Anime & Manga > Mahō shōjo Lyrical Nanoha
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Autore: Nezuchan Sketch    01/02/2014    3 recensioni
Un gruppo di sei amiche alle prese con la scuola e tutti i problemi che porta.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yuri | Personaggi: Altri, Fate T., Hayate Y., Lord Dearche/Material D, Nanoha T.
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Giorni di scuola'
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be my king pt1

Dearche diede un pugno al sacco appeso in palestra, arrabbiata. Aveva fatto la fredda per tutte quelle ore, ma adesso poteva sfogarsi. Non aveva nulla contro il fatto che Hayate fosse gay – le sue due migliori amiche lo erano, e la cosa non la colpiva minimamente – ma odiava quando quella stupida ragazza la molestava. Di norma qualcuno del club di kick boxing, sport che ormai praticava da due anni, le chiedeva di allenarsi, ma quando era infuriata in quel modo la evitavano, lasciando che si sfogasse con il sacco e non con loro. Quando si allenava Dearche indossava un top viola, assieme ad un pantalone da ginnastica nero. I suoi guantoni erano dello stesso colore del top.

‘La odio, la odio, LA ODIO!’ A volte sembrava che Dearche odiasse tutto della mora: il tono di voce con cui la chiamava ‘mio re’, il sorriso malizioso che a volte le rivolgeva, le palpate che a volte le dava. Ma più di ogni altra cosa, odiava il fatto che, ogni volta che era arrabbiata con lei, la ragazza iniziava ad occupare i suoi pensieri, fino a diventare l’unica cosa a cui pensava. E questo, Dearche non riusciva a sopportarlo. Diede un calcio al sacco, un calcio veloce e forte, che la costrinse a fermarlo perché si stava muovendo troppo.

Di solito, Dearche era una persona calma e fredda ed era raro che perdesse il controllo. Ma, per una qualche strana ragione al mondo, Hayate riusciva a farle dimenticare tutto ciò che i suoi genitori le avevano insegnato sull'essere freddi e razionali. Ma spesso, ciò non andava a favore della mora, come quando Dearche se la prendeva con il suo orecchio.

Pur se si infuriava, la ragazza inglese non era così idiota da lasciarle lividi che sarebbero stati visibili dal resto della famiglia Yagami.

 

Era uscita dagli spogliatoi per ultima, con i capelli ancora umidi dopo la doccia fredda che si era fatta. Con se aveva la borsa con i guantoni e si diresse a casa. “Anche tu hai finito tardi, mio re?” Dearche per poco non imprecò e si voltò, la rabbia che iniziava a salirle.

“Che diamine ci fai tu qui?!” chiese, quasi ringhiando. Hayate le sorrise dicendo: “Lo sai che sono nel club di arti marziali, semplicemente oggi ho fatto tardi.” Dearche non notò che non la stava guardando negli occhi, ma più in basso.

“Che coincidenza…” mormorò, alzando gli occhi al cielo.

“Sai, è un vero peccato che non mi sia iscritta anche io a kick boxing”

“In effetti avrei un motivo per darti calci e pugni senza essere sospesa. Però non ne varrebbe la pena se in cambio dovrei tenerti per altre due ore vicina.”

“Mi ferisci così, Dearche… e poi, è un peccato che non faccia quello sport, perché con il top sei davvero carina” L’inglese avvampò, girandosi verso Hayate e ricordandosi solo in quel momento che si era rimessa il top e che aveva la felpa aperta.

“Mi hai stancata! Perché diamine continui a provarci con me?! Le tue ragazze non ti soddisfano più?” L’espressione di Hayate le fece venir voglia di ridere, perché sembrava smarrita, come se avesse perso al suo stesso gioco, però poi ghignò:

 “Provarci con te? Io non ci provo con te, Dearche… o forse vorresti che lo facessi?”

“Se già non ti sopporto ora! Sei tu che mi vieni dietro sempre, anche quando sei fidanzata!”

“Che diamine dici?”

 “Il palparmi in pubblico, chiamarmi mio re e il resto lo dimentichi?!” Hayate restò un attimo in silenzio.

“Ah si, è vero. Me ne ero dimenticata. Non è colpa mia se sono morbide” Alzò gli occhi al cielo, pensando che non doveva abbassarsi al suo livello, ma ormai era troppo tardi.

“Ma se non le palpi per più di un secondo?”

“Se vuoi te le palpo anche per più tempo, devi solo chiedere”

“ne faccio a meno, grazie.” Hayate si mise davanti a lei, guardandola negli occhi, seria.

“Perché non facciamo una sfida? Se tu perdi, sarai per un giorno la mia fidanzata, con tutti i pro e contro che comporta. Se perdo io, sarò la tua maid per un intero giorno, servendoti e riverendoti, chiamando Ojou-sama e vestendo il classico outfit da cameriera” – la proposta era molto allettante e Dearche la guardò, mordendosi il labbro inferiore con un espressione che Hayate trovò dannatamente sexy.

“D’accordo.  In cosa vogliamo sfidarci?”

“Che ne dici di tre partite a scacchi e tre scontri? “

“Mi sta bene. Ma niente calci o pugni in faccia, Hayate.”
“Non preoccuparti, non voglio rovinare il tuo bel faccino, Dearche. Che ne dici di tornare a scuola, così ci togliamo di mezzo il pensiero almeno per gli scacchi.” Sapevano entrambe che il club di scacchi aveva perso da alcuni mesi la chiave per la stanza, ma non ne avevano denunciato ancora la scomparsa.

In quell’aula regnava un ordine maniacale e Hayate si mosse tra i tavoli, andando a prendere i pezzi per la scacchiera, aiutata da Dearche. Era strano come, anche se litigavano spesso, le due sapessero lavorare assieme.

 

Le tre partite durarono a lungo e finirono tutte in stallo, in quanto rimaneva sempre e solo il re. Questa loro intelligenza si vedeva anche nei punteggi scolastici, in quanto entrambe riuscivano sempre ad essere le seconde a pari merito della graduatoria, con Stern per prima. Non si erano accorte dell’orario che si era fatto finché una Reinforce preoccupatissima non chiamò Hayate, chiedendole se stava bene.

“Penso che dovremmo rimandare il resto della sfida, sai?” le disse, dopo aver attaccato.

“Si, ho sentito tua cugina a telefono. Sembrava preoccupatissima.” Dearche non riuscì a reprimere un sorriso divertito ogni volta che pensava alla ragazza dai capelli argentei che gestiva, con Hayate e le altre, la libreria degli Yagami.

“Che ne dici di spostare a sabato il resto della sfida? Così domenica passiamo al premio e ci togliamo il pensiero.” Hayate guardò Dearche, che annuì, e poi le diede un bacio sulla guancia, dicendole: “A domani allora, mio re…” Quella volta Dearche non si infuriò come al solito, non le disse qualche battuta ormai già sentita che faceva parte del loro copione. Si limitò a guardarla andarsene, prima di seguirla per tornare a casa anche lei.

 

 

Sabato arrivò in fretta e, quando Dearche tornò a casa, nessuno capì perché era infuriata, e perché blaterasse qualcosa su cioccolatini, fiori e una certa idiota che aveva certamente barato.

 

 


Note: Mi ero dimenticata di dire che questo AU è molto simile a quello di innocent, semplicemente cambiano alcune cose. Sono rimasti invariati la libreria di Hayate, il negozio di Precia e Lindy ed altre cose.
Note dell’autrice: Eccoci qui con il primo capitolo. I capitoli saranno rinominati in tre modi: Be my king, I’m an idiot e The thunder of friend zone, in base alla coppia di cui parleranno. Spero che vi sia piaciuto :D

   
 
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