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Autore: Ribes    31/01/2014    5 recensioni
[Slash][PipinoxMerry][1627 parole][Quarta Era]
Dimenticare è una parola grossa.
A volte il matrimonio aiuta in questo.
Ma fa male. Soprattutto quando la matita è stata calcata troppo forte e la gomma lascia sempre il solco.
Merry (perché è così che è giusto chiamarti), ricordi quando ci hanno separati, per la prima volta da... quanto? Ventotto, ventinove anni? Io non so come tu abbia reagito, ma io rammento solo una folle paura. Separato da te? Come era possibile? Doveva essere uno scherzo. Nel viaggio verso Minas Tirith, ho sentito spesso le lacrime bagnarmi il viso. Probabilmente è lì che me ne sono reso conto. Di quello che devo dirti. Della pura e semplice verità. Ho passato tutto il tempo in cui siamo rimasti separati a pensarci. Al fatto che non riesco a stare lontano da te.
Sono innamorato di te, Merry.
Genere: Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Merry, Pipino
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lie.




 
«Papà! Racconti storia?»
Il bambino dai capelli neri balzò giù dalla sedia di legno, volgendo gli occhi vivaci verso lo Hobbit che, a soli quarantaquattro anni, era già padre da sei di questi. Peregrino alzò lo sguardo dal foglio intinto di inchiostro e finse di assumere un’espressione pensosa. Appoggiata contro la parete della piccola abitazione, Diamante sorrise.
«Papi!» Faramir Tuc gli strattonò la giacca, indignato. «Una con cavalieri!»
«E’ vero, sei un padre cattivo» rise la donna. Era di poco più giovane di Peregrino – per l’esattezza, aveva trentanove anni –, ma aveva lo sguardo acceso di una bambina. Probabilmente il Tuc l’aveva sposata per questo: per l’allegria del suo volto, oltre che per una bellezza che riluceva nei suoi capelli biondi e negli occhi azzurro cielo.
«Dopo, Mir.» Peregrino stampò un bacio sui capelli del bambino, che corrugò la fronte, mettendo su il broncio. Diamante si avvicinò e lo prese in braccio, lasciando che Faramir si accoccolasse su di lei e chiudesse gli occhi.
«Sei ancora alle prese con il tuo libro?» domandò, con un sorriso perplesso. «E’ da quando ci siamo fidanzati che ti vedo trafficare ogni giorno. E sono passati quindici anni da quando sei tornato. Non mi voglio lamentare, ma solo chiederti… cosa stai cercando in quegli appunti e in quei ricordi, Pipino?»
Peregrino rimase in silenzio il tempo necessario perché Faramir smettesse di emettere gemiti prolungati. «Non lo so cosa sto cercando, Diamante.» Quasi d’istinto, si appoggiò alla scrivania, tentando di fare in modo che non si potessero vedere gli innumerevoli fogli da lui scritti.
Lo sguardo di Diamante si intristì. «Io sì.» Gli posò un bacio sulle labbra. «Ti lascio solo.»
Quando lei e il piccolo si furono allontanati dalla stanza, Pipino crollò sulla sedia, e si mise la testa fra le mani. «Il codardo, incapace, idiota, nostalgico, intrappolato, Peregrino Tuc.» Lo Hobbit si volse verso i fogli, afferrò quello su cui era posato il calamaio con violenza quasi brutale e poi, tremante, lo mise sotto la luce della luna che filtrava dalla finestra.
 
Caro Meriadoc Brandybuck,
sappi che la prima parola è calcata con più forza delle altre, nel caso tu non l’avessi notato. L’ho fatto in un momento di rabbia… ma la verità è che se dovessi riscrivere questa lettera da zero lo rifarei, perché probabilmente è la parte più importante di tutta lettera.
Mi immagino il tuo sguardo perplesso mentre, seduto a casa tua, leggi questo foglio schizzato di macchie (sono dovute al tremore delle mie mani); intendiamoci, non so se avrò mai il coraggio di spedirtelo. Ma se proprio dovessi dirti la verità, lo farei per iscritto, perché nel dirtelo in faccia probabilmente scoppierei a piangere.
Devo introdurre l’argomento a poco a poco perché tu capisca. Dunque, vediamo. Ricordi quel pomeriggio in cui, passando per caso di fronte a casa Baggins, nei tempi in cui l’Anello era solo un oggetto curioso e Samvise Gamgee solo un giardiniere, udimmo il nostro cugino Frodo parlare con Gandalf di una certa partenza? Scappammo non appena lo sentimmo avvicinarsi, e rannicchiati in un cespuglio ci mettemmo a discutere al riguardo. Tu dicesti, «Io vado ovunque va lui, anche col rischio di morire». Ricordi cosa replicai io? «Allora vengo anche io, perché non c’è due senza tre e, del resto, ci deve pur essere qualcuno che ti tira fuori dai guai. Noi siamo sempre insieme, rammenti?»
Questo piccolo episodio fa un po’ di introduzione ad una vicenda che, Iddio, non saprei nemmeno come spiegare.
Si sono susseguiti talmente tanti episodi che forse nemmeno io li ricordo tutti. Come il disagio di fronte a Dama Galadriel, ad esempio. Chissà cosa hai visto tu. Chissà cosa ho visto io, davvero. Oppure i terribili giorni passati fra gli Orchetti, ricchi di paura, di terrore, di dolore, perché Boromir era morto e noi eravamo soli. Tu zoppicavi, io avevo la vista annebbiata, e non so nemmeno con quale forza siamo riusciti a fuggire. Ma io credo che se fossi stato senza te sarei crollato senz’ombra di dubbio. Solo guardando verso di te trovavo la vita. Ed è un po’ strano da dire, ma era così. Quindi forse non eravamo del tutto soli.
Merry (perché è così che è giusto chiamarti), ricordi quando ci hanno separati, per la prima volta da... quanto? Ventotto, ventinove anni? Io non so come tu abbia reagito, ma io rammento solo una folle paura.  Separato da te? Come era possibile? Doveva essere uno scherzo. Nel viaggio verso Minas Tirith, ho sentito spesso le lacrime bagnarmi il viso. Probabilmente è lì che me ne sono reso conto. Di quello che devo dirti. Della pura e semplice verità. Ho passato tutto il tempo in cui siamo rimasti separati a pensarci. Al fatto che non riesco a stare lontano da te.
Sono innamorato di te, Merry.
Ecco, lo so già. Hai sbarrato gli occhi. Ecco come perdere un’amicizia eterna. Probabilmente strapperai la lettera e farai finta di nulla. O scoppierai a ridere. No, non è uno scherzo. In realtà, Merry, il tempo degli scherzi innocenti è passato da anni ormai.
Innamorato. Che parolona, dirai. Ma è così. E la cosa stupida è che mi sono sposato con una donna, e ho un figlio, e nonostante una famiglia sulle spalle penso ancora al passato. Sono passati quindici anni, ma come si può dimenticare tutto questo? Al tuo matrimonio, nonostante avessi moglie e figlio, ho pianto. Sono crollato addosso al muro e ho pianto. Perché era finita. Perché in fondo è così, sai? E’ finita. Tu sei innamorato di Estella – ed è una donna stupenda, quindi non ti biasimo -  mentre io… perché mi sono sposato, ti chiederai.
Sono andato avanti con i piedi, ma il cuore è rimasto impigliato nella gabbia dei ricordi. Mi divora ogni giorno. Insieme ai sensi di colpa. Credo che Diamante, che è la donna più bella e più dolce che abbia mai incontrato, se ne sia resa conto; non dice nulla, ma il suo sguardo è malinconico. Del resto, cosa posso fare?
Io ti amo. Ti amo da quando ne ho memoria e tutti i miei ricordi più felici sono legati a te. Ma sono un infame. Tutti i giorni ci salutiamo, e parliamo, ma non è più come prima. Non fumiamo più erba pipa per ore seduti sulla Collina. Non rubiamo più i funghi al vecchio Maggot. Non parliamo più di stupidaggini, non guardiamo il cielo pensando alla forma delle nuvole. E’ sfumato tutto via, piano piano.
Non credo ti consegnerò mai questa lettera, in fondo. Perché sarebbe come vedere il cielo crollare addosso a tutto quello in cui credi. Ma io sono contento così. Di amarti senza che tu lo sappia, di vivere sotto l’ombra di un Hobbit felice che ama una donna come è normale e sensato per tutti. Andremo avanti così fino alla morte. Forse solo prima di morire te lo dirò. E poi scoppierò a piangere. Come ho fatto ora.
Scusa per tutto, Merry.
 
Rannicchiato contro il muro, Pipino piangeva. Aveva accartocciato il foglio con rabbia violenta, e poi era crollato a terra e prima che se ne rendesse conto, il suo volto si era coperto di lacrime. Era rimasto in quella posizione per un tempo indefinito, scosso dai singhiozzi. Tante ipotesi sfumavano nella sua testa. Come prima cosa, dare fuoco al suo libro.
No, non era un libro che trattava dell’avventura vissuta dalla Compagnia dell’Anello. O almeno, essa era solo una parte.
Il suo libro parlava della loro avventura. E non avrebbe mai finito di scriverlo finché fosse vissuto.
Dimenticare era parso semplice, all’inizio; tornare alla Contea sembrava significare tornare agli anni dell’infanzia, alle corse per Hobbiville alla ricerca delle più assurde situazioni, alle risate e ad un’innocenza che, purtroppo, era stata persa per sempre. Ogni volta che abbracciava Merry, il suo corpo aveva brividi differenti. Ogni volta che lo guardava negli occhi, scopriva oceani nuovi. Ogni volta che si trascinavano l’un l’altro per i campi, la libertà aveva un altro sapore.
Ma c’erano tante cose che avevano smesso di fare. Come il fare il bagno nudi, per esempio; un tratto tipico degli Hobbit fanciulli che non pensavano a quello che implicavano i fatti. Merry era più maturo, e Pipino lo seguiva. Pipino era stato il primo a capire che non c’era niente da fare. Che andare avanti come sempre era impossibile, ma cambiare le cose in positivo era inimmaginabile. E la corda si era spezzata.
Pipino era stato il primo a sposarsi. In realtà, ricordava benissimo quel pomeriggio in cui Meriadoc gli era corso incontro e gli aveva annunciato di essersi fidanzato. Il suo volto era arrossato per la corsa, i capelli biondi disordinati dal vento, il sorriso radioso. E sì, la velocità con cui Pipino si era dichiarato a Diamante due giorni dopo era stata sconcertante per il Brandibuck. Particolarmente strana, considerato che il Tuc non ne aveva mai parlato troppo.
Pipino si era legato a Diamante come Merry aveva fatto con Estella circa un mese dopo, e tornato a casa si era messo a piangere come un bambino. Come in quel momento. Poi si era tirato in piedi, aveva cancellato le lacrime e aveva nascosto i tagli del proprio cuore dietro ad un’armatura.
Come in quel momento.
Diamante sorrise quando Peregrino entrò nella camera da letto con il viso asciutto e il sorriso sulle labbra. Ella si slegò i capelli, gli si avvicinò e lo baciò. La sua veste leggera frusciava nella pallida luce lunare. «Si è addormentato» disse.
Pipino la strinse a sé e ricambiò il bacio, accarezzandole i capelli. «E tu, hai intenzione di dormire?» mormorò.
Diamante scosse la testa. «No» sussurrò sulle sue labbra.
Mentre le slacciava la vestaglia e le accarezzava la pelle scoperta, Peregrino si sentì inebriato solo da un senso di vuoto.
“Ecco la tua ennesima bugia.”









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E cosa fa la Ribes quando è depressa? Ovvio; scrive Piperry!
In origine la One Shot doveva finire bene; ma io detesto i finali in stile "e vissero felici e contenti", perché, si sa, la vita fa schifo e la gente che vive allegra e saltellante per sempre esiste solo nei libri. *emo mode: off*
Inoltre ho terminato la OS allo stesso modo dell'altra, cioè con un pensiero del protagonista: è una cosa che mi piace inserire e forse la ritroverete spesso. Inoltre ho cambiato punto di vista; tra i due personaggi preferisco Merry, ma Pipino direi che merita attenzione quanto lui. Mi è sempre sembrato il più malinconico, tra l'altro, nelle situazioni più tristi. (?)
Bene, direi che lascio a voi l'arduo compito di giudicare quest'opera :') Ditemi i vostri pareri!
Dalla vostra depressa che torna a tagliarsi
Ribes.


 
   
 
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