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Autore: NotFreddie    01/02/2014    1 recensioni
“È... È che sei cresciuto, Haz, e... Io...” gli occhi gli si riempiono di lacrime, non ha più parole. Si ricorda del loro primo incontro, dell'autografo che chiese al più piccolo, di quando avevano creato i One Direction, dei loro videodiari, dei milioni di volte in cui avevano condiviso lo stesso letto, la notte, perché era freddo, o Harry aveva fatto un brutto sogno e non voleva dormire solo, o uno dei due aveva nostalgia di casa e l'altro correva a consolarlo, o volevano semplicemente dormire abbracciati, avvinghiati l'uno all'altro come ad un'ancora di salvezza e riscaldarsi col respiro del compagno, e finalmente capisce tutto.
Larry, bitches!
Genere: Fluff, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry Styles, Louis Tomlinson, Un po' tutti
Note: AU, Missing Moments, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Buon compleanno, Haz.




A Sà, perché mi ispira qualunque stronzata io pubblichi qui da quando l'ho conosciuta.
Perché lei è l'amore e io all'inizio non me n'ero nemmeno accorta.



Disclaimer: i personaggi qui riportati non mi appartengono. Questa storia non è stata scritta a scopo di lucro. Ogni riferimento a fatti realmente accaduti è puramente casuale.
Con questo mio scritto non intendo danneggiare, distorcere o offendere (l'immagine pubblica di) nessuno, né intendo diffondere le mie idee per usarle per una rivolta contro la Modest!Management.
Se siete omofobi, keep out! Non voglio insulti.
Se siete troppo giovani di età, vade retro! Le mie storie non possono essere lette da ragazzini, non lo sapete? E comunque io sono troppo giovane e cool (?) per poter andare in prigione :’3





Oggi Harry compie vent'anni.
Liam, Niall e Zayn, dopo avergli mandato un semplice sms sono scomparsi non si sa dove, mentre Louis è invece uscito con Eleanor, per fare delle commissioni insieme.
Harry si siede sul divano, prendendo il telefono tra le mani. Si sente tremendamente solo, perfino Nick – lui che è sempre così presente nella sua vita – oggi non c’è, aveva un’intervista in radio e ‘scusa, piccolo, auguri ma… non posso rimandarla’ aveva detto, prima di dargli un bacio frettoloso sulla guancia e salire in macchina.
Il riccio abbandona il telefono e si prende il volto tra le mani, triste.
Quello che gli fa più male è il fatto che Louis - dio, non ci può nemmeno pensare! Lui è il suo fottuto migliore amico, Cristo! – non sia lì a tenerlo stretto stretto tra le braccia, mentre lo prende in giro per quanto sia ancora piccolo, e che invece sia con Eleanor. Certo, da quando si è trasferito a Primrose Hill – vicino a Nick – il rapporto tra di loro è leggermente cambiato, ma Harry non pensava fino a quei livelli.
Comincia a piangere silenziosamente, anche se è da solo in casa. Come sempre, pensa poi. Gli manca abitare con Louis, gli mancano i tempi di XFactor, gli mancano i videodiari, tutto. I singhiozzi si fanno via via più forti, tanto da coprire il rumore della porta che si apre di scatto.


“Allora siamo d’accordo, okay? Facciamo finta di esserci dimenticati di lui, io passerò a prenderlo e con una scusa lo porterò alla festa che gli abbiamo organizzato” Liam, Niall, Louis, Zayn e Nick si abbracciano, complici. Per Harry quello sarebbe stato un compleanno memorabile.

“Louis, noi qui siamo pronti. Poi, appena stai per arrivare, fammi uno squillo, così ci nascondiamo” la voce di Liam tradisce un po’ l’emozione. Louis annuisce e “si, si, ok” risponde, staccando la conversazione.
Entra in casa silenziosamente (ognuno di loro ha una copia delle chiavi di casa degli altri quattro), immaginando che Harry stia facendo chissà cosa di meraviglioso, mentre richiude la porta senza farla sbattere. Guardandosi in giro, Louis nota qualcuno rannicchiato sul divano, scosso dai singhiozzi di tanto in tanto, un maglione – ehi, ma… quello non è suo? – stretto tra le mani, che sussurra parole sconnesse. Il ragazzo posa la giacca su una poltrona, mentre corre da quello che ha capito essere Harry. Non avevano messo in conto la sua sensibilità.

Alza un attimo il volto dal maglione di Louis – come ci è finito lì, tra le sue mani, poi?! – continuando a sentire quel profumo nell’aria, come se il suo migliore amico – a quel pensiero gli sfugge un altro piccolo singhiozzo – sia proprio dietro di lui. Se si concentra, può sentire perfino il suo respiro veloce, come se fosse corso a casa solo per lui, mollando Eleanor in mezzo alla strada. Se si concentra, può sentirsi le mani di Louis tra i capelli, quelle mani delicate e femminili, le sole autorizzate a toccarli. Se si concentra, può anche sentire le sue braccia cingergli le spalle, l’addome, la vita, accarezzandolo lentamente, ma al contempo stringendolo forte, come a non volerlo lasciare andare. Se si concentra, riesce anche a sentire la sua voce, quella voce che Louis odia tanto, ma che a Harry fa venire i brividi, ma dei brividi belli, caldi, di piacere. Harry ha gli occhi chiusi e non vuole aprirli, perché sa che appena li riaprirà la voce, le mani, il profumo, le braccia di Louis scompariranno e lui si ritroverà da solo, e allora non apre gli occhi, si ostina a volerli tenere chiusi, anche quando la voce di Louis lo prega di aprire ‘quei due smeraldi meravigliosi’.
Altre lacrime calde, salate e un po’ amare che sanno di tristezza, abbandono, tradimento ma anche di amore, scendono giù, veloci, susseguendosi una dopo l’altra, irrimediabilmente, inesorabilmente cadono, precipitano, copiose come stille di sangue da una ferita aperta.
E più sente Louis vicino a sé, più vorrebbe scomparire, sprofondare, perché la verità è che lui Louis lo ama, ma da morire, e infatti lui sta morendo, perché Louis non è lì, è lontano, Louis non è suo e mai lo sarà. Allora Harry sussurra ‘Boo… Boo… Boo…’ a ripetizione, come se quella cantilena potesse dargli ciò che vuole, mentre mentalmente lo supplica di non lasciarlo, nonostante lui non possa sentirlo, sempre nella speranza di riaverlo lì con sé.
E chissà che stavolta non funzioni per davvero.


“Andiamo, Harry, apri gli occhi, sono qui, cazzo, apri quei fottuti occhi, per la miseria, HARRY!” Louis sta diventando matto. Harry non fa altro che ripetere “Boo… non abbandonarmi… perché?… no…” e parole sconnesse come queste. Cioè, non è normale che una persona la prenda in questo modo. Non è affatto normale.
Deve portarlo alla festa a tutti i costi e farsi perdonare: in fondo, Louis ama davvero non solo ogni minuscola, insignificante cosa di Harry, ama anche queste sue reazioni esagerate, al limite del pensabile proprio. Così lo afferra da sotto le ascelle, mettendolo in piedi, nonostante il riccio sia più alto e più pesante di lui. Con un braccio lo sorregge, con l’altro gli allontana le mani dal volto aprendogli le palpebre. Non appena lo vede, Harry fa una faccia meravigliosa: i suoi occhi, fino ad un secondo prima spenti e tristi, si accendono di scatto; la sua bocca si apre in un’espressione di sorpresa che subito dopo diventa un grande sorriso; infine, il suo volto si illumina di felicità ed Harry sembra proprio un bambino che scopre di aver ricevuto più regali del previsto da Babbo Natale. Mormora solo un ‘Louis…’ commosso e sorpreso, senza riuscire a fare o dire niente, mentre l’altro l’ha già abbracciato stringendolo fortissimo e quasi urlandogli un ‘ma ti pare che ti lasciavo solo, idiota?!’ risentito. Harry seppellisce il viso da qualche parte tra il suo collo e il suo petto, sentendosi un cretino. Louis non potrebbe mai tradirlo così.

***

“Allora mi dici dove stiamo andando?” Sono in macchina ed è la terza volta che Harry lo chiede, quasi supplicando, e Louis non sa cosa rispondergli ma, ad un certo punto, gli viene l’ispirazione: in fondo, ha fatto trenta, che gli costa fare trentuno? Così la sorpresa avrebbe un effetto ancora maggiore sull’amico.
“Siamo stati invitati a casa di El” spiega, raggiante. Harry per poco non si butta giù dalla macchina in corsa.
“No. Io non ci vengo, da Eleanor” ribatte, astioso. Ci manca poco che si metta pure a sbattere i piedi per terra come un bambino di quattro anni, pensa Louis. Però il più piccolo ha messo su quel broncio dolcissimo - a cui non riesce proprio a resistere, tra l'altro - che lo intenerisce da morire.
È un po' di tempo che Louis non sa più cosa prova nei confronti di quel ragazzo. Se all'inizio continuava a ripetersi che Harry era il suo migliore amico e basta, ora non crede più a quella storia. Semplicemente non può più credere ancora a quella storia, perché non può spiegare il mini attacco cardiaco che lo assale ogni volta che Harry semplicemente lo guarda, lo abbraccia, lo sfiora involontariamente, respira!, con la scusa del ‘gli voglio bene solo come amico’.
Quando Zayn respira, non gli prende un fottuto infarto.
Quando Niall lo guarda - e gli occhi di Niall sono belli - lui non si sente ardere e poi morire.
Quando Liam gli mette una mano sulla spalla non sente un intero regno animale nello stomaco.
Ma, quando Harry parla guardandolo negli occhi, si sente sempre la persona più fortunata del mondo.
“Tu da Eleanor ci vieni e basta” ribatte con tono fermo. Non ha ancora capito perché Harry odi così tanto El, o perché quando si baciano lui sparisce misteriosamente. O meglio, non vuole capirlo, perché é più comodo così, in fondo.
“Ma io non voglio! Non voglio, Louis!” Nemmeno Lux fa tutti quei capricci. E lei è piccola.
Ormai sono arrivati nello spiazzo sul retro della discoteca e Louis sospira, mentre parcheggia poco lontano dall'uscita di sicurezza. Tira fuori il cellulare e manda un sms a Liam, mentre pensa che gli toccherà vedere per tutta la serata Nick che parla con Harry, balla con Harry, si struscia su Harry, accarezza Harry, guarda Harry, gli ruba Harry, mentre lui si sentirà morire, bruciare e vorrebbe andare lì a spaccare Nick in tanti minuscoli frammenti, perché Harry è suo e nessun altro si deve permettere di toccarlo. Ma il management è stato chiaro: niente Larry Stylinson, caso chiuso.
“Perché ci siamo fermati?” la voce di Harry gli arriva ovattata, alle orecchie, mentre è perso ancora tra i suoi pensieri.
“Perché devo fare una cosa. Scendi con me, dai” è la risposta di Louis che, nel frattempo, ha saggiamente deciso di abbandonare il tono rude di poco prima: in fondo Harry non se lo merita proprio.
Così, gli va addirittura ad aprire la portiera, facendolo scendere dolcemente e abbracciandolo poi stretto stretto, riempiendosi il naso del suo profumo. Ama Harry, ogni minima cosa di lui e giura a se stesso che, se appena entrano Nick si fionderà sul ragazzo, prenderà Harry da parte e gli dirà tutto.
“Cos'è, siamo diventati sentimentali, stasera?” domanda il riccio, sorpreso da tutte quelle dimostrazioni di affetto dopo un anno passato senza quasi nemmeno sfiorarsi, mentre il maggiore rabbrividisce al suono di quella voce roca, bassa, come le fusa di un gatto, che sente risuonare attraverso il petto di Harry e arrivargli infine alle orecchie. “È... È che sei cresciuto, Haz, e... Io...” gli occhi gli si riempiono di lacrime, non ha più parole. Si ricorda del loro primo incontro, dell'autografo che chiese al più piccolo, di quando avevano creato i One Direction, dei loro videodiari, dei milioni di volte in cui avevano condiviso lo stesso letto, la notte, perché era freddo, o Harry aveva fatto un brutto sogno e non voleva dormire solo, o uno dei due aveva nostalgia di casa e l'altro correva a consolarlo, o volevano semplicemente dormire abbracciati, avvinghiati l'uno all'altro come ad un ancora di salvezza e riscaldarsi col respiro del compagno, e finalmente capisce tutto. Il più piccolo si stringe di più a lui, mentre una lacrima gli solca il viso: ha appena ricordato le stesse cose. ‘Se sapessi quanto ti amo - pensa Harry - rimarresti sopraffatto da tutto quell'amore’ e un'altra lacrima si aggiunge alla precedente: Louis appartiene ad Eleanor.

Louis si stacca a malincuore per primo da quell'abbraccio, giusto per non far preoccupare Liam. Così, si stacca, trattenendo ancora Harry per le spalle e guardandolo fiero. Poi gli dà un piccolo bacio all'angolo della bocca, prima di entrare nel locale. Se Nick corre incontro ad Harry non appena lo vede, Louis si confesserà.
Giusto un secondo prima che apra la porta, Harry gli prende la mano e “Lou, appena usciamo ti devo parlare” confessa tutto d'un fiato.
Sentono entrambi la pelle bruciare, nei punti dove si è incontrata con quella dell'altro.

La porta si apre, cigolando. La stanza è buia, non si vede niente, ed Harry stringe di più la mano di Louis: il buio lo terrorizza.
Poi una massa enorme di gente li sommerge, gridando “AUGURI!”.
Il primo a fiondarsi su Harry è Nick. Louis stringe ancora di più la mano di Harry, incazzato nero. “Anch'io ti devo parlare” gli mormora, prima di scappare via.


Appena Harry sente la mano di Louis abbandonarlo, si stacca da Nick e si allontana di qualche centimetro dalla folla. “Grazie” urla a tutti, poi con lo sguardo cerca Louis.
Corre via da quella gente, corre via dagli abbracci, dai suoi amici - si farà perdonare, magari, ma Louis è più importante - e cerca disperatamente quel benedetto ragazzo. La porta della terrazza si chiude di scatto, Harry si precipita lì.

Louis guarda il cielo scurirsi minuto dopo minuto, pensieroso. Ha il volto un po' bagnato di lacrime, il respiro affannato, il cuore spezzato per l'ennesima volta. Dannato Nick, dannata radio, dannato programma in cui sono stati ospitati e che ha fatto conoscere quello stronzo e Harry. E dannato Harry: si, anche lui, perché l'ha abbandonato per un altro. Maledizione, Nick ha troppe cose più di lui, non potrebbe mai competerci, pensa amareggiato.
Eppure, Louis non sa che non c'è nessuna competizione per avere il cuore di Harry e che, se pure ce ne fosse una, lui vincerebbe a priori.

Qualcuno lo abbraccia da dietro, cingendo i suoi fianchi con le braccia e incrociando le mani sulla sua pancia. Mani grandi, avambracci con un paio di tatuaggi, pelle chiara: è Harry, decisamente. “Lou” sente la sua voce vibrare attraverso i loro corpi ed arrivare forte, graffiante, alle sue orecchie. Sorridono contemporaneamente. Harry con le dita sfiora la pancetta appena accennata dell'amico, solleticandogli la pelle. In un attimo Louis si gira tra le braccia dell'altro, ritrovandosi col viso a pochi centimetri da quello di Harry, che lo guarda come se fosse la persona più bella del mondo. Louis in quel momento, però, non riesce a capire niente. Sa solo che deve dirglielo, e subito.
“Sei uno stronzo” sussurra Harry, sorridendo dolcemente. Louis resta fermo a guardarlo, un sorriso incerto dipinto sulle labbra, la paura che gli attanaglia lo stomaco. Allora “auguri, Harreh” gli dice, per calmarsi, per prepararsi a ciò che vuole dirgli. Gli occhi del più piccolo si illuminano, mentre si abbracciano stringendosi ancora di più, mentre capisce che quello è il momento giusto per dire la verità.

Quella decisione presa un po' così, senza averci pensato troppo su, dettata solo dall'istinto. Vuole sentirsi completamente di Louis, senza che altri - Nick, Eleanor, Taylor - si mettano in mezzo.
Così Harry ha deciso di confessare i suoi sentimenti a Louis, perché non ce la fa più a vedere i due fidanzatini perfetti scambiarsi tenerezze davanti a lui. Non ce la fa più a sentire le proposte sconce di Nick nelle orecchie ogni secondo della sua giornata. Non ce la fa più a sentire i manager che gli dicono in continuazione ‘quant'è bella Taylor, quant'è brava Taylor, quanto sei stato idiota a lasciarla...’ senza che nessuno gli chieda: ‘come stai, Harry?’ con la voglia di ascoltare la sua risposta, capirlo fino in fondo, aiutarlo a trovare una soluzione al sentimento che sente nascere dentro di sé, farsi ogni secondo più prepotente, torturarlo ogni attimo un po' di più. Vorrebbe solo che Louis si accorgesse di lui, di come sta, che lo stringesse forte come faceva ad XFactor e lo aiutasse a stare meglio. “Louis... Io, ecco...” Louis gli accarezza i capelli, preoccupato. Di solito Harry non lo chiama mai con il suo nome per intero. Il più piccolo prende un bel respiro, lo stringe un po' di più, strizza gli occhi come per concentrarsi e infine dice tutto d'un fiato “pensodiamarti” e poi scioglie l'abbraccio, percorrendo a grandi passi la terrazza. Louis lo guarda per un attimo, mentre sente uno strano calore pervadergli il corpo. Sente il sangue pulsare forte nelle orecchie, le gambe farsi molli e un sorriso comparire prepotente sulle sue labbra. Con le mani si appoggia alla ringhiera, non è sicuro di riuscire a stare in piedi. Harry è parecchio lontano da lui, ora, quindi è costretto ad alzare un po' il tono della voce.
“Ma... Quindi, mi stai dicendo che mi ami? Che non rimpiangi di aver lasciato Taylor, che non hai una relazione con Nick, ma che ami me? ME?” Harry lo guarda da lontano con un sorriso timido, le fossette appena accennate sulle sue guance, le mani che continuano a torcersi per l'imbarazzo, l'emozione, la paura. La leggera brezza che in quel momento comincia a spirare gli scompiglia piano i capelli, ma lui non se li aggiusta. Sta solo fermo, a guardare il suo Boo. Louis non lo vede, da lì, ma sa che Harry ha gli occhi lucidi. Il più piccolo annuisce impercettibilmente, nascondendosi poi il viso con le mani. Non riesce a smettere di sorridere, nonostante sa che potrebbe aver compromesso per sempre il suo rapporto con Louis. Si sente un bambino. “Harry...” lo richiama l'altro, col cuore a mille. Quel cuore che ora gli sembra un uccellino che sbatte forte le ali nella gabbia perché non può uscire. Harry lo guarda, gli occhi spalancati, le braccia lungo il corpo, inerme. Sembra sempre di più un bimbo. “Ti ricordi che avrei voluto parlarti anch'io?” continua, sorridente. L'altro annuisce con vigore, in attesa. “Beh, ti volevo dire quanto fossi geloso del tuo rapporto con Nick, quanto ci fossi rimasto male del fatto che tu sia andato via da casa nostra per trasferirti vicino a lui, che ci siamo allontanati come due pianeti costretti a viaggiare su due orbite differenti, che mi mancano i tempi di XFactor perché potevamo essere davvero noi stessi, potevamo dormire abbracciati, la notte, se avevamo freddo, che ogni volta che torno a casa piango stringendo fra le mani l'autografo che mi facesti in quel bagno, perché mi manchi, Harreh. E lo sai perché mi manchi?” vede l'altro muovere un passo, poi un altro. Poi fermarsi e scuotere la testa. Non riesce ad andare avanti, piange forte e non vede più niente.
“Perché anch'io ti amo, piccolo” Harry scaccia via tutte le lacrime con una mano e, sempre più velocemente, cammina verso di lui. Quando sono ad un paio di metri l'uno dall'altro, Louis apre un po' le braccia ed Harry ci si tuffa dentro, nascondendo il viso da qualche parte, beandosi di quelle parole, di quel profumo - che per lui è diventato un po' il profumo dell'amore - e di quell'abbraccio. “Anch'io ti amo, Lou, anch'io” dice, tra le lacrime “ma devo spiegarti un sacco di cose”. Poi si alza, guarda quegli occhi azzurri come per imprimerseli nella memoria per sempre e finalmente bacia Louis.

***

Nick cammina velocemente mentre cerca Harry. Ha già perlustrato tutta la sala, senza successo, mentre quasi corre verso la porta dei bagni. La apre e “Harry?” chiama a voce alta, senza ottenere risposta. Non c'è nessuno lì dentro. Esce in fretta da lì, guardandosi intorno: la cosa che più lo impensierisce è che anche Louis è scomparso. Quel maledetto idiota che continua a rubargli Harry. Come se lui non si fosse accorto delle occhiate complici che quei due si scambiano. Come se non si fosse accorto di quanto Harry ci stia male a vederlo con la sua ragazza. Eppure Harry, testardo com'è, si ostina a voler soffrire per un coglione - perché, fondamentalmente Louis è un coglione. Come lo chiamereste voi uno che a vent'anni fa ancora le cose come un bambino che ne ha quattro? - invece di farsi salvare da lui. Lui, Nick, un uomo di tutto rispetto, con un lavoro prestigioso, amato da moltissime persone, ma sopratutto in grado di amare quello scricciolo fragilissimo che è Harry come merita.
Apre la portafinestra che dà sulla terrazza, rimanendo di stucco. Al centro della veranda ci sono Harry e Louis che si baciano teneramente. Nick richiude piano la porta, per non disturbarli, poi se ne va, svuotato. Lui, l'uomo prestigioso con un bel lavoro, si sente una nullità, in confronto al ragazzino di vent'anni che gli ha rubato l'amato.
Capisce che forse ha sbagliato, a sentirsi superiore. Che forse avrebbe dovuto credere a quelle voci che aveva sentito e a cui non aveva dato conto. ‘Harry in realtà non è amico di Nick: si è trasferito vicino a lui solo perché il management gliel'ha imposto’, dicevano. Forse non erano così sbagliate.
Saluta educatamente tutti i suoi conoscenti, prima di uscire da quel locale e salire sulla sua macchina costosa. Ma niente, per lui, ha ora più senso.

***

In un angolino nascosto della terrazza, c'è un piccolo divanetto di vimini un po' rovinato dalle intemperie. Louis ha Harry seduto sulle ginocchia, scompostamente abbracciato a lui, con il viso difficoltosamente appoggiato sul suo cuore - data la troppa differenza d'altezza - e le mani intrecciate alle sue. Sono da circa dieci minuti fermi in questa posizione, a guardare il tramonto che pian piano scurisce il cielo sopra di loro e annuncia la fine di un'altra giornata.
“Boo?” Louis alza un attimo la testa, sentendosi chiamare, e “dimmi”: quel nomignolo gli è sempre piaciuto. “Non credi che dovrei andare a salutare e ringraziare tutte le persone che sono venute qui per me?” Harry alza il proprio busto, guardandolo negli occhi. “Non... Non l'hai già fatto?” È impossibile che sia andato lì da lui senza nemmeno salutare tutti, pensa il maggiore. “Ehm... No, sono corso subito da te” ammette imbarazzato il più piccolo, mentre Louis scoppia a ridere, lusingato da quel comportamento. Poi entrambi si alzano, tenendosi per mano. Appena Harry cerca di tornare alla festa in suo onore, Louis lo tira per un braccio, facendolo indietreggiare e “non ti ho dato il mio regalo” nota, puntiglioso. “Boo, ti avevo detto niente regalo” precisa stizzito l'altro. “Infatti non ti ho fatto un regalo, ma dei regali. Problema risolto” annuncia il maggiore, orgoglioso della propria idea. Harry sorride, quel ragazzo è incredibile. “Sei... Tremendo!” dice, tra una risata e l'altra. Poi allunga la mano che non è stretta in quella dell'altro, per farsi dare il regalo a cui alludeva poco prima. Louis posa un pacchettino lungo e un po' storto, probabilmente incartato da lui. “Aprilo!” lo incita, raggiante. “Comunque, non è solo questo. Il resto non potevo portarlo” gli spiega con espressione seria. Harry apre velocemente la carta, ritrovandosi delle chiavi tra le mani. Ricordano vagamente quelle del loro vecchio appartamento. “Cosa... Cos'è?” la voce gli trema un po'. “Le tue chiavi. Pensavo che... Beh, le rivolessi. Immagino che tornerai a casa, vero?” Harry lo guarda, interdetto. Tornare a casa. Quante volte ha pianto perché glielo impedivano? Quante volte i manager lo avevano costretto a restare in quella casa che non sentiva affatto sua? Quella casa senza Louis? In un attimo gli è già saltato addosso. “Si! Si, Boo, torno a casa. Torno a casa” sussurra, assaporando quelle poche parole. Tornerà a casa.

Ci saranno almeno una cinquantina di persone, lì, ed Harry va a salutarle una per una. Lascia per ultimi i suoi migliori amici, organizzatori della festa, così potrà dire loro con calma di lui e Louis. L'unico che sembra mancare è Nick ed Harry si sente un po' in colpa. Nick lo ama, e lui non ha avuto il coraggio di essere sincero con lui perché, in fondo, gli faceva comodo averlo vicino a sé. Gli faceva comodo usarlo, nonostante non ne avesse il diritto. Eppure, Harry non riesce a sentirsi colpevole fino in fondo: Nick sapeva a cosa andava incontro.

Liam gli va incontro, seguito da Niall e Zayn. “Dove sei stato tutto questo tempo? E dov'è Harry?” chiede, guardandosi intorno. Louis sorride, mentre “Harry sta arrivando, abbiamo avuto da... Fare” confessa, senza smettere di sorridere.
“Novità?” chiede Zayn, con faccia maliziosa. “Bah” risponde l'altro, vago. Liam capisce tutto al volo e “sapete, vero, che dovrete nascondervi con i manager?” chiede, ansioso. Louis non risponde. Ha paura delle conseguenze che ci potrebbero essere per loro. Non vuole nemmeno pensarci, perché se solo immagina che i manager potrebbero portargli via Harry, gli viene da urlare come un pazzo. Ha freddo, comincia a tremare. I manager non gli porteranno via Harry. Deve sentirsi sicuro almeno di questo, perché se non fa così, rischia di impazzire. Poi percepisce un profumo familiare farsi sempre più vicino e tutto comincia a calmarsi. Quando due braccia forti lo circondano, Louis è già calmo del tutto, i brutti pensieri di qualche secondo prima sono solo un vago ricordo. Abbracciare Harry è la cosa più bella del mondo.

***

“Potete sempre decidere di revocare il contratto, ma ci saranno delle penali da pagare e probabilmente sarete anche legalmente perseguibili, lo sapete?” mormora l'avvocato, e Harry e Louis si guardano: non possono mettere tutti nei casini. Non possono rischiare di distruggere il sogno dei loro tre migliori amici, oltre che il loro. Non sarebbe giusto.
Ma “per noi va bene” scandisce Zayn, sorridendo sornione verso ‘i fidanzatini’, come sono soliti chiamare tutti e tre Harry e Louis.
Poi tutti e cinque si alzano, stringendo uno dopo l'altro la mano all'avvocato: hanno deciso di fare causa al management.

“È un vero piacere conoscervi, ragazzi” esclamano i nuovi manager.
I One Direction sono pronti a ripartire, ad essere trattati da umani, invece che da macchine per far soldi.



Epilogo.

La sveglia suona, Harry la spegne con un gesto della mano. Tanto, era già sveglio da una mezz'oretta.
Guarda il completo elegante appeso all'armadio, pensieroso. Dal suo ventesimo compleanno sono passati sette anni. “Harry!” Liam entra nella sua stanza, sorridendo, con un vassoio in mano. “Louis mi ha detto di portarti questo” dice, sedendosi sul letto e posandogli la colazione in grembo. Harry sorride. “Ho dovuto portartela io perché, sai, la tradizione...” Il più piccolo prende un pezzo di brioche portandoselo in bocca. “Gli sposi non possono vedersi prima del matrimonio. Si, lo so” aggiunge con fare petulante. “Però, che palle questa tradizione!” constata, masticando lentamente. Liam gli dà una pacca sulla spalla, ridendo. Di colpo diventa serio. “Stai per sposarti” comincia, alzandosi in piedi. “Daddy, niente discorsi strappalacrime, ti prego!” dice il minore, con fare melodrammatico. Poi poggia il vassoio sull'altra parte di letto e si alza in piedi, andando ad abbracciare il suo amico. “Grazie, Lee” mormora, con gli occhi lucidi.


“Io, Louis William Tomlinson, prendo te, Harry, come mio legittimo sposo” Louis si schiarisce un attimo la voce prima di proseguire, perché gli è uscito solo un sussurro a causa dell'emozione, e Harry gli sorride, incoraggiandolo.
Se fossero ad un concerto, ora il pubblico applaudirebbe per infondergli forza.
Respira forte, sorride e ci riprova.
“Io” la sua voce risuona in tutta la Chiesa forte e sicura, mentre Harry sorride ancora di più. “Louis William Tomlinson, prendo te, Harry, come mio legittimo sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, nella ricchezza e nella povertà e di amarti ed onorarti per tutti i giorni della mia vita.”
Vedere quella fede al dito del suo quasi-marito è l'immagine più bella del mondo.
“Io, Harold Edward Milward Styles, prendo te, Louis, come mio legittimo sposo e prometto di esserti fedele sempre, nella gioia e nel dolore, nella salute e nella malattia, nella ricchezza e nella povertà e di amarti ed onorarti per tutti i giorni della mia vita”.
Mentre Harry parla, una lacrima gli solca il viso, e se l'asciuga sorridente. Entrambi si guardano negli occhi, girandosi poi a guardare verso i loro testimoni. Dalla parte di Harry, ci sono Nick, Gemma e Liam, mentre dalla parte di Louis, invece, Niall, Zayn e Stan. Ad un cenno del prete la piccola Lux - che tanto piccola più non è, ora - porta lentamente gli anelli verso di loro, lasciandoli nelle mani del prete e andandosi a sedere tutta sorridente al suo posto. Lei è una di quelle persone che hanno insistito tanto per il loro matrimonio, nonostante non abbia più di undici, dodici anni.
Dopo un tempo che pare a tutti infinito, finalmente il prete dice a gran voce: “adesso potete baciarvi” e Louis, allora, prende il volto di Harry tra le mani, gli sussurra un ‘ti amo’ e lo bacia dolcissimamente, mentre tutta la gente applaude.
Allora Louis prende per mano suo marito Harry mentre sente il freddo della fede contro le sue dita, e con lui si avvia fuori dalla Chiesa, soddisfatto. Nonostante non abbia nemmeno trent'anni, si è già sposato, ma sente di avere ancora tutta la vita davanti, da passare con Harry.




I'm back, bitches!

Questa fic è nata durante l'anno scorso nonostante sia scritta per il compleanno di Harry (?) così ho deciso di tenerla da parte per oggi :’3
Lo so che mi amate tutti ewe
Bon, siamo tornati un po' al mio vecchio stile ma, ehi, tranquilli! Ho una nuova fic in arrivo che è completamente diversa in quanto stile e trama :’)
Piccola precisazione: Harry e Louis partono come migliori amici (se non si era già capito, lol), quindi è altamente AU.
Bene, people, io mi sfanculo e vi do appuntamento alla prossima!
Lasciatemi un piccolo parere, sarebbe molto importante :3
La vostra non amata F.
  
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