Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Rota    30/01/2014    3 recensioni
La coperta le scivola dalle spalle e questo le fa girare la testa all'indietro, pur con la vista ostacolata dai ciuffi scuri dei lunghi capelli lisci. Annie, la sua compagna di branda, dorme in una posizione perfettamente normale, con il naso dritto rivolto al soffitto.
Si prende quei due secondi di troppo, nell'osservarla, perché la sveglia per tutte le reclute cominci a suonare chiara, oltre la finestra, e la voce dell'addestratore di turno svegli tutte le ragazze del dormitorio in una volta sola.
Quando torna a guardarla, il corpo di Annie ha cominciato a muoversi sopra il materasso, e gli occhi si aprono così in fretta che quasi le viene un colpo. Bryn abbassa lo sguardo, sentendosi colpevole giusto per principio.
-B-buongiorno, Annie.

[BeruAni - Fem!Bertholt]
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai | Personaggi: Annie Leonhardt, Berthold Huber
Note: What if? | Avvertimenti: Gender Bender, Spoiler!
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*Autore: margherota
*Titolo: But she sure seemed to love every minute
*Fandom: Shingeki no Kyojin
*Personaggi: (Female) Bertholt Hubert, Annie Leonhardt
*Generi: Sentimentale, Introspettivo
*Avvertimenti: What if...?, Spoiler!, One shot, Shojo ai, Gender Bender
*Rating: Gialla
*Prompt: Jen Foster - I Didn't Just Kiss Her
*Parole: 2309
*Note: Questa cosa può contenere alcuni cenni SPOILER per chiunque segua le uscite italiane e non abbia letto altro.
Avevo voglia di fare BeruAni, avevo un prompt perfetto per una yuri. Risultato? Ho fatto una BeruAni yuri. Il nome di Fem!Bertholt è Brynhildr, composto dalle radici brun, "armatura", "protezione", e hild, "battaglia", e può quindi significare "la corazzata", o "colei che ha l'armatura”, in lingua norrena. Brunilde, ovvero la traduzione di quel brutto nome che, per la gioia di tutti voi, verrà accorciato in Bryn, è un'eroina della mitologia norrena, giustappunto. Chi non conosce la mitologia norrena è una brutta persona.
Spero possiate godervi la fic (L)

 

 

 

 

 

I didn't just kiss her
We went all the way and I liked it
What's the point in trying to hide it?
You never know 'til you've tried it

I didn't just kiss her
She put it on my tongue and I licked it
I think she wishes she could forget it
But she sure seemed to love every minute

 

 

C'è un sole assonnato, al di fuori della finestra, che piega i propri raggi luminosissimi come braccia assopite alla ricerca di un nuovo vigore per il giorno che è appena nato, e irradia in un grande sbadiglio l'aurora, nascosto oltre la linea dell'orizzonte.
Qualche nuvola bianca raccoglie germogli di luce nelle proprie pieghe, la riflette nell'acqua il cui vapore compone il corpo morbido per restituirla poi in colori vivaci, che danno l'impressione di una vita che si autodefinisce tale senza bisogno di alcun aiuto.
L'odore della rugiada sciolta, distesa sopra i pochi steli ancora verdastri di quei ciuffi d'erba allungatisi per miracolo sotto gli spigoli dei capannoni, impregna l'aria di umidità e dell'odore dell'erba, rendendo il paesaggio un poco più gradevole del normale. Si insinua nella fessura aperta della finestra, quei due centimetri che qualcuno ha lasciato sollevati per non soffocare di ossigeno usato durante la notte, e quindi si arrampica sopra i letti per depositarsi sui visi non completamente avvolti dalla dormiveglia.
Bryn arriccia il naso e si accorge di essere cosciente. Non alza le proprie palpebre ma la sensazione di essere coperta, ancora abbastanza al caldo, le dona una calma piatta con la quale sgombra la mente. Razionalizza poco alla volta di non avere il cuscino sopra la testa, di aver piegate le gambe in una posizione poco naturale, e di avere metà del cranio esposto oltre il materasso – sente il vuoto sotto di sé, e ora che lo comprende non è per nulla rassicurante.
Un battito del cuore più accelerato l'aiuta ad aprire gli occhi: vede sopra di sé il soffitto del capannone, ancora del tutto integro, e l'ombra della notte non del tutto dissipata sull'architrave più alta, proprio annidata nel mezzo. Rotola sulla pancia, riuscendo a fare perno sule proprie mani per alzarsi a sedere.
La coperta le scivola dalle spalle e questo le fa girare la testa all'indietro, pur con la vista ostacolata dai ciuffi scuri dei lunghi capelli lisci. Annie, la sua compagna di branda, dorme in una posizione perfettamente normale, con il naso dritto rivolto al soffitto.
Si prende quei due secondi di troppo, nell'osservarla, perché la sveglia per tutte le reclute cominci a suonare chiara, oltre la finestra, e la voce dell'addestratore di turno svegli tutte le ragazze del dormitorio in una volta sola.
Quando torna a guardarla, il corpo di Annie ha cominciato a muoversi sopra il materasso, e gli occhi si aprono così in fretta che quasi le viene un colpo. Bryn abbassa lo sguardo, sentendosi colpevole giusto per principio.
-B-buongiorno, Annie.
La bionda non dice niente, neanche con lo sguardo, se non dopo qualche secondo di silenzio assorto.
-Stanotte hai dormito sulle mie gambe.
La ragazza con i capelli scuri farfuglia qualcosa prima di scusarsi in maniera forse troppo accorata: lei per prima sa quanto si agiti nel sonno, in preda a chissà quali deliri, e non è la prima volta che Annie si ritrova con i muscoli più indolenziti del dovuto per una ragione del genere.
Bryn è alta, con arti lunghi e piuttosto corposi, e non ha il peso di un fringuello.
Lei si scusa ancora, più dispiaciuta che mai; Annie si alza e si avvicina a lei, causandole un moto di terrore e il pronunciarsi di uno squittio piuttosto isterico. Per quanto grossa, non riuscirebbe mai e poi mai a difendersi da quegli occhi di ghiaccio né a eguagliarne forza e decisione.
-La prossima volta ti calcio giù dalla branda.
Bryn scuote la testa, asserendo con tutta la propria energia.
Annie lo diceva ogni mattina, inventandosi quando capitava particolari truculenti da aggiungere alla propria minaccia. In realtà, sono tre anni che la bionda si sveglia nel cuore della notte, sentendo il peso di lei contro il proprio corpo, ma non fa assolutamente nulla né per svegliarla né per scansarla.

 

Altre sono le occasioni in cui Bryn guarda Annie, senza la rassicurante e delicata protezione del sonno di lei.
La ragazza con i capelli scuri si è classificata in un posto più alto di Annie nella graduatoria delle reclute dell'esercito probabilmente solo per una questione di fortuna e prestanza fisica. Per quanto lunga, sa muoversi con incredibile armonia durante il volo, e ha una conoscenza teorica e istintiva assieme della fisica che l'aiuta a gestire al meglio il baricentro del proprio corpo sfruttandone le capacità durante le fasi del combattimento. Ha sempre avuto un approccio asettico, quasi scientifico alla materia, e questo l'ha aiutata molto a dividere la propria paura naturale e fortissima dal dovere: il risultato è un soldato provetto, che ha come unico difetto il proprio carattere passivo.
Ma Annie è ben diversa da lei, e in tutta quella differenza sta la meraviglia con cui Bryn si dipinge gli occhi.
Annie è viva, dentro. Non ha la dote dell'ipocrisia, con cui invece l'altra tenta di mascherarsi, ed è schietta persino nel proprio astio. Quando vola, sembra che lo faccia naturalmente, e per Bryn ha una grazia così naturale e pregna che è un incanto rimanere a osservarla.

 

-Posso stare con te?
L'ombra di Bryn le ha coperto il viso, ed è solo per questo che Annie alza gli occhi sulla sua persona. L'altra è già abbastanza alza, vederla da una posizione rannicchiata la fa sembrare più gigante del normale. E sa usare anche le parole giuste, dopo tutti quegli anni passati assieme nello stesso campo d'addestramento: non si aspetta che Annie impugni un'arma e faccia finta di combattere contro di lei, per la soddisfazione di qualche insegnante zelante, ma la presenza nelle proprie vicinanze di una tale figura le è più che sufficiente per sentire di non star perdendo tempo.
La realtà è che Bryn non si sentirebbe a proprio agio vicino ad altra ragazza se non lei, e questo lo sanno perfettamente entrambe.
Annie fa un solo cenno della testa e riesce a intendere, da quella curvatura leggera che le labbra della ragazza più alta prendono agli angoli della bocca, la felicità di questa. Ma la sua espressione non muta e come sempre rimane una inespressiva e quasi atona paura esplicita.
Si siede quindi accanto a lei sulla polvere e sulla terra, con le lunghe gambe incrociate e le braccia distese lungo i fianchi, a guardarsi attorno.
Esseri umani, ovunque. Esseri umani giovani, esseri umani scalpitanti, esseri umani dai mille progetti e dai mille sogni.
Molte delle loro facce sono impresse nella memoria della ragazza più alta, sa per certo che riuscirebbe a distinguerle tra mille altre: non sono semplici persone, ma hanno assunto precise fattezze e precise definizioni, tutti loro, tanto da aver l'onore di essere dotate di nome e cognome anche nella sua coscienza. Ogni tanto, sogna anche di loro, ed è terribile come le due realtà di cui è composta la sua anima vengano lacerate con quel nuovo dolore.
Annie segue il suo sguardo e quindi parla, apparentemente senza dare alcun colore al proprio tono – in questo genere di cose, sono brave entrambe.
-Non badare troppo a loro.
Bryn sposta il proprio sguardo sulla sua persona. C'è un ciuffo biondo, davanti al suo viso, che le protegge gli occhi e non permette all'altra di guardarla per bene. Annie ha la capacità di farsi sentire distante nonostante la vicinanza, come se non si permettesse alcun contatto davvero caldo.
Non è paura, e Bryn lo sa. È soltanto riguardo.
Quindi smette di fissarla, per tornare da una Sasha troppo rumorosa e un Connie altrettanto vivace.
-È un po' difficile.
-Ti fai soltanto del male.
A questa battuta Bryn sorride amare, alzando le spalle.
-Lo so.
Si sporge all'indietro e si sostiene sulle due mani appoggiate a terra, Ha una visuale più amplia, così, e riesce anche a farvi entrare mezza schiena e una spalla esile della bionda. Guarda di sfuggita, con la coda dell'occhio, ma senza metterci peso.
Il grave che ha sullo stomaco viene trattenuto a stento e non condiviso, perché per quanto può e per quanto riesce, Bryn cerca di assumersi il peso delle proprie colpe. Ognuno di loro ne ha una dose abbondante, e sono cose che hanno imparato a non dover far vedere, neppure all'interno del proprio gruppo.
Se uno cede, cade anche tutto il resto.
-Ma non mi è possibile fare altrimenti.
Lei sbuffa, ora evidentemente irritata.
-Tu e Reiner siete troppo buoni. E vi lasciate coinvolgere troppo.
C'è ancora premura, nel retro della sua voce. È di quel gusto amaro e dolce assieme, la promessa di qualcosa di condito male ma cucinato con amore possessivo e intimidatorio.
Bryn è invischiata in questo genere di sentimenti da troppo tempo per non riconoscerli appieno, perché ne dispensa e ne riceve addosso ogni giorno, specialmente quando ha l'ardire di toccare le dita di lei con le proprie.
-Non dovreste.
In quello che sembra un gesto annoiato, Annie si prende una gamba piegata tra le braccia e appoggia il viso sopra il ginocchio. La guarda, e Bryn per qualche motivo arrossisce con violenza.

 

Ma quello che più di tutto affascina Bryn è una vicinanza al concetto più puro di guerriero che lei abbia mai avuto.
Anche con Reiner è lo stesso: il valore e l'orgoglio sono per lui soluzioni finali, qualcosa a cui votarsi per la vita e senza i quali tutto sarebbe così vuoto e freddo da risultare più terribili della stessa morte. Bryn ammira Reiner per la sua integrità e il suo coraggio, per la forza delle sue mani e la potenza delle sue spalle. La corazza che protegge quell'involucro così sensibile e delicato è la sua arma più adatta e efficace, così simile al carattere che si ritrova.
Però, Bryn ama Annie. E la ama per un motivo ben diverso da quello che la unisce, sentimentalmente parlando, al suo compagno biondo.
Ed è la verità così salda nei suoi occhi da non lasciarla mai, è il cielo sconfinato della loro terra d'origine che sembra rivivere libera nella sua essenza, è in tutta l'esistenza votata non al dovere ma alla vita che vi si nasconde dietro.

 

Annie non è sua e mai lo sarà. Annie non è di nessuno se non di sé medesima.
Annie, come Bryn, sa di non potersi permettere sentimenti strani e fortissimi come l'amore e l'affetto, perché legano troppo il cuore all'anima e sono pericolosi per un fine che appartiene soltanto a una delle due parti e non a entrambe – lo spirito, che nel dovere brilla di coscienza, si aggrava di pensieri e decisioni più che di sensazioni.
Annie risplende come la luna dalle mille forme, nella parte bianca e nella parte nera della propria essenza. Annie è uguale a sé stessa nella sostanza ma si adegua, per necessità, a quella che è la realtà che la circonda; a modo suo, vive quello che deve e quello che può.
Annie è il pensiero fisso di Bryn da quando si alza a quando si riaddormenta, e diventa l'argomento principale delle discussioni tra sogni e incubi. Alle volte prende le fattezze di un mostro mangia-uomini dai denti aguzzi e dagli occhi color del ghiaccio, alle volte sembra semplicemente una fata dal manto candido che la accompagna in giorni lieti e dai mille colori.
C'è dicotomia, ma Bryn si rifiuta di cercarne l'intima ragione: non osa possederla e neppure ci prova, da tanto ne ha timore e rispetto. È forse l'ennesima dimostrazione della sua natura refrattaria, che la spinge alla repulsione verso quell'unico essere a cui stringerebbe la mano senza sentire alcun timore e alcuna colpa.
Anche quando, nella notte, piuttosto che lasciarla dormire le sale sopra il ventre, all'improvviso, e le copre il volto con i capelli chiari e sciolti, obbligandola con quel solo gesto a guardarla direttamente negli occhi. Annie non parla mai molto, specialmente a lei, ma lo fa quando Bryn abbassa lo sguardo e non lo rialza per troppo tempo. Allora la chiama, anche più volte se necessario, e pur tremando e balbettando la ragazza dai capelli scuri esegue i suoi ordini.
Ha quel peso giusto, Annie, che le ricorda la vita. Si muove con grazia, sopra il suo corpo, e non le fa mai male.
Pretende la sua bocca – è l'unica scortesia che le riserva, in quel frangente – e la bacia con un piacere che è disposta a negare subito dopo, per riguardo suo e riguardo di quello che sono entrambe. Lo fa solo durante la notte perché non ci sia la vergogna a mirarle ma solo un soffitto alto e una finestra chiusa.
Le prende anche le mani nelle proprie, intrecciando tutte le sue lunghe dita, e le stringe con forza e decisione fino a farla gemere. Lo ricerca apposta, quel verso, come cerca nel suo corpo ogni giusta risposta.
Bryn si lascia andare poco alla volta, sotto le sue mani. Non ama farsi pregare ma sentirla così viva e sensibile, desiderosa di lei e del suo corpo, le fa bene al cuore: desidera inconsciamente che Annie si esponga, come e quanto può, tenendo separate irritazione e piacevolezza fino a che gli è possibile. La bionda la bacia molte volte e non solo sulle labbra, anche quando le mani cominciano a muoversi e le alzano la maglietta – ha trovato piacevole la grandezza del seno di lei, la morbidezza della sua pelle e il sapore della curva gentile che finisce contro il costato. Bryn la appaga nei piccoli versi e nel calore acceso che le colora il viso, visibile persino nell'ombra.
È un prezzo sufficiente per entrambe, sia da chi pretende sia da chi si vende.
Ma è di Bryn l'ultimo bacio che unisce le loro labbra, sempre: quando Annie si solleva dal suo corpo e si piega di lato per lasciarlo definitivamente, lo fa con apposita lentezza perché le lunghe braccia dell'altra la afferrino ancora e la trattengano a sé; poi la ragazza dai capelli scuri si alza più veloce che può e raggiunge il suo viso, dimenticandosi vergogna, imbarazzo e pudore, e la bacia con talmente tanta violenza da non sembrare più lei ma quel mostro senza pelle e senza maschera alcuna per i propri scottanti desideri che sì, finalmente pare viva anche lei. Si lasciano con qualche bisbiglio pieno di pudore e tornano a dormire separate, poi, cercando di affondare in sogni celeri, con il sapore l'una dell'altra sulle labbra.

 

 

I didn't just kiss her
We went all the way and she liked it
She likes to think she didn't invite it
But these scratches aren't because she to fight it

Oh, I didn't just kiss her
She whispered what she wanted to put in me
Swore that she'd respect me in the morning
But when the sun came up she left without a warning

 

 

   
 
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