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Autore: Angelique Bouchard    27/01/2014    5 recensioni
Breve One - shot di appena 800 parole ambientata appena pochi giorni dopo la nascita di Bra.
Bulma è molto risentita per il comportamento di Vegeta, ma non sa che presto dovrà ricredersi.
Genere: Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Presenza
 



«Piccolina, tuo  padre è davvero uno scimmione testardo e orgoglioso»
Bulma si sedette su una sedia che aveva spostato accanto la culla della piccola Bra, guardando gli occhi azzurri e spalancati della bambina; scuotendo la testa, la donna continuò per lunghi minuti a lamentarsi del principe dei saiyan e della sua mancanza di sensibilità, raccontando alla neonata di come, la settimana prima, si fosse categoricamente rifiutato di presenziare alla sua nascita. Che poi, Bulma non gli aveva mai chiesto di stare con lei in sala parto, di stringerle la mano e mormorarle parole di conforto e incoraggiamento; le sarebbe stato più che sufficiente che Vegeta si fosse almeno degnato di andare in ospedale assieme a Trunks, i suoi genitori e i loro amici. Niente di più.
«Che sciocco» continuò a borbottare la donna «dopo tutti questi anni mi aspettavo qualcosa di più»
Bulma amava Vegeta, con tutto il cuore; il saiyan era al secondo posto solo dopo i loro figli. E lo amava conoscendo perfettamente il suo caratteraccio, il suo orgoglio, il suo essere schivo; Bulma sapeva che dietro il muro all’apparenza invalicabile Vegeta la amava e amava Trunks e la nuova arrivata, Bra, ma in certe occasioni desiderava che quel muro cadesse anche fuori dalla loro camera da letto, anche in presenza di altre persone. O per lo meno che il saiyan si discostasse un po’ da dietro esso.
Anche in quel momento, tornata da meno di un’ora dall’ospedale, avrebbe voluto che lui le fosse accanto; non gli avrebbe chiesto di abbracciarla e di dirle quanto fosse felice, le sarebbe bastato che lui fosse lì, seduto su una sedia a bere una lattina di Coca Cola, senza neppure guardare lei o la bambina. Invece non c’era; non lo aveva ancora visto da quando era nata Bra, sei giorni prima.
«Mannaggia a lui» disse Bulma con voce carica di nervosismo e una vaga malinconia, agitando distrattamente un giocattolo davanti al viso paffuto di Bra.
In quel momento Trunks, appena tornato da scuola, entrò in cucina.
«Mamma!» urlò appena vide la donna, aprendosi in un enorme sorriso e correndole incontro, gettando a terra la cartella.
«Ciao tesoro!» disse Bulma, ritrovando l’allegria e accogliendo il bambino tra le braccia, stringendolo poi forte e stampandogli un bacio sulla guancia. Trunks si scostò in fretta e fece il gesto di pulirsi il viso con la manica, nascondendo malamente un sorriso radioso; poi si alzò sulle punte e sbirciò all’interno della culla rosa e bianca.
«Ciao Bra» salutò ridacchiando, allungando una mano e giocando con le dita minuscole della bambina che, ridendo stridulamente, aveva sollevato le braccia sottili per prendere le mani del fratello.
Bulma sorrise e si avvicinò nuovamente alla culla.
«Hai visto, piccolina? Tuo fratello è venuto a salutarti, al contrario di tuo padre» disse guardando negli occhi la neonata, come se questa potesse comprendere, e caricando l’ultima parola di un forte risentimento.
«Non è neanche venuto in ospedale, quel… quell’antipatico» aggiunse poi, trattenendosi a stento dal descrivere il saiyan con un aggettivo ben più colorito.
A quel punto Trunks, corrugando le sopracciglia, si volse verso la donna, lasciando che la sorellina agguantasse il suo indice e lo stringesse tra le due manine.
«Mamma?» chiamò il ragazzino; Bulma si voltò verso di lui, provando a nascondere la rabbia e la tristezza che si agitavano in lei.
«Sì, tesoro? Oh, hai ragione, non ti ho neppure chiesto com’è andata a scuola! Cos’avete fat-…»
«Papà c’era» la interruppe il figlio, corrugando maggiormente la fronte.
Bulma lo fissò, stralunata; il suo cuore accelerò all’improvviso, facendole tremare la voce quando chiese: «C-cosa?»
Trunks annuì.
«C’è sempre stato. È tornato a casa quando il medico è venuto a dirci che Bra era nata e che stavate bene entrambe» spiegò, vagamente confuso.
«Non lo sapevi?» chiese poi.
Bulma scosse piano il capo, con gli occhi pieni di lacrime; tremando si portò una mano alla bocca, nascondendo un umido sorriso carico di gioia.
Improvvisamente la risata di Bra divenne un singhiozzo a causa della mancanza di attenzione, così il fratello si voltò verso di lei per rassicurarla.
Incapace persino di curarsi della tristezza della figlia, Bulma voltò il capo verso la finestra della cucina, scrutando il giardino di casa e puntando lo sguardo sulla porta metallica della Gravity Room.
«Vegeta» mormorò sorridendo, mentre una singola lacrima di gioia scivolava lenta sulla sua gota, lavando via la rabbia e la delusione che aveva provato sino a poco prima.
E in quel momento, Bulma percepì la sua presenza ovunque, in quella stanza, in quella casa, nel suo cuore e nella sua vita; persino nell’aria che respirava sentiva Vegeta.
Vegeta, il suo principe.
 

 
Fine
 

N.b. Lampo di genio dell'ultima mezzora u.u
Grazie di cuore a chi è arrivato sin qui, a chi recensirà e a chi avrà semplicemente letto.
Un bacio,
Angelique



 
   
 
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