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Autore: Paper Town    10/02/2014    1 recensioni
"Dopo un mese era ricoverata.
Dopo uno e mezzo era in terapia intensiva.
Dopo due era quasi morta."
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2.548 words.
Genere: Drammatico, Sentimentale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Niall Horan, Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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I Ragazzi Che Si Amano.



I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore
(Jacques Prévert – I Ragazzi Che Si Amano)


 

Mary rientrò in casa, infreddolita, ma soddisfatta. Le piaceva osservare le stelle, in qualche modo solo a lei noto, ci vedeva dentro gli occhi del ragazzo di cui era perdutamente innamorata, Niall Horan. Le piaceva sognare, e sognava Niall, in sella ad un cavallo bianco, vestito solo con un jeans azzurro ed una maglietta bianca, che la invitava a salire, con quel sorriso bianco e quegli occhi che contenevano la stessa luce delle stelle.
Aveva sentito persone dire che sognare e vivere erano pagine dello stesso libro. Sfogliarle in ordine cronologico era vivere, sfogliarle alla rinfusa, sognare.
E allora Mary le sfogliava quasi solo alla rinfusa. Non le piaceva tornare sulla terra, con i piedi per terra, perché la sua vita sembrava mediocre, mentre nella sua testa era decisamente più interessante.
Ma fu costretta a tornare con i piedi per terra, dopo che la madre la chiamò per la terza volta, sempre con quella voce dolce e paziente.
-Arrivo, mamma.- aveva detto la ragazza, stringendosi nella vestaglia ed incamminandosi verso le scale della casa. Appena si sedette, l’avvocato le servì un invitante piatto di pasta al sugo, che Mary mangiò molto volentieri. Lei era una di quelle ragazze alle quali si invidia il fisico, che mangiano tantissimo, ma rimangono comunque stupende e magrissime. E Mary era felice di non ingrassare.
La donna davanti a lei mandò giù un po’ di pasta e  spostò i capelli biondo cenere dietro l’orecchio, sorridendole.
-Che facevi prima, tesoro?- Mary fece spallucce, prendendo in mano un pezzo di pane. Non poteva certo dire alla mamma ‘Hei mamma! Sai prima pensavo al mio migliore amico! Hai presente Niall, vero? Oh beh, sai mi sono perdutamente innamorata di lui, ma non ricambierà mai!’ la madre prima sarebbe scoppiata a ridere, poi avrebbe proposto una causa contro questo ragazzo perché non ricambiava la sua ‘dolce e indifesa bambina’ come la chiamava lei.
Appena finirono la madre sparecchiò, sedendosi poi accanto alla figlia sul divano e giudicando con occhio severo il telefilm che stava guardando. Mary cambiò canale, dopo aver realizzato che era solo un’altra noiosissima Soap Opera. Trovò un canale in cui stavano citando la sua poesia preferita, Jacques Prévert – I Ragazzi Che Si Amano. Sorrise, come in trance, ascoltandola, e storcendo il muso in una maniera dolcissima quando la poesia finì, facendo cominciare uno stupido telefilm intitolato appunto “I Ragazzi Che Si Amano.” Cambiò velocemente canale, trovando un film da lei gradito. Su Sky Cinema stavano trasmettendo Shining. Amava qual film, e amava anche il libro di Stephen King, come poi amava tutti gli altri libri di quel talentuoso autore.
-Ti dispiace se io e papà usciamo stasera?- chiese la donna ad un certo punto, facendo sussultare Mary, che si limitò a dissentire, per poi tornare a guardare interessata il film. La mamma allora si alzò, indossando i tacchi chilometrici neri, prendendo borsa e cappotto e dirigendosi verso la porta.
-Allora io vado, non aprire a nessuno!- la ammonì la mamma. Lei annuì, troppo0 concentrata per prestare davvero attenzione a quello che la madre le aveva detto.
Ma dopo poco fu di nuovo distratta, per colpa del telefono che suonava forte nella stanza accanto. Si alzò, sbuffando recuperò il telefono, leggendo con un sorriso il messaggio di Niall.
 I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore

Non capiva perché Niall avesse deciso di mandarle la poesia di Prévert, ma era comunque contenta. Poi un rumore contro la finestra la fece distrarre e girarsi. Scostò delicatamente le tende, facendo un piccolo salto all’indietro quando un sassolino toccò la sua finestra. Piano la aprì, affacciandosi e facendo penzolare i lunghi capelli biondi fuori, seguiti dal suo volto sorpreso.
-Hei! Miss Perfezione!- abbassò lo sguardo e vide Niall con una giacca di pelle e dei jeans neri, e con una rosa rossa in mano. Restò per qualche secondo imbambolata, per poi riuscire a rispondere.
-Hei Bel Biondo!- disse lei, quasi sussurrando. Niall le sorrise, facendole segno di aprirgli la porta. Lei mise le converse, dopo aver chiuso la finestra, e scese al piano di sotto, agguantando da una sedia la felpa grigia di Niall ed infilandola. Quando aprì la porta, niente Niall. Nada de nada. Uscì poco, scendendo anche quei pochi scalini che la separavano dal curato giardinetto. Si sentì afferrare da dietro, e spingere contro l’albero che c’era nel loro giardino. Si spaventò a morte, ma quando vide le labbra di Niall vicinissime alle sue, si sentì in Paradiso. Il ragazzo era un po’ titubante all’inizio, ma quando May gli spinse il viso più verso il suo, la baciò, assaporando le sue labbra.
Le labbra del biondo erano come le aveva immaginate lei. Morbide, dolci. Sapevano di cioccolato e miele.
Quando il biondo si staccò, lei gli sorrise, felice. Lui invece le sorrise in modo furbo. Quel sorriso lo riservava solo alle persone che aveva ingannato, raggirato. E Mary si sentì morire dentro vedendolo dipinto sul suo volto mentre le scavava dentro con quei due pezzi di stelle. Da un albero uscirono Malik e Styles, sogghignando. Niall si separò da lei, ridendo con i due amici e dandosi pacche sulle spalle con loro.
Mary era spalmata contro l’albero, le lacrime che tra poco sarebbero uscite fuori dai suoi occhi, cadendo lungo le guance tonde e rosee.
-Ottimo lavoro, Horan.- si congratulò il riccio. Diede dei soldi a Niall, e poi il moro fece lo stesso. Se ne andarono, dopo essersi congratulati un’altra volta con Niall.
-N.. Niall.. tu.. non.. non puoi averlo fatto..- sussurrò la ragazza, cercando di diventare un tutt’uno con la corteccia dell’albero. Niall rise. Non le piaceva più quella risata, la trovava derisoria.
-Cosa c’è Miss Perfezione? Credevi davvero che la poesia di Prévert e tutto questo erano perché ti amavo?- quando la vide abbassare lo sguardo rise. Una risata gutturale. Come quella dei cattivi dei cartoni animati. Mary tolse la felpa del suo biondo, sbattendogliela sul petto, e tornò in casa con il cuore spezzato, e la consapevolezza che questa volta, i sogni, l’avevano portata troppo lontana. Con la consapevolezza che il suo migliore amico, Niall Horan, a cui aveva confidato tutti i suoi segreti, tutte le sue paure, era solo un bugiardo, un ipocrita. Con la consapevolezza che la sua poesia preferita, quella che credeva le avrebbe riempito il cuore di amore, l’aveva uccisa. Con la consapevolezza di dover raccogliere i pezzi del suo cuore d8a sola, cercando di impedire al vento troppo forte di spazzarli via, cercando di non perderne nemmeno uno. Ma dubitava che il suo cuore sarebbe stato come prima. Dubitava che sarebbe tornata a fidarsi di qualcuno. Dubitava della sua stessa vita, ormai.

Stava sui libri, quando sua madre la chiamò.
-E’ pronta la cena, Mary. Ti prego vieni a mangiare.- le aveva detto, appoggiata allo stipite della porta. Mary scosse la testa, tornando a studiare il libro di biologia. La madre sospirò, uscendo dalla camera e chiudendo la porta. Mary buttò la testa indietro, stropicciandosi gli occhi. Come poteva essersi ridotta in questo stato? Scheletrica, asociale, da Miss Perfezione in Sfigata. Quando sentì dei passi in corridoio tornò a studiare. La porta si aprì, e suo padre con un vassoio pieno di cose da mangiare entrò, chiudendola poi con un piede. Prese una sedia e si sedette vicino alla figlia, o quello che ne restava. Poggiò il vassoio sulla scrivania, spostando penne e matite varie.
-Mary.. mangi qualcosa?- la ragazza scosse la testa ancora. Come poteva solo trattarsi bene quando quel ragazzo dall’aspetto dolcissimo le aveva detto in pratica che non poteva essere amata?
Il padre sospirò, affranto e disperato. Era un medico, ed era totalmente consapevole che se sua figlia non mangiava qualcosa, qualsiasi cosa, anche un pezzo di pane, rischiava di scendere sotto la linea dei quaranta chili e, di conseguenza, rischiava di essere ricoverata in ospedale.
-Ascoltami molto bene, Mary- le prese le spalle, costringendola a guardarlo in quegli occhi azzurri e lucenti. –Se non vuoi mangiare per te, fallo per me. Ok?- e detto questo si alzò, ed uscì dalla camera. La ragazza rimase a fissare il punto in cui suo padre era scomparso per diversi minuti. Come poteva lei sapere quello che era meglio per lei a soli diciassette anni? Il padre ne aveva quarantadue, forse aveva un po’ più di esperienza di lei.
Guardò il vassoio. Magari poteva almeno bere un po’. Così, con le mani tremanti, afferrò il bicchiere portandolo alle labbra screpolate. Ne bevve due sorsi, poi lo poggiò. Guardò ancora una volta il vassoio, e poi guardò la sua pancia, scoprendola un po’. Le anche erano facilmente visibili e allora decise di dare un morso-solo uno-al pane che era posato in un piatto bianco. Prese il pane, togliendo una mollica. La mise in bocca, masticando. Quant’era che non mangiava pane? Lo riposò, sentendosi in colpa. Perché il suo stomaco doveva stare bene, essere soddisfatto, quando lei non riusciva a soddisfare gli altri. Tratta te stesso come tratti il tuo prossimo. Continuava a ripetersi. Tutto quello era giusto. Tutto quello aveva un senso.


Dopo un mese era ricoverata.
Dopo uno e mezzo era in terapia intensiva.
Dopo due era quasi morta.


Gli occhi chiusi, la flebo nel braccio. La porta si aprì cigolando leggermente, per poi richiudersi con un tonfo sordo. Qualcuno spostò una sedia accanto al suo letto, prendendole la mano. Lei riusciva a sentire, solo che nessuno ne era certo. tutti iniziavano con “Non so se puoi sentirmi, ma ti parlo lo stesso.” E poi continuavano i loro discorsi. Sua madre era lì ogni giorno, dalle sei e mezzo alle sette e un quarto. Non un minuto di meno, non un minuto di più. Suo padre invece era lì tutto il giorno, ma non poteva occuparsi solo di lei. Aveva anche altri pazienti, altre persone che meritavano le cure.
La persona aveva la mano calda, e grande. Non era una donna. Era un uomo.
-Mary, non so se puoi sentirmi.- aveva iniziato. E a Mary era mancato un battito. Le macchine avevano dato per un secondo quel fastidioso suono e quella linea piatta. Il ragazzo si era spaventato, ma poi vedendo che continuava a battere il cuore, si era calmato, intenzionato a continuare il suo discorso.
-Sappi che mi dispiace, sappi che non pensavo che ti saresti ridotta così.. io.. non immaginavo di contare così tanto per te..-
Invece per me eri come l’ossigeno, stupido Niall Horan. E adesso è come quando qualcuno ti tiene la testa sott’acqua per troppo tempo.
-Se solo me lo avessi detto prima, Mary! Ero fatto! Totalmente! Quei coglioni di Styles e Malik.. mi hanno fato drogare loro, Mary. Mi odio così tanto.. credevo che fossero solo sigarette..-
Sei un coglione Niall Horan. Se davvero tenevi a me come dici, saresti tornato il giorno dopo strisciando, pur di farti perdonare, il vero Niall Horan lo avrebbe fatto.
-Ma poi ero troppo spaventato per tornare indietro e chiederti scusa.. sapevo che avresti creduto che era solo un’altra scusa per ottenere altri soldi..-
E se davvero tenevi a me, Niall Horan, avresti provato almeno a spiegarmi, lo sai che sono una persona molto ragionevole.
-E quindi mi dispiace di essere soltanto un codardo, perché adesso potresti stare tra le mie braccia, magari sul divano del mio minuscolo appartamento, magari davanti ad un film romantico che tu odi tanto, magari davanti ad un bel film horror, magari Kitty ci avrebbe rotto i coglioni, saltandoti sulla testa, magari appena ci saremmo seduti il citofono e il telefono avrebbero suonato contemporaneamente.. e magari tu avresti fatto la tua faccia scocciata, e avresti alzato gli occhi al cielo.. o magari ti saresti addormentata tra le mie braccia, ti avrei stretto, ci saremmo baciati.. magari avremmo poi bevuto una bella tazza di latte con dei biscotti al cioccolato, i tuoi preferiti, poi magari ti avrei preso un po’ in giro, ma mi sarei fatto perdonare.. magari in questo momento in vece di ricordare quanto sono stato coglione, potrei amarti come meriti.- e quando lasciò la mano della ragazza, le posò un bacio sulle labbra immobili. Mary aveva sentito tutto.
Appena uscì, i macchinari emisero ancora quel suono piatto e acuto. E il signor Grey corse in camera della figlia, le lacrime agli occhi, gli occhiali sul naso. Ma non c’era niente che si poteva più fare per quella ragazza. Il suo cuore aveva smesso di battere, e con il suo anche quello di Niall. Si sentì male in corridoio, mentre usciva correndo. Si poggiò ad una colonna per non cadere. Non sapeva che stava avendo un infarto. Portò una mano sul cuore, e poi cadde a terra. Dei medici accorsero subito ma, anche per lui, non c’era niente da fare. Ormai i loro cuori avevano smesso di battere.
I ragazzi che si amano si baciano in piedi
Contro le porte della notte

E dato che loro non lo potevano più fare, erano morti, insieme.
E i passanti che passano li segnano a dito
Ma i ragazzi che si amano
Non ci sono per nessuno

In quel momento molte persone indicavano Niall e anche molti medici indicavano la sala dove la vita della ragazza si era spenta, ma loro non c’erano più per nessuno, tranne che per loro.
Ed è la loro ombra soltanto
Che trema nella notte
Stimolando la rabbia dei passanti
La loro rabbia il loro disprezzo le risa la loro invidia
I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno
Essi sono altrove molto più lontano della notte
Molto più in alto del giorno
Nell'abbagliante splendore del loro primo amore

E fu lì che Niall e Mary si incontrarono. Altrove, molto più lontano della notte. Molto più in alto del giorno.
In Paradiso.








Writer.
E boooooooooom.
Sì, con 10 o.
E sì, le ho contate.
Bene. Leggendo la poesia di Prévert mi è venuta sta stronzata. All’inizio era una stronzata più grande. Ma poi quando mi sono messa a scrivere diciamo che si è un po’ aggiustata da sola.
Fa ancora cagare eh! Non sto dicendo che è bella, ma un minimo accettabile.

Vabbè.. vado a fanc.. fanciulleggiare sul divano.
Ok, baci e abbracci dall’Orso Abbracciatutti, oppure dal ciccione da cui si era vestito Louis. Quello che preferite voi.
Baciiiiii,
Manu xx














 
   
 
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