha portato alla
nascita di questa cosina. Mi rendo conto che non è il massimo, ma mi sono
divertita a scriverla e personalmente Kankuro e Gaara versione fratelli gelosi,
ce li vedevo bene! ^-^ Voi che dite?
Fatemi sapere e chissà che un giorno non mi venga voglia di
continuarla! “Scene di vita di un povero martire”, sarebbe carino no? Okay, sto
ufficialmente delirando.
Facendo i seri (?) ammetto che questo è il mio primo esperimento
ShikaTema. E sì che non è proprio romantica, ma sinceramente con Shikamaru e
Temari l’idea di romanticismo proprio và a farsi benedire! Non so perché, forse
è Shikamaru che proprio non ce lo vedo inginocchiato a chiedere la mano!
>.<
Dedicata a quanti leggeranno, apprezzeranno o meno questa
storia. E a quanti si soffermeranno a lasciarmi un commentino, giusto per farmi
sapere cosa ne pensano.
Ah, quasi dimenticavo!
Dedicata anche a tutti quelli che come me non possono fare a
meno di chiedersi cosa significhi vivere con due fratelli piuttosto svitati e
avere un ragazzo che definire pigro, è fargli un complimento!
Adesso dovrebbe essere davvero tutto. Alla prossima! Baci.
Memi J