Mirror
Face
Perché…
Perché… PERCHè ???
Le mie
unghie graffiarono pesantemente la superficie dello specchio, mentre
Rena mi
osservava. Ma… cosa dico ??? Io sono Rena !!!! IO !!!!! IO
!!!!!
Diedi un
pugno di nuovo allo specchio, ma quel riflesso rimase lì,
impassibile,
guardandomi dall’alto in basso con diffidenza e
malignità “Hai finito di
renderti ridicola ?” chiese lei, facendosi beffa
di
me. Alzai lo sguardo verso quel volto che in realtà era mio,
quel riflesso che
aveva il solo scopo di copiare le mie mosse. Tutto qui. Le lacrime
scesero
calde sulle mie guance, il respiro irregolare e gli occhi grondanti di
frustrazione e dolore.
-Chi
sei…
Cosa vuoi da me ???- chiesi presa dalla disperazione. Il riflesso
scoppiò a
ridere fragorosamente e mi osservava fredda e cinica. Quei capelli che
erano
miei, quel volto identico al mio, il mio stesso vestito bianco che uso
sempre
per uscire con gli amici, la mia stessa postura. Ma qualcosa era
diverso…
Quelli non erano i miei occhi. I suoi erano freddi e indifferenti,
coperti da
una patina opaca di dolore e crudeltà. Macchiati di sangue e
malvagità. No…
quella non ero affatto io…
“Oh,
Rena… Così mi deludi. Non ti
credevo tanto ingenua da non capire nemmeno chi sono. Guardami
attentamente… Io
sono te. Tu sei me. Noi siamo la stessa persona, abbiamo gli stessi
gusti, gli
stessi difetti, gli stessi amori e dolori… Noi siamo
un’unica essenza e
un’unica forma.”
No…
Non
può essere. Lei non è me. È
impossibile che sia così. Scossi la testa
disperata, nel vano tentativo di non credere a ciò che
vedevo. Il mio riflesso
sorrise maligno, quasi scocciato della poca fiducia che riponevo nelle
sue
parole. “Vuoi un piccolo esempio
??”
chiese maliziosamente, sorridendo crudele. Alzò la mano
destra, che aveva
tenuto finora riposto lungo i fianchi, e me lo mostrò.
Iniziai a sentire
qualcosa di strano alla mano e, all’improvviso, si
alzò anche lei, fuori dal
mio controllo, seguendo gli stessi movimenti di quelli del riflesso.
Osservai
la scena terrorizzata, deglutendo a fatica e cercando a stento di
capire o,
almeno, di percepire e comprendere un minimo di ciò che
stava succedendo.
“Ora guarda, mia piccola Reina… Guarda
cosa
succede ai bambini cattivi che non ubbidiscono ad
Oyashiro-sama.”
Con il
braccio sinistro iniziò a grattare il polso destro e
velocemente una
moltitudine di vermi uscirono veloci e sguizzanti. Stessa cosa feci io
contro
la mia volontà e stessa cosa avvenne.
-AAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH
!!!!!!!!!!! BASTA !!!!!!!!!!!!!!!!!!- urlai a squarciagola, cercando di
far
terminare l’orribile scena. Inutilmente tentai di liberarmi
dalla morsa che
imprigionava ad osservare quella scena.
“Ahahaha !!! Bello vero ?? Sai… Io lo
trovo
molto divertente”. Al quel punto lasciò
la presa e finalmente riuscii a
riprendere possesso delle mie braccia. Osservai i polsi. Erano
perfettamente
intatti, solo il sangue e le escoriazioni dovute alle unghie. Strinsi
al petto
i polsi doloranti, mentre le lacrime scendevano veloci.
-Oyashiro-sama…
Mi odia ??- chiesi, alzando lo sguardo verso il riflesso. Lei mi
osservava
diabolica, annuendo. –Perché ?? E
perché tu esisti ??-. Il mio riflesso non
rispose, restava lì, con il suo sguardo diabolico, che mi
osservava “Io rappresento il tuo
lato oscuro, la parte
buia della tua infanzia infelice, che nasce e si nutre del tuo odio e
della tua
infelicità. Vengo a galla nei momenti in cui perdi
completamente la ragione.
Nei momenti più veri della tua personalità. Io
sono la tua vera essenza…”
Osservai
quel riflesso e sentii quelle assurde parole che però mi
appartenevano. Ricordo
ancora quel giorno di qualche anno fa, quando, a scuola, mi risvegliai
con una
mazza in mano e le finestre della mia scuola distrutte. Che fossi
veramente io,
in quel momento ?? “So a cosa stai
pensando. E si, quella eri tu. Anzi, io… O, meglio ancora:
noi”
-Cosa vuoi
da me ??- chiesi ora più schietta, cercando a stento di
riprendere il controllo
delle mie facoltà mentali. “Voglio
che tu
uccida tutti. Prendi possesso della scuola, della città, dei
tuoi amici. Piazza
una bomba nella scuola e prendi i presenti come ostaggi utilizzando la
tua
mannaia. E, infine, affronterai Maebara Keiichi e lo ucciderai. Questo
è il tuo
destino, Ryuugu Reina”. –MI CHIAMO RENA
!!!!!!- urlai contro il riflesso.
L’immagine scoppiò a ridere e, con un inchino, si
scusò a Rena “Oh, ti
chiedo scusa… Rena. Bhe, vedo che
hai ripreso il controllo, ora credo sia possibile ragionare con
te…”
-Esatto…
Ora è possibile ragionare con me, ho ripreso il controllo
delle mie facoltà
mentali e posso dirti che… NON FARò MAI COME DICI
!!!!-. Corsi verso il letto e
presi la mannaia, lanciandola verso lo specchio, che si ruppe in mille
pezzi.
Una risata diabolica e satanica pervase tutta la stanza. Finalmente
quella
pazzia era terminata. Presi il berretto bianco che era caduto a terra e
lo
rimisi in testa, uscendo allegra e tranquilla verso i miei
amici…
“Nessuno
Può
Controllare il Fato… Rena. Ci Vediamo Presto, Alla Prossima
Pazzia”