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Autore: rainicornsan    03/02/2014    2 recensioni
L'altro lo osservò, per poi inginocchiarsi accanto a lui e stringerlo fra le braccia.
"Dean. Dean. Calmo. Sono qui.". Ormai era una nenia sulla sua bocca.
Continuò a ripeterlo per diversi minuti, finchè Dean non si calmò e il suo respiro tornò regolare.
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Genere: Angst, Sentimentale, Song-fic | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Incest, Incompiuta | Contesto: Più stagioni
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Salve a tutti ❤
Eccomi qui con la mia prima Wincest... Beh, se non vi piace il genere non leggete :)
Spero vi piaccia ❤

 
Ognuno ha un peso da portare con sè 
non dirmi che tu non lo sai 
Ma più ci pensi e più succede che poi 
finisce che non ce la fai 

Anche quell'anno, era arrivato.
Il 5 dicembre. Il compleanno di Mary Winchester.
Dean si svegliò alle tre del mattino.
Provò a riaddormentarsi. 
E quando, finalmente, ci riuscì, sarebbe stato meglio che non ci avesse provato.
Vedeva fiamme. Sua madre sul soffitto.
Sammy che piangeva, nella culla.
Azazel che compiva il suo dovere.
Si svegliò urlando.
Si girò verso Sam.
Dormiva nel suo letto, tranquillo. Era vivo, stava bene.
Ed era riuscito a non svegliarlo. 
Sperava che almeno il suo sonno fosse un po' meno inquieto del proprio.
Si alzò.
Camminò fino al bagno, mentre una violenta emicrania lo assaliva.
Appoggiò le mani al lavandino, stringendo con forza i bordi e osservando le nocche diventare bianche.
Si sentiva letteralmente morire.
Alcune lacrime scivolarono lungo le sue guancie.
Il suo respiro era sempre più pesante.
Nascondeva a Sam i suoi eventuali crolli emotivi.
Non voleva nè essere compatito nè che si preoccupasse.
Si inginocchiò a terra, con la testa fra le mani.
Dei flash di tutto quello che aveva visto quella notte cominciarono a invadere i suoi occhi, oscurando la realtà,
mentre il respiro si faceva più scostante e forte.
Provò a calmarsi, ma non ci riuscì.
Ora stava effettivamente iperventilando, trattenendosi a malapena dall'urlare per l'angoscia.
Il rumore di una porta che si apriva lo mise all'erta.
Si rilassò quando vide che era Sam.
L'altro lo osservò, per poi inginocchiarsi accanto a lui e stringerlo fra le braccia.
"Dean. Dean. Calmo. Sono qui.". Ormai era una nenia sulla sua bocca.
Continuò a ripeterlo per diversi minuti, finchè Dean non si calmò e il suo respiro tornò regolare.
"Sam." ricambiò la stretta, affondando il viso nel collo del suo fratellino, stringendo gli occhi.
Era a casa.
Sam ci sarebbe stato sempre per lui.
Gli accarezzò i capelli, esitante.
Sospesi in volo su una grande giostra al suono della musica 
giriamo io e te 
giriamo io e te 
La stessa vita così amara qualche istante fa 
se solo tu vuoi poi diventa più dolce che mai

"Dean! Dean!".
"Sam... Lasciami. Tutto questo è sbagliato... Sei mio fratello!" borbottò lui, con le mani fra i capelli.
Per un attimo, smise di mettere i suoi vestiti nel borsone, guardandolo fisso.
Cercò di scavare nei suoi occhi.
Trovò solo delusione, e una profonda amarezza.
Scosse la testa. Non era così stupido da cadere nel tranello dei puppy eyes di Sam.
Chiuse con un gesto stizzito la zip del borsone.
Con due larghe falcate arrivò alla porta.
"Dean..." era solo un flebile alito di voce.
Sembrava sbiancato tutto d'un colpo.
"Ti prego... Non mi lasciare da solo...".
Lui abbassò gli occhi sulle proprie scarpe, stringendo con la mano lo stipite forte, fino a farsi male.
"NO." si stupì del tono della propria voce, così cercò di moderarlo.
"No. Io ti lascio solo, ma senza fare cose sbagliate.
Io ti lascio solo, ma in un modo migliore.".
Sam parve di colpo più determinato.
Si avvicinò a lui, e lo strinse fra le braccia.
Dean provò a divincolarsi, ma Sam era un gigante.
La sua piccola Samantha era cresciuta!
Si arrese, ma rimase immobile.
Le braccia e le labbra cominciarono a prudergli mentre cercava di rimanere fermo, di non fare cose stupide come baciarlo e abbracciarlo.
Un paio di minuti dopo, non ce la fece più.
Gli circondò il collo con le braccia.
Sam si girò a guardarlo, felice, con quel suo sorriso sghembo sulle sue labbra sottili.
Rimasero a fissarsi per un po', fronte contro fronte.
Dean si sentiva stupido, ma anche immensamente felice.
Nuotava negli occhi di Sam, ci annegava.
Ma se quello era l'Inferno, ci sarebbe tornato volentieri.
Avvicinò il volto al suo, e lo baciò. Delicatamente.
Stringendolo come se fosse una piccola, fragile cosa preziosa.
Dean si sentiva letteralmente fra le stelle.
Si separò da lui, sussurrando flebilmente uno 'Scusa.'.
L'altro lo fissò, alzando impercettibilmente un sopracciglio.
Sembrava quasi ironico.
"Oh, al Diavolo..." borbottò Dean, ritornando sulle sue labbra.
Quando Sam sorrise sulla sua bocca, prendendogli il volto fra le mani, sussurrò delicatamente:
"Cosa mi hai fatto, Samantha?".
Sam ridacchiò, disegnandogli dei ghirigori sulle scapole:
"Io non ho fatto proprio niente.".
Concluse la frase con una smorfia un po' offesa, adorabile.
Dean non potè farne a meno.
Lo avrebbe baciato per tutta la vita.
Non lo sai che quando sorridi 
è un attimo 
E così i pensieri più tristi 
svaniscono 
A che serve farsi la vita diifficile 
se alla fine è gia complicata così com'è 

"Borca buddana!" borbottò Sam, mentre si sentiva la fronte.
Dean si girò e lo osservò alzando un sopracciglio.
"Dean, ho la febbre.".
"Accidenti." disse l'altro fra i denti, mentre lo spingeva a letto.
Quando Sam provò a rimettersi in piedi, lui lo spinse giù, bloccandolo con il proprio peso.
Osservandolo, un sorrisino comparve sulle labbra sottili di Sam.
Gli sfiorò delicatamente il petto, accarezzandolo con dei gesti circolari.
L'altro si abbandonò per qualche secondo a lui.
Infine arrossì, scuotendo la testa:
"Sammy! Non è il momento.
E non provare ad alzarti! Volo ad una farmacia!".

Sam sorseggiò una tazza di the.
"Va un po' meglio?" chiese Dean gentilmente.
Lui annuì.
"Forse è solo un po' di stanchezza." mormorò.
"Speriamo.".
Per qualche istante, lo sguardo verde di Dean si perse nel vuoto.
Sam lo scrutò attentamente.
Ogni sua singola porzione di pelle.
Ogni sua singola espressione.
Dean era semplicemente perfetto.
"A cosa pensi?" chiese lui girandosi, ad un certo punto.
"Stavo per chiedertelo io." si irrigidì vagamente Sam.
"Puttana.".
"Coglione." sorrise, anche se poco soddisfatto, Sam.

 
Ognuno ha un po' amore dentro si sè 
non dirmi che tu non ce l'hai 
Ma più ne chiedi e piu non serve perchè 
dipende da quanto ne dai 
E poi lasciarti andare fino in fondo alla tua solitudine 
se è quello che vuoi 
se è quello che vuoi 
Ma finchè al mondo c'è qualcuno che ci tiene a te 
ricorda se puoi quello è il bene più grande che hai 

 
Dean era lì, in mezzo a quell'incrocio.
Era lì per Sam.
Era lì per il suo fratellino, per il suo amato fratellino che non avrebbe avuto il coraggio di lasciar morto.
Era lì per lui.
Non voleva stare solo in quella misera esistenza, non poteva.
Sarebbe crollato tutto, sarebbe diventato qualcuno che vive solo per cacciare, e lui non lo desiderava.
Mentre compiva il rito per evocare quel maledetto demone, a questo pensava Dean.
Pensava alla sua statura gigantesca.
Alla sua pelle liscia.
Alle sue labbra sottili.
Ai suoi capelli.
Ai suoi occhi multicolori.
Non l'avrebbe mai ammesso, ma Dean si era innamorato.
E a sé stesso questo non poteva nasconderlo.
Si odiava. 
Si odiava per tutto quello che aveva fatto alla propria persona e alla persona che voleva proteggere ad ogni costo da ogni male.
Per quel primo bacio a cui aveva risposto.
Per quei pensieri, per quegli sguardi, per quelle carezze così desiderate e temute.
Per quella prima, meravigliosa, volta, in cui insieme avevano distrutto tutto.
Il suo castello di paure, inibizioni, pensieri indesiderati e nascosti.
Dean Winchester si odiava, ma non poteva fare a meno di portare a compimento tutte le volte quello che voleva.
Dean Winchester talvolta odiava anche l'oggetto dei suoi desideri.
L'aveva odiato mentre lo stringeva fra le sue braccia e lo baciava per non farlo scappare.
L'aveva odiato tutte le volte che aveva preso l'iniziativa in quel rapporto tenebroso e proibito.
Ma non poteva far a meno di amarlo.
   
 
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