Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Marti Lestrange    10/02/2014    2 recensioni
Piccola shot su Elsa. Accenni al Jelsa [Jack Frost|Elsa].
Dalla storia:
{« Jack » sussurrò Elsa.
Lui continuava a sorriderle. Si fece avanti, però. Le si avvicinò, più sicuro adesso che lei aveva ricordato tutto: i giochi nella neve, quando nessuno poteva vederli; le stalattiti nella grotta accanto al confine nord; il lago ghiacciato sul quale pattinare; il suo nome – Elsa - scritto nelle stelle e il pallido riflesso della luna d’inverno che si rispecchia nel suo sguardo.}
Genere: Fantasy, Introspettivo, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Elsa
Note: Cross-over, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Titolo: “It’s time for you to find me”.
Rating: verde.
Personaggi: Elsa, Jack Frost.
Pairing: accenno al Jelsa [Elsa|Jack].
Avvertimenti: what if?, cross-over, missing moments, crack pairing.
One shot.
 
 

~ It’s time for you to find me ~
 
 
 
 
“I need a voice to echo, I need a light to take me home
I kinda need a hero, is it you?
I never see the forrest for the trees,
I could really use your melody
Baby I’m a little blind, I tink it’s time for you to find me”.
 
 
 
 
Quel giorno la neve cadeva lenta, così come lentamente Elsa sognava. Stava correndo. Tutto intorno a lei, un prato verde, punteggiato di fiori bianchi. Gli alberi del Bosco Antico la osservavano, tranquilli e immutabili. Correva e correva, finalmente libera, e non un solo, singolo pensiero triste arrivava a sfiorarle la mente. Anna era seduta su una morbida coperta a scacchi rossi e la guardava sorridendo. Ogni tanto si sentiva la sua allegra risata impreziosire l’aria, come un canto argentino di usignoli. Non c’era freddo. Non c’era ghiaccio. C’era soltanto il sole.
 
 
*
 
 
La vista dalla finestra era sempre la stessa: il giardino innevato, il cielo grigio e color metallo, gli alberi spogli. L’Inverno avvolgeva tutto nel suo manto eterno e silenzioso, marziale nella sua immobilità. Per quanto ancora sarebbe durato? Per quanto ancora Elsa avrebbe atteso, in quella stanza solitaria, in quel limbo senza gioia e senza pace? Tutto il suo mondo era stato spazzato via e il soffitto minacciava di rovinarle addosso, sovrastandola e soffocandola. Se fosse successo, non avrebbe più fatto del male a nessuno, però. Nessuno avrebbe più sofferto a causa sua. Mai più.
 
 
*
 
 
La risata di Anna tornava a farle visita in sogno. Non erano più bambine, ma sua sorella sedeva ancora su quella vecchia coperta rossa, sul prato fiorito, e rideva.
« Non è colpa tua, Elsa » le diceva.
Elsa scuoteva la testa. Sì, invece. Era stata colpa sua. Solo colpa sua. E niente sarebbe più tornato come prima. A niente sarebbero serviti gli sforzi di Anna per farla uscire dalla sua stanza. A niente sarebbero servite le sue canzoni, il suo affetto incondizionato, i suoi richiami e le sue lacrime. Era troppo pericolosa per avvicinarsi nuovamente a sua sorella. Avrebbe rischiato di ferirla ancora e non voleva. Molto meglio per Anna era vivere la sua vita lontana da lei. Un giorno si sarebbe arresa. Un giorno avrebbe smesso di bussare alla sua porta e tutti si sarebbero dimenticati di lei. Per sempre.
 

 
*
 
 
La parete non era gelida. Il ghiaccio scivolava lungo i muri come un veleno, rapido e implacabile, ma Elsa non aveva freddo. Non ne avrebbe avuto mai. Il vetro della sua finestra era completamente ricoperto di cristalli, impedendole di vedere l’esterno. L’ambiente era immerso nella semi oscurità e non un rumore arrivava a violarne l’immobilità. Era finita. La sua vita era finita. Non c’era più alcuna speranza, per lei.
« Non dovresti darti per vinta, lo sai? »
Una voce sconosciuta la riscosse dal suo torpore. Elsa alzò di scatto la testa, in guardia. Da dove proveniva quella voce? Chi aveva parlato?
« Chi è là? » esclamò, alzandosi in piedi, cauta.
« Mi conosci, principessa Elsa. Ci siamo già incontrati, in passato. Tu eri molto piccola, ma io no. Io ricordo tutto. »
Elsa contrasse le palpebre, cercando di carpire qualcosa dall’oscurità. Lentamente, la sagoma di un ragazzo emerse dall’ombra. Era alto e magro e un ciuffo spettinato di capelli color ghiaccio gli contornava il capo. Teneva tra le mani un bastone marrone piuttosto strano. Sorrideva, però, e qualcosa in quegli occhi chiari e gelati le faceva tornare in mente i cristalli di ghiaccio sulla sua finestra, la neve che scivola lenta dal cielo e il colore della volta celeste durante le notti invernali, quando all’alba assume quel colore a metà tra l’azzurro e il grigio argento.
« Jack » sussurrò Elsa.
Lui continuava a sorriderle. Si fece avanti, però. Le si avvicinò, più sicuro adesso che lei aveva ricordato tutto: i giochi nella neve, quando nessuno poteva vederli; le stalattiti nella grotta accanto al confine nord; il lago ghiacciato sul quale pattinare; il suo nome – Elsa - scritto nelle stelle e il pallido riflesso della luna d’inverno che si rispecchia nel suo sguardo.
Le prese la mano e le sfilò via il guanto. Elsa alzò gli occhi al suo viso, spaventata. Ritirò subito la mano.
« Non preoccuparti, Elsa. Io sono l’Inverno. Il ghiaccio non può nulla, contro di me. »
Elsa si lasciò piano piano avvicinare, fino a quando la sua mano stretta in quelle di Jack non la convinse che lui aveva ragione: niente era accaduto. Jack era salvo.
« Non potresti mai farmi del male, principessa » sussurrò lui. « Siamo uguali, tu e io. »
Elsa si lasciò sfuggire un vago sorriso. Jack stava lentamente penetrando la sua corazza, stava sciogliendo il suo cuore, incrinando lo spesso strato di ghiaccio che lo ricopriva.
Soltanto Anna avrebbe potuto però guarirla definitivamente. Anna che le mancava profondamente, Anna che non la cercava più, Anna che aveva perso fiducia, Anna che lei aveva ferito, più e più volte.
Jack sembrò leggerle nel pensiero. « Tornerete insieme. Tu e Anna. Devi solo avere fiducia in te stessa, Elsa. Devi credere. E io sono qui per questo. Sono qui per te. »
Il ragazzo le si avvicinò e le depositò un leggero bacio sulle labbra. Nonostante tutto, le sue non erano fredde, ma calde come un piacevole alito di sole sulla pelle durante una giornata di primavera. Come Anna che le teneva la mano con un sorriso; come sua madre che le rimboccava le coperte durante le serate invernali e suo padre che raccontava vecchie storie davanti al camino; come un’antica canzone, caldi biscotti al cioccolato e un pupazzo di neve.
Elsa riaprì gli occhi. Jack era scomparso. Era di nuovo sola. Per un momento credé di aver sognato tutto. Ritornò a sedersi, questa volta accanto alla finestra. Si accorse però di non indossare più un guanto. Lo cercò in giro per la stanza e lo trovò sul pavimento, nel punto in cui prima aveva creduto di aver visto Jack Frost, lo Spirito dell’Inverno, il suo amico Jack, che era venuto ad aiutarla.
Raccolse il guanto. Aprì la mano. Tra le dita era racchiuso un cristallo. Elsa sorrise.

 
 
*
 
 
Jack si allontanò dalla finestra di Elsa. Aveva trovato il cristallo. Il simbolo del loro imperituro legame. Elsa sarebbe tornata a regnare. E Anna sarebbe stata al suo fianco. La strada da percorrere sarebbe stata lunga e travagliata e piena di insidie, ma lui sarebbe stato al suo fianco. Sempre.
 
 
 
 
NOTE
·         La citazione iniziale fa parte del testo di “Nightingale”, splendida canzone di Demi Lovato.
·         La fanart l’ho trovata su Google Immagini.
 
   
 
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