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Autore: teabox    27/01/2014    8 recensioni
E' solo un gioco a cui lei sta giocando.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Molly Hooper, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un po’ più attento

 

Molly si muove silenziosa e attenta nel suo appartamento. 

E Sherlock non è sicuro di come prendere la cosa. Sa che dovrebbe concentrarsi sulla cartella clinica che lui le ha chiesto di portargli. Deve solo estrarre delle informazioni dal referto medico, una questione di pochi minuti prima di restituirle tutto e lasciarla andare.

Ma i passi di lei lo distraggono e la sua mente lo tradisce, perché improvvisamente sembra molto più interessante studiare lei, invece delle parole contenute in un foglio di carta.

 

Silenziosa e attenta si muove Molly nel suo appartamento.

Non si avvicina a niente in particolare, ma guarda tutto - come se si trovasse in un posto di cui non conosceva l’esistenza fino ad un attimo prima. Si ferma davanti ad un piccolo vaso di alabastro che, invece di un fiore, contiene una piccola freccia. Sherlock la guarda allungare la mano, ma la ferma prima che ne sfiori la punta.

«Colombia, risale all’ottocento. Fusto di legno, punta di ossidiana. Imbevuta dell’estratto di una delle sottospecie del Strychnos. Velenosa, possibilmente.»

Molly ritrae la mano. Non dice nulla, lo guarda un attimo e poi torna alla sua esplorazione.

Sherlock, invece, cerca di tornare al referto medico.

 

Nel suo appartamento silenziosa e attenta si muove Molly.

Si sposta verso la libreria, alzandosi sulle punte dei piedi per guardare i titoli dei libri negli scaffali più alti e piegando la testa di lato per leggere quelli che sono appoggiati storti. Sfiora diverse coste finché non appoggia un dito su di una in particolare.

«Manoscritto Voynich. Yale ha insistito per mandarmene una copia, sperando che riuscissi a decifrarlo. Mai stato interessato a farlo. Noioso

Molly accenna un sorriso. Intreccia poi le mani dietro la schiena - in una posa che sembra una canzonatura di quella che Sherlock fa spesso - e riprende a camminare.

Molly silenziosa e attenta si muove nel suo appartamento.

Ha quest’aria divertita, come se avesse dodici anni e avesse appena inventato un gioco davvero interessante. Cammina, esita, cammina, si ferma, cammina, si ferma di nuovo. Guarda la parete piena di appunti, fogli di carta, foto e stampe. Alza la mano muovendola indecisa, finché non tocca una cornice e si gira a guardare Sherlock.

«Mappa di Vinland», risponde lui alla domanda silenziosa. «Presunta carta geografica del quindicesimo secolo. Le analisi hanno dimostrato la presenza di anatasio nell’inchiostro, che non veniva utilizzato nel medioevo. Un falso, dunque.»

Molly sorride un po’ di più. Sherlock abbassa gli occhi sul referto medico.

 

Nel suo appartamento si muove Molly silenziosa e attenta.

Tamburella le dita lungo il bordo del tavolo, sfiora la poltrona di John, accarezza il violino - esita un istante lungo le curve dello strumento, un che di sensuale nel gesto - tocca la sua sciarpa, si ferma davanti a lui. 

Lo osserva, silenziosa. Un attimo, due attimi. 

Allunga un dito, poi, e lo appoggia sulla fronte di Sherlock.

Lui esita un istante.

«Sherlock Holmes?», dice poi appena incerto. «Trentasei anni, consulente investigativo, sociopatico.»

Molly sorride e spinge il dito un po’ di più. 

«Il più grosso idiota che Londra abbia mai conosciuto?»

Molly ride ma nessun suono esce dalla sua bocca. L’immagine si sfoca un po’ e lei lentamente sparisce, sostituita dal rumore di qualcuno che sale le scale del corridoio.

«Sherlock?», chiama Molly dalla soglia dell’appartamento. Non è silenziosa e attenta, e se ne sta ferma lì - le dita delle mani intrecciate - senza muoversi. Ma è reale e non l’ombra che la mente di Sherlock ha creato per lui.

«Sono venuta a riprendere il referto. Lo devo riportare in ospedale prima che si accorgano che l’ho preso», dice esitante. Un passo nella stanza. Una pausa. «Tutto bene?»

Sherlock guarda i fogli sulle sue gambe, prima di spostare lo sguardo su di lei. «Non l’ho ancora letto. Sono stato distratto.»

«Oh», risponde lei incerta. 

«E’ una questione di pochi minuti. Puoi aspettare qui, se vuoi», offre lui.

Lei si prende un istante.

E poi silenziosa e attenta Molly si muove nel suo appartamento. 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Mini-nota: se avessi un secondo nome, probabilmente sarebbe "strana". L'ennesima idea senza senso con cui volevo sperimentare. Grazie a chi si è fermato a leggere :)

Il titolo è preso da una delle poesie di E.E. Cummings. Questa qui:

 

be of love(a little)

More careful

Than of everything

guard her perhaps only

 

A trifle less

(merely beyond how very)

closely than

Nothing, remember love by frequent

 

anguish(imagine

Her least never with most

memory)give entirely each

Forever its freedom

 

(Dare until a flower,

understanding sizelessly sunlight

Open what thousandth why and

discover laughing)

 

 

  
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