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Autore: Ily Briarroot    31/01/2014    1 recensioni
Aspettare.
Ran ha sempre e solo aspettato un ritorno del ragazzo che ama, realizzando che ciò la porterà soltanto a illudersi e a farsi male.
E se si fosse stancata di aspettare?
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Ran Mori, Shinichi Kudo/Conan Edogawa | Coppie: Ran Mori/Shinichi Kudo
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lies


Non aveva idea del tempo trascorso ad aspettarlo.
Minuti, giornate intere passate a cercare qualcosa che potesse tenerla occupata, qualcosa che la distraesse dai propri pensieri e dal vuoto incolmabile nel cuore.
Aspettare quel qualcosa, era la parte peggiore. L'attesa era pesante, il vuoto che aveva davanti si faceva spazio in lei, rendendola ancora una volta più vulnerabile.
Un periodo che sembrava non passare mai, perché rimanere aggrappata al pensiero di lui era ciò che faceva più male.

Tornerà.
Aspettalo, lui tornerà.

E non aveva idea del modo in cui riuscisse a sopportare tutto. Non sapeva da dove trovasse la forza necessaria per andare avanti.
Per andare a scuola, dove le pareti, gli armadietti, ogni cosa glielo ricordava.
Per uscire, per passare davanti al parco. Per fare la stessa strada ogni mattina, andata e ritorno, dove rivedeva immagini di lui che giocava indifferentemente con il pallone, mentre lei lo seguiva a capo chino, ascoltando per l'ennesima volta i suoi racconti che si ripetevano all'infinito.
Per notare la staccionata davanti al parco dove si appoggiavano di tanto in tanto, in primavera durante le belle giornate.
Forse, oltre allo studio e al karate, ciò che davvero la teneva occupata era suo padre, che si era messa in testa di tenere d'occhio, e il bambino che era entrato da qualche anno nella sua vita.
Già, ma ormai non era più tanto convinta di sapere quale fosse, la sua vita.
Ormai, se ne rendeva conto facilmente anche da sola.
Lei, che aveva pochi amici e sempre gli stessi.
Lei, che non aveva occhi per nessun ragazzo le girasse intorno.
Lei, che voleva aspettarlo. Perché la sua felicità dipendeva da un suo ritorno ed era sempre ciò che l'aveva fatta soffrire.
Lei, che sentiva di dipendere da lui. Che si sforzava di sorridere, anche quando la propria mente andava in contro a pensieri che non riusciva a trattenere.
Anche quando le capitava di chiedersi cosa avrebbe fatto, se il suo amico d'infanzia non fosse tornato a casa. Se non fosse tornato da lei.
Vivere a quel modo, era come vivere con un ricordo. E i ricordi non ci sono, nel presente. Non posso correre in tuo soccorso, non possono arrivate se tu li chiami. Non possono esserci per asciugarti le lacrime e, soprattutto, per darti affetto.
Quell'affetto che si era sempre tenuta dentro, ma che adesso sentiva il bisogno di esternare.
Ran era così. Ran non piangeva davanti agli altri, ma lo faceva da sola, quando si sentiva morire. Quando il respiro le si mozzava nei polmoni e faceva fatica a deglutire il peso che aveva in gola.
Lo rivide all'improvviso, di nuovo. Compariva sempre quando meno se lo aspettava.
Un sorriso, le sue solite battute. E stava bene.
Sì, stava bene quando Shinichi c'era. Quando era con lei, quando passeggiavano nel parco oppure mentre andavano a scuola.
Non le dava mai spiegazioni, quando se lo trovava davanti. Il mondo sembrava al rovescio, soltanto in quegli istanti. Si specchiava nei suoi occhi blu, rideva, gli dava qualche colpetto affettuoso sulla nuca.
E la ragazza si illudeva, di nuovo, per l'ennesima volta.
Perché, tutte le volte, bastava poco. Bastava davvero poco per potergli parlare, bastava poco per confessargli quanto in realtà le mancasse il suo respiro, il suo sguardo su di sé. La sua voce.
Poi, poco prima di poterlo fare, il telefono squillava e, come al solito, alla risposta di lei seguiva una breve pausa, interrotta poi da una voce incerta.
“... Ran... ecco... “.
Il ghiaccio cominciava lentamente a colpire il cuore come tanti piccoli spilli appuntiti.
Era allora che Shinichi respirava a fondo, prendendo un po' di coraggio per proseguire.
“C'è stata un'emergenza. Mi hanno chiamato per un altro caso e sono dovuto scappare... però la prossima volta... “.
Freddo. Soltanto freddo.
“Cosa?” rispondeva lei, il tono apparentemente calmo.
“Mi spiace, Ran... ma vedrai che-”
“-No. Basta”.
La voce di lei fu accompagnata da un brusco movimento della testa.
“Non voglio più sentire. Di nuovo. Lo hai fatto di nuovo”.
Sperava che si stesse sbagliando, che la stesse di nuovo prendendo in giro. Stavolta, la speranza derivava dal fatto che non voleva stare male. Non più.
Ed era spaventata da questo, era spaventata dal momento in cui avrebbe posato la cornetta, perché sarebbe tornato tutto all'improvviso. Avrebbe realizzato di aver creduto in un'altra illusione, sentendosi irrimediabilmente schiacciata da qualcosa che non avrebbe potuto decidere. Ancora. E ancora.
“Scusami. Davvero, io... “
“Basta, Shinichi” rispose stavolta, distaccata. “Non voglio soffrire più... sei... un bugiardo... “.
Dopodiché riagganciò, il cuore a pezzi, i polmoni compressi.
La tristezza la sommerse del tutto, il dolore anche. Si detestava per non riuscire a mandarlo a quel paese, come le aveva consigliato Sonoko tante volte.
Si detestava per farsi trattare così. Si detestava perché, dopotutto, lei lo amava.
Si buttò sul letto, su un fianco, stringendo le lenzuola bianche con tutta la forza che aveva.
I capelli scompigliati sul materasso, le lacrime che le scivolavano sul viso, i singhiozzi dolorosi che le scuotevano il corpo.
Le bugie, le mezze verità, i segreti. Ecco che cosa voleva dire dipendere da Shinichi.
Non voleva più farlo, non voleva più vivere nell'attesa di un suo ritorno. Ran, quella volta, sfogò tutta se stessa, pugnalata di nuovo alle spalle dalla persona che amava più di ogni altra cosa al mondo.
Forse, solo adesso riusciva a capire che, senza di lui, sarebbe stato meglio. Che sarebbe stata bene, come non accadeva da tempo. Che, probabilmente, valeva la pena tentare. Rinunciare. Mettere da parte, una volta per tutte, i sentimenti che provava a costo di proteggersi ed evitare di soffrire.
Ormai conosceva Shinichi, aveva cercato di sopportare la situazione. Di essere forte perché presto sarebbe tornato e l'attesa avrebbe avuto un senso. Ma non aveva la forza per rincorrerlo, non più. Non lui. 
Lui, che non sarebbe tornato presto.
Lui, che la riempiva di bugie.
Lui, che la illudeva.
Lui, che ogni volta era una scusa per andare via.
Lui, che l'amava ma che non lo dava a vedere.
Lui, che non le stava vicino.
Lei, che questa volta aveva già deciso. E aveva deciso di cambiare.

 

 

  
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