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Autore: Narmona    07/02/2014    3 recensioni
[Shonen-ai Wright/Edgeworth - Spoiler 3° caso Phoenix Wright: Ace Attorney]
Dopo aver vinto il caso, Wright riesce finalmente a parlare con Edgeworth che dimostra subito il suo disprezzo nei suoi confronti ordinandogli di non farsi mai più vedere. Dopo lo sconforto iniziale, Wright decide di affrontare il procuratore spinto da un forte sentimento nei suoi confronti, ma quest'ultimo rifiuta ogni tipo di rapporto. A questo punto l'avvocato si trova davanti un bivio: continuare ad inseguire il procuratore nella speranza di riallacciare i rapporti con lui oppure accontentare la sua richiesta e sparire dalla sua vita.
A malincuore Phoenix sceglie la seconda possibilità...
Genere: Introspettivo, Romantico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Dick Gumshoe, Maya Fey, Miles Edgeworth, Phoenix Wright
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Edgeworth:

Wright. Devo dire che non mi aspettavo di incontrarti di nuovo, dopo tutti questi anni.

Maya:

Incontrarti di nuovo?

Edgeworth:

Comunque... a ripensarci, sarebbe stato meglio se non ci fossimo ritrovati! Per colpa tua sono tormentato da... spiacevoli sentimenti!


Phoenix:

Spiacevoli sentimenti?


Edgeworth:

Si. Disagio e... incertezza!


Phoenix:

Saranno spiacevoli, ma li definirei necessari!


Edgeworth:

Servono soltanto a ostacolare il mio lavoro. Ascoltami, Phoenix Wright: non osare mai più comparire di nuovo dinanzi a me! Sono venuto qui soltanto per dirti questo.




Wright percepì quelle parole come un pugno in pieno volto. 
Dopo averlo cercato per mari e per monti per molti anni senza ricevere alcuna risposta, Edgeworth lo stava minacciando di smetterla, come se fosse uno stalker indesiderato e non un amico di vecchia data che stava cercando di riallacciare i rapporti con lui.
Phoenix rimase a osservarlo incredulo mentre il procuratore gli voltava le spalle e si allontanava a passo svelto percorrendo il corridoio del tribunale con poche, grandi falcate.

Sia Maya sia l'attore Will Powers rimasero stupiti a quelle parole tanto quanto l'avvocato.
Dopo qualche istante l'attore cercò di rompere quel silenzio imbarazzante appena creatosi con qualche domandina di circostanza a cui rispose con veemenza la sensitiva.
Phoenix apprezzò molto il suo gesto, ma ormai era troppo tardi per risollevargli il morale. 
Edgeworth era stato molto chiaro a riguardo: non lo voleva tra i piedi e sopratutto non gli era mai interessato riallacciare i rapporti con lui (e con Larry). 
Ma l'avvocato era riuscito a leggere tra le righe dell'intero discorso osservando l'espressione rabbiosa del suo “rivale” e confermando il suo timore più grande.

-Edgeworth mi odia...?- Mormorò senza che nessuno dei due lo sentisse.

Non poteva crederci, non dopo tutto quello che avevano passato da giovani, non dopo che si erano promessi amicizia eterna tra i banchi di scuola, non dopo aver condiviso tutti quei giochi e quelle avventure al parco, non dopo aver ricevuto quel suo primo bacio innocente ed inaspettato il giorno prima di quel famoso quanto triste caso DL-6.

Uno strattone alla sua manica da parte di Maya lo distolse da quella triste rivelazione e gli fece notare che l'aula del tribunale in cui aveva appena disputato e vinto la causa si era svuotata, riversando il suo contenuto nel corridoio in cui si trovavano. 
Will Powers ne approfittò per congedarsi e raggiungere i suoi colleghi che lo circondarono per congratularsi con lui. Wright e Maya invece seguirono la massa che defluiva verso l'uscita del tribunale e si avviarono verso lo studio Wright & Co.

-Nick, cosa c'è? Sembra che tu abbia visto un fantasma!- Esclamò all'improvviso Maya scendendo le ultime scale del tribunale con un salto e parandosi davanti a lui.

Il ragazzo la guardò dall'alto in basso senza dire un parola, ammirando il suo improvviso spirito di osservazione.
Maya lo fissò con uno sguardo che gli perforò l'animo. 
Wright riuscì a sostenere il suo sguardo solo per pochi istanti, per poi distoglierlo irritato.
A volte quella ragazzina lo sorprendeva davvero.

-Ma no, che dici! E' solo che ho accumulato molta tensione nel processo di oggi e ora mi sto rilassando- Mentì spudoratamente per cercare di coprire la verità.

Ma la verità era così semplice da intuire e Maya non perse tempo per tirarla fuori e sbattergliela in faccia come fosse uno schiaffo:
-E per quello che ti ha detto Edgeworth, vero?-

Phoenix rimase a contemplare il vuoto con lo sguardo basso.
Sapeva che tutto del suo corpo urlava dolore per quelle parole, ma non lo avrebbe mai ammesso, non davanti a lei almeno.
Non voleva che si immischiasse in quella storia, era troppo importante per lui, troppo.
Ma Maya, con uno sguardo fermo e deciso, riuscì a stupire nuovamente l'avvocato:

-Nick, perché non gli hai risposto per le rime? Perché sei stato zitto e lo hai osservato mentre si allontanava senza fare niente?-

Wright alzò lo sguardo incredulo, fissandola come la prima volta che l'aveva vista accanto al cadavere della sorella.
Per un momento credette che Mia si fosse impossessata del suo corpo e gli avesse parlato, ma dopo un'occhiata veloce constatò che era stata veramente Maya a parlare. 
Maya non disse nulla, rimase con il suo sguardo fisso su di lui in attesa di una risposta.
Phoenix cominciò a sudare proprio come nei processi quando si trovava in una situazione critica.

-Ecco... io... ecco insomma, cosa potevo...?!- Balbettò incerto.

-Va da lui, Nick! Va da lui e parlagli. Urlagli in faccia, prendilo a pugni, fa qualsiasi cosa ma fagliela pagare per quello che ha detto! E' una persona che non sa perdere e non devi permettergli di minacciarti ogni volta che non riesce a vincere una causa!-

Il ragazzo si lasciò scappare un sospiro di sollievo; per fortuna la sua assistente non aveva capito nulla di tutta la situazione che si era creata. 
Meglio così, ed in fondo aveva anche ragione.

-Si, hai ragione. Allora tu precedimi all'ufficio, io sbrigo questa faccenda e arrivo. Ecco porta con te anche la ventiquattrore e stai attenta perché è piena di documenti su Will Powers!-

-Ok ok Nick, ma pretendo che mi offri una bella cena a base di hamburger stasera!- Esclamò entusiasta Maya.

L'avvocato acconsentì ad ogni sua richiesta mentre la salutava e velocemente ritornò nel tribunale. 
Entrando nell'atrio incrociò casualmente il detective Gumshoe con indosso il suo fedele quanto disgustosamente lercio impermeabile sgualcito:

-Oh, ehi amico! Dove vai così di fretta?- Chiese con il suo solito sorriso spontaneo ma poco intelligente.

-Ecco... si... cerco il procuratore Edgeworth!- Rispose guardandosi freneticamente intorno.

Il volto del detective assunse un'espressione stupita:
-Tu! Il signor Edgeworth?-

-Si, devo parlargli. Sai dove si è cacciato?-

Il detective fece per pensarci un po' su mentre il ragazzo dalla giacca blu passava in rassegna tutte le persone che passavano dall'atrio per uscire dall'edificio. 
Alla fine il detective si rassegnò:

-Non saprei proprio, amico! Prova a vedere nel parcheggio sotterraneo, di solito il signor Edgeworth usa sempre la sua macchina per venire a lavoro-

L'avvocato lo ringraziò velocemente lasciandolo confuso nell'atrio dove lo aveva incontrato e si avviò correndo verso le scale del parcheggio sotterraneo, superando l'ufficio del giudice e i bagni pubblici.
All'improvviso una porta si aprì dietro le sue spalle.

-Wright?-

L'avvocato si girò di scatto trovandosi davanti il procuratore in rosso che usciva dalla porta del bagno maschile.

-Da quando usci i bagni pubblici?- Chiese senza rifletterci guardandolo con curiosità.

Che avesse cambiato le sue abitudini da quando non si frequentavano più?
A quella domanda il ragazzo dai capelli argentei arrossì vistosamente e chiuse con forza la porta del bagno.

-Mi era sembrato di essere stato molto chiaro a riguardo: non voglio più vederti!- Disse scandendo le ultime parole.

Wright le sentì di nuovo sulla sua pelle come un vero e proprio pestaggio, ma cercò di ignorare quella sgradevole sensazione e si avvicinò di qualche passo a lui.
-So che è difficile da accettare, Edgeworth, ma io lavoro qui – Si avvicinò di qualche altro passo -Perciò non puoi non vedermi!-

Il procuratore lo fulminò con uno dei suoi soliti sguardi truci per poi aggirarlo e scendere le scale per il parcheggio sotterraneo senza dire una parola. 
Wright rimase a contemplare la porta del bagno, quasi rassegnato all'evidente disprezzo che Edgeworth provava nei suoi confronti. 
Ma non poteva mollare proprio adesso, non ora che dopo tutti quegli anni era riuscito a raggiungerlo e a parlargli.

No, oggi questa storia finirà... non importa come, ma finirà!

Phoenix riuscì a raggiungere il procuratore proprio mentre stava salendo sulla sua fiammeggiante macchina sportiva. 
Senza alcuno scrupolo, l'avvocato afferrò il ragazzo dalla giacca rossa per un braccio e lo tirò fuori con forza, inchiodandolo con lo spalle contro una colonna portante di cemento del sotterraneo.

-Ma sei impazzito?- Urlò Edgeworth perdendo all'improvviso la sua imperturbabile calma.

Wright riuscì a trattenerlo alla colonna fermandolo per i polsi e opponendosi ai suoi tentativi per liberarsi.
-Dobbiamo parlare Edgeworth, dobbiamo assolutamente parlare!-

-Lasciami Wright, ti è dato di volta il cervello?-

Phoenix lasciò subito andare i polsi del ragazzo suo coetaneo ed indietreggiò di qualche passo, smarrito.
-Scusami Edgeworth, mi sono fatto prendere dalla furia e...-

Un pugno in pieno volto, un pugno vero e ben assestato, non permise al ragazzo corvino di continuare la frase.
Wright fu scaraventato a terra mentre un dolore lancinante si diffondeva su tutto il suo zigomo sinistro. 
Altro che parole dolorose come pugni.

Un Edgeworth furibondo lo sovrastò subito e, prendendolo per il bavero della giacca, lo rimise in piedi con forza.
-Hai superato ogni limite, insulsa testa di porcospino!- Gli urlò in faccia scuotendolo con forza.

Per fortuna non c'era nessuno nel parcheggio sotterraneo, altrimenti lo avrebbero arrestato seduta stante e processato per aggressione fisica.
L'avvocato Wright era ancora stordito dal pugno ricevuto in pieno volto da quello che un tempo considerava uno dei suoi migliori amici. 
Dopo qualche strattone Edgeworth lasciò la presa sulla giacca del “rivale” e gli diede le spalle, cercando di sbollire l'accesso di ira di cui era stato vittima pochi secondi prima.
-Edgeworth... sei sempre stato così manesco- Disse alla fine Phoenix massaggiandosi lo zigomo colpito.

Il procuratore sbuffò a quelle parole ma non accennò a voltarsi.
-Edgeworth dobbiamo parlare!- Ripeté con insistenza.

-Wright non insistere, non ho nulla da dirti-

-Ti prego Edgeworth. Facciamo così, tu ascolti quello che ho da dirti e io non ti denuncio per aggressione fisica!-

Era disposto a tutto pur di parlargli, anche a minacciarlo come uno sporco criminale. 
Edgeworth lo trafisse con un altro dei suoi sguardi taglienti con la coda dell'occhio, poi sbuffò di nuovo e aprì la portiera della sua auto mettendosi al posto di guida.

-Salì!-

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Phoenix osservava il languido paesaggio dell'autostrada sfrecciare accanto a loro dal finestrino chiuso dell'auto in corsa. 
Aveva accettato senza riflettere l'invito di Edgeworth a salire sulla sua auto e seguirlo, ma ora sentiva un nodo alla gola e una certa tensione addosso. 
Dove lo stava portando? Ma soprattutto, che intenzioni aveva? Senza volerlo l'avvocato si toccò lo zigomo ormai gonfio e violaceo. 

Ogni tanto, con la coda dell'occhio, osservava il procuratore guidare in modo alquanto spericolato con lo sguardo fisso davanti a lui. 
Spesso lo sentiva spostare la mano sul cambio della macchina e ingranare con forza una nuova marcia. 
Wright non aveva mai preso la patente e non se ne intendeva di macchine, perciò non riusciva a capire quante marce avesse quel bolide fiammeggiante e perché il procuratore ne ingranasse così tante.

D'un tratto Edgeworth imboccò un'uscita dell'autostrada e dopo pochi attimi si ritrovarono di nuovo nella città, esattamente nel quartiere dove abitava Wright. 
L'avvocato rimase stupito da quel colpo di scena: il procuratore sapeva dove abitava!

Edgeworth parcheggiò la macchina in doppia fila sotto il condominio di Phoenix, senza alcuno scrupolo. 
Spento il motore, il ragazzo dai capelli argentei rimase in silenzio a fissare davanti a se, come in attesa di qualcosa. 
L'avvocato capì che era giunto il momento tanto atteso e, facendosi forza e prendendo un bel respiro come faceva tutte le volte all'inizio di ogni processo, cominciò il suo discorso di apertura con un “E' giunto il momento di”, ma Edgeworth lo troncò subito:

-Non insistere Wright, ti ho solo riportato a casa. Scendi dalla macchina e non farti mai più vedere!-

Il ragazzo dai capelli a punta si ammutolì di colpo nel sentire quelle parole.

Dunque era questo il suo scopo fin dall'inizio... e io che pensavo che mi avesse dato una possibilità...

Rimasero in silenzio per alcuni, interminabili minuti, finché il ragazzo dai gusti ottocenteschi non lo guardò girando lentamente la testa:
-Cosa aspetti? Scendi dalla mia macchina!-

Scandì le ultime parole per dargli maggiore enfasi come al suo solito.

Wright chiuse gli occhi mentre incassava un altro di quei colpi immaginari.
Rifletté velocemente sulla situazione che si era creata da quando Edgeworth gli aveva parlato fuori dall'aula del tribunale fino a quel momento e alla fine capì. 
Quando, dopo pochi attimi, riaprì gli occhi posò uno sguardo triste, rassegnato ma estremamente deciso sulla figura del procuratore.

-Miles-

Il sentirsi chiamare per nome così all'improvviso scosse Edgeworth, che rimase stupito.

-Ti ho cercato per molti anni, ho cercato di riallacciare con te i rapporti in ogni modo, tentando di tutto, diventando perfino un avvocato pur di entrare in contatto con te, ma tu mi hai sempre rifiutato ignorandomi e adesso allontanandomi. La domanda è: perché l'ho fatto nonostante il tuo disinteresse?-

Lo sguardo dell'avvocato incrociò lo sguardo triste e vuoto del procuratore. 
All'improvviso Wright colse un piccolo, quasi impercettibile barlume che si faceva faticosamente strada tra il tetro grigiore dei suoi occhi. 
Questo gli diede nuova forza e lo spronò a continuare, a giocare il tutto per tutto:

-L'ho fatto in nome della nostra amicizia, per tutto quello che abbiamo condiviso, con o senza Larry, ma soprattutto per quel bacio rubato quel pomeriggio al parco abbandonato... io volevo sapere, io voglio e devo sapere! Ma tu non vuoi parlare, perciò...-

L'avvocato lasciò volutamente la frase sospesa per creare atmosfera, uno dei piccoli trucchetti imparati dal suo mentore Mia. 
Lentamente e con lo sguardo sconvolto di Edgeworth puntato addosso, il ragazzo in blu aprì la portiera della macchina e scese.

-Miles, oggi mi hai ordinato più volte di non farmi più vedere. Voglio accontentarti, ma sappi che se varcherò quella porta- Indicò il portone del suo condominio – Senza che tu faccia niente per fermarmi, io sparirò per sempre dalla tua vita!-

Senza salutare né dare altre spiegazioni, Phoenix chiuse con forza la portiera della macchina e si avviò lentamente verso l'ingresso del suo condominio.
Si sentiva addosso lo sguardo esterrefatto del procuratore, perciò si sforzò di tenere un andamento fiero e sicuro, anche se dentro di se il suo animo urlava di dolore e disperazione. 
Passo dopo passo si avvicinava sempre di più alla sua triste meta.

Perché non lo fermava? Perché non sentiva la portiera dell'auto chiudersi di scatto e delle braccia dalla stretta “micidiale” stringersi intorno a se, arrestando la sua inesorabile corsa? Perché non sentiva alcuna parola dolce essere sussurrata nel suo orecchio?
Impiegò diversi lunghissimi minuti per raggiungere il condominio, ma alla fine riuscì, con il cuore gonfio di dolore, a varcare la soglia del portone d'ingresso e mettere così fine a quella travagliata situazione che si portava dietro da anni.

Rimase fermo, dritto davanti le scale finché non sentì il portone chiudersi dietro di se e solo allora diede sfogo ai suoi sentimenti portandosi le mani sul volto e lasciandosi sconvolgere dai singhiozzi.
Non lo aveva fermato, non aveva neppure cercato di farlo, come se non gli interessasse minimamente il fatto che non si sarebbero più visti, né parlati, né frequentati, né niente. Il solo pensiero gonfiò gli occhi di Wright di lacrime calde e salate che gli rigarono all'istante il volto.

Tutti quegli anni passati a cercare di riallacciare quello che solo a lui era sembrato l'inizio di una bruciante passione, un sentimento provato solo da lui in un rapporto che era stato da sempre a senso unico. 
Come avrebbe potuto ora spegnere quel sentimento che per tutto questo tempo aveva alimentato con tanta speranza?

Si asciugò gli occhi con le mani tremanti e si inerpicò sulle scale del condominio raggiungendo in poco tempo il suo appartamento al secondo piano.
Aveva un'urgente bisogno di un posto comodo dove sdraiarsi, una scatola di fazzoletti con cui asciugarsi tutte le lacrime che quel giorno avrebbe versato e magari anche una vaschetta di gelato con cui sfogare il suo dolore.

Il suono ovattato di un citofono incredibilmente simile al suo lo distolse dai suo pensieri infelici riportandolo alla realtà. 
Subito si accorse che quel suono era realmente del suo citofono e che proveniva dalla porta ancora chiusa dell'appartamento.
Velocemente aprì la porta con la chiave che si portava sempre dietro e rispose al citofono con voce squillante ma tremante.

-Wright hai dimenticato la tua ventiquattrore nella macchina!- Lo rimproverò una voce profonda.

Era Edgeworth ed era tornato soltanto per riportargli quell'oggetto.
Phoenix sentì le lacrime offuscargli nuovamente gli occhi ma cercò di ricacciarle indietro come meglio poteva:

-Si, si scusami, ora ti apro...-

Con un movimento meccanico l'avvocato aprì il portone del condominio premendo un piccolo tasto accanto alla cornetta del citofono.
C'era qualcosa in quella nuova situazione da poco creata che lo turbava, molto più della sconcertante rivelazione che aveva appena ricevuto. 
Wright rimase ad aspettare il procuratore sul pianerottolo arrovellandosi il cervello, finché la vista di Edgeworth a mani vuote non lo illuminò.

La ventiquattrore l'ho data a Maya fuori dal tribunale!

Ma Edgeworth non gli diede il tempo di chiedere spiegazioni.
Con uno spintone lo fece rientrare nel suo appartamento poi, chiudendosi dietro la porta per evitare sguardi indiscreti, gli gettò le braccia al collo e premette con forza le sue labbra su quelle di un avvocato incredulo.
Il bacio che il procuratore riuscì a strappargli così all'improvviso fu uno dei più dolci e allo stesso tempo appassionati baci che Wright avesse mai ricevuto.
La foga con cui Edgeworth gli si era buttato addosso lo costrinse ad appiattirsi al muro del corridoio dell'appartamento, bloccandolo sotto quella mole e sotto quei baci prepotenti.

Incredulo, confuso e stordito dal pianto convulso che lo aveva appena sconvolto, Wright strinse i fianchi del compagno a sua volta e ricambiò quel bacio che per tanti anni aveva desiderato più di ogni altra cosa. 
La sua lingua prese il sopravvento su quella del procuratore e si mosse intorno ad essa ed esplorò tutta la sua bocca in un perfetto, quanto sensuale bacio alla francese.
Quando si divisero Edgeworth strinse il ragazzo corvino al suo petto e disse:

-Scusami Wright...-

-...-

-Scusami... io ho... ho fatto di tutto per dimenticarti, ma proprio non ci riesco! Wright, ho cercato di soffocare i miei sentimenti per non soffrire di nuovo come ho sofferto per quel maledetto caso DL-6, ma ho capito che così facendo ti stavo solo perdendo... stavo per ricadere nel baratro della sofferenza e della solitudine!-

Phoenix si lasciò cullare in quel caldo abbraccio che riusciva a stringerlo tutto. 
Quante volte lo aveva immaginato, quante volte lo aveva desiderato, ed ora era lì, lo stringeva e gli riscaldava l'animo, ed era esattamente come lo aveva immaginato.

-Non voglio perderti- Continuò Edgeworth con il cuore in mano -Non voglio perderti di nuovo, non voglio soffrire ancora! Io...-

Wright lo incoraggiò accarezzandogli lentamente la schiena.

-... Io ti amo!-

-Miles...- Sussurrò l'avvocato, ma quella dolce atmosfera venne stroncata da un'improvvisa telefonata che fece squillare ferocemente il cellulare di Phoenix, diffondendo nella stanza la melodia del samurai d'acciaio.

-Ah... dev'essere Maya...- Disse Phoenix sciogliendo l'abbraccio- O no, accidenti!-

-Nick!!!!- Urlò la ragazza quando l'avvocato rispose -Sono ore che ti aspetto nell'ufficio, ma che fine hai fatto?? Hai chiarito con quel pallone gonfiato del procuratore?-

Edgeworth fissò con uno sguardo sprezzante l'avvocato:
-Pallone gonfiato...?-

-Si, cioè no, cioè... ecco Maya, sono dovuto passare un attimo a casa per prendere una cosa e...-

-Oh accidenti Nick, io ho fame! Basta, me ne torno a casa!-

Detto ciò, la ragazza chiuse il telefono in faccia all'avvocato.
-Accidenti, si è offesa...-

-Si è fatto tardi anche per me, Wright. Ho prenotato un tavolo nel ristorante davanti al commissariato, perciò... ci sentiamo...!-

Imbarazzato per non sapere come congedarsi da colui al quale si era appena dichiarato, Edgeworth fece per andarsene ma fu prontamente bloccato da Phoenix:
-No aspetta, non te ne andare, rimani qui con me! Ho da cucinare degli hamburger! So che non sono granché, ma ti prego rimani!-

Il procuratore si accigliò dubbioso a quella proposta, ma si convinse subito quando l'avvocato gli posò nuovamente le labbra sulle sue cingendolo in un abbraccio. 
Alla fine posò la sua roba su una sedia nel corridoio mentre Phoenix correva felice verso la cucina per preparare un pranzo per due.

Mentre consumavano il pranzo a base di hamburger e patatine fritte seduti al tavolo della cucina, i due giovani avvocati buttarono l'occhio a una finestra che dava sulla strada attirati da dei rumori strani.
-Cosa sono questi rumori?-

-Dev'essere qualcosa tipo un carro attrezzi- Rispose Edgeworth infilandosi una forchettata di patatine in bocca.

-Edgeworth, ma l'hai spostata la macchina in doppia fila?-

-Oh..- Si limitò ad esclamare il procuratore massaggiandosi la fronte -E' tutta colpa tua, Phoenix Wright!-

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Note dall'autore:
Salve ^^ Spero che questa shonen-ai vi sia piaciuta, trovo che sia (forse) la fiction più interessante che abbia scritto!!
L'idea mi è venuta quando ho finito di giocare al terzo caso del primo gioco, quando appunto Edgeworth e Wright hanno la discussione che ho riportato all'inizio del racconto. 
Curioso ma la prima volta che ho letto quel dialogo ho creduto che Edgeworth si stesse per dichiarare a Wright .-. 
Perciò ecco qui la fic :D 
Ho cambiato lo stile dell'impaginazione per rendere più scorrevelo la lettura prendendo spunto dalle fantastiche fiction yaoi di Devileyes (da leggere u.u), spero che sia di vostro gradimento :) 
Cosa dire, fatemi sapere se vi è piaciuta questa fic (così mi regolo se scriverne altre o meno, non siate tirchi con le recensioni u.u) e scusatemi per eventuali errori di battitura e/o grammaticali ^^'

  
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