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Autore: Luu    11/02/2014    4 recensioni
[Le mani tremavano e gli occhi guardavano ciò che la mente non riusciva a comprendere. L’aveva uccisa, aveva ucciso la sua Bulma…]
In questa fiction, ambientata un anno dopo la sconfitta di Majin Bu, Vegeta è tormentato da incubi insopportabili che lo porteranno, con l'aiuto di un coraggioso dottore, a riflettere sulla sua vita passata e sull'importanza di quella attuale... Non aggiungo nient’altro se non un invito a leggere questa storia un po’ improvvisata, ma piena di significato ^^ Buona lettura
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bulma, Nuovo personaggio, Trunks, Vegeta
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti
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Capitolo 7

Per la prima volta in tutta la sua vita, il principe dei saiyan non sapeva come comportarsi. Aveva di fronte un uomo, un semplicissimo insulso terrestre, che in poco tempo era riuscito a comprendere fino infondo la sua essenza più recondita.
-Signor Vegeta, ora lei prova profondo rancore nei confronti di Freezer, ma dovrebbe anche considerare il fatto che se non fosse per lui, lei non sarebbe l’uomo che è oggi…-
-Quindi dovrei ringraziarlo?!- il tono di Vegeta risultava irritato, ma il dottore colse in quella domanda retorica, una sfumatura di dolore che lo lasciò alquanto amareggiato.
-Non voglio dire questo… vorrei solo che questi incubi non la facciano sprofondare nell’odio verso i tempi andati, vorrei che lei capisse l’importanza del presente e che si lasci alle spalle i ricordi di quella vita fondata dal dolore- il principe aveva compreso l’importanza di quelle parole, ma c’era ancora un problema da risolvere, l’unico motivo per cui aveva deciso di sottoporsi alle domande di quell’ostinato psicologo.
-Sì, ho capito e devo ammettere che mi hai sorpreso, dottore… ma ancora non mi hai detto cosa devo fare per liberarmi dagli incubi- il dottor Hans iniziò a riflettere, aveva intenzione di aiutare fino in fondo il suo paziente e, ormai abituato al tono derisorio del moro, sorrise sicuro delle proprie capacità di psicologo e continuò il suo lavoro.
-Ovviamente eviterei inutili e costosi farmaci che, detto tra noi, non servono proprio ad un bel niente… direi di evitare ulteriore stress, di mangiare cibi sani, lo so che sembra strano, ma anche l’alimentazione può infierire nel sonno e soprattutto le consiglierei di parlare dei suoi incubi con qualcuno- il saiyan rimase stupito dall’ultima affermazione.
-Non è quello che ho appena fatto?- chiese con tono evidente, ma il dottore non sembrava essere dello stesso parere.
-Certo, ma le farebbe bene parlarne con sua moglie… raccontare gli incubi alle persone care, può aiutare a superare questi brutti periodi. Provare per credere!- disse fiducioso delle proprie parole, ma dovette fare un ulteriore appunto, notando lo sguardo confuso del saiyan.
-Beh, ovviamente eviterei di raccontare la parte in cui è presente anche la signora Briefs… sarebbe alquanto sconveniente!- disse trattenendo un sorriso divertito, ma alquanto inopportuno.
Proprio in quel momento la porta di casa si aprì facendo entrare la figura di Bulma accompagnata dal piccolo Trunks.
Per un istante che sembrava infinito, la turchina rimase impietrita ad osservare i due uomini che la guardavano senza proferire parola.
-Papà, chi è quel signore?- chiese il piccolo saiyan, rompendo il silenzio che era calato improvvisamente. Il dottore guardò Vegeta, che scosse leggermente la testa, facendogli capire che una menzogna in quel momento sarebbe stata la scelta più opportuna. Ma prima che il biondo potesse dire o fare qualcosa, Bulma preferì intervenire.
-Trunks, tesoro… lasciaci soli un minuto- il piccolo, seppur estremamente incuriosito da quella bizzarra situazione, decise di acconsentire il volere della madre, soprattutto dopo aver notato l’occhiata gelida lanciatagli dal padre.
Quando i tre adulti rimasero soli, la scienziata non sapeva davvero cosa dire, si sentiva avvilita per aver nascosto al marito le sue telefonate e le visite allo studio del dottor Hans e per aver costretto quest’ultimo a sopportare il caratteraccio di Vegeta. Ma con un profondo sospiro, prese coraggio e cominciò le sue scuse.
-Mi dispiace molto, Vegeta. Avrei dovuto dirti che da un po’ di tempo mi consultavo con il dottor Hans, ma sapevo che non l’avresti presa bene- il saiyan trovava ormai inutile quella richiesta di perdono, ma doveva ammettere di esserne estremamente compiaciuto. Vedere una donna determinata ed orgogliosa come Bulma chiedere scusa, era una di quelle rivincite alle quali non poteva resistere.
-Volevo scusarmi anche con lei dottor Hans, avrei voluto accoglierla come si deve, ma ero ad una riunione di lavoro e poi sono dovuta andare a prendere mio figlio a scuola…- la scienziata era davvero mortificata dalla situazione ed il rossore dipinto sulle sue gote ne era la prova.
-Non deve scusarsi di nulla, signora Briefs! Sua madre mi ha accolto con molta enfasi e mi ha gentilmente indicato dove si trovasse suo marito- Vegeta digrignò i denti e la vena pulsante sulla fronte palesava la sua profonda irritazione “lo sapevo che c’era lo zampino di quell’oca!” pensò adirato.
-Ha sposato un uomo davvero forte, signora Briefs!- sorrise voltandosi verso il saiyan. Quest’ultimo, ancora intento ad imprecare mentalmente contro sua suocera, si accorse dello sguardo puntato su di lui ed incrociò le braccia al petto con la solita aria superiore.
-Ne dubitavi, per caso? Ora sparisci e non farti più vedere- ma l’espressione che accompagnò quella frase irrispettosa, fece intendere al dottore che quel mezzo sorriso fosse un semplice grazie.
Bulma, però, non sembrava essere dello stesso parere.
-Vegeta!!! Chiedi immediatamente scusa, razza di scimmione maleducato!- ma il saiyan, le diede le spalle, facendola scaldare ancora di più. Bulma sapeva bene quanto il marito adorasse farla arrabbiare e non aveva intenzione di dargli questa soddisfazione, quindi prese un bel respiro profondo e tornò a rivolgersi gentilmente allo psicologo.
-Dottor Hans, lo scusi è che..-
-Non si preoccupi- detto questo fece per uscire, quando la donna lo fermò ed iniziò a frugare nella propria borsetta.
-Ecco prenda questi soldi, per il disturbo…- disse porgendogli una notevole somma di denaro, che il dottore rifiutò sorridendo cordialmente.
-Non ce n’è bisogno- poi posò nuovamente lo sguardo sulla schiena del suo paziente, che evidentemente non aveva intenzione di voltarsi a salutarlo –perché non c’è stata nessuna terapia- concluse sereno.
Vegeta sorrise di nascosto, doveva ammettere che per quanto quell’essere inferiore lo avesse fatto incazzare, alla fine era riuscito a comprenderlo al volo. Bulma, d’altro canto, annuì comprensiva verso lo psicologo. Non aveva minimamente preso in considerazione l’ipotesi che suo marito si fosse sottoposto ad una visita del genere, ma almeno era sollevata del fatto che il tedesco fosse ancora tutto intero.
-Beh, allora io vado. E’ stato un piacere rivederla, signora ed è stato un piacere conoscere anche lei, signor Vegeta!- ma quest’ultimo fece finta di non sentirlo e si diresse verso la sua camera da letto.
-Arrivederci, dottor Hans e scusi ancora i modi sgarbati di mio marito. Lui è solo un po’…-
-E’ un uomo speciale, un uomo che ha sofferto … gli stia vicino e non si preoccupi, il suo è solo un modo per proteggersi- Bulma rimase stupita dalle parole del dottore, ma non fece in tempo a ribattere che il biondo era già salito su un taxi ed era partito, lasciandosi alle spalle una storia tanto bizzarra quanto istruttiva.
Non gli era mai capitato in tutta la sua carriera di imbattersi in uomini così caparbi ed orgogliosi, così attaccati alla vita da rimettersi in piedi nonostante le più dolorose difficoltà. C’era davvero da imparare dal signor Vegeta, che seppur apparentemente rude ed irascibile, nascondeva nella parte più recondita della sua anima, una grande fragilità interiore portando con sé un peso insostenibile, ma troppo difficile da condividere…

                                                                                                           ***

Lo aveva trovato disteso sul letto, con un braccio dietro la testa e lo sguardo rivolto al soffitto. Notando che non si degnava di parlarle, decise di fare lei la prima mossa.
-Hai intenzione di dirmi cosa è successo o preferisci startene lì fermo senza rivolgermi la parola?- la voce di Bulma lo risvegliò dai suoi pensieri, ma non si voltò a guardarla, non era convinto di voler raccontarle i suoi incubi.
-Cosa vi siete detti?- la donna era curiosa, aveva il timore che suo marito fosse stato troppo sgarbato con il dottor Hans, in fondo era un eccellente psicologo, il migliore in città e sicuramente una bravissima persona. Il saiyan si decise a guardarla e solo in quel momento si rese conto di quanto sua moglie fosse particolarmente sexy quel giorno. Il vestito blu le fasciava perfettamente quel corpo da dea e contrastava il candore della sua pelle profumata. Quell’inebriante odore di rosa, che il suo olfatto saiyan riusciva a percepire anche a metri di distanza, lo aveva portato a trarre un respiro profondo per inalarne il più possibile.
-Che cos’hai da sospirare? Ti dà così fastidio la mia presenza?!- Bulma non aveva compreso i reali pensieri di Vegeta e, convinta che il saiyan avesse intenzione di mettere a dura prova la sua pazienza, iniziò una delle sue solite ramanzine.
-Sei veramente un maleducato, sai?! Il dottor Hans è stato gentilissimo a passare per sincerarsi delle tue condizioni e tu non lo hai neanche salutato!- la scienziata iniziava a scaldarsi, divenendo sempre più paonazza. Tolse quelle fastidiosissime scarpe dal tacco decisamente troppo alto e le spinse lontano. Quel succinto abito blu, iniziava ad andarle stretto e decise di slacciarne la zip per poterlo sfilare e liberarsi così da quella stretta soffocante
-Credevo che vivendo qui sulla Terra avresti imparato a rispettare le altre persone! Credevo che avresti iniziato ad apprezzarle, ma mi sbagliavo!- fece scivolare il vestito sui fianchi, fino a terra, rimanendo in sottoveste. Ciò che fece irritare di più la turchina, non era l’effettivo comportamento del marito nei confronti dello psicologo, ma l’indifferenza che si ostinava a palesare dinanzi al suo appassionato discorso. Se ne stava lì, sdraiato, con un’espressione indecifrabile dipinta sul volto. Avrebbe tanto voluto prenderlo a schiaffi, se solo non avesse avuto a che fare con un super saiyan.
-Sono davvero arrab…- ma non riuscì a terminare la frase che due labbra sottili catturarono le sue con una passione tanto travolgente quanto spiazzante. Vegeta si era stancato di sentirla parlare, l’unica cosa che voleva fare in quel momento, era riprendersi ciò che per troppo tempo aveva rimandato. Così prese a scorrere la mano lungo quei fianchi esili, coperti solo dal sottile strato di seta continuando a baciarla, ad assaporare quelle labbra rosee e morbide che gli erano mancate da morire. Le loro lingue si intrecciarono con foga ed il saiyan constatò piacevolmente quanto fosse mancato anche a lei quel contatto così passionale. Bulma si ritrovò con la schiena poggiata sulla porta della loro camera ed abilmente riuscì a chiuderla a chiave senza smettere un solo istante di godere di quell’ardore soffocato troppo a lungo. Vegeta si tolse la maglia ormai divenuta un intralcio alle sue maliziose intenzioni e rabbrividì al tocco audace della compagna che con le dita sottili passava a rassegna il suo petto scolpito, segnato dalle cicatrici del suo triste passato. La turchina si liberò della sottoveste e, a quella vista paradisiaca, il saiyan non resistette ulteriormente, facendola sdraiare sul letto...

Dopo l’amplesso, Bulma aveva l’abitudine di accoccolarsi al suo petto granitico e di solleticarlo con i suoi morbidi capelli turchini. E di solito finiva con l’addormentarsi, cullata dal respiro roco del marito e dal battito regolare del suo cuore, constatando ogni volta quanto breve fosse il tempo di ripresa di un saiyan.
Vegeta si era rassegnato da tempo ai modi invadenti della consorte, trovando ormai piacevole quel contatto delicato che sottolineava il loro rapporto così profondo, ma accuratamente celato agli occhi degli altri. Lì, in quella camera da letto, lui le dimostrava quanto l’amasse e lei aveva compreso che futili discorsi sull’amore non facevano per loro.
-Bulma, ti devo parlare- quelle parole quasi sussurrate, la portarono a guardare il marito negli occhi e a comprendere l’effettiva importanza del discorso che stavano per affrontare.
-Cosa devi dirmi?- chiese curiosa, ma al tempo stesso preoccupata. Ogni volta che Vegeta doveva parlarle, si trattava sempre di quegli argomenti che provocano strane sensazioni alla bocca dello stomaco, sensazioni che scombussolano e che possono portarti al culmine della felicità oppure farti sprofondare in un baratro di tormenti. C’era stato il giorno in cui era rimasta incinta e la sera stessa Vegeta l’aveva informata della sua partenza per lo spazio. C’era stata la volta in cui era tornato dopo la sconfitta di Cell ed aveva deciso di vivere con lei e di crescere il loro figlio. E poi c’era stato il momento in cui le aveva chiesto scusa. Quella notte, dopo la vittoria contro Majin Bu, lui le aveva domandato perdono e le aveva confessato di essersi odiato per ciò che aveva fatto al torneo Tenkaichi, per essersi fatto possedere e per aver messo a repentaglio la sua vita.
Così dopo secondi che sembravano infiniti, in cui la turchina non aveva idea di come dovesse reagire nell’udire quella premessa, il saiyan si decise a parlare.
-Voglio raccontarti i miei incubi- finalmente il principe si era deciso a parlarne e a Bulma non restava altro da fare che sgranare gli occhi ed ascoltare in silenzio.



  
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