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Autore: ValeDowney    04/02/2014    1 recensioni
Thor, in procinto di diventare Re di Asgard, vuole intraprendere un viaggio attraverso i Mondi per incontrare e meglio comprendere la sua accoglienza da parte dei futuri sudditi. Nell'impresa viene aiutato da Loki, il quale, però, condivide solo in parte questo piano in attesa di un personale tornaconto...... che lo porterà a essere il vero protagonista della vicenda
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio, Thor, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Nota: la storia si svolge prima di Thor 1
 
In un tempo remoto gli uomini assunsero una semplice verità, che non erano soli nell'universo. L'uomo credeva che alcuni mondi fossero la casa degli dei, ma sapeva che altri erano da temere. Coloro che affrontavano queste creature, cadevano in battaglia, finché non sopraggiunsero gli eserciti di Asgard respingendole nei loro mondi. Il costo fu elevato, ma alla fine la battaglia venne vinta e noi potemmo ritornare in patria, nel regno eterno... Asgard. La nostra casa, è una luce di speranza per chiunque e nonostante siamo consegnati ai miti e alle leggende degli uomini, è stata Asgard, con i suoi guerrieri , a portare la pace nell’universo. Io, Re Odino e padre di tutti gli Dei, proteggo i nove Regni e, un giorno,  questo compito sarà affidato ad uno dei miei due figli, entrambi nati per diventare Re”
 
Thor, fiero di se, coraggioso, primogenito di Odino e Frigga, moglie doverosa, premurosa verso i suoi figli e sempre al fianco del suo sovrano, stava facendo la sua entrata nella Sala del trono; doveva parlare con suo padre di una cosa per lui molto importante, ma che molto probabilmente non sarebbe stata accolta con grande sostegno da parte dello stesso sovrano. Percorse l’enorme corridoio, dove ai lati vi erano statue e colonne dorate, le quali indicavano l’importanza e la maestosità di quel posto, fino ad arrivare al portone, anch’esso dorato, che era protetto da due guardie poste ad entrambi i suoi lati; appena lo videro, fecero un inchino con la testa, portandosi anche un pugno sul petto; si fecero da parte, battendo lo scettro a terra contemporaneamente e il portone si aprì. Al di là di esso, Thor poté vedere suo padre, Odino, seduto sul trono, mentre un corvo se ne stava accanto a lui, guardandosi intorno; il dio del tuono entrò nella sala reale, come se stesse marciando verso una vittoria dopo una dura battaglia. Il sommo sovrano, anche se era intento ad accarezzare il piumaggio del suo fidato corvo, si era accorto della presenza del figlio; infatti gli domandò: “Perché sei venuto qua, figliolo ?”.
“Padre ho bisogno di parlarti” rispose Thor; Odino voltò lo sguardo in direzione del figlio e con un solo cenno, gli fece capire che poteva continuare a parlare; quindi, fece un lungo respiro e sperando che suo padre fosse di buon umore, continuò: “Sono venuto al tuo cospetto, per parlare di una cosa molto importante, che mi tormenta da un po’ di giorni, ma che ho bisogno anche del tuo consenso per poterla realizzare”.

“ Se è una cosa molto importante per te, non dovrebbe tormentarti, ma solo renderti felice” disse Odino.

“Non mi renderebbe felice, se il tuo giudizio fosse negativo, padre” disse Thor.

“Sentiamo di cosa si tratta”.


“Vorrei poter visitare gli altri mondi:  gli abitanti di ogni pianeta, devono conoscere il loro futuro sovrano” spiegò Thor.

Odino sembrò pensarci un po’ su alla proposta del figlio; appoggiò un gomito, portandosi una mano sotto il mento; osservava lo sguardo del figlio, i quali stessi occhi si riflettevano in quelli identici del padre. Poi Odino parlò: “Per tanto saggia è la tua proposta, non è possibile realizzarla”.

“Perché no, padre ? Un re deve conoscere su chi comanderà” chiese Thor.

“Ma un Re deve anche imparare a rispettare gli altri popoli; anni fa combattei una dura guerra, cercando di portare la pace negli altri otto regni e ora che questa pace c’è, non vorrei che essa venisse distrutta dal volere di mio figlio” spiegò Odino.
“La pace non verrà distrutta da una semplice visita” disse Thor.

“Ma una semplice visita, può portare anche a terribili conseguenze !” gridò Odino; vi fu silenzio, nel quale si poteva solo sentire lo sbattere delle ali del corvo, che si era spaventato per la voce potente del suo padrone. La voce del re era stata così tanto potente, che i vetri delle enormi vetrate avevano tremato, ma Thor non si mosse dalla sua posizione: dal carattere orgoglioso, il dio del tuono guardava con sguardo di sfida il padre, che anch’essi non voleva cambiare la sua decisione: “ Non si può cambiare le usanze degli altri popoli, né tanto meno decidere sulle loro vite; un Re è saggio, se riesce a governare bene il suo di popolo ed a farsi rispettare; solo a quel punto, potrà andare negli altri regni e farsi conoscere ma, fino a quel momento, dovrà rimanersene al suo posto ed il tuo posto è qua, ad Asgard e lontano da queste decisioni”. Ancora silenzio; Thor guardò il padre e poi, con sguardo furioso e contradditorio, si voltò e se ne andò, sotto lo sguardo vigile di Odino, che sospirando ripensò alla proposta del figlio.

Thor uscì dalla sala reale; oltrepassò le guardie, che stavano ancora al loro posto; ripercorse il corridoio con le colonne dorate e, infine, svoltò l’angolo, quando una voce lo fermò: “Non è andata come avevi previsto, vero ?”.

“Loki non è il momento” disse Thor, fermandosi. Colui che aveva parlato, uscì dall’ombra di una colonna ed allontanandosi dal muro, dove fino a quel momento era stato appoggiato con la schiena; si avvicinò al dio del tuono, tenendo in mano un libro dalla copertina un po’ sbiadita dagli anni.

“Per te non è sempre il momento per parlare, soprattutto dopo quando nostro padre non è d’accordo con una tua proposta” disse Loki, fermandosi di fronte a lui; seppur i due erano fratelli, i loro caratteri erano diversi, così come il loro aspetto: se Thor era biondo, Loki aveva i capelli neri, con la pelle pallida e due occhi azzurri tendenti al grigio, ma tutti due avevano un solo scopo: diventare Re di Asgard ed entrambi erano amati da Odino e sua moglie Frigga, seppur Odino privilegiava di più Thor rispetto a Loki, che trovava comunque conforto nella madre.

“Pensa che il mio posto sia per sempre qua, ad Asgard” disse Thor, con un po’ di disprezzo nella sua voce.

“E non è ciò che vuoi ? Salire sul trono di Asgard e diventare Re ? Lo hai sempre desiderato fin da bambino” disse Loki.

“Ma da bambino desideravo anche altro” disse Thor e riprese a camminare, con Loki al suo fianco, che disse: “Sì, ricordo: battaglie contro i nemici, ma non ci sono solo le battaglie nel ruolo di un re e sicuramente nostro padre te lo avrà detto”.

“Lui non approva mai le mie proposte” disse Thor. “E non ti sei mai chiesto il perché ?” chiese Loki.

“Perché dovrei farlo ? A cosa servirebbe ?” rispose Thor.

“Potrebbe farti usare di più la testa e meno la lingua” rispose Loki; Thor gli lanciò un’occhiataccia, ma preferì non obiettare: ne aveva già avuto abbastanza prima con suo padre e ora ci si metteva pure suo fratello, il quale amava sempre stuzzicarlo, soprattutto quando il fratello maggiore era di pessimo umore.

“Ora sono curioso: quale sarebbe stata questa tua proposta ?” domandò Loki.

“Visitare gli altri otto regni e far conoscere a quei popoli il loro futuro sovrano” rispose Thor.

“Ottima proposta che avrei approvato, ma come sai meglio di me, nostro padre non è un tipo tanto convincente, soprattutto quando si toccano questi argomenti” disse Loki.

“Davvero tu mi avresti fatto andare ? Non è da te” disse Thor, alquanto stupito.

Non hai fiducia nel tuo caro fratello ? Sono sconcertato da questa tua affermazione” disse Loki, come se fosse dispiaciuto, cosa che invece non era.

I due continuavano a camminare, finché non arrivarono in un’altra grande sala, non grande quanto quella del trono, dove vi era un divano di fronte al caminetto acceso e sopra questo divano vi erano una donna ed un uomo abbastanza grasso che si stava mangiando una coscia di pollo; un altro uomo, dall’aspetto cinese, era appoggiato con la schiena contro una delle pareti, mentre un terzo uomo, dai capelli biondi, se ne stava in piedi accanto al divano. “Salve amici miei” li salutò Thor; i quattro si voltarono in direzione dei due fratelli, ricambiando il saluto di Thor, tranne Volstagg che stava mangiando la coscia di pollo.
I quattro, però, non salutarono Loki, sempre visto malamente dagli abitanti di Asgard, tranne da Thor e Frigga, che lo trattava amorevolmente. Sif notò subito lo sguardo perturbato di Thor; quindi, gli domandò: “Qualcosa non va ?”.

“Ha litigato con il re” rispose Loki, al posto del fratello maggiore, il quale lo guardò, replicando: “ Non sai mai quando stare al tuo posto, vero ?!”.

“Notavo che non rispondevi e allora ho parlato io al posto tuo” disse con la sua calma Loki; Thor riguardò i quattro amici.
“Su cosa hai litigato ?” chiese Fandrall.

“Su una mia proposta” rispose Thor.
“Una sciocca proposta per i gusti del Re” aggiunse Loki; Thor gli lanciò un’occhiataccia, facendogli capire di stare zitto, ma riguardò gli amici, quando Volstagg, tra un boccone e l’altro, disse: “Figuriamoci quando mai il Re prende in considerazione le proposte altrui: lui considera ragionevoli solo le sue di proposte”.

“Volstagg modera il tuo linguaggio: ricordati che stai parlando del Re” lo rimproverò Sif.

“Lo sai che è la verità” le disse Volstagg.

“Cos’era questa proposta ?” domandò Hugon.

“Volevo avere il suo permesso per visitare gli altri regni” rispose Thor.

“Non la trovo affatto una proposta sciocca; in cosa il re non ci trova giusto in essa ?” chiese Fandrall.

“Un re saggio deve prima farsi rispettare dal proprio popolo e solo successivamente visitare gli altri regni, questo è ciò che mi ha detto mio padre” spiegò Thor.

“Ed ha anche aggiunto che il suo posto è qua ad Asgard” aggiunse Loki; Thor lo guardò minacciosamente ed in modo stupito, ma non del tutto, perché quasi sicuramente Loki avrà usato qualche suo trucchetto magico, insegnatogli dalla madre, per spiare sulla conversazione del fratello e del padre.

“Secondo me, è stato troppo ingiusto” disse Volstagg, finendo la coscia di pollo e tenendo in mano solo l’osso.

“Volstagg finiscila” replicò Sif.

“Se il Re avesse detto le stesse cose a te, anche tu ti saresti arrabbiata e, in questo momento, non parleresti così bene di lui” disse Volstagg, guardandola.

“Ohhh non ditemi che state litigando ? Non è da voi…no, un momento…è proprio da voi: non fate altro che litigare per simili sciocchezze” disse Loki; i quattro lo guardarono malamente, tranne Thor, che sembrava assorto in qualche suo pensiero.

“Mai che ti fai i tuoi affari, vero ?” replicò Fandrall, guardando Loki, il quale guardandolo a sua volta, gli sorrise e con calma gli disse: “E’ che sono molto curioso”.

 “Ha ragione lui: non dovremmo litigare per simili sciocchezze” disse Sif; gli altri tre guerrieri, la guardarono in modo stupito; poi, Fandrall le domandò: “Sif ma che ti prende ?”.

“Lo so io cosa le prende” iniziò col dire Volstagg e, poi, guardando Loki, lo indicò finendo col dire: “E’ colpa sua”.

 “E sentiamo, cosa le avrei fatto ?” chiese Loki con la sua solita calma; Volstagg si alzò in piedi, lanciando nel caminetto l’osso della coscia di pollo. I tre guerrieri, eccetto per Sif e Thor, guardarono minacciosamente Loki e Volstagg rispose: “Le hai fatto il lavaggio del cervello, con uno dei tuoi incantesimi: sappiamo che ne sei capace, anche perché sono il tuo pezzo forte”.

“Sì, devo ammetterlo: mi diverto molto a farli, ma….non questa volta” disse Loki.

“Sei il dio degli inganni: perché mai dovremmo crederti ?” chiese Hugon.

“Voi credete che la mia verità sia menzogna ? Una menzogna non è una menzogna, se non è detta come una menzogna” disse Loki; i tre si guardarono in modo stupito e non avendoci capito nulla, quando Thor parlò: “Sif e Loki hanno ragione: non dovremmo litigare su queste cose, soprattutto in un momento come questo”.

“Sono toccato da queste tue parole, fratello” disse Loki.

“Ti do ragione, solo per farli smettere di litigare” disse Thor.

“Non lo mettevo in dubbio” disse Loki.

“Ma cosa vi è preso ad entrambi ? Da quando in qua date ragione ad un tipo come lui ?” domandò stupito Volstagg.

“Loki, al momento, dice il vero: la sola cosa alla quale dobbiamo pensare è altro” rispose Thor.

“Del tipo ?” chiese Fandrall.

“Al piano” rispose Thor.

“Quale piano ?” domandò Volstagg.

 “Quello a cui avevo pensato, mentre voi stavate litigando tra di voi” rispose Thor.

“Non stavamo litigando tra di noi, ma con Loki” disse Volstagg.

“Sì, sì, date sempre la colpa a me, come se la colpa fosse veramente mia” disse Loki, facendo lo sguardo da innocente.

“Perché non è così ?” chiese Sif e Loki la guardò sorridendo maliziosamente.

“Varcheremo il Bifrost, per andare in uno degli altri regni” rispose Thor.

“Un piano niente male” disse Loki.

“Anche tu hai un piano, per caso ?” replicò domandandogli Hugon; Loki lo guardò chiedendogli: “Perché pensi a questo ?”.

“Perché continui ad appoggiare qualsiasi cosa dica Thor, mentre di solito non lo fai mai” rispose Hugon.

“E questo ti fa subito pensare che io stia architettando qualcosa contro il mio caro fratello maggiore, vero ?” disse Loki e, quando Hugon non gli rispose, si mise a ridere, per poi aggiungere: “ Voi guerrieri usate sempre poco la vostra ingenua mente e vi fermate a ciò che vedete; dovreste, invece, andare oltre, ma non lo capite e mai lo capirete, finché penserete solo a combattere o mangiare” e guardò maliziosamente Volstagg, il quale invece lo guardò malamente.

“Loki, ora basta così: credo che abbiano capito” disse Thor.

“Se lo dici tu” disse Loki e guardò da un’altra parte.

“Thor è una pazzia: fare ciò, vuol dire andare contro il volere di tuo padre; contro il Re. È troppo rischioso” disse Sif.

“Allora vuol dire che è un rischio che sono disposto a correre” disse Thor.

“Ma a che scopo ? Il Re ti ha solo detto di aspettare” disse Sif.

“Ho aspettato abbastanza e non intendo continuare a sottostare al suo volere ! Un giorno sarò futuro re di Asgard ed è giusto che debba conoscere le popolazioni degli altri regni: se non sanno chi sono, di conseguenza non sapranno nemmeno l’identità di chi li governerà in futuro” replicò Thor.

“Quel futuro potrebbe essere ancora lontano: non fare scelte sbagliate” disse Sif.

“La mia scelta non è sbagliata, ma saggia; so quello che faccio” disse Thor; a questo punto, Sif non obiettò più e nella stanza calò il silenzio, nel quale si poteva solo sentire lo scoppiettare delle fiamme nel caminetto acceso. Il dio del tuono fece un lungo sospiro e, mentre guardava ognuno dei suoi amici, disse: “ Non voglio obbligarvi a venire con me, amici miei ma se anche voi obiettate il volere del Padre degli Dei, allora non potete….non dobbiamo starcene qua con le mani in mano, ma dobbiamo soddisfare ciò che veramente vogliamo e cosa è che noi vogliamo ?”.

I quattro si guardarono, poi Volstagg disse: “Combattere”.

“E per cosa ? Non per certo rimanere qua; amici miei, noi siamo nati per combattere e mantenere la pace in tutti i regni. Il Padre degli Dei non approva questa mia scelta, ma se gli faremo vedere quello per ciò cui valiamo, allora cambierà il suo parere” spiegò Thor.

“Cosa che non avverrà” disse Loki; i cinque lo guardarono e Volstagg replicò: “Come se tu fossi d’accordo con noi”.

“Ma è la verità e lo sapete: il Re non è un uomo da obiezioni e poi, come ben sapete, se volete andare anche solo in un altro regno, dovete passare il volere di Heimdall” disse Loki.

“Riusciremo a convincerlo: Heimdall è sempre stato dalla nostra parte” disse Thor; Loki rise per poi dire: “Credete veramente che vi dia ascolto ? Voi non valete una minima parte di quanto il Re valga per lui: siete solo un piccolo granello di polvere in confronto all’importanza che ha il Padre degli Dei per lui. Non si farà convincere tanto facilmente”.

Ci fu silenzio, poi Thor, mentre camminava verso di lui, gli disse: “Ma tu sai essere molto persuasivo”.
“A cosa alludi, fratello ?” domandò Loki.

“Sai a cosa alludo: al tuo potere di poter controllare le menti altrui; te l’ho visto fare” rispose Thor.

“Accusi me di questa cosa ? Ne sono alquanto sorpreso, fratello” disse Loki, con fare alquanto stupito.

“Sei il Dio degli Inganni: sapresti raggirare chiunque; anche nostro Padre e nostra Madre” disse Thor; lo sguardo di Loki, al solo nominare la Madre, divenne cupo e replicò: “Non osare mettere nostra Madre nei tuoi subdoli discorsi ! Lei non fa parte di tutta questa storia  e sai benissimo che non la trarrei mai in inganno !”.

“Ma saresti disposto ad osare per lei ? Se fosse stata lei a chiederti ciò, avresti accettato ?” chiese Thor.

“Hai anche il coraggio di chiedermi ciò ? Umili la donna che ti ha messo alla luce e umili le tue origini” rispose Loki.

“Non era una domanda, ma solo una mia supposizione” disse Thor.

“No non accetterei e il perché è molto semplice: lei non mi chiederebbe mai di obiettare le decisioni del Padre degli Dei” spiegò Loki.

“Ma ora lo faresti ?” domandò Thor; ci fu silenzio; poi Loki sorrise e gli rispose: “ Accetto”, ma in realtà, qualcos’altro si stava muovendo nella sua mente; qualcosa che di certo non corrispondeva all’idea del suo caro fratello.

 Qualche ora più tardi, Loki stava camminando lungo uno dei corridoi del palazzo, quando nell’angolo comparì Frigga, sua madre; la regina, appena vide il figlio, gli sorrise, come del resto faceva sempre: lei gli voleva molto bene, anche più di quanto ne volesse a Thor; per lei Loki era come un tesoro da custodire gelosamente e non avrebbe mai permesso che gli fosse accaduto qualcosa.

La donna avanzò verso il figlio, per poi abbracciarlo: “Madre, qualcosa vi turba ?” chiese Loki; Frigga lo guardò, rispondendogli: “Solo perché abbraccio mio figlio, non significa che ci sia qualcosa che mi turbi”, ma dopo aver visto lo sguardo pensieroso del figlio, aggiunse dicendogli: “Ma sento, che invece c’è qualcosa che turba te”. “Ciò che mi affligge, non vorrei che diventasse fonte di importanza per te” disse Loki; Frigga gli sorrise, mettendogli una mano su una guancia ma, in realtà, sapeva dallo sguardo del figlio, che c’era veramente qualcosa che lo turbava.

La regina riusciva a sapere i sentimenti ed i tormenti di tutti, solo dai loro sguardi, compresi i suoi figli, primo fra tutti Loki, il quale tentava sempre di nascondere i propri sentimenti dietro ad una maschera, da lui indossata. “Va bene, ti credo, ma non farmi stare in pena; lo sai che non mi piace vederti così” gli disse Frigga.

“Tranquilla madre: non dovrete preoccuparvi di niente” disse Loki e dopo averla accarezzata su una guancia, le passò accanto, svoltando l’angolo; Frigga si voltò, osservando il figlio minore andarsene; sospirò: era in pena per lui; lo era sempre stato, visto che sin da bambino, Loki era solito andarsi a rifugiare in luoghi anche fuori dal palazzo. Temeva che gli potesse, prima o poi, succedergli qualcosa, ma subito si tolse quel brutto pensiero per la testa e proseguì per la sua strada.

Loki continuava a camminare, noncurante del piano del fratello; da quando Thor gli aveva chiesto di aiutarlo, all’inizio era contrario, ma poi qualcosa incominciò a macchinarsi nella sua mente; qualcosa che, in parte, aveva a che fare con il piano di Thor, ma che anche avrebbe portato terribili conseguenze nei suoi confronti. Non era che non volesse bene a lui, ma era geloso, perché, in quanto fratello maggiore, sarebbe diventato Re e lui sarebbe ancora stato il fratello “nell’ombra”; ad Asgard, seppur era figlio del Padre degli Dei, non era molto ben visto dalla popolazione e, per questo, avevano preso il vizio di dargli questo soprannome oltre, ovviamente, ad altri nomi che lui preferiva ignorare.

Nel regno tutti, eccetto per la sua famiglia, lo guardavano sempre in modo strano, come se non appartenesse a quel posto; lo facevano sentire un estraneo in quel mondo dove era cresciuto per secoli. Anche da bambino, durante i vari giochi, veniva sempre messo da parte, mentre gli altri prediligevano Thor: veniva scelto per primo; a lui spettava di scegliere i giochi da fare e, in quanto a principe, gli veniva anche concesso di vincere. Ma Loki si ricordò che c’era qualcuno che giocava con lui e non gli importava nulla di Thor: si trattava di una bambina, dai capelli lunghi e dorati e lo sguardo dolce. Si ricordava che giocavano sempre insieme e che facevano tutto insieme:
 
Due bambini stavano giocando a rincorrersi per i giardini del palazzo: “Non mi prendi” diceva la bambina dai lunghi capelli dorati, mentre il bambino dai capelli corvini la inseguiva. “Sono più veloce di te” aggiunse la bambina, guardando il bambino, ma quando voltò lo sguardo in avanti, se lo ritrovò magicamente davanti. Si fermò e disse: “Non vale: avevi promesso che non lo avresti più rifatto”. “E’ vero, ma ora siamo pari: anche tu, prima, hai usato i tuoi poteri, quando avevi promesso che non li avresti usati” disse il bambino, arrivando dietro di lei, mentre l’immagine davanti alla bambina scomparve; la piccola si voltò e gli sorrise: non riusciva mai a tenergli il broncio, anche perché non voleva. I due erano molto amici e difficilmente avrebbero litigato, anche se a volte capitava, ma finivano col fare pace
 
Era la prima volta che Loki ripensava a quella bambina; in realtà, ci aveva pensato ogni volta da quando quel giorno, non l’aveva più vista. Era come completamente scomparsa dal regno, ma in cuor suo Loki, allora adolescente e poco più di 12 anni, non aveva mai smesso di cercarla, anche se non si era mai ricordato cosa le fosse realmente successo. Si mise una mano sulla testa; gli faceva male ripensare a quei ricordi, ma quello non era il momento opportuno: doveva portare a termine altro, quindi, riprese a camminare, uscendo dal palazzo e dirigendosi verso le stalle reali, dove prese il suo fidato cavallo e, a tutta velocità, si diresse verso il confine della città.

Cavalcò sul destriero, passando sopra il Ponte Arcobaleno, un ponte dai mille colori; arrivò ad enormi porte dorate, che si aprirono lasciando passare il giovane principe, il quale proseguiva verso la sua meta, che si presentò davanti a lui pochi minuti dopo.

L’edificio, se così lo si poteva chiamare, aveva le sembianze di un osservatorio; Loki lo guardò fino alla cima, dove l’enorme punta, si ergeva fino al cielo. Il giovane scese da cavallo; gli diede una leggera carezza sul muso e poi si incamminò verso l’osservatorio, contemplando alle possibili parole che avrebbe potuto dire al guardiano: si trattava di un uomo di colore, alto sui due metri e passa; Heimdall era il suo nome. Egli se ne stava immobile nell’osservatorio, a guardare in un punto non precisato davanti a se; era suo solito osservare qualsiasi cosa di tutti e saperne la loro esatta posizione  di fatti…

“Cosa sei venuto a fare qua ?” domandò a Loki, non appena questi mise piede all’interno dell’edificio. Al contrario di Thor, sembrava che Heimdall non avesse alcun tipo di rispetto per Loki, anche se si trattava del figlio del Re; non gli era mai stato simpatico e sentiva che quel ragazzo nascondeva qualcosa; qualcosa che molto probabilmente avrebbe cambiato la vita della famiglia reale.
“Non posso neanche venire a trovare un amico ?” chiese Loki, fermandosi, ma mettendo solo un piede avanti.

“Lo sai che non accetterò mai qualsiasi tua proposta” disse Heimdall, continuando a dare di schiena al ragazzo.

“Ma se ti dicessi che questa proposta è venuta in parte da Thor ? La rifiuteresti lo stesso ?” domandò Loki; il guardiano socchiuse gli occhi per un momento, per poi voltarsi verso il giovane dio e chiedergli: “Perché dovrei crederti ?”.

“Credi che dica il falso sul mio caro fratello ? Non mi permetterai mai” rispose Loki, sorridendo; ecco era proprio quel sorriso che non piaceva ad Heimdall: un sorriso che poteva dire la verità, come poteva dire, allo stesso momento, anche la bugia. “Quale sarebbe questa proposta ?” domandò Heimdall.

“Sapevo che mi avresti dato udienza….vedi è molto semplice: Thor si è messo in testa di dover farsi conoscere anche dagli altri regni, in modo che portino rispetto fin da adesso al futuro sovrano, ma visto che nostro padre non è dello stesso parere, ha voluto lo stesso fare di testa sua. Credi che potresti acconsentire anche tu ?” spiegò Loki, camminando intorno ad Heimdall il quale, mentre lo seguiva con lo sguardo, disse: “Non posso obiettare il volere del Re”.

“Risposta deducibile da uno come te, ma anche piuttosto sciocca, considerando che così facendo, volterai le spalle al futuro re, nonché tuo amico” disse Loki, continuando a camminargli intorno.

“Stai cercando di mettermi su due strade, ma non funzionerà” disse Heimdall, guardandolo.

“Non mi permetterei di farti prendere una decisione simile, ma ti sto solo dicendo di aiutare un amico” disse Loki, fermandosi; Heimdall sospirò: non era del tutto convinto delle parole del giovane; era il dio degli inganni e chi lo sa che non lo stesse traendo in inganno ? ma i suoi pensieri vennero interrotti da Loki: “Oh non ti preoccupare per il Re: non lo verrà mai a sapere, non almeno nella maniera della quale siamo a conoscenza”.

“Non so di cosa tu stia parlando” disse Heimdall.

“Il Re ha i suoi “informatori personali”, se così vogliamo chiamarli: volano sempre da tutte le parti, pur di portare utili informazioni al loro sovrano, ma se collaborerai, ti prometto che quei due uccelli terranno il becco chiuso” spiegò Loki, sorridendo maliziosamente.
“Che cosa hai in mente ?” chiese Heimdall.

Loki sorrise; il suo piano stava funzionando proprio come voleva, ma poi parlò: “Oh, niente di complicato per la tua mente…senza offesa, ovviamente” e riguardò Heimdall, cercando di capire il suo “stato” in quel momento: vide rabbia, per ciò che aveva appena detto, ma anche completa attenzione e, proprio quest’ultima, era ciò che gli interessava di più.

“Parla” disse semplicemente il guardiano.

“Il mio caro fratello vuole farsi conoscere negli otto regni, ma perché, invece, non gli facciamo fare un passo alla volta ? Dopotutto, un saggio Re, deve prima conoscere meglio i suoi futuri sudditi e non è di certo conoscendoli tutti in una volta, che si farà rispettare da loro” spiegò Loki.

“E tu cosa proponi ?” domandò Heimdall; eccola qua, la domanda che Loki stava aspettando: ora sapeva benissimo che il guardiano dell’osservatorio si stava fidando di lui…non completamente…per ora. “Un pianeta; uno solo, tanto per cominciare. Poi si vedrà” rispose Loki.

“Fin lì c’ero arrivato anche io che volevi solo una destinazione” disse Heimdall.

“Volevo solo vedere se prestavi attenzione” disse Loki, mettendo le mani dietro la schiena.

“Non sono un tipo con molta pazienza” disse Heimdall.

“Non ti arrabbiare per così poco: la vita è fatta di cose ben più peggiori, come per esempio tu che volti le spalle al Re” disse Loki.
“O mi vado a fidare di te” aggiunse dicendo Heidall; Loki sorrise, per poi dire: “ Se vuoi conoscere la destinazione, devi ascoltare attentamente le coordinate esatte che ti dirò”.

“So ogni coordinata di ogni regno: non c’è motivo che me le dica tu. Basta solo che mi riferisci la destinazione ed al resto penserò io” spiegò Heimdall.

“Con questo regno non è così, perché solo io ne so le esatte coordinate” disse Loki; Heimdall lo guardò poco convinto, come del resto faceva sempre, visto che quasi nessuno di fidava di Loki, ma furono le parole della regina a fargli cambiare idea:
 
“ Loki non è quello che pensi; basta solo capirlo fino in fondo, per rendersi conto che tipo di persona è. Vuole solo essere capito e compreso, ed è per questo che io gli voglio bene e gliene vorrò, anche se un giorno egli dovesse cambiare”
 
Il guardino, si spostò, porgendo davanti a se lo scettro; Loki sorrise e, avanzando sugli scalini dorati, allungò la mano destra, prendendolo, ma appena si mise al posto fino a quel momento occupato da Heimdall, si voltò e con un solo cenno della mano, fece diventare verdi gli occhi del guardiano, rendendolo sotto il suo completo controllo; quindi, gli disse: “Ora ascoltami attentamente: ti rivelerò le coordinate, ma quando io, Thor e gli altri subdoli suoi amici verremmo qua, ci aprirai il Bifrost, non conoscendo però, l’esatta destinazione. Vedi di fare il bravo ed io, forse, non dirò nulla al Re” e in un orecchio gli disse le coordinate del pianeta; queste coordinate rimasero nella mente di Heimdall, come fossero un’impronta indelebile.

Poi si allontanò, riscendendo i gradini e rimettendosi di fronte allo scettro e, con un solo cenno della mano, gli occhi di Heimdall, da verdi ritornarono normali.

Il guardiano sbatté gli occhi un paio di volte, non rendendosi minimamente conto di ciò che era appena successo; guardò lo scettro che teneva puntato verso Loki e poi guardò quest’ultimo, chiedendogli: “Cosa è successo ?”.

“Non te lo ricordi ? Ti ho detto le coordinate della destinazione, come promesso prima” rispose Loki; Heimdall lo guardò non dicendo nulla, quindi Loki aggiunse dicendogli: “Non importa se non te le ricordi: te le ricorderai, quando verremmo qua” e si voltò per andarsene, ma poi si fermò; voltò lo sguardo e finì col dire: “Ah e mi raccomando: che tutto ciò che ci siamo detti, rimanga fra noi e forse qualcuno non dirà nulla al Re” e, rivoltando lo sguardo in avanti, uscì dall’osservatorio, mentre aveva un sorriso compiaciuto.

Poco dopo, si ritrovò in una delle stanze del palazzo, insieme a suo fratello Thor: “Lo sapevo che ci saresti riuscito” disse entusiasta Thor, mettendo le mani sulla spalle di Loki, il quale disse: “Prima regola: mai dubitare di me”.

“Infatti, non ho mai messo in dubbio le tue doti. Vado ad avvertire gli altri: partiremo dopo cena” disse Thor ed uscì dalla stanza, mentre Loki, sorridendo maliziosamente, disse: “Seconda regola: fidarsi sempre di me”.

Come prestabilito da piano, i quattro guerrieri, più i due fratelli, dopo cena si congedarono nelle loro stanze, preparandosi alla partenza, ma appena Loki uscì dalla sua stanza, di fronte a lui arrivò Frigga; la madre guardava il figlio con sguardo  di apprensione. In quello sguardo, Loki capì fin da subito, che molto probabilmente la madre aveva capito, o forse intuito qualcosa: “Loki, c’è qualcosa che devi dirmi, figlio ? Ho notato che tu e Thor, durante la cena, eravate molto silenziosi, cosa che non è da voi” disse Frigga.

“Può anche capitare che, almeno per una volta, non ci mettiamo a litigare: dopotutto non siamo più dei bambini, no ?” disse Loki.

“No, infatti” disse con un filo di tristezza Frigga; Loki sapeva benissimo quanto sua madre pensasse costantemente a loro, quindi le disse: “Non devi preoccuparti madre: io e Thor staremo bene”.

Frigga sospirò; sentiva che, da un momento l’altro, sarebbe successo qualcosa, ma in cuor suo si fidava delle parole del figlio; alzò, quindi, lo sguardo verso di lui e mettendogli una mano sulla guancia, accarezzandogliela dolcemente, disse: “Mi si spezzerebbe il cuore, al solo sapere di uno dei miei figli in pericolo ma, tu, sai cosa fare: nel corso degli anni ti ho insegnato molte tecniche di magia e sono sicura che le metterai in pratica anche per salvare tuo fratello, nel caso fosse in pericolo”.

“Lo farò, ma come ti ho detto, non devi preoccuparti di nulla; Thor potrà anche essere forte, ma gli servo io per scampare alla morte” disse Loki.

“Confido in te, Loki ed in tutto ciò che hai appreso” disse Frigga.

“Non temere madre: so quello che faccio” disse Loki e, dopo averla baciata su una guancia, le passò accanto, proseguendo per la sua strada; Frigga lo guardò, ma poi si diresse verso la sua camera da letto, dove trovò Odino, sul balcone, intendo ad osservare Asgard.
La regina si avvicinò a lui; nessuno dei due, per un po’, non preferì parola, ma poi il re, alzando lo sguardo verso il cielo, disse: “ Stasera le stelle non sono molto luminose: succederà qualcosa”.

“E’ solo una tua sensazione” disse Frigga.

“Le mie sensazioni non sbagliano mai” disse Odino, appoggiando le mani sul muretto del balcone ed abbassando lo sguardo; Frigga lo guardò e, dopo aver messo una mano su quella sua, disse: “ Dovresti attenerti più alla realtà e meno alle tue sensazioni; dopotutto gli eventi cambiano costantemente”.

“Ma questi eventi potrebbero anche portare ad una rottura della pace che ho creato tra tutti i regni” disse Odino.

“Lo sai che non portano solo a quello: potrebbero benissimo portare ad altro” disse Frigga.

“Come, per esempio, i figli che ci nascondono qualcosa ?!” replicò Odino, guardandola; Frigga lo guardò, togliendo la mano da sopra quella re. Non sapeva cosa dire; era rimasta impassibile davanti a quella frase. Odino la guardò con uno sguardo un po’ sospettoso, replicando: “Se sai qualcosa, parla”.

“Se lo sapessi, sarei preoccupata quanto te, anche se tu non lo sembri affatto. Credi veramente, che se sapessi qualcosa, me ne starei qua a parlare con te, anziché fermarli ? Voglio loro molto bene e mi si spezzerebbe il cuore sapendoli in pericolo” spiegò Frigga; in realtà la regina intuiva che entrambi i figli stavano loro nascondendo qualcosa, ma di sicuro non avrebbe detto ciò a suo marito.

Odino la guardò; ma poi, senza dire nulla, rientrò nella stanza, mentre Frigga lo seguiva con lo sguardo: non voleva che il re sospettasse qualcosa, anche perché ciò voleva dire mettere in cattiva luce i loro figli.

Si rivoltò a guardare Asgard ed alzò lo sguardo verso le stelle, pronunciando una preghiera di protezione, in lingua norrena, per i suoi figli; poi, anche lei, rientrò nella stanza, proprio mentre al di fuori del palazzo, sei figure stavano andando verso le stalle: “Spero che il re non ci veda” disse Volstagg.

“Tranquillo: i suoi informatori sono sistemati” disse Loki; Volstagg lo guardò domandandogli: “In che modo ?”.

“Hai paura di essere scoperto da due corvi ? Non è da te, che sei grande e grosso e che potresti benissimo nutrirti della loro carne” rispose Loki. Volstagg riguardò avanti con sguardo poco contento, dicendo: “Non farmi dire le cose che sto pensando in questo momento su di te”.

“Sono alquanto curioso di sentirle invece” disse Loki.

“Non ne rimarresti contento” disse Volstagg.

“Non pensavo che dalla tua bocca, oltre che ad ingerire cibo in gran quantità, uscissero anche parole su di me” disse Loki, stuzzicandolo, ma stavolta Volstagg preferì non replicare. Sapeva che se avesse parlato, Loki avrebbe continuato a stuzzicarlo: al dio degli inganni piaceva prendere in giro gli amici di suo fratello e ciò lo rendeva molto felice.

I sei arrivarono alle stalle e, dopo aver preso ed essere saliti sui loro cavalli, uscirono, dirigendosi verso il Ponte Arcobaleno, che percorsero, stranamente senza essere fermati dalle guardie reali; ovviamente i quattro guerrieri si insospettirono di ciò, guardandosi preoccupati, ma poi rivoltarono lo sguardo in avanti quando davanti a loro comparì l’enorme osservatorio. Si fermarono e, dopo essere scesi da cavallo, camminarono verso di esso: “Sento che accadrà qualcosa” disse Volstagg.

“Da quando sei diventato così pessimista ?” chiese Fandrall.

“Da quando ci andiamo a fidare di lui” rispose Volstagg, guardando Loki, camminare dietro di loro. “Pensavo che tu fossi uno che non si fa tutti questi problemi: sei sempre andato avanti per la tua strada, senza pensare ad altro” disse Fandrall.

“E’ che Loki mi ha sempre messo a disagio: con lui non c’è mai da stare sicuri” disse Volstagg.

“Thor si fida di lui, quindi perché non dovremmo neanche noi ?” disse Sif.

“Perché Loki è il dio degli inganni e ci si può aspettare di tutto da un tipo come lui” disse Volstagg.

Thor rallentò, volutamente, un po’ il passo, permettendo così al fratello di raggiungerlo ed affiancarsi a lui, domandandogli: “Come ci sei riuscito ?”.

“A fare cosa ?” chiese Loki.

“A far sì che non ci fosse neanche una guardia” rispose Thor.

“Te l’ho già detto che riesco ad essere molto persuasivo” disse Loki.

“E per quanto riguarda i due corvi di nostro padre ?” domandò Thor.

“Hai troppa poca fiducia in me: quei due li ho sistemati a dovere e, se anche si dovessero muovere, verranno spennati” rispose sorridendo Loki.

Nello stesso momento, Odino si era diretto alla sala del trono; le guardie, appena lo videro, fecero un inchino ed aprirono le porte per lui, ma appena il Re entrò, si fermò di colpo: di fianco al trono ed appesi a testa in giù con una corda che legava le zampe e dei bracieri di fuoco sotto di loro, vi erano Huginn e Muninn: i suoi due corvi. Odino, a passo veloce, andò subito da loro e, utilizzando la parte finale del suo scettro, riuscì a tagliare le corde che li imprigionava; non appena furono liberi, i due volarono accanto al loro padrone, che chiese loro: “Chi vi ha fatto questo ?”.

Uno dei due gracchiò; lo sguardo del Re divenne furioso e poi, mentre uscì dalla sala reale, gridò: “Guardie ! Preparate subito il mio cavallo !”, mentre i due corvi lo seguirono.

Intanto, Thor e gli altri, erano dentro all’osservatorio: “Heimdall, siamo pronti” disse il dio del tuono; il guardiano si voltò verso di loro e appena incrociò lo sguardo di Loki, che lo guardava sorridendo, i suoi occhi divennero verdi.

Conficcò la sua spada nel meccanismo ed attivò il Bifrost: la punta in alto dell’osservatorio, iniziò a ruotare sempre più velocemente, quando dall’altra porta, opposta a dove erano appena entrati Thor e gli altri, si aprì un vortice di luce. Thor fu il primo a muovere un passo, avvicinandosi lentamente a quella specie di portale; uno dopo l’altro, anche gli altri lo seguirono. Per ultimo fu Loki che, appena passò accanto ad Heimdall, i due si guardarono: Loki lo guardò impassibile, mentre il guardiano lo seguiva come se il dio degli inganni fosse stato il suo padrone; in realtà, essendo come in uno stato di ipnosi, non sapeva neanche minimamente la destinazione che aveva appena aperto. Il dio del tuono si fermò davanti al portale, raggiunto poi, anche da tutti gli altri, Loki compreso, ma appena si avvicinarono anche solo di un po’, una forte energia li risucchiò in esso, trasportandoli attraverso quel vortice di luce. Di certo, dove sarebbero capitati, non sarebbe stata una piacevole sorpresa.
 
 
 
Angolo autrice: Ok eccomi qua, dopo secoli che non scrivevo più su EFP, rieccomi con un’altra storia; tranquilli di chi mi diceva che copiavo dai film, questa è originale, ma niente harry potter o tony stark (al momento), ma Thor, o per meglio dire, il suo amato fratellino “adottato” Loki, che adoro (e chi non lo adora ?) La storia inizia prima del primo thor ed è una un what if: cosa sarebbe successo se loki fosse stato esiliato sulla terra ? (tranquilli, poi successivamente viene esiliato anche thor, come ben sapete) e se trovasse qualcuno cocciuto quanto lui ? Al momento questo è il primo capitolo. Recensite se volete….ah, volevo ringraziare due mie carissime amiche alla quale dedico proprio questa storia: silvia e lucia e quest’ultima la ringrazio anche per le copertine che vedete all’inizio di ogni capitolo. Bè allora buona lettura
  
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