Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: Rota    10/02/2014    1 recensioni
La prima volta che Auruo le aveva chiesto qualche ora in intimità, con parole tutte sue e un lessico derivante da un repertorio che la ragazza avrebbe potuto definire quasi folkloristico, lei aveva categoricamente rifiutato senza lasciarsi tentare dalle sue espressioni di dolore e al suo tono lamentoso. Era bastata una singola parola per esprimere le sue intenzioni con annessa occhiata malevola, glissando su ogni motivo apparente o meno: la vergogna derivata da una proposta plateale, l'espressione così sicura del volto di lui da rendere implicita e quasi inutile la risposta, quel suo accento strano che ricordava troppo quello del comandante Levi. Petra non era innamorata del proprio comandante e certamente non avrebbe mai accettato l'invito di una sua squallida copia uscita male.
Però quando il giovane Bossard si presentò a lei nell'angolo di un corridoio isolato, sporco del lavoro di un'intera giornata, con tanta stanchezza da dimenticarsi persino come ci si mordesse la lingua, Petra non ebbe alcun problema a sorridergli calda.
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Auruo Bossard, Petra Ral
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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*Autore: Rota
*Titolo: True colors
*Personaggi: Ral Petra, Bossard Auruo
*Genere: Romantico, Introspettivo
*Rating: Arancio
*Avvertimenti: Missing Moment, What if...?
*Credits: True colors, Cyndi Lauper
*Parole: 1094
*Prompt COW-T: Prima volta, Stella, minimo 1000 parole
*Note dell'Autore: Petruo, che è tanto bene e tanto è bella (L)
Contate che è idealmente ambientata durante il ritiro della squadra di Levi, quando Hanji cerca di studiare gli effetti della trasformazione da Gigante di Eren (L) C'è un lime leggerissimo, ma proprio leggerissimissimo, giusto per lasciar intendere una “prima volta”. Io avviso xD
Ah sì, è per Prof (L)
Buona lettura (L)

 

 

 

 

La prima volta che Auruo le aveva chiesto qualche ora in intimità, con parole tutte sue e un lessico derivante da un repertorio che la ragazza avrebbe potuto definire quasi folkloristico, lei aveva categoricamente rifiutato senza lasciarsi tentare dalle sue espressioni di dolore e al suo tono lamentoso. Era bastata una singola parola per esprimere le sue intenzioni con annessa occhiata malevola, glissando su ogni motivo apparente o meno: la vergogna derivata da una proposta plateale, l'espressione così sicura del volto di lui da rendere implicita e quasi inutile la risposta, quel suo accento strano che ricordava troppo quello del comandante Levi. Petra non era innamorata del proprio comandante e certamente non avrebbe mai accettato l'invito di una sua squallida copia uscita male.
Però quando il giovane Bossard si presentò a lei nell'angolo di un corridoio isolato, sporco del lavoro di un'intera giornata, con tanta stanchezza da dimenticarsi persino come ci si mordesse la lingua, Petra non ebbe alcun problema a sorridergli calda.

 

Auruo finì di stendersi sopra le tegole del tetto, allungando le gambe in avanti e reggendosi la nuca con i palmi aperti delle mani. Respirò l'aria della sera, con calma e soddisfazione: i resti della cena che avevano consumato assieme, fino a qualche minuto prima, erano stati riposti all'interno di un cestino di vimini lavorato a mano, che ora si trovava a fianco della ragazza. La sensazione di appagamento, nel giovane, non era nata dalla semplice visione del pasto di lei – quello era una cosa di cui poteva godere ogni singolo giorno – ma la pace con cui erano riusciti ad accompagnare ogni gesto e la relativa calma che l'aveva spinta, ad un certo punto, a sorridergli senza averne una reale ragione, con gli angoli della bocca che si arricciavano in maniera buffa. O magari la motivazione nell'incapacità di lui di trovare l'aggancio giusto per una delle sue terribili battute, sconce o meno.
Lei appoggiò una sola mano all'indietro, reggendosi con quella. Guardava in alto, con il capo riverso e i capelli lasciati a dondolare. Lo sguardo di Auruo si fissò qualche istante su quelli, quando il vento li smosse e li fece dondolare.
Nessuno dei due aveva ancora addosso la divisa da militare, e persino nell'aspetto sembravano persone normali, con destini e pensieri uguali a quelli di tutti gli altri. Una maglia bianca, dalle maniche lunghe, fasciava il corpo di lei, assieme a dei pantaloni leggeri della stessa candida sfumatura. Auruo pensava che non bastasse, in realtà, un solo colore per rappresentarla, ma nella complessità e nella perfezione del suo essere riuscisse a raccogliere così tanti significati da non avere più nessuna definizione.
-È proprio vero che ci dimentichiamo la bellezza del cielo, impegnati come siamo alle cose di questa terra.
Qualcosa gli suggerì che fosse più educato guardare il cielo a sua volta, magari a mirare le stesse stelle che lei stava fissando con così tanta passione, ma preferì rimanere al profilo del suo viso; così, quando lei abbassò il capo, si ritrovarono senza averlo voluto a incrociare lo sguardo. Le guance di Auruo si imporporarono, per una vergogna dalla dubbia attribuzione, e con un'espressione più dura del dovuto si mise a fissare la luna. Fu la prima volta che la sentì ridere, con un tono leggero che sapeva di vita e di felicità – non ebbe neanche la tentazione di sentirsi offeso, perché quando tornò con gli occhi a lei notò, sui bordi delle guance, la stessa colorata emozione.
Si sorprese della propria meraviglia e la cosa fece un po' male al suo orgoglio, anche se passò in fretta.
Si sorprese anche una seconda volta, nuovamente impreparato.
Uno dei ciuffi ramati di Petra le scivolò sullo zigomo, rotolando fino al centro della guancia morbida. Si fermò, con la punta, ai bordi del sorriso rosa.
-Grazie per avermi fatto vedere di nuovo le stelle.
In altre circostanze la voce di lei si era piegata al rimprovero e altre ancora al vero e proprio astio: non gli aveva mai nascosto il suo pensiero e aveva conservato per lui una sincerità integrale, senza fare sconti né nel bene né nel male. Probabilmente era proprio per quello che Auruo l'amava tanto: non c'era cattiveria nelle sue parole, né compassione.
E se lei lo cercava, con le dita sottili della mano, magari nella testa di Auruo potevano comparire mille e più motivi per cui non lo meritava, a partire dalle rughe premature della fronte o quei lineamenti da vecchio che non avrebbero mai e poi mai reso giustizia alla meraviglia scolpita nei tratti di lei. Ma la verità era che non avrebbe davvero mai osato negarle alcunché, anche solo per potersi specchiare nei suoi occhi e trovare il colore che, per lei, rappresentava lui al meglio.
E trovarvi un arcobaleno infinito, dalle sfumature fosche e dai colori caldi.

 

Non era la prima volta che lei baciava, non era la prima volta che lui baciava – non importava, dopotutto, perché era il primo bacio che si donavano a vicenda.
Sapevano del pane mangiato da poco, in realtà, e del vino tracannato come se fosse un digestivo e una benedizione assieme.
Le stelle arrivarono dopo, nello scoppiettare di una sensibilità scottante che alterava tutto il resto, a partire dalla carezza della mano di Auruo che le prese la testa e una buona dose di capelli, partendo dalla nuca. La attirò contro di sé, con inaspettata delicatezza, e lei semplicemente si piegò contro il suo viso seguendo quell'invito.
Accarezzarle la schiena fu davvero piacevole, senza tutto l'imbragatura del dispositivo della manovra tridimensionale, perché sotto i polpastrelli Auruo riuscì a sentire la sua pelle liscia e la reazione di lei al proprio tocco. Gli piacque, come gli piacque che lei cominciasse a accarezzarlo a propria volta, sulle spalle e sulle braccia, per poi arrivare al petto.
La baciò ancora a lungo, soppesando ogni infinito secondo come se fosse eterno. Sembrò bastargli quelli, appagarlo così intimamente da annullare qualsiasi altro desiderio nel sangue e nella mente. Prima che però lui pensasse di fare effettivamente alcunché, lei si allontanò dal suo viso veloce e si tolse la maglia e ammirò, non senza un poco di malizia, l'espressione che modellò tutti i tratti di lui.
Se c'era bellezza, di certo era dipinta nello sguardo di Auruo – di certo era dipinta nello sguardo di Petra.
Non era neanche la prima volta per il corpo di lei come non era la prima volta per il corpo di lui. Eppure Auruo ebbe un brivido quando, nel più intimo degli abbracci, sentì per la prima volta alcune specifiche parole in grado di far perdere di senso e di importanza proprio a tutto. Tranne che al profumo di lei.

 

-Ti amo, Auruo...

 

 

 

But I see your true colors
Shining through
I see your true colors
And that's why I love you
So don't be afraid to let them show
Your true colors
True colors are beautiful,
Like a rainbow

 

 
   
 
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