Vago nell'assoluto silenzio.
Grido e tendo l'orecchio
in attesa di una risposta,
ma ogni volta è come se
cercassi di riempire il vuoto
con il mio eco, come se
i rumori, appena emessi,
venissero inghiottiti dai buchi neri.
Tento disperatamente di
aggrapparmi agli asteroidi fuggenti
nella speranza di evadere dal
solito, desolato punto dell'universo,
ma ogni volta è come se
cercassi di afferrare il tempo
per fermarlo, come se
ciascun passo, mi allontanasse
sempre più dalla destinazione.
La mia astronave è lontana anni luce,
così distante da non sentire
le mie richieste d'aiuto, come se
lanciassi un grido così debole
da dissolversi prima ancora che
qualcuno lo ascolti.
I satelliti non individuano la mia presenza,
lasciando la gente ignara
del mio smarrimento, come se fossi
una linea nera tracciata
su un foglio dello stesso colore.
Sono stanca di questa desolazione;
la mia mente lotta contro lo
spettro invisibile della solitudine
che ha brama di spegnere la mia anima.
Non voglio soccombere tra le
braccia del silenzio e sparire
senza aver lasciato qualcosa
alla mia gente che ricordi loro di me.
Se l'universo è infinito,
ci sarà qualcuno in questa immensità
il cui cuore batte alla stessa frequenza
del mio; la scia di corpi luminosi
indica la strada che mi porterà via,
lontana dall'eco ridondante
dei miei sospiri. Per ora, sono solo
un corpo anomalo che fluttua nello spazio,
incapace di cambiare direzione,
ma non posso fare altro se non restare qui,
ibernata in una galassia sperduta.
Attenderò; un giorno sarò in grado di
sentire il richiamo degli astronauti e
quando tornerò a casa, verrò reputata tra
i migliori perché io ho resistito.