Flashback fast forward
Dedicata
a tutti quelli che, da
qualche parte in questo mondo, shippano la RuiHiru.
Vi amo.
[-]-[-]-[-]-[-]-[-]-[-]
Tra loro due, Rui era sempre stato il più forte.
Non era una questione di forza fisica, perchè si lasciava
tirare indietro la
testa senza un lamento. Hiruma gli infilava le dita lunghe tra i
capelli e poi
li stringeva cercando di strapparli alla radice, rovesciandogli la
testa per
scoprire il collo pallido.
Spesso lo mordeva solo per farlo incazzare, poiché ad
Habashira piacevano i
succhiotti ma detestava i morsi: troppo riconoscibili, nessuno aveva
denti come
Hiruma...
Si alternavano le settimane in cui, spavaldo, andava in giro con il
colletto
della giacca abbassato per potersi vantare dei succhiotti lasciati da
un
immaginaria ragazza super sexy (e, seriamente, riusciva a decantare
ogni
dettaglio alla perfezione!) con le settimane in cui usciva di casa solo
con la
sciarpa al collo; una lunga sciarpa verde che teneva alzata fino al
mento...anche con 30 gradi, se necessario!
Possedeva una forza fisica sufficiente per poter spingere indietro
Hiruma fino
a che la sua schiena non sprofondava tra i cuscini del divano (o
sbatteva
contro il tavolo, o si irrigidiva per il gelido contatto con il
pavimento...le
situazioni erano state tante). Rui gli afferrava i polsi quando si
baciavano,
ma era Hiruma a permettergli di farlo. Si faceva bloccare le braccia
sopra la
testa e divorare, gustare, assaporare fino al momento in cui Rui lo
liberava
per togliersi la maglietta e Hiruma rideva mentre andava a far la
stessa cosa.
Era strano…
Ricordavano bene entrambi la prima volta che si erano baciati, ma
nessuno dei
due sapeva definire con chiarezza come fosse iniziato tutto.
Forse quella volta che Habashira si era fermato a guardare Hiruma
troppo a
lungo e lui ne aveva intercettato lo sguardo, gridandogli che cazzo
volesse.
Forse il momento in cui Hiruma si era reso conto di chiamare Habashira
almeno
due, tre volte al giorno per le cose più stupide, problemi
che avrebbe potuto
benissimo risolvere da solo:
"Ehi, stupido camaleonte. Sono alla camera 36 del Parade Hotel, portami
le
gomme da masticare"
"Ehi, idiota. Stai ancora dormendo? Cos'è, non vai a scuola
oggi? Alza il
culo e vienimi a prendere, mi serve un passaggio per andare a lezione e
camminando arriverò in ritardo. Si. Ora, cazzo!"
"Hai già cenato, fottuto Camaleonte? Bene. Prendi qualcosa
in rosticceria
e sbrigati a raggiungermi alla Deimon, devo analizzare dei video per la
prossima partita. Non dire stronzate, non hai niente da fare."
Forse nel momento in cui Rui aveva smesso di cercare scuse per evitare
gli
incontri con Hiruma? Quando vedeva il suo nome sul display del
cellulare si
ritrovava già fuori casa, con la giacca in mano, pronto a
raggiungerlo ovunque
fosse.
Era già iniziato tutto quando per la prima volta fu sullo
schermo di Hiruma a
brillare in nome "fottuto camaleonte"? Avevano già capito
che sarebbe
finita così mentre Hiruma fissava lo schermo senza
rispondere e Rui si dava
dell'idiota, attaccando, solo per venir richiamato due minuti dopo?
"Che cazzo volevi?"
"Niente. Ho sbagliato numero" che al momento sembrava molto
più
intelligente rispetto a "Ti va di cenare insieme?"
"Ahah, coglione!" rise Hiruma, e prima di attaccare aggiunse "Se
il cibo che porti non è caldo ti rimando a prenderlo." Click.
Tu-tu-tu.
Rui rimase con il cellulare in mano, chiedendosi se gli avesse offerto
di
cenare ad alta voce o se Hiruma era semplicemente riuscito a leggergli
nel
pensiero...conoscendolo, era possibile...
Ordinò il cibo e se lo fece impacchettare, in modo da
mantenerlo più caldo
possibile in previsione della corsa in moto che avrebbe dovuto
affrontare…e,
mentre guardava la signora della rosticceria che aggeggiava con le
pinze per la
carne, iniziò a chiedersi se Hiruma l'avesse detto davvero.
"Se il cibo che porti non è caldo ti rimando a
prenderlo." Era
un modo molto particolare per invitalo da lui? O forse voleva solo che
gli
portasse la cena? Probabilmente voleva solo che gli portasse la cena.
Di certo
non l'aveva invitato da lui.
Ci pensò così tanto e così a lungo che
quando arrivò alla porta di Hiruma aveva
solo una porzione di cibo nel sacchetto.
Hiruma non poteva avergli letto nel pensiero, lui non aveva fatto il
suo invito
ad alta voce e quindi il suo compito, andando a deduzione, era
ristretto a
portargli semplicemente una cena calda.
Hiruma aprì il sacchetto per controllare se il cibo fosse
ancora caldo e Rui se
ne stava già andando quando la cena gli venne lanciata,
ancora in busta, sulla
schiena, ed Hiruma gli sbatté la porta in faccia dicendo:
"Prendi più roba, in due non ci mangiamo. E sbrigati,
idiota! Se questa
merda di mini-porzione diventerà gelida la mangerai tu e tra
dieci minuti
inizia la partita!"
Avevano cenato insieme sul letto dell'hotel perchè il tavolo
era pieno di fogli
e strategie, ed a bocca piena avevano commentato la diretta tv di un
match di
football americano.
L'idea di fare un re-match Zokugaku vs. Deimon venne a Rui ed Hiruma
accettò
perchè non aveva mai detto di no ad una partita. Si
affrontarono sul campo
della Deimon ed ancora prima d'iniziare vennero sommersi da una
carrellata di
ricordi. Entrambi sorrisero dentro, senza darlo a vedere.
Sembrava passata una vita e tutte e due le squadre erano cambiate
così
tanto...i Devil Bats all'epoca non era neanche degni di essere chiamati
con il
loro nome, con giocatori che presso a poco conoscevano le regole di
base ed
erano fondamentalmente presi in prestito da altri club...per non
parlare dei
Chameleon che giocavano con la priorità di spaccare ossa
più che di far punto.
Mentre la loro prima partita come rivali era stata giocata all'insegna
di
rabbia, paura e odio, quest'amichevole iniziò con una strana
sensazione di
familiarità tra le due squadre.
Durante tutto l'anno avevano fatto il tifo gli uni per gli altri ed
adesso le
minacce che si gridavano non erano altro che frecciatine.
"Vi faremo a pezzi" ghignò Rui allacciandosi il casco.
"Ah! Non credo. Non vi lasceremo segnare neanche un punto!"
ribatté Hiruma.
"Trascorrerai questa partita a terra, tante saranno le volte che ti
placcheremo!"
Nessuno dei due disse che quella era probabilmente l'ultima partita che
avrebbero mai disputato partecipando nelle loro squadre d'origine.
L'anno
scolastico stava finendo e presto le loro storie si sarebbero divise, i
giorni
al diploma erano contabili sulle mani.
Tutto il lavoro che avevano fatto come capitani, mettendo in piedi le
due
squadre, costruendole con pazienza dalle fondamenta all'apice del
successo,
sarebbe passato in altre mani. Entrambi sarebbero andati in una nuova
scuola,
con una nuova squadra...
"Hut!"...per il momento non esisteva altro che il gioco.
"Keh, sei ancora qui?"
Habashira aveva riconosciuto Hiruma da lontano. Il suo profilo alto ed
immobile
si stagliava impettito nella notte, solitario nel silenzio come uno
spettro che
infesta il campo da gioco. Si era voltato e per un momento sul suo viso
era
stato possibile leggere quella che sembrava essere sorpresa, ma subito
un
sorriso a mille denti cancellò ogni traccia di reale
sensazione, scacciando
dagli occhi la nostalgia.
"Sei sonnambulo, fottuto camaleonte?"
Rui scosse le spalle affondando la testa nel colletto della giacca.
"Ho lasciato il mio borsone. Dentro ho le chiavi di casa..."
"Mh.."
Hiruma non rispose ed i suoi occhi si persero sul campo. Vi fu un
momento di
silenzio lungo, piatto, in cui rimbombarono attorno a loro il fragore
di mille
partite, mille allenamenti, mille gocce di sudore versate sulla terra
nell'inseguire un sogno. Poi Hiruma sorrise, perchè era
quello che faceva
sempre, e tirò una manata sul petto di Rui.
"Non avete giocato troppo di merda, oggi"
Rui gli rese il colpo, facendolo barcollare.
"Abbiamo giocato bene! Avremmo anche vinto non fosse stato per la
vostra
stupida capacità di riprendervi e fare touchdown negli
ultimi secondi!"
"Ma avete perso!"
"Keh...!" Rui arricciò il naso ed aggrottò le
sopracciglia,
infastidito senza esserlo veramente "Tu hai calcolato male,
però..."
"Vi ho lasciato fare qualche punto solo per non farvi abbattere troppo,
lo
ammetto"
"Che?! Non dire stronzate!" sbraitò Rui "Non parlavo neanche
della partita!"
"Allora illuminami" sorrise Hiruma divertito dal fatto che fosse
così
facile far alterare Rui.
"Avevi detto che non ci avresti lasciato segnare neanche un punto"
ghignò Habashira alzando il mento con orgoglio "Ti abbiamo
provato che ti
sbagliavi di grosso!"
Il lontananza qualche automobile solitaria ancora andava in giro
rompendo il
silenzio, ma al campo sportivo della Deimon non vi era altro che il
frusciare
degli alberi al vento e il frinire delle cicale.
Con la luce della luna piena i denti di Hiruma sembrarono ancora
più bianchi
quando il sorriso gli arrivò fino alle orecchie.
"...e tu non mi hai placcato nemmeno una volta, bastardo!"
Rise sguaiato, e prima che Rui avesse anche solo il tempo di replicare
si voltò
e si diresse alle panche. Sollevò un borsone, lo
soppesò, e glielo lanciò
addosso senza pietà.
"Peccato che non ne avrai più la
possibilità.” Commentò “Non
ci saranno
rivincite...ma è stata una bella partita"
Non salutò neanche.
Si infilò le mani in tasca e si diresse all'uscita
camminando a testa alta,
petto in fuori...era sempre Hiruma contro il mondo.
Rui strinse il borsone al petto ed il mazzo di chiavi gli
puntellò le dita
attraverso la stoffa.
Improvvisamente un incredibile sconforto gli schiacciò il
petto…ed i muscoli di
Habashira formicolarono con rabbia. Sapeva che quella era la loro
ultima
partita come rivali nelle loro squadre d'origine...ma se ne rese conto
davvero
solo adesso. Prima aveva semplicemente ignorato il fatto, fingendo che
non
fosse importante, concentrandosi sul gioco…
Non era panico, non era rabbia...non era neanche una sensazione
definibile con
una parola precisa. Quella che più vi si avvicinava era
forse "vuoto",
un assenza di qualcosa, la mancanza stessa.
Hiruma si girò sentendo i passi di Rui alle sue spalle ma
fece appena in tempo
a vederlo che si ritrovò a terra nel prato del campo, la
testa ammaccata e le
orecchie che rimbombavano per l'urto.
"Che cazzo fai, imbecille!" sbraitò tirandosi su sui gomiti.
Rui si alzò in piedi, ghignò e gli porse una mano
per alzarsi.
"Placcato, stronzo"
Forse fu qui che iniziò tutto. Il momento in cui Hiruma si
riconobbe in Rui,
nella sua stessa voglia di continuare quel caotico divertimento che era
la loro
vita, fatta di allenamento, strategia e precisione. Un luogo dove il
valore si
misurava non solo dalla propria abilità ma da il gruppo di
cui fai parte, dal
sostegno e dalla forza di tanti cuori che battono all'unisono per la
stessa
causa.
Entrambi non erano capaci di stare soli.
Hiruma aveva afferrato la sua mano lunga con quello che non era solo
rispetto,
ma anche riconoscenza...poi aveva tirato Rui a terra facendogli battere
i denti
tra l'erba.
"Mi hai quasi spaccato lo sterno, idiota!" gli urlò addosso
Hiruma,
ma sorrideva.
"Oh...merda..." sbottò Rui tirandosi a sedere e gettando la
testa
all'indietro "Penso di essermi rotto il naso..."
"Non stai nemmeno sanguinando! Non fare la ragazzina!"
"No, seriamente. Mi hai rotto il naso..."
Così passarono le successive sei ore al pronto soccorso. Rui
seduto su una
sedia, la testa gettata indietro sullo schienale e una borsa del
ghiaccio sulla
faccia, ed Hiruma che nervosamente andava su e giù nei
corridoi cercando di
intercedere con qualcuno. Tutti i dannati medici che aveva sul suo
libro nero
erano fuori servizio…
"E' stato fortunato che il suo amico le abbia rimesso a posto il naso
immediatamente, o si sarebbe sicuramente notata la spaccatura" e con
rimettere a posto il medico intendeva quel momento in cui Hiruma aveva
afferrato la testa di Rui, l'aveva distratto chiedendogli
più volte come si
sentiva e poi gli aveva stretto il naso spaccato tra le dita, facendolo
scrocchiare mentre lo spezzava un altra volta per rimetterlo in linea.
Rui aveva urlato tanto forte da zittire tutte le cicale.
"Che cazzo fai?!" gridò portandosi le mani a coppa sul naso,
il
sangue che scendeva copioso a macchiargli le labbra e il collo.
Hiruma lo afferrò per un braccio e lo fece alzare in fretta.
"Approfitto dell'adrenalina per metterti il naso a posto. Dove hai le
chiavi della moto? Ti porto all'ospedale"
"Non hai neanche la patente, col cazzo che guidi la mia moto!"
"Lo so come si guida, idiota! Dammi solo le fottute chiavi!"
Il giorno del diploma il naso di Rui era ancora gonfio, ma lo sfoggiava
con
orgoglio. In giro era trapelata la voce che aveva sfidato un intera
gang rivale
uscendone solo con il naso rotto e spaccando ossa a destra e manca...il
che
l'aveva reso invincibile agli occhi di molti, e certamente
più temibile di
quanto non fosse.
Hiruma non aveva fatto niente per smentire la bugia, ma aveva riso
quando
Raimon e Sena gli avevano raccontato la terribile ed eroica impresa.
"Quindi valgo dieci uomini, eh?"
"Quindici, per la precisione. Tutti armati" lo corresse Rui posando
le scatole di cibo caldo sul tavolo dell'ennesimo hotel in cui dimorava
Hiruma
"Perchè continui a cambiare hotel, comunque?"
"Hanno letti più comodi di quelli che ho nella mia stanza"
ghignò
Hiruma togliendo il coperchio ad una scatola di spaghetti caldi.
"Sei davvero incapace di parlare di te stesso" commentò Rui
sedendosi
di fronte a lui e spezzando le bacchette.
Hiruma gliele sfilò di mano senza perdere il sorriso e
cominciò a mangiare
senza neanche togliere il cibo dalla confezione.
"Sai cosa succede alle informazioni personali?" chiese tra un boccone
e l'altro "Finiscono sul quaderno di qualche persona abbastanza
intelligente da usarle contro di te"
Avevano preso l'abitudine di cenare insieme senza nessun accordo
ufficiale. Si
vedevano tutti i giorni almeno una volta e se così non era
si sentivano al
telefono.
Erano conversazioni brevi, fugaci.
"Ehi, fottuto camaleonte, domani ricordati di prendere la cena"
"Keh! Mi hai preso per un idiota?"
o anche "Hiruma, ho lasciato da te il mio cappotto?"
"Si. L'ho bruciato."
"Stronzo, farà meglio ad essere uno scherzo!"
Andarono avanti ancora e ancora senza rendersi conto di quello che
stava
accadendo, senza nemmeno calcolare che lentamente si stavano infilando
uno
sotto la pelle dell'altro, inconsciamente, inosservati…
Erano diventati reciprocamente fondamentali in quel modo strano per cui
non ti
rendi neanche conto di quanto tempo trascorri con l'altra persona, di
quanto
sia importante...ed anche se non si parlavano intimamente,
confessandosi
segreti e debolezze, iniziarono pian piano a notare ogni piccola cosa,
a saper
leggere le piccolezze.
Nonostante il carattere acido Hiruma metteva sempre due zollette di
zucchero
nel caffé. Altra particolarità: non riusciva mai
a berlo caldo. Lo dimenticava
accanto a sé tra i suoi mille impegni e solo quando si
sedeva a riprendere
fiato la sua mano raggiungeva la tazza e si versava in gola quell'acqua
ormai
stantia.
Habashira invece aveva la mania di sistemarsi il colletto della giacca
alla
partenza e all'arrivo di ogni viaggio in moto. Ne afferrava un lembo
tra indice
e medio e lo tirava in alto con uno scatto brusco del polso.
Erano diventati una coppia, solo che ancora non avevano capito di
piacersi...
Poi, dopo il diploma, sparirono. Il cellulare di Rui smise di squillare
ogni
giorno e di punto in bianco tutto quello che erano diventati venne
offuscato da
una miriade di nuovi impegni. C'era da cercare una nuova scuola,
organizzarsi
per arrivarvici, pensare ai test d'ingresso, trovare nuove persone da
ricattare
o con cui far banda. Le giornate erano lontane dalla solita routine e
tutto
prese a girare nel senso opposto, le cose diventarono più
serie e impegnative.
Poi arrivò il primo giorno d'università, una data
facile da ricordare.
Il giorno in cui entrambi esultarono di fronte a cartelloni di scuole
diverse
ed una gratificante sensazione di realizzazione li avvolse.
L’ammissione alle
nuove scuole determinava l’inizio di una nuova avventura.
Quando Rui smontò dalla moto, quella sera, si
sistemò il colletto della giacca
con due dita prima di scostare la porta della rosticceria.
Un buon risultato valeva una buona cena premio nel posto che riteneva
il
migliore della città. Non a caso aveva sempre comprato
lì tutte le cene che
aveva condiviso con Hiruma...e vederlo seduto ad un tavolo, i piatti
vuoti alla
sua sinistra ed un plico di fogli a destra, le dita che ticchettavano
sulla
tastiera d'un computer portatile nuovo di zecca...beh, fu una vera e
propria
sorpresa.
Rui scordò completamente la cena e sorrise senza neanche
rendersene conto.
"Ehi" salutò alzando una mano.
Hiruma alzò gli occhi, sorpreso quanto lui di trovarlo in
quel posto, ma non
disse niente. Come al solito esternare i propri pensieri era qualcosa
di
improbabile.
Habashira si sedette senza chiedere il permesso, posando i gomiti sul
tavolo.
"Dove sei stato?" chiese con genuina curiosità.
Hiruma gonfiò e scoppiò una bolla di gomma da
masticare, poi sorrise.
"Sono stato occupato, fottuto camaleonte"
Cosa che Habashira seppe subito identificare come verità: il
caffé sul tavolo
di Hiruma non fumava....di certo doveva essere rimasto a ticchettare
con le sue
dita lunghe sul portatile per ore...
"E rimanendo in tema, ho delle cose da sbrigare dall'altra parte della
città" disse Hiruma raccogliendo i fogli e chiudendo il
portatile. Gettò
tutto nella borsa e si tirò la tracolla sulla spalla
scoppiando un altra bolla
di gomma da masticare "ed ho mezz'ora per arrivarci..."
Rui infilò una mano nella tasca e tirò fuori le
chiavi della moto, seguendo
Hiruma fuori dal locale.
Salì in sella, aggiustò il colletto ed
avviò il motore.
"Dove devi andare?" chiese voltandosi verso Hiruma.
"Salve, servizio taxi. Dove vuole che..." Hiruma allontanò
il
telefono dall'orecchio ed attaccò la chiamata. Sorrise e
balzò sulla moto
dietro ad Habashira.
"Gran Grent Hotel"
"Oh, ti sei dato al lusso!" gridò Habashira mentre il vento
e la
velocità gli strappavano le parole di bocca. Mentre erano
fermi al semaforo si
sentì in dovere di aggiungere "Sta piovendo" anche se era
piuttosto
ovvio, visto che i loro vestiti cominciavano ad inzupparsi d'acqua e
ciocche di
capelli gli stavano scivolando sulla fronte.
"Certo, se almeno tu avessi portato dei caschi..." sbuffò
Hiruma alle
sue spalle. Il sellino stava diventando scivoloso ed aggrapparvisi era
più
complesso. Non reggersi in una corsa in moto con Habashira significava
cadere e
morire.
"I caschi sono inutili! E come facevo a sapere che ti avrei dovuto dare
un
passaggio?!"
"Avrei dovuto prendere un taxi."
"Oh, merda!" Rui inchiodò di scatto e Hiruma si
schiantò contro la
sua schiena con uno schiocco umido e bagnato.
"Che cazzo fai?!" strepitò.
"Strada chiusa..."
Rui strizzò gli occhi e piegò in avanti la testa
per leggere il cartello dei
lavori. La pioggia, tuttavia, gli offuscava la vista coprendo le
scritte e
scivolandogli dalle ciglia fin direttamente negli occhi.
"Avrei decisamente fatto meglio a prendere un merdosissimo taxi"
brontolò di nuovo Hiruma posandosi un braccio sulla fronte
per cercare di
bloccare la pioggia scrosciante.
"'fanculo!" esclamò Rui, e ruotò di scatto il
manubrio. Il cartello
era illeggibile e comunque bloccava tutta la strada. Tornare indietro e
prendere una via alternativa gli avrebbe fatto solo perdere tempo.
L'unica
soluzione rimasta era tagliare attraverso il parco pubblico, sperando
di non
essere visti da nessuno.
Fece rombare il motore e accelerò di scatto. La moto
sobbalzò, indecisa, e poi
scavalcò il marciapiede riversandosi tra l'erba del parco.
"Sei un fottuto idiota!" gli urlò Hiruma nelle orecchie...e
Rui lo
prese per un complimento quindi diede gas sfrecciando tra gli alberi.
"Grazie!" disse di rimando...poi la moto singhiozzò,
sbuffò e rimase
impantanata nel fango.
Il parco deserto a circondarli, una pioggia torrenziale e loro due,
minuscoli,
in una moto bloccata nel niente che brillava nel buio come un funereo
crisantemo bianco.
"Quando dico che sei un idiota..." sbuffò Hiruma saltando
giù dalla
moto e sollevando schizzi di fango "...è perchè
sei un idiota, idiota!"
Si rifugiarono sotto un gazebo di pietra, unica traccia di vita umana a
parte i
pigri lampioni.
Erano completamente fradici, sporchi di fango fin sopra il ginocchio e
tutti e
due piuttosto incazzati...ma almeno erano all'asciutto.
Hiruma tirò fuori dalla tracolla il portatile ed i
documenti, stendendoli a
terra per cercare di contenere i danni.
Gli angoli dei fogli erano tutti arricciati dall'acqua e la carta era
diventata
fragile e pastosa. Il portatile era umido....ma si accendeva ancora.
Rui rimase immobile in un angolo, sconvolto emotivamente come un gatto
a cui
hanno fatto il bagno. Non solo la sua moto era piena di fango e
incastrata
laddove non sarebbe dovuta essere, ma adesso poteva solo stare a
guardarla
affondare da lontano.
Si sentiva Atreyu che guarda Artax mentre si inabissa nelle paludi
della
tristezza...
"Domani te la faccio tirare fuori di lì" commentò
Hiruma senza
neanche volgere la testa verso di lui.
"E come?" mugolò Rui "Hai un impresa di carri attrezzi in
quel
tuo libro nero?"
Hiruma sorrise e lo raggiunse al muretto.
"Anche" rispose enigmatico "ma principalmente ho
Musashi..."
Il rumore della pioggia era pressante, uno scroscio più
forte di quello delle
cicale. Copriva le parole, il respiro e inibiva la poca e sciatta luce
lunare.
Hiruma sorrise, poi non riuscì più a trattenersi
e gettò indietro la testa,
ridendo sguaiato e forte.
"Che cazzo ci trovi di divertente?" replicò bruscamente Rui,
drizzando subito il pelo.
Era divertente che fossero bloccati in quel parco di merda?
Era divertente il fatto che aveva saltato la cena per dargli un
merdosissimo
passaggio nel bel mezzo del niente?!
O forse la cosa più esilarante era la moto che brillava nel
prato,
completamente ricoperta di fango?!!
COSA C'ERA DI COSI' FOTTUTAMENTE DIVERTENTE!?!
"Non ti avevo mai visto con i capelli al naturale!" rise Hiruma
"sembri un fottutissimo idiota!"
Rui si soffiò via i capelli dalla fronte senza risultati,
poi, infastidito,
provò a sistemarli indietro con le mani. Non ottenne altro
che la sensazione
viscida del gel sfatto sulle dita e le risate di scherno di Hiruma gli
fecero
diventar rosse le orecchie.
"Perchè cazzo i tuoi sono ancora in piedi?!"
ribatté di rimando.
Avrebbe voluto ripagarlo con la sua stessa moneta (era piovuto per
tutti e due,
i capelli di Hiruma dovevano sembrare stupidi
quanto i suoi!)...ma i
capelli di Hiruma erano ancora alti. Le punte iniziavano ad
afflosciarsi ed
erano anche visibilmente fradici, ma nel complesso la pettinatura
reggeva.
"Sono tenuti su dalla mia forza d volontà" disse Hiruma con
nonchalance.
"Cazzate!" replicò Rui "usi solo un gel migliore! Non fare
lo
stronzo!"
"In realtà è una parrucca."
"Non fare lo stronzo Hiruma!"
"O magari i tuoi capelli sono sintomo di impotenza! Flosci e
giù, giù,
giù!"
Avere delle braccia lunghe come quelle di Habashira era conveniente per
un
sacco di cose: Dall'afferrare il telecomando del televisore senza
doversi
alzare dal divano a prendere la testa di Hiruma con un balzo. Gli
affondò le
dita tra i capelli e senza neanche dargli il tempo di formulare una
lamentela,
li scompigliò fino a farlo sembrare un pulcino giallo e
gonfio.
"Fottutissimo...!" Hiruma si liberò e cercò di
rimetterli a posto
"....fottutissimo bastardo!"
...ma molte persone avevano rischiato la morte per molo meno...
Era come quel placcaggio dopo l'ultima partita che avevano affrontato
sul campo
della Deimon, come la storia di un naso rotto mai trapelata
davvero…
Qualcuno aveva messo in giro quella voce, qualcuno che sapeva
convincere...qualcuno come Hiruma...
Non vedersi per tutta l'estate non aveva cambiato niente. Erano sempre
loro, i
piatti della bilancia ormai erano bloccati.
In tacito accordo decisero di non parlare più dei rispettivi
capelli, cambiando
argomento e non tornandovi più nonostante Rui continuasse a
soffiarsi via la
frangia dal naso, riportandovi l'attenzione.
Quando i lampioni del parco si spensero la pioggia aveva iniziato a
diminuire
ed il rumore non era più lo scrosciare impetuoso del cielo,
ma il leggero
ticchettio di mille orologi fatti di foglie e gocce d'argento.
Erano stretti in un isola sommersa in un oceano di buio surreale...
"Quindi la prossima volta che ci sfideremo lo farai nella
Saikyoudai?"
"Non ti preoccupare, ti schiacceremo comunque."
"Dovrai riconsiderare tutte le tue strategie, non hai più i
tuoi assi
nella manica..."
Hiruma sorrise ed accese il computer per fare un po' di luce. Lo
schermo gli
illuminò gli occhi e gli zigomi facendolo sembrare pronto a
raccontare una
storia dell'orrore.
"Ooh" esclamò, assaporando la parola "è quello
che so fare
meglio..."
Si ubriacarono di chiacchiere come mai prima, senza raccontarsi a
parole ma
capendosi tra velate bugie. Parlarono fissando le sagome appena
accennate degli
alberi attorno a loro, i gomiti posati sulla ringhiera di pietra del
gazebo e
la mente a tratti proiettata in un futuro incerto, a volte risucchiata
in un
vortice di ricordi.
E poi...chi aveva smesso di parlare?
Era il primo giorno di università, una data facile da
ricordare...e ricordavano
bene entrambi la prima volta che si erano baciati.
Difficilmente un primo bacio è qualcosa di calcolato, spesso
è solo un
bellissimo atto di coraggio in cui la mente rende confusi gli eventi.
Un attimo prima parlavano articolando frasi e parole, le bocche si
aprivano e
si chiudevano.
Un secondo dopo si sentivano ancora parlare...ma le labbra erano
ferme...poi
nessuno stava più dicendo niente, la mano di Rui era sul
braccio di Hiruma e si
raccontavano senza una parola, labbra sulle labbra.
Aveva smesso di piovere, così lo schiocco che fece il
ginocchio di Rui quando
ricevette il calcio di Hiruma risuonò poderoso nel silenzio
della notte.
"Ah! Cazzo!"
"Merdosissimo camaleonte..." sbottò Hiruma passandosi
l'avambraccio
sulla bocca.
Chiuse il portatile e lo sbatté nella tracolla assieme ai
fogli quasi asciutti,
poi saltò nel fango e si allontanò senza
aggiungere nient'altro, accompagnato
dal rumore scivoloso delle suole che sguisciano sulla melma.
Si dissolse nell'oscurità come una pallido fantasma nella
notte, un
apparizione....un miraggio.
Non appena sparì alla vista la mente di Rui
collassò, seguita dal suo corpo
fisico. Strinse le mani sulla ringhiera del gazebo sentendo la faccia
bruciare,
le orecchie in fiamme...
Era davvero successo? Che cazzo gli era passato per la mente? Era stato
lui a
baciarlo o il contrario? Gli aveva anche preso la mano? O il braccio?
Perchè
l'avevano fatto? Ma Hiruma c'era davvero stato,
lì? Era accaduto tutto
solo nella sua testa?!
Fu come svegliarsi dopo aver fatto un sogno importante: Più
si sforzava di
ricordarlo e più la sua mente vagheggiava mentre la
spiegazione logica del
mattino va a cancellare quella notturna del subconscio...fino a che le
versioni
nella testa diventano così tante che nessuna sembra
più quella reale, e allo
stesso tempo lo sembrano tutte…
…ma nonostante tentasse di convincersi del contrario, Rui
era sempre più sicuro
che quel bacio era stato reale...e la cosa lo faceva incazzare come non
mai!
Così, anche se era fradicio, impresentabile e di pessimo
umore, quella sera Rui
la passò a cercare una ragazza con cui passare la notte.
Perchè si, cazzo! A nessuno piaceva uno stronzo come Hiruma!
Di certo non a
lui! E poi era un ragazzo. Non aveva neanche le tette, che cazzo di
senso
poteva avere?
A Rui non piacevano i ragazzi, non gli erano mai piaciuti.
A
Rui piaceva solo Hiruma.
Erano parole grosse, impossibili da dire ad alta voce, inconcepibili
nella sua
mente.
Quando il giorno dopo Rui si svegliò trovò la
moto di fronte alla porta di
casa, così lucida da fargli dubitar d'esser mai finita nel
fango.
Hiruma non si fece più sentire.
Tra loro due, Rui era sempre stato il più forte.
Non fisicamente, ma caratterialmente.
Hiruma conosceva i propri limiti e si dava da fare per compensare le
proprie
debolezze. Trovava mille trucchi e stratagemmi per risultare
più robusto di
quanto non fosse, per potersi mettere un gradino più in alto
di tutti, laddove
non avrebbe potuto essere attaccato....perchè in uno scontro
avrebbe perso.
La cosa che rendeva Rui così forte...era che era un perdente.
Ne era perfettamente consapevole anche lui, capiva quando le cose gli
sfuggivano
di mano, sapeva di non potercela fare...ma andava avanti, provava lo
stesso,
instancabilmente, stupidamente, coraggiosamente...
Perchè era un perdente, ma era anche un sognatore.
Il problema principale di una persona intelligente come Hiruma era
proprio
l'intelletto stesso. Riuscire ad analizzare logicamente la
realtà con un alto
livello di accuratezza distruggeva tutto ciò che era
affidato al caso, ai
sentimenti.
Rui era molto più forte perchè si accontentava di
perdere per non rinunciare
all'emozione del dubbio.
Perciò la vita di Hiruma era organizzata secondo un metodo e
seguirlo alla
lettera gli aveva consentito di andare avanti. Non mostrare punti
deboli.
Averne, ma fingere il contrario.
Nessuno poteva essere capace di leggerlo se la cifratura del proprio
codice
rimaneva segreta...
Mostrare un emozione reale, genuina, era come mostrare la propria mano
in una
partita di poker.
Era perdere.
Sdraiato sul letto dell'ennesimo Hotel Hiruma afferrò il
cellulare e rilesse il
messaggio per la centesima volta in quell'ultimo mese.
Da: Fottuto camaleonte.
"Dove sei?"
Lo lesse ancora.
"Dove
sei?"
"Dove sei?"
"Dove
sei?"
"Kh..." sbuffò Hiruma arricciando il naso, infastidito "Non
è un
tuo problema..."
Eliminare il messaggio?
Messaggio eliminato.
Quattro giorni dopo, nel bel mezzo di una lezione, il cellulare
vibrò nella
tasca di Habashira.
Di soppiatto lo afferrò facendolo strisciare su una gamba e
lo tenne nascosto
sotto al banco mentre leggeva il messaggio.
Da: Hiruma
Jeu Hotel.
Lo trovò con una sacca nera da palestra sulla spalla, le
chiavi della camera
d'albergo già infilate nella toppa. Hiruma
scoppiò una bolla di gomma da
masticare e sorrise di fronte a quell'Habashira piegato in due dal
fiatone.
Lui aveva preso l'ascensore, quindi Rui si era di certo fatto quindici
piani di
scale a corsa…
"Hai fatto presto" commentò Hiruma con aria di scherno,
scivolando
nella camera d'albergo e gettando il borsone da un lato.
Rui si introdusse nella stanza con cautela, girando ben a largo dalle
cose che
Hiruma poteva aver nascosto nella borsa. Conoscendolo, non era
improbabile che
esplodessero.
"Quindi cosa?" chiese chiudendo la porta ed infilandosi le mani in
tasca "Che ti serve stavolta?"
Hiruma rise e si gettò sul divano. Posò le gambe
su un bracciolo e si sfilò le
scarpe a calci.
"Sei davvero un cane fedele!" esclamò ridendo "Tutta questa
strada di corsa solo per venire a farmi da schiavo?"
Rui rimase in piedi, in silenzio...e Hiruma smise di ridere.
Quell'improvvisa assenza di suono lo colpì come un macigno,
facendolo zittire
di botto. Rui aveva davvero fatto tutta quella strada in un attimo solo
per
lui...senza un ricatto, un obbligo né niente.
Rui era davvero lì solo per lui.
Si pentì di aver mandato quel messaggio e
digrignò i denti, improvvisamente
adirato.
"Sei così stupido che mi fai incazzare!" ringhiò
accendendo la
televisione "Va via! Non mi serve niente!"
"Cioè ho guidato fin qui per nulla?!"
"Hai chiesto dove ero, ti ho risposto. Non ti ho mai detto di
raggiungermi!"
"Te l'ho scritto più di un mese fa!"
"Ho cose più importanti da fare che rispondere ai tuoi cazzo
di
messaggi!"
Stavano urlando, e Habashira se ne rese conto solo quando entrambi si
zittirono.
Guardò la televisione che parlottava di sottofondo ed Hiruma
con gli occhi
incollati ad essa, un espressione neutra sul volto ma le labbra troppo
serrate
per non ostentare la rabbia...
"'fanculo, Hiruma!" sbuffò Rui scuotendo la testa.
Afferrò la
maniglia della porta e la aprì tirandola con
astio…rimase però immobile sulla
soglia, dando le spalle a quella stanza scura...
Accostò di nuovo la porta, ma non la chiuse.
La signora del meteo disse che il giorno dopo ci sarebbero state
probabili
piogge.
"Perchè mi hai baciato, Hiruma?"
...ma si sarebbe schiarito nel pomeriggio. La notte già
metteva sereno. Grazie
per aver seguito il meteo, ora pubblicità.
"Non dire cazzate, sei stato tu che mi hai baciato." sbottò
Hiruma
cambiando canale senza voltarsi.
Rui strinse la maniglia con più forza e la mano sudata
scivolò sul metallo.
Spalancò la porta e allungò una gamba verso il
corridoio.
"Ehi, fottuto camaleonte..."
Mise a terra il piede e si voltò come un bravo cane farebbe
al richiamo del
padrone.
Stavolta Hiruma si era girato verso di lui. Aveva tirato giù
i piedi dal
bracciolo del divano e lo fissava con le braccia conserte posate sui
cuscini
dello schienale.
"...perchè mi hai baciato?"
Quegli occhi lo stavano scrutando nell'anima. Rui si
aggrappò così forte alla
maniglia che sembrò volerla sradicare, neanche tutto il suo
equilibrio
dipendesse da quel misero appiglio.
Hiruma lo stava giudicando e Rui non aveva proprio la più
pallida idea di cosa
frullasse in quella mente contorta coperta da biondi capelli ossigenati.
Gli vennero in mente seimila risposte diverse. Alcune erano battute
pungenti,
altre solo uno sbraitare scortese...ma dalla sua bocca uscì
la cosa più banale
e veritiera che si potesse aspettare:
"Perchè si." che non è propriamente una risposta,
ma non è neanche
una negazione. Nel conteso era più che altro una conferma,
un ammissione di un
gesto che entrambi avevano finto non fosse mai realmente accaduto e se
stava
là, in un angolo della mente, a frullare come una falena in
un barattolo.
"Perchè si" significava
"perchè ne avevo voglia",
"perchè mi piaci", "perchè mi era sembrata la
cosa giusta da
fare", "perchè non vedevo l'ora di farlo."
Rui era dannatamente forte, perchè Hiruma non avrebbe mai
detto quello stupido
"Perchè si". Era un fardello troppo grande, una confessione
d'un
amore mai espresso. Aveva troppi significati, troppi risvolti e
complicazioni,
troppi impegni...ma Rui non era come lui. Era così
maledettamente coraggioso...
Una risata salì nella gola di Hiruma, come le altre di tono
ma diversa dal
solito. Gettò fuori l'aria con la disperazione d'un naufrago
che tossisce acqua
salata e la riprese con il sollievo di non esser stato lui a fare quel
primo,
rischioso, passo avanti tra loro due.
"Sei un fottuto psicopatico" rise tornando a voltarsi verso il
televisore "alza il culo e vieni qui, mancano due minuti all'inizio
della
partita."
Che, per inciso, finirono per non guardare.
Tornarono quindi alla routine da coppia che avevano sempre avuto.
Cenavano
insieme ma adesso finivano ad assaporarsi al posto del dessert. C'erano
state
volte in cui non erano neanche riusciti a finire quello che avevano nei
piatti
che si erano ritrovati a buttar giù le cose dal tavolo e
slacciarsi i
pantaloni. Altre volte invece si stavano già spogliando sul
letto quando la
televisione in camera aveva gridato un touchdown e si erano ritrovati
in boxer
a commentare una qualche partita di football americano.
Non avevano la pretesa di chiamarlo "amore", quello che c'era tra
loro era astratto come un "perchè si"...perfettamente
chiaro, ma
anche completamente insensato.
...tuttavia rendeva il puzzle dell'esistenza completo in ogni pezzo,
perfetto
nel suo incastro, e non ci fu mai bisogno di chiarire cosa fossero
l'uno per
l'altro.
Rui iniziò a riscaldare il caffé di Hiruma e
Hiruma prese il vizio di
sistemargli il colletto della giacca quando scendevano di moto.
Così, perchè si.
[-]-[-]-[-]-[-]-[-]-[-]
Mi sono sentita in dovere di rimpolpare l'archivio di Efp con una
RuiHiru.
Perchè non ce ne sono? Perchè?! Permettemi di
leggerle, maledetti xD
Cercare di restare "IC" (situazioni permettendo) con dei personaggi che mascherano così
spesso i loro
pensieri non è affatto semplice e spero di essere riuscita a
farli rimanere
almeno credibili. Grazie per la lettura. Scrivete RuiHiru. Bye.
- Marti