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Autore: fra_95    12/06/2008    0 recensioni
Questa storia è dedicata ad una mia cara amica... parla di una ragazza che affronta il fatto di avere il cancro.
Genere: Triste, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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IL LATO OSCURO Questa è la mia storia.. la storia di una ragazza dalla vita tranquilla, felice, serena...fino al giorno in cui forse qualcuno dall’alto decise che sarebbe successo qualcosa...non scorderò mai quel periodo della mia vita...n periodo d’inferno, di silenzi costanti, di giornate in cui non sembrava neanche più che fosse la mia vita, quella che stavo vivendo giorno dopo giorno. comincerò dall’inizio...e l’inizio è quel giorno che era diventato ormai un incubo.. . sembrava un giorno normale, uno dei tanti in cui sei sicuro che la vita andrà avanti, in cui ogni piccolo gesto quotidiano ti sembra scontato, in cui non si riesce ad apprezzare fino in fondo le piccole cose della vita che ci sembrano così...normali e familiari, che pensiamo non la cambino...eppure... Eppure danno un tocco in +, un sottile filo di differenza...ma noi...noi, così ingenui forse, da pensare che la vita non finisca mai. Quel giorno sembrava così normale, eppure così diverso... Io e mia madre eravamo sedute davanti alla scrivanie del medico, che ci aveva chiesto di venire perché a quanto pare aveva qualcosa da dirci... Osservai gli sguardi di tensione di mia madre , il dottore che iniziò a parlare... non riuscii a concentrarmi su quello ke mi stava dicendo...guardai i fogli sparsi sulla scrivania, i due portapenne colorati, una matita che forse non era esattamente al suo posto...guardai le pareti bianche, i pochi quadri appesi con un qualche significate che forse neanche lui stesso sapeva...guardai la porta chiusa.. guardai le mie mani...osservai senza ascoltare quello che stava dicendo il medico...osservai, avendo una brutta sensazione, osservavo e pensavo ke quella stanza non l’avrei scordata tanto facilmente.. - sono arrivati i risultati delle analisi- disse il dottore... Questa volta osservai e ..ascoltai...perchè i crampi allo stomaco erano più forti, perché la sensazione non era più lontana come prima, era come se si stesse avvicinando qualcosa di troppo grande.. troppo difficile.. - hai un tumore...- e queste furono le ultime parole che avrei ascoltato quel giorno. Il dottore parlò, e parlò, in un tempo che non riuscii a definire....il tempo sembrò fermarsi, il mio sguardo era fisso nel vuoto mentre quelle parole mi rimbombavano nella testa... Hai un tumore...tumore...tumore... Non cercai di concentrarmi su quello che diceva il medico, non cercai di schiarire le idee e capire davvero quello che stava succedendo, la mia mente era vuota in quel momento, non era il momento di pensare, di parlare ,di agire...non era un momento in cui c’èra una cosa giusta da fare, o le parole adatte. In questi momenti non hai neanche la cognizione del tempo, momenti in cui i secondi sembrano minuti, i minuti ore...momenti in cui è tutto il contrario.. e sembrano giornate quelle poche ore... e io ero lì, a non fare niente, a sentirmi il fiato sul collo, a non accorgermi di quello che mi circondava, sentirmi ripetere parole di conforto da parenti che non avevano la più pallida idea di cosa dire, e davvero, li capii. però avevo bisogno di spazio, di tempo, già tempo, il tempo vola, il tempo non aspetta nessuno, il tempo guarisce tutte le ferite, si dice...me è veramente vero? Dolore. Ci sono alcune ferite che sono così profonde , che non puoi dimenticarle, non puoi andare semplicemente avanti e fare finta di niente , xke fanno parte della tua vita, perché prima o poi, si ripresentano sempre. Dolore... il dolore ti colpisce in tutte le sue forme... E adesso..? Cosa farò..., cosa faccio? Domande che si ripetevano nella testa...domande...tante...troppe. Dolore... una fitta leggera, un po’ di amarezza Non accettai l’idea, non affrontai la situazione,...non aprii gli occhi, per vedere la realtà, per vedere che non servivano a niente i miei sguardi vaghi, il mio stare immobile senza dire una parola, i miei occhi vuoti, privi di emozione, il mio chiudermi continuamente in camera e fissare il vuoto, senza forza... Dolore... a volte il dolore ti afferra, quando meno te lo aspetti, ti colpisce sotto la cintura e non ti lascia in pace.... Sembravano Giornate quelle ore passate a dormire, passate a sognare, a sperare che fosse tutto un sogno, a rimandare il tempo di avere la consapevolezza... volevo alzarmi, camminare, andare avanti...svegliarmi da quell’ incubo e ricominciare a vivere. Vivere...vivere ...vivere... la parola chiave... la strada per arrivare alla fine di quel tunnel... MA... Era un sussurro senza inizio.. Una parola lontana... Un eco mai arrivato... Vivere... Una parola detta al vuoto... Chiusi gli occhi, più e più volte...non avevo la forza per alzarmi...non avevo la forza di pensare di superare tutto questo... Sembravano passati secoli da quando uscimmo dall’ospedale, dal momento in cui il dottore pronunciò quelle parole, che non scorderò mai, perché sono nella mia testa, marchiate a fuoco dentro di me, erano come una specie di rullino che gira all’infinito sempre con le stesse, uniche parole... Chiusi gli occhi e aspettai ,paziente, l’ora in cui mi sarei addormentata di nuovo. .l’ora in cui forse sarebbe tutto finito... E così senza accorgermene passarono i giorni...le settimane e io ero ancora al punto di partenza, così, senza sapere bene cosa fare. Era come vivere in un film in cui ero solo lo spettatore, vivere in un sogno, in bianco e nero, con le immagini sfocate, senza prestare attenzione ai particolare, perche sapevo, credevo di essere sicura che fosse solo un sogno, ma la verità era che questa non era certezza, era desiderio , e il desiderio non è certezza. E il film continuava a girare , il sogno ad andare avanti, è come se avessi vissuto la vita da una parte, troppo lentamente, e dall’altra troppo velocemente, e alla fine tutto questo mi iniziò a dare le vertigine, e caddi, crollai a tanta pressione. E allora? Allora era tutto come prima. La vita andava avanti ma io rimasi sempre li, nello stesso punto, e non potevo farci niente, perché il tempo di cui avevo bisogno mi dava le vertigini. E così questa fu la mia vita per un lungo periodo...la mia vita in un film, la mia vita in un sogno...la mia vita che ormai non era più la stessa.. quella vita che fino a qualche mese prima era semplice , bella...non perfetta, ma ..serena in un certo senso... Ricordo bene, tutto, ogni giorno di angoscia, di paura, forse anche un po’ di solitudine. Ricordo gli incontri con il medico, ricordo mia madre che ogni tanto cercava di parlarmi, invano, ricordo i giorni passati, ormai vuoti, ricordo molto bene l’ospedale che per me diventò giorno dopo giorno il nemico...quello che mi faceva ricordare ciò che stavo passando.. La mia vita...vuota, fragile, disperata forse... Finchè un giorno, mia madre mi portò da una psicologa. Non volevo parlare della mia vita con una persona estranea, o, forse la verità era semplicemente che non volevo parlarne. Appena la vidi, mi sembrò...non so bene spiegarlo...mi ispirò fiducia...per come parlava, per i suoi gesti lenti, graziosi... I primi incontri non parlai più di tanto...non me la sentii... Poi arrivai ad un certo punto della mia vita...e non ce la feci più...non sopportai più i silenzi, non sopportai più i giorni vuoti, non sopportai più di vivere rinchiusa in una fragile sfera di cristallo...e crollai... Riuscii a sfogarmi con quella signora dagli occhi profondi, riuscii a tirare fuori tutto quello ormai che tenevo dentro per mesi...riuscii anche a piangere.. piansi lacrime amare, piansi fino a che non ce la feci più... Quello fu il primo vero passo... Continuai gli incontri...in seguito parlai, tirai tutto fuori, parlai delle mie paure sul futuro, delle mie speranze, dei miei desideri. Il mio percorso è stato duro, difficile, complicato, ma nonostante tutto riuscii a trovare la parola chiave, ad arrivare alla fine del tunnel, a gridare i miei sussurri, a ritrovare il mio eco... Riuscii a fare molte cose dopo il primo passo, quello più difficile.. Soprattutto, la cosa più importante è che riuscii a credere che potevo farcela, riuscii a guarire grazie alle persone che mi sono state vicino...grazie alla mia famiglia,ai miei amici, grazie anche al mio nemico che era l’ospedale... Oggi, nonostante tutto, penso che se tutto questo non fosse successo, non sarei quella che sono adesso. Allora pensai che quel qualcuno che decide il nostro destino ce l’aveva con me... ora penso invece che mi ha dato una possibilità per vivere, per Apprezzare le piccole cose quotidiane, per vedere il mondo da una prospettiva diversa, per saper guardare oltre le apparenze e pensare che , in fondo a tutto c’è un lieto fine, che sia qui sulla Terra oppure No. Questa è la fine della mia storia...il mio lieto fine.
  
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